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[Il retroscena] Il colpo di grazia per vincere le elezioni è un palco per tre, la mossa a sorpresa del disgelo tra Berlusconi Salvini e Meloni

Berlusconi cambia strategia e dice sì alla manifestazione unitaria. Il Pd è in difficoltà e Forza Italia "stringe" con Lega e Fdi: avremo la maggioranza dei seggi. Chiusura della campagna elettorale insieme giovedì prossimo, ma si litiga sul luogo: il Carroccio ha prenotato un locale da 4000 persone. Stop di Fdi ai candidati "misteriosi" di Fi per Palazzo Chigi: faccia i nomi prima delle urne o l'accordo non vale. E spunta anche il nome di Frattini

Salvini, Meloni e Berlusconi
Salvini, Meloni e Berlusconi

E’ dall’8 novembre del 2015 che Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni  e Matteo Salvini non salgono sopra lo stesso palco tutti insieme. Anche i vertici tra segretari, via via, si sono diradati. Addirittura i faccia a faccia sono stati pochissimi, tutti improvvisati, mai in pubblico. L’ultima photo opportunity è stata qualche giorno prima delle elezioni in Sicilia ed ha portato fortuna a Nello Musumeci. Ecco perché pochi si aspettavano che alla fine i tre segretari di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, dopo mesi complicatissimi, dopo essersene dette di tutti i colori sui giornali e nelle tv, decidessero di organizzare una manifestazione unitaria di chiusura della campagna elettorale. “Non ho niente in contrario a partecipare se c’è  una manifestazione del centrodestra; finora non ho partecipato perché ho ritenuto che il mio tempo poteva essere meglio impiegato con interviste radiofoniche, sui giornali o in tv”, ha spiegato l’ex premier proprio nel corso di una comparsata in tv, su La7. Hanno tirato un sospiro di sollievo i tanti che, tra gli azzurri, erano rimasti spiazzati dal “bidone” che il Cavaliere aveva tirato all’ultimo secondo, annullando gli impegni già presi a Napoli, Palermo e a Milano per i comizi di chiusura, per i quali erano addirittura già stati stampati i manifesti. “Penso che fare manifestazioni in un teatro dove ci sono tutti i nostri sostenitori sia meno proficuo. Il 1 marzo, se l’invito arriva, è giusto e producente dare a tutti i nostri elettori l'immagine di quello che è la coalizione”, ha sottolineato il leader di Fi.

Niente comizi random, dunque, ma una manifestazione unitaria, una foto “nuova” dei tre (che poi sarebbero quattro in realtà, perché c’è pure Noi con l’Italia di Raffaele Fitto) segretari della coalizione che, stando alle previsioni, dovrebbe detenere la golden share del prossimo governo. Nonostante tutti i pronostici, sembrano ancora convinti di potercela fare: “Non sono così critico verso questa legge elettorale: porterà una maggioranza e un governo”. Per farcela, però, gli azzurri dovrebbero avere un exploit nelle Regioni meridionali, dove la partita è a due con l’M5s. “E importante che gli italiani conoscano la situazione delle varie forze politiche: sinistra e Cinquestelle hanno una posizione che rende impossibile raggiungere il 40% necessario per mettere in pista il governo, l’unico voto utile in questo momento è quello dato a FI e al centrodestra che hanno raggiunto il 40% e sono assolutamente in grado di dare vita ad una maggioranza”. Ecco perché il Cavaliere, al quale hanno consegnato sondaggi che danno il Pd in forte sofferenza, vuole provare a spingere trasmettendo l’idea di una coalizione unita, che pure già in passato aveva funzionato coi suoi elettori, come insegna l’esperienza del Popolo delle libertà.

Lo dimostra un’altra stretta di mano. Dopo avere “perdonato” nei mesi scorsi Fitto, che se n’era andato sbattendo la porta ed è stato riammesso al suo cospetto come candidato premier della “quarta gamba”, ieri il presidente di Fi ha incontrato a lungo a Palazzo Grazioli anche Stefano Parisi. Con l’ex candidato sindaco di Milano, che inizialmente il fondatore di Fi aveva pensato di nominare coordinatore del suo partito, i rapporti negli ultimi mesi  erano precipitati. Oggi candidato del centrodestra alla Regione Lazio, l’ex direttore generale di Confindustria è stato “rivalutato” e se non dovesse essere eletto governatore potrebbe avere il profilo giusto per diventare un ministro (quasi) tecnico, magari dello Sviluppo Economico. “Punto a portare Forza Italia almeno al 25% e così la coalizione andrebbe al 45%”, ha sottolineato a Matrix.

La scelta del Cavaliere di mostrarsi sopra un solo palco a pochi giorni dal voto con Meloni e Salvini ha anche un altro scopo, quello di smentire l’intenzione di avere già trattato un esecutivo di larghe intese col Pd. Come gli ha segnalato la sondaggista di fiducia è un sentiment molto diffuso in rete, che ha aumentato la diffidenza rispetto al suo storico simbolo. Appena incassata la disponibilità dell’ex premier, è subito scattata la corsa dei due “soci” più giovani a scegliere luogo e modalità per la chiusura della campagna. Il leader della Lega è stato il più rapido ed ha prenotato una nuova e più spaziosa location. Se martedì alle 21 pensava di parlare al Teatro Brancaccio di Roma, il “circo” del centrodestra potrebbe spostarsi all’Atlantic, nel quartiere Eur, dove, a dicembre, era stato battezzato Liberi e Uguali di Pietro Grasso. Lì, ragionano a Palazzo Grazioli, c’è una atmosfera più scenografica e, oltretutto, possono entrare quasi quattromila persone. Ma come costruire lo sfondo, quali simboli mettere e quali colori? Di sicuro l’ex premier non vuol essere “ospite”.

In questo dibattito si è inserita - con una certa durezza - anche la presidente di Fratelli d’Italia. Meloni aveva invitato i due alleati alla sua manifestazione di sabato scorso, ma al Patto anti inciucio non si era presentato nè l’uno nè l’altro. “Urgono una manifestazione unitaria, ma, soprattutto, un chiarimento nel centrodestra”, sottolinea l’ex ministro della Gioventù.

Ecco perché la partita è passata di mano agli sherpa, che dovranno confrontarsi proprio su questi dettagli. “Il tempo c’è”, garantiscono a Palazzo Grazioli. Nel caso le cose dovessero precipitare, c’è già pronta una scusa: giovedì 1 marzo l’ex premier ha prenotato una intervista (conclusiva) con Matrix, la trasmissione di Nicola Porro. E’ in quel contesto che dovrebbe tirare fuori dal cilindro il nome del vero candidato premier del centrodestra, che, ovviamente, non potrà essere il suo. I due profili “sospettati” sono quelli del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani - più probabile - e quello dell’outsider Franco Frattini. L’ex ministro degli Esteri e vicepresidente della Commissione europea è tornato da cinque anni a fare il magistrato e potrebbe essere un’ottima “riserva della Repubblica” capace di rassicurare le Cancellerie e allargare il recinto del centrodestra. Frena la leader di Fdi: “Abbiamo stabilito che il presidente del consiglio lo esprimerà la forza politica che all'interno della coalizione ottiene il maggior numero di consensi, ma i nomi devono essere sul piatto prima che si vada a votare e ad oggi non si sa ancora quale sia il nome per Forza Italia”, dice. Berlusconi, al contrario, dice di non voler mettere veti: “Se Salvini prendesse un voto in più di noi lo sosterremmo con piena lealtà, ma questo stavolta non accadrà: Però Matteo è giovane, verrà anche il suo momento, ne sono certo”.

Paolo Emilio Russodi Paolo Emilio Russo, giornalista parlamentare   
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