Terremoto parlamentare: ancora un nuovo record di cambi di gruppo
Dal via vai di "Centro Democratico" agli arrivi a "Cambiamo! con Giovanni Toti" . I verdi in pochi giorni sono già raddoppiati e gli espulsi dal M5S chiedono spazi. L'ex ministro Minniti si dimette da deputato del Pd per guidare la fondazione di Leonardo
Non c’è nuovo governo o crisi che tenga: i movimenti in Parlamento continuano sempre e comunque, come un sommovimento tellurico nel momento della massima “vita” della faglia. A frenarli, almeno per qualche giorno, sarà lo stop ai lavori delle Camere: il Senato torna a vedersi il 24 marzo (e quel giorno sarà in aula anche Mario Draghi) e Montecitorio martedì con una seduta “periferica” di interpellanze e interrogazioni. Settimanalmente, su Tiscali.it vi stiamo raccontando tutti i cambi di gruppo minuto per minuto che sono più frequenti dei cinque cambi in serie A.
E le fattispecie sono le più diverse: del via vai di Centro Democratico abbiamo detto, dei nuovi arrivi a Cambiamo! con Giovanni Toti anche, così come dell’addio al Pd e al Parlamento dell’ex ministro degli Interni del governo di Paolo Gentiloni Marco Minniti “manifestando la volontà di optare per la carica di consulente presso la Leonardo SpA” secondo la definizione ufficiale letta in aula dal vicepresidente della Camera di turno, Fabio Rampelli, esponente di Fratelli d’Italia. E, visto che Minniti aveva perso il suo collegio uninominale di Pesaro contro il candidato del MoVimento Cinque Stelle Andrea Cecconi, che pure si sapeva non sarebbe stato ammesso fra i pentastellati per la storia delle rendicontazioni della scorsa legislatura (e questo è l’episodio che più di ogni altro racconta quanto fosse forte il vento nelle vele del MoVimento nella primavera 2018, facendo eleggere persino coloro che si sapeva sarebbero stati espulsi), il posto che lascia libero è quello sul proporzionale in Campania, dove gli subentra la neodeputata salernitana Eva Avossa, che ha immediatamente aderito al Pd.
E, visto che abbiamo parlato di Cecconi, vi raccontiamo anche il suo ultimo movimento: l’ex capogruppo pentastellato era stato per tutta la legislatura nel MAIE, il Movimento Associativo Italiani all’Estero, ma nelle ultime ore ha aderito a Facciamo ECO-Federazione dei Verdi, il gruppo di cui vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi, che ha trovato un leader nazionale nel sindaco di Milano Beppe Sala che ha firmato il suo endorsement ambientalista, e che a Montecitorio ha cinque esponenti guidati dall’ex presidente di Legambiente ed ex vice di Federico Fornaro in Liberi e Uguali Rossella Muroni.
Insieme a Muroni e Cecconi, nel gruppo Verde ci sono l’ex ministro pentastellato dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti, l’ex esponente di +Europa Alessandro Fusacchia, arrivato dal gruppo di Centro democratico insieme a un altro ex pentastellato: Antonio Lombardo. Ma, a sorpresa, è proprio dal MoVimento Cinque Stelle che arrivano ulteriori cambi di gruppo, dopo la raffica di espulsioni per chi non aveva votato o si era astenuto sulla fiducia a Draghi e persino tre ulteriori espulsioni per assenti ingiustificati alla Camera quel giorno, comunicate qualche giorno dopo. Come se, in qualche modo, nel MoVimento si pensasse alle “pulizie di primavera”, favorendo, anziché frenare, le uscite, visto anche il numero minore di posti che saranno disponibili nel prossimo Parlamento.
L’ultimo addio, al Senato, è stato quello di Francesco Mollame, ingegnere di Partinico in provincia di Palermo, eletto nel collegio uninominale di Marsala, approdato nel Misto. Mentre alla Camera è toccato a Francesco Forciniti, da poco espulso e che inizialmente non aveva scelto subito “L’Alternativa c’è”, ma era rimasto nel Misto degli apolidi, ha invece raggiunto ora tredici suoi ex compagni di MoVimento. Eppure, persino cambiare gruppo non è così semplice.
A Palazzo Madama, dopo le espulsioni del post-Draghi, in sei senatori hanno aderito a “L’Alternativa c’è”, anche in questo caso non tutti gli espulsi e non tutti gli ex pentastellati che, come abbiamo raccontato, si portano dietro come un destino quello di non andare mai d’accordo se non nell’addio al MoVimento. Mattia Crucioli, avvocato genovese eletto nel collegio uninominale Genova-Unità Urbanistica San Fruttuoso battendo big del calibro dell’ex ministro della Difesa del Pd Roberta Pinotti, del capogruppo totiano in Liguria Angelo Vaccarezza e del giornalista televisivo Roberto Amen per Liberi e Uguali, si è subito proposto come speaker di questo gruppo e più di una volta è intervenuto in aula per chiedere di portare il nome “L’alternativa c’è” anche in Senato. Fra l’altro anche un’altra ex pentastellata come Tiziana Drago da mesi chiede di potersi costituire come componente di “Alternativa Popolare”, il gruppo neoalfaniano che alla Camera ha stretto un patto federativo con Giovanni Toti e i suoi di Cambiamo!.
Ma da altrettanti mesi le richieste della senatrice Drago vengono “rimbalzate” dalla presidenza del Senato, nonostante il simbolo di Alternativa Popolare fosse presente sulle schede elettorali. Quindi, per l’ennesima volta, l’altro giorno Crucioli è tornato all’attacco a nome degli epulsi pentastellati dell’ultimo giro, chiedendo la parola alla vicepresidente di turno di Palazzo Madama, Anna Rossomando del Pd: “Signor Presidente, il 24 febbraio scorso abbiamo depositato un'istanza per la costituzione di una componente all'interno del Gruppo Misto. Sono passati sedici giorni da allora e, siccome la Presidenza può autorizzare l'istituzione di una componente oppure, in caso di dubbio, convocare la Giunta per il Regolamento, evidenziamo a lei, signor Presidente, l'importanza, in questa situazione in cui la maggioranza coinvolge quasi interamente le forze del Parlamento, di avere la possibilità di fare un'opposizione organizzata, anche attraverso le forme indicate dal Regolamento, che appunto prevedono la costituzione di componenti all'interno del Gruppo Misto. Al momento siamo sei parlamentari a volerci costituire, con il nome di «L'Alternativa c'è», in una componente, già autorizzata alla Camera. Il ritardo o, peggio, il diniego alla costituzione di questa componente comprime la possibilità di fare opposizione in forma organizzata, non come singoli, ma come collettivo, in rappresentanza di una collettività maggiore presente nel Paese e che non è rappresentata in questo Parlamento al momento. Le chiediamo, quindi, per cortesia, di prendere una decisione a favore o contro e di farcelo sapere”.
La vicepresidente ha abbozzato: “Senatore Crucioli, di questa questione si è fatto già cenno ieri in sede di Conferenza dei Capigruppo. Riferiremo alla Presidenza”. E le parole di Crucioli sono quasi la confessione di impotenza dei parlamentari “figli di un Dio minore”, quelli del Misto non organizzati in componente – un mondo che vi racconteremo la prossima settimana su Tiscali.it, una terra di mezzo della politica inesplorata – senza spazi, talvolta senza uffici, quasi senza tempi per gli interventi. Un mondo di deputati e senatori che, spessissimo devono rifugiarsi nello Zibaldone degli interventi di fine seduta e non iscritti all’ordine del giorno.
Un mondo che il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, il più ironico del mazzo, ha così commentato, vedendo che lievitano costantemente: “Mi rallegro anche che queste forme aggregative abbiamo portato, dopo la nascita di nuovi Gruppi e componenti, anche alla nascita della componente degli interventi di fine seduta”. Come se il Parlamento fosse diventato lo Speakers’ corner di Hyde Park.