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Ecco il nuovo governo europeo. Super poteri a Fitto. Stravince von der Leyen, perdono le opposizioni

Presentata la squadra. Tutti i vicepresidenti sono esecutivi e hanno il coordinamento di materie affini assegnate ad altri commissari. Vince Giorgia Meloni, nonostante il doppio voto contrario. Per l’Italia è un pareggio perché non abbiamo voce su portafogli economici in mano ai falchi. L’immigrazione all’Austria. L’Eurocamera proverà a cambiare qualche casella. Malumore dei socialisti e dei verdi

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Von der Leyen
Von der Leyen (Foto Ansa)

Ursula von der Leyen ha presentato la sua nuova squadra di governo. Undici donne e sedici uomini; sei vicepresidenti esecutivi di cui ben quattro sono donne per riequilibrare un evidente scompenso di genere tra i 26 commissari. “L'intero Collegio è impegnato per la competitività ed è una delle principali raccomandazioni del rapporto Draghi” ha spiegato von der Leyen presentando alla stampa a Strasburgo il suo esecutivo di “competenti e motivati”. C’ è un’importante novità di metodo: “Ogni vicepresidente esecutivo - ha spiegato avrà anche un portafoglio su cui concentrarsi, per il quale dovrà lavorare con altri commissari. Perchè ciò che riguarda la sicurezza riguarda la democrazia, ciò che riguarda l'economia riguarda la società e ciò che riguarda il clima e l’ambiente riguarda anche le persone e le imprese”. Anche per questo non ci saranno vicepresidenti non esecutivi.

La squadra

La prima vice presidente è la spagnola Teresa Ribera, socialista, probabilmente il nome più forte in questa Commissione. Ha la delega per una transizione pulita, giusta e competitiva. E sarà responsabile della politica sulla concorrenza. Per semplificare, Ribera ha sostanzialmente i portafogli di Frans Timmermans e Margrethe Vestager insieme. Avrà inoltre la supervisione su Salute e benessere animale (il portafoglio dell’ungherese Oliver Varhelyi, che lascia l’Allargamento); Clima, Net zero e crescita clean (confermato all'olandese Wopke Hoekstra); Ambiente (della svedese Jessika Roswall) ed Energia e casa (del danese socialista Dan Jorgensen). Il francese Stephane Sejournè, entrato all'ultimo minuto al posto di Thierry Breton, sarà vice presidente per la Prosperità e la strategia industriale e sarà responsabile del portafoglio Industria, Pmi e Mercato unico. Avrà la supervisione su Commercio e sicurezza economica (deleghe dello slovacco Maros Sefcovic, non più vicepresidente); Economia produttività, attuazione e semplificazione (del lettone Valdis Dombrovskis che perde la vicepresidenza); Servizi finanziari (la portoghese Maria Luis Albuquerque) e Startup e innovazione (della bulgara Ekaterina Zaharieva). L'Alta rappresentante dell'Ue per la Politica estera, l'estone Kaja Kallas, avrà la supervisione su Allargamento, con Fitto (in mano alla slovena Marta Kos); Partenariati internazionali (il ceco Jozef Sikela); Mediterraneo (la croata Dubravka Suica, vicepresidente uscente) e Gestione delle crisi (la belga Hadja Lahbib). Questi due condivisi con la vice presidente rumena Roxana Minzatu che avra' delega a competenze, istruzione e cultura, posti di lavoro di qualità e diritti sociali. Supervisionerà inoltre il portafoglio del maltese Glen Micallef (equità intergenerazionale, cultura e sport). Fitto, oltre alla delega diretta per la Coesione e le Riforme, avrà la supervisione sui portafogli della slovena Kos per l'Allargamento (insieme a Kallas); del greco Apostolos Tzitzikostas (Trasporto sostenibile e turismo), del lussemburghese Christophe Hansen (Agricoltura e alimentare) e del cipriota Costas Kadis (Pesca e oceani).

Il bilancio ai rigoristi

La finlandese Henna Verkunnen avrà la delega per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia e sarà responsabile del portafoglio sulle tecnologie digitali e di frontiera. Supervisionerà le deleghe di Zaharieva (insieme a Sejournè); del lituano Andius Kubilius (Difesa e Spazio); dell’austriaco Magnus Brunner (Affari interni e migrazioni) e dell'irlandese Michael McGrath (che si occupera' di Democrazia, giustizia e stato di diritto). Von der Leyen avrà la supervisione diretta sulla delega del Bilancio affidata al polacco Piotr Serafin e condividerà con Sejournè la supervisione sui portafogli di Sefcovic (Commercio e sicurezza economica), di Dombrovskis (Economia e produttività). I nomi da tenere d'occhio sono Kubilius per il ruolo nuovo di commissario alla Difesa (falco anti-Mosca che già parla di eurobond per finanziare l'industria della Difesa); Dombrovskis che torna ad avere il pieno controllo dell’Economia, falco del rigore nei conti pubblici. E ancora: l'austriaco Brunner (ex ministro delle Finanze) che prende il controllo delle migrazioni. Una gestione all'insegna della chiusura che ora celebra come successo nel suo Paese.

Chi vince e chi perde

La partita non è ancora finita perchè saranno le singole Commissioni e poi l’Eurocamera a fischiare il gran finale (la settimana del 15 ottobre o del 4 novembre). Ma già adesso siamo in grado di dire chi vince, chi perde, chi pareggia e chi stravince nel risiko della nascita del VDL2, il bis di von der Leyen, che è stato il convitato di pietra di ogni scelta politica negli ultimi nove mesi. Vince, anzi “stravince", Ursula von der Leyen che avrà a disposizione una Commissione più “debole”, senza reali nemici, e anche allargabile a destra o asinistra a seconda delle necessità. “Vince” Giorgia Meloni perchè ottiene molto di quello che aveva chiesto pur avendo votato contro i vertici della nuova Europa per ben due volte. Pareggia l’Italia perchè anche se al nostro paese, tra i fondatori dell’Europa, viene riconosciuta la vicepresidenza esecutiva che prima non avevamo, il peso specifico delle deleghe assegnate a Raffaele Fitto (Coesione e Riforme) è in realtà inferiore a quello che ha avuto il commissario uscente Paolo Gentiloni (Affari economici e monetari). Perdono le opposizioni, due volte. Socialisti e Verdi europei avevano dato parere contrario non tanto a Fitto ma all’allargamento della maggioranza a quella destra che ha votato contro. Inoltre le opposizioni escono indebolite dalle trattative perchè la Presidente si è costituita nei fatti due maggioranze a disposizione, una a destra e una sinistra. E ora, a ben pensarci, a ricordare certe affermazioni e certi silenzi, viene in mente che tra Ursula e Giorgia sia in realtà andato tutto come doveva andare, una recita con un preciso gioco di ruolo.

Ursula, la vera vincitrice

Von der Leyen “stravince” perchè in realtà si è scelta una squadra che le consentirà nei fatti di governare da sola tra governi in crisi - Parigi e Berlino - e con la vecchia tecnica del doppio forno, una volta s’inforna a destra e la volta dopo a sinistra, dipende dal dossier. Antica ricetta democristiana. Il capolavoro di Ursula, reso possibile proprio dalla debolezza dei singoli governi, è che il vdl 2 è una squadra senza guastatori interni altrimenti detti “forti personalità un po’ rompicoglioni”. Uno dopo l’altro Ursula ha fatto fuori Timmermans (Green deal), Vestager (Concorrenza), Borrell (Affari esteri), anche Gentiloni non è stato così facile. Ultimo colpo di scena l’altra mattina quando lo stesso Macron le ha consegnato sul vassoio la testa di Breton (mercato interno). Vedremo se nel corso del tempo qualche altra figura saprà orientarsi e poi affrancarsi nell’eterno conflitto tra poteri. Al momento però von der Leyen sembra in grado di governare praticamente da sola accentrando sulla sua presidenza molti poteri. Da capire se anche l’agenda Draghi sulla competitività è stata considerata un ostacolo da gestire e superare o un piano d’azione con cui il vdl2 vorrà fare veramente i conti.

Giorgia, dal voto contrario alla maggioranza

“Vince” Giorgia Meloni con una doppia giravolta che la premia ma potrebbe anche tradirla; svuotarla a livello europeo avvicinando i Conservatori (ben due vicepresidenze) all’orbita dei Popolari; complicarle la vita a livello di maggioranza. E’ un fatto che da “isolata”, “schiacciata su Orban e Le Pen”, dopo due votazioni clamorose (in Consiglio a giugno e all’eurocamera a luglio) in cui ha tenuto fede al principio “mai con socialisti e verdi”, adesso si ritrova in maggioranza con socialisti e verdi (gli ostracismi erano stati pronunciati da entrambe le parti) ma su ogni dossier potrà vincere o perdere a seconda delle necessità e delle leve che von der Leyen vorrà usare. Sulle deleghe, a ben vedere, è un pareggio. Ha ottenuto la vicepresidenza esecutiva ma le deleghe sono meno importanti di quelle attese (Bilancio, economia). E’ vero che Fitto gestirà i fondi di coesione europea (378 miliardi di cui 43 per l’Italia tra il 2021 e il 2027) ma il Pnrr, la nostra priorità, sarà a metà con Valdis Dombrovskis che sarà commissario per l’Economia e la produttività, un rigoroso custode dei conti pubblici. Tutto il cluster delle deleghe economiche è infatti fuori dalle competenze di Fitto.

I “problemi” per Fitto

Se il nostro ministro più importante - proprio perchè gestiva Coesione, fidi europei e Pnrr - in questi due anni ha molto accentrato il tutto rendendo quasi impossible una reale verifica fattuale degli avanzamenti, non potrà fare altrettanto a Bruxelles. E questo è un problema per la premier e per Fitto la cui prima mission doveva proprio essere il rinvio di due anni delle scadenze del Pnrr, cosa fondamentale per l’Italia. Non sarà così. Scrive infatti Ursula nella lettere di incarico a Fitto: “Dear Raffaele, realizzare le riforme e gli investimenti concordati stabiliti nei Pnrr dei Paesi Ue entro la scadenza del 2026 sarà una sfida significativa e richiederà sforzi costanti da parte di tutti i Paesi e della Commissione”. In Parlamento sia in maggioranza che tra le opposizioni si discute del peso reale delle deleghe di Fitto. Nella comunicazione ufficiale la maggioranza esulta (“altro che isolamento, Italia centrale”) e più di tutti lo fa Forza Italia che si frega le mani: “La verità è che abbiamo ottenuto tanto ma soprattutto abbiamo diviso le destre portando Meloni in maggioranza e lasciando all’opposizione Salvini, Orban e Le Pen”. Bisogna segnare questa ennesima spaccatura ottenuta dall’attenta regia di Ursula perchè sarà spesso protagonista delle future dinamiche parlamentari, nazionali ed europee.

Le sinistre spiazzate

Il Pd c’infila dentro il coltello: “Quindi d’ora in poi Meloni correggerà se stessa e il suo nazionalismo e diventa europeista?”. Elly Schlein ha detto di “non essere contenta di come sono andate le cose”. Magi (+Europa) prevede che “i principali nemici di Fitto saranno Lega e Fratelli d’Italia”. Faceva impressione ieri a Strasburgo vedere alle 10 Von der Leyen in conferenza stampa per presentare la squadra. Nel primo pomeriggio in conferenza stampa c’era il gruppo dei Patrioti (Salvini, Le Pen, Orban ieri alle prese anche con il siluramento di Vannacci come vicepresidente) che attaccava l’Europarlamento per non aver voluto calendarizzare in aula la discussione sul processo italiano Open Arms in difesa dei diritti umani. Eppure Meloni due giorni fa ha solidarizzato con Salvini contro la magistratura. Capite bene il cortocircuito potenziale e reale che si potrà innescare.

Meloni “molto soddisfatta”

Meloni e Fitto hanno vinto, forse meglio dire pareggiato, ma la loro non sarà una navigazione facile. A margine del consiglio dei ministri la premier ha condiviso con i presenti i motivi della sua soddisfazione. Le deleghe ottenute “confermano la centralità dell'Italia in ambito europeo e riconoscono il ruolo e il peso dell’Italia”. Sulla delega dimezzata sul Pnrr, la premier ha scelto di precisare che Fitto avrà il compito di “garantire che l’Ue continui a supportare riforme e investimenti di lunga durata che contribuiscano direttamente a rafforzare la crescita europea”. Nel cluster di Fitto, le competenze e i Commissari che avrà sotto di lui nella sua squadra, ci sono dossier chiave per l’Italia come agricoltura, trasporti e turismo, pesca e blu economy che sono “fondamentali - ha assicurato la premier - soprattutto per il sud”.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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