Prime ombre sul Pnrr: progetti pronti ma non in regola. Governo interverrà con decreti e commissari

Il Sud si lamenta di avere destinato meno del 40% previsto dal Next gneration Eu. Ma non è vero e la Sicilia ha visto bocciare una trentina di progetti di progetti perchè non rispettavano i parametri fissati. Bene invece con le periferie: in arrivo tre miliardi per alloggi e verde pubblico

Prime ombre sul Pnrr: progetti pronti ma non in regola. Governo interverrà con decreti e commissari

Adesso che i soldi arrivano agli enti attuatori, ministeri ma anche comuni e regioni, cominciano i guai: progetti respinti; cronoprogrammi inadeguati perchè inadeguati sono gli uffici che li devono gestire; lamentale e rimostranze -  dalla mancanza di personale qualificato, ingegneri e architetti, alla penalizzazione (presunta) di alcune fette di territorio. Adesso che arrivano i soldi - quelli del Pnrr - cominciano anche i guai. Quelli che certe cassandre hanno sempre previsto. E che molti hanno temuto: non siamo riusciti finora a spendere i fondi a disposizione, cosa dovrebbe cambiare adesso e all’improvviso perché non sia  così?

 

Draghi alle prese con i primi problemi

La sfida del Pnrr italiano è arrivata al dunque. Il Conte 2 è caduto - anche - per non essere riuscito nemmeno ad immaginare come superare l’incognita della messa a terra dei progetti. Il governo Draghi scommette tutta - o quasi - la sua ragion d’essere sulla realizzazione del Piano e dei suoi oltre 500 progetti già selezionati. Il premier ha intravisto e non da oggi le criticità e - dopo aver pacificato Salvini e rassicurato Berlusconi (lo hanno fatto ieri a vicenda in una lunga telefonata)  - ha parlato chiaro in queste ore.  “E’ il momento di chiudere e i tempi iniziano ad essere corti. C’è un numero rilevante di provvedimenti da chiudere entro l’anno, abbiamo sempre mantenuto gli impegni e non vogliamo smettere ora” ha detto giovedì mattina nella conferenza stampa dopo la prima cabina di regia del Pnrr, l’appuntamento in cui viene fatto il tagliando ai progetti di ciascun ministero con la supervisione del coordinatore della segreteria tecnica Chiara Goretti.

 

Il Piano B

Il Piano B di Draghi consiste in decreti, semplificazioni ed, eventualmente, commissari. Tutto dipende dai soggetti attuatori, comuni e regioni.  “La Presidenza del Consiglio - ha sottolineato Draghi - ha già chiesto ai ministri ulteriori provvedimenti per semplificare l’iter delle riforme del Pnrr”. Ci sarà presto quindi un alto decreto Semplificazioni "nato sull’esperienza di questi primi mesi”. Tradotto: se gli enti attuatori riusciranno a stare al passo con il cronoprogramma generale, tutto bene. Diversamente si interviene con commissari e decreti. Tante piccole o grandi “ponti di Genova”. Tanti piccolo e grandi Expo. Pur di non perdere soldi, occasioni e un’opportunità irripetibile. 

Sono stati affidati i progetti alle singole regioni - 9 progetti alla Campania, 7 nelle Marche, 8 in Friuli - che, a sentire il governatore Fedriga (Lega) diventeranno “gli hub per le gestione dei vari progetti”. 

 

Il Sud chiede più soldi. Ma il problema è un altro

Paradigmatica, in questo senso, la protesta arrivata dalle regioni del sud in queste ore.  Stretti in un’alleanza territoriale, non certo politica, governatori come Emiliano e De Luca - come dire il giorno e la notte - e altri presidenti di regione del sud denunciano un “buco” di sette miliardi nei fondi del Pnrr destinati al sud. In questo modo viene meno uno dei pilastri del fondo europeo per cui il 40 per cento delle risorse dei 222 miliardi deve servire per colmare il gap nord-sud e le diseguaglianze sociali.  Governatori e sindaci organizzati nella Rete Recovery sud, fatti un po' di approfondimenti con le ragionerie, si sono resi conto che, per la scarsa capacità di progettazione tramite cofinanziamenti delle loro amministrazioni, arriveranno 82 miliardi di euro anzichè 89. Ma il punto vero non sono i soldi (“la percentuale va calcolata sulla quota territorializzabile che è 82 miliardi”). Sindaci e governatori del sud chiedono che i Comuni vengano messi realmente in condizione di intercettare i fondi che saranno messi a bando, scongiurando il rischio di una forte penalizzazione che colpisca proprio i municipi meridionali, spesso in difficoltà nel reperire i fondi per i cofinanziamenti e per le progettazioni esecutive”. Preoccupazione questa condivisa e sottolineata anche dal neo eletto sindaco di Napoli Gaetano Manfredi il cui primo cruccio è proprio “la capacità di spendere degli uffici locali le cui strutture non sono all’altezza della sfida”. E comunque, come ha ribadito  la ministra Carfagna, alle regioni del sud arriveranno 82 miliardi del Pnrr, 84 di fondi strutturali, 73 del Fondo nazionale sviluppo e coesione e 13 del programma europeo React Eu.

E intanto la Sicilia

Sta tutta qui la colpa degli oltre trenta  progetti della Regione Sicilia esclusi dal finanziamento tramite i fondi europei del Pnrr destinati al green e all’agricoltura. Dopo un incontro tra il ministro Patuanelli e l’assessore regionale Scilla, pare sia stata trovata una soluzione. Il problema è stato il mancato rispetto di ben 23 parametri, noti da maggio  e individuati dal governo non condivisi fin dall’inizio dalla regione Sicilia. I progetti sono esecutivi ma non ripetano nelle fattispecie prevista. Da qui la bocciatura. “Si tratta di parametri che vanno usi meno stringenti per la Sicilia che ha la sua specificità” ha detto l’assessore che mercoledì arriverà a Roma per trovare una soluzione. Sarà molto interessante vedere come evolve questa situazione. Che potrebbe riguardare anche altre regioni del Sud.

 

I primi fondi alle periferie

Non corrono questo rischio i 3 miliardi da ieri in assegnazione a tutte le regioni per la riqualificazione delle periferie. Si tratta di 159 progetti già esecutivi (eredità dei piani Pinqua del ministro De Micheli) destinati, tra le altre cose, alla rigenerazione di 10 mila alloggi residenziali popolari e 400 mila mq di verde pubblico, dalla riqualificazione delle periferie di Messina al  ripopolamento di alcuni quartieri di Lamezia Terme fino alla  riorganizzazione del centro storico di Ascoli Piceno, dalle città più grandi come Milano e Bari fino ai centri più piccoli, ad esempio la messa a disposizione del parco del sito archeologico dei Volumni vicino a Perugia o il recupero dell'ex macello comunale di Trani per realizzare alloggi. Si tratta di progetti e interventi che dovranno essere consegnati entro il 2026. Altrimenti non saranno erogate le tranche del finanziamento europeo.Gli interventi sono tutti finalizzati a ridurre il disagio abitativo aumentando il patrimonio di edilizia residenziale pubblica, a rigenerare il tessuto socioeconomico dei centri urbani, a migliorare i luoghi degradati delle periferie. E nella lista dei progetti ‘è soprattutto Sud. “Al 40 %” ha ribadito il ministro Giovanni per sopire le cicliche polemiche dei governatori del sud.

 

 

Reperire il personale tecnico

Delle serie che invece di lamentarsi sui soldi dovrebbero occuparsi di reperire il personale tecnico e amministrativo idoneo per gestire questa fase. Probabilmente è anche il modo per riportare a casa un po’ di emigrazione. O dare sbocco a tanti studenti universitari appena formati e in cerca di lavoro. Le Infrastrutture pare siano il ministero più avanti con l’assegnazione dei fondi. Sostenibilità non solo economica e sociale, ma anche ambientale, evitando ulteriore consumo di suolo è presupposto di ogni progetto. Adesso gli enti beneficiari dovranno trasmettere al Ministero, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del decreto approvato giovedì, il cronoprogramma dei singoli progetti modulato rigorosamente sul 2026 per confermare la volontà di aderire al programma. In caso contrario, si scorrerà la graduatoria. Ecco perchè ancora una volta la responsabilità primaria è in capo alle regioni. E ai comuni.

Stessa storia per i 18 miliardi destinati alla scuola (dagli asili alle università). Tre miliardi andranno agli asili nido. Altri 9 miliardi del Pnrr andranno alla Ricerca. Il Nobel Parisi forse potrà essere soddisfatto.  Su questi soldi hanno fatto il punto in una specifica cabina di regia (il luogo dove mensilmente si fa il check dello stato di avanzamento dei progetti per capire se ci sono criticità da risolvere)  giovedì mattina i ministri Bianchi e Messa, Orlando, Bonetti e Gelmini.  “Come governo - ha detto Draghi - abbiamo voluto cominciare il cammino del Pnrr dalla scuola, dall'università e dalla ricerca. L'istruzione è al centro del futuro del Paese: e' il segnale che stiamo dando all’Italia”.

 

18 miliardi per la Scuola e 9 per la Ricerca

Entro novembre sarà pronto il primo bando per 5 miliardi di euro di cui tre destinati ad asili nido e scuole dell’infanzia. Quell’invecchiamento del paese è un problema molto serio da prendere molto sul serio. Altri 400 milioni sono destinati alle mense ,300 milioni per le palestre, 800 milioni per nuove scuole e 500 per la ristrutturazione degli istituti e la messa in sicurezza. Le riforme (oltre agli investimenti)  punteranno all’ estensione del tempo pieno, la riduzione dei divari territoriali, la riforma degli Istituti tecnico scientifici per preparare i giovani a nuovi ed antichi mestieri,  la didattica digitale integrata e la formazione digitale.  Il ministro Messa (Università e ricerca) avrà a disposizione 9 miliardi. “Nelle misure che saranno messe a bando - ha sottolineato la ministra - ci sarà una quota del 40% riservata alle donne”.

La messa a terra del Pnrr, il vero grande cruccio del Presidente Draghi. E dovrebbe esserlo anche di tutti i leader dei vari partiti della maggioranza.