La nuova geografia parlamentare: tutti i numeri, i non allineati e i senatori a vita
La riduzione del numero dei parlamentari, 400 deputati anziché 630, e 200 senatori anziché 315, più sei a vita, ha semplificato molto anche lo schema di gioco a Montecitorio e Palazzo Madama, ora quasi sovrapponibile
Un tassello alla volta, la geografia del Parlamento della diciannovesima legislatura repubblicana si è completata ed è finalmente possibile fare il censimento completo dei gruppi e delle componenti.
La riduzione del numero dei parlamentari, 400 deputati anziché 630, e 200 senatori anziché 315, più sei a vita, ha semplificato molto anche lo schema di gioco a Montecitorio e Palazzo Madama, ora quasi sovrapponibile. I gruppi presenti in entrambe le Camere sono infatti sette e facciamo l’appello, in ordine decrescente di componenti.
I gruppi
Fratelli d’Italia (118 deputati e 63 senatori); Partito Democratico – Italia Democratica e Progressista (69 deputati e 38 senatori); Lega – Salvini Premier (66 deputati e 29 senatori. A Palazzo Madama il gruppo si chiama curiosamente Lega – Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione anche se in questa legislatura non c’è nemmeno un eletto sardista, a differenza della scorsa quando Christian Solinas prima e Carlo Doria poi riportarono il glorioso simbolo dei Quattro Mori in Parlamento); MoVimento Cinque Stelle (55 deputati e 28 senatori); Forza Italia – Berlusconi Presidente – PPE (44 deputati e 18 senatori); Azione-Italia-Viva- Renew Europe (21 deputati e 9 senatori); e infine c’è “Noi Moderati” (9 deputati e 6 senatori) che al Senato si era costituito il primo giorno grazie al “prestito” di tre esponenti di Fratelli d’Italia che si sono aggiunti ai due eletti del partito e all’italiano all’estero del MAIE, il Movimento associativo italiani all’estero ed ha appena ottenuto la deroga alla Camera, anche qui con tre deputati di Fratelli d’Italia in prestito, per costituire il gruppo autonomo anche a Montecitorio. Pure in questo caso le denominazioni del gruppo nei due rami del Parlamento sono leggermente diverse: alla Camera, dopo l’arrivo della componente dal Misto e il via libera al gruppo autonomo il nome è cambiato dal semplice e lineare “Noi moderati” al wertmulleriano "Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC, Italia al centro)-MAIE” e a Palazzo Madama è ancora più lungo e si chiama “Civici d’Italia -Noi Moderati (UDC – Coraggio Italia - Noi con l'Italia - Italia al centro)-MAIE” con molte più parole che iscritti al gruppo.
I disallineati
Ci sono poi due gruppi “disallineati” e cioè che hanno il gruppo autonomo in una Camera e non nell’altra, dove sono nel Misto come componente. E sono per la precisione “ALLEANZA VERDI E SINISTRA”, scritto così, tutto maiuscolo, sugli atti parlamentari, che ha il gruppo a Montecitorio, per cui ha appena ottenuto il via libera con la deroga, sacrosanta in questo caso, avendo superato il tre per cento sul proporzionale, con dodici deputati, mentre ha contemporaneamente costituito una componente nel Misto di Palazzo Madama, con quattro senatori, fra i quali ci sono Ilaria Cucchi e il presidente del gruppo Peppe De Cristofaro, ex sottosegretario all’università nel Conte bis.
E poi ci sono le minoranze linguistiche che sono nel gruppo “Per le Autonomie” a Palazzo Madama e hanno la componente “Minoranze linguistiche” nel misto di Montecitorio, dove sono in quattro: tre trentini e tirolesi eletti nell’alleanza fra SVP, la Sudtiroler Volkspartei, e il PATT, il Partito Autonomista trentino tirolese, uno dei quali - Dieter Steger – nei primissimi giorni di legislatura curiosamente non aveva aderito alla componente con i suoi compagni di partito, ma era rimasto fra gli apolidi del Misto e ora ci ha ripensato. Il quarto eletto delle minoranze alla Camera è l’unico eletto autonomista in Valle d’Aosta Franco Manes. Infatti, la Valle in questa legislatura ha eletto una senatrice della Lega e un deputato, espressione delle liste autonomiste Vallée d’Aoste – Autonomie Progrès Fédéralisme, ribaltando l’andamento della scorsa legislatura quando al Senato era andato un autonomista, Albert Laniéce dell’ Union Valdotaine e alla Camera una deputata pentastellata, in questa che è l’unica Regione totalmente uninominale.
Le autonomie
“Per le Autonomie” a Palazzo Madama invece comprende SVP e Patt, ma anche un altro mondo, che è quello che vi raccontiamo qui, nel viaggio nel fantastico mondo dei “non allineati”, quelli che sono fuori dalle coalizioni tradizionali. Oltre ai tre senatori sudtirolesi “classici”, infatti, c’è il senatore Pietro Patton, eletto nel collegio uninominale di Trento, “contro” i suoi compagni di gruppo a Palazzo Madama di SVP-Patt, con una lista che si chiamava “Alleanza democratica per l’autonomia” e metteva insieme tre dei quattro simboli del centrosinistra lettiano (PD, Alleanza Verdi e Sinistra e +Europa, ma non Impegno Civico di Luigi Di Maio e Bruno Tabacci, unico eletto del partito, peraltro, e poi subito trasmigrato al gruppo del PD), il simbolo di Matteo Renzi e Carlo Calenda con Renew Europe che solo in tre collegi senatoriali in Italia, quelli trentini per l’appunto, hanno corso alleati del centrosinistra nell’uninominale e gli autonomisti trentini di centrosinistra di “Campobase”.
E proprio “Campobase” è uno dei nomi del Gruppo per le Autonomie del Senato della Repubblica che nella parentesi del “sottotitolo” ha “SVP-Patt - Campobase - Sud Chiama Nord”. E qui arriviamo all’ultimo terzo della composizione onomastica: “Sud Chiama Nord” è infatti il partito dell’ex sindaco di Messina Cateno De Luca, che è andato benissimo vincendo entrambi i collegi uninominali di Messina e che ha portato in Senato e in questo gruppo Dafne Musolino.
Gli ultimi due componenti del “Gruppo per le Autonomie”, che in questa legislatura ha perso per strada rispetto a quella passata l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, accasatosi direttamente nel PD, sono i primi due senatori a vita che incontriamo nel nostro viaggio: l’unico ex presidente della Repubblica vivente, quindi automaticamente l’unico senatore di diritto e a vita Giorgio Napolitano, che è il più anziano del Senato, con i suoi 97 anni, ma che è malato e quindi non ha potuto presiedere la seduta inaugurale della legislatura e ha svolto le consultazioni con il suo successore Sergio Mattarella solo telefonicamente. E poi fra gli autonomisti siede un’altra senatrice a vita, la scienziata Elena Cattaneo.
Il misto
Nel Misto di Palazzo Madama, insieme ai quattro dell’alleanza fra Verdi e Sinistra, ci sono altri tre senatori a vita: la splendida Liliana Segre, che porta la sua testimonianza da bambina reduce dai campi di sterminio e ha presieduto dal seduta inaugurale al posto di Napolitano, essendo la seconda più anziana con i suoi 92 anni; l’architetto Renzo Piano e il professore universitario ed ex presidente del Consiglio Mario Monti che l’altro giorno è anche intervenuto per annunciare la sua astensione nel voto sulla fiducia al governo di Giorgia Meloni.
Resta il sesto senatore a vita, il premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia che anche questa volta ha scelto di optare per la norma del nuovo regolamento che permette ai senatori a vita di non iscriversi ad alcun gruppo, Scelta che, nella scorsa legislatura, aveva fatto anche Renzo Piano, che invece ora è tornato al Misto.
Insomma, ricapitolando su sei senatori a vita due (Napolitano e Cattaneo) stanno nel Gruppo per le Autonomie; tre (Piano, Monti e Segre) nel Misto e uno (Rubbia) fra i non iscritti ad alcun gruppo. Una scelta che è quasi un riassunto dell’adesione ai gruppi di Renzo Piano nelle sue tre legislature dalla nomina da parte di Giorgio Napolitano: l’architetto genovese è partito dal Misto, approdato alle Autonomie, poi la legislatura successiva ha scelto di non aderire ad alcun gruppo e stavolta è tornato al gruppo di partenza del Misto.
E per finire il nostro viaggio resta da completare il Misto di Montecitorio: oltre ai quattro autonomisti, ci sono tre deputati di +Europa, gli unici due eletti nei collegi uninominali del partito, l’ex sottosegretario agli Esteri dei governi Draghi, Gentiloni e Renzi, Benedetto Della Vedova, e Riccardo Magi, a cui si è aggiunto l’unico candidato di centrosinistra che ha espugnato un collegio non sicuro in tutto il Nord Italia, Luca Pastorino, primo cittadino di Bogliasco, alle porte di Genova, vicino alle posizioni del sindaco di Milano Beppe Sala.
Gli apolidi
Restano i due “apolidi” del Misto “deputati non iscritti ad alcuna componente”, entrambi eletti in Sicilia. Una è l’ex ministra berlusconiana Michela Vittoria Brambilla, lombarda, che ha spiegato di aver scelto il Misto in quanto è stata candidata nel collegio uninominale di Gela in rappresentanza di tutte le forze della coalizione di centrodestra come portavoce delle istanze animaliste e quindi non è “in quota” a nessuno dei quattro partiti dell’alleanza. Il secondo, Francesco Gallo, eletto nell’uninominale di Messina, è il secondo parlamentare del movimento di Cateno De Luca Sud Chiama Nord, immagine vivente del Rosatellum: se sei fortissimo in una zona, in Parlamento ci vai lo stesso.