Una giornata tormentata: il governo Meloni tra nomina di Figliuolo e Panetta e la guerra alla Lagarde
Molti sono i guai che assillano il governo, tra questi anche il caso Santanché (rinviato), la partita del Mes (idem) e molte altre tensioni interne, a partire dal rialzo dei tassi di interessi annunciata dalla Bce
Molti sono i guai che assillano il governo e la sua maggioranza, in questi giorni: la nomina di Figliuolo a commissario per la ricostruzione in Emilia-Romagna (decisa, alla fine, ieri in cdm), il caso Santanché (rinviato), la partita del Mes (idem) e molte altre tensioni interne, a partire dal rialzo dei tassi di interessi annunciata lunedì scorso dalla Bce della Lagarde contro cui il governo si scaglia. Conviene fare ordine e affrontarli uno per uno, tenuto conto che, oggi, il premier Meloni parlerà in aula, sia alla Camera che al Senato, in vista del Consiglio europeo che si terrà nei prossimi giorni.
La nomina di Figliuolo scatena le polemiche
Il generale Francesco Paolo Figliuolo, come anticipato da diversi giornali e dal sito di Tiscali, viene nominato commissario alla ricostruzione, ma tra le polemiche Dopo furibonde polemiche politiche, il nome del commissario alla ricostruzione post alluvione in Emilia-Romagna lascia molti strascichi e vari dubbi, nel governo e fuori, tra le opposizioni. La premier Meloni, però, ha voluto così e nel Consiglio di ministri convocato ieri sera alla sua squadra il profilo del generale che Mario Draghi volle alla guida della campagna vaccinale contro il Covid. Nel governo, in realtà, c'era ancora chi si aspettava dalla premier una rosa di pochi petali, in cui ci sarebbe anche il nome di Fabrizio Curcio (Protezione civile). Meloni però, anche per non strappare del tutto con i territori alluvionati, ha deciso di affidarsi a Figliuolo, nome autorevole, non legato a partiti o schieramenti. E per prevenire le critiche delle opposizioni e per non incrinare la collaborazione con le istituzioni territoriali, che è stata molto preziosa nei giorni dell’emergenza, il governo ha trovato una soluzione che, in teoria, mette tutti d’accordo: i tre presidenti delle regioni colpite, Bonaccini, Giani e Acquaroli saranno infatti nominati subcommissari. All’annuncio della nomina di Figliuolo e della creazione della struttura commissariale seguirà un decreto legge ad hoc. Ma le polemiche, in giornata, montano lo stesso. E’ «una scelta che reputiamo sbagliata», dice, dagli Usa, il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, molto critico sulla nomina. Ovviamente non è una questione personale «perché con lui - chiarisce - abbiamo collaborato bene durante la pandemia». Ma, a giudizio di Bonaccini, il governo ha disatteso quella collaborazione istituzionale che valorizzasse i territori» e che era stata proposta da lui e dagli amministratori dell'Emilia-Romagna sconvolta dall'alluvione di maggio. «Avevamo proposto una collaborazione istituzionale che valorizzasse i territori e il rapporto diretto con cittadini e imprese - argomenta il governatore- come avvenuto con la ricostruzione post sisma dell'Emilia nel 2012. E lo avevamo fatto insieme ai sindaci, alle associazioni economiche e alle organizzazioni sindacali, con una voce sola. Prendiamo atto che il governo, dopo due lunghi mesi di gestazione, ha scelto invece un modello centralistico, scelta che reputiamo sbagliata».
Non c’è tanto entusiasmo, dunque, in Romagna dopo la nomina di Figliuolo. “Nominare al più presto il commissario, che ci auguriamo sia un profilo competente che conosca il territorio in cui dovrà operare», era il coro dei sindaci lo scorso 30 maggio a margine dell’incontro con Mattarella nel salone del Municipio di Faenza. Un modo per sollecitare l’esecutivo a nominare subito proprio il presidente di Regione Stefano Bonaccini. Il nodo è stato sciolto con non poco ritardo rispetto alle aspettative e la scelta è ricaduta su una figura, nelle intenzioni del governo, «super partes» ma non ancora capace di incassare, dunque, il plauso di quei sindaci che spingevano per la nomina del governatore della Regione. Certo, per Enzo Lattuca, sindaco di Cesena, Figliuolo «è un autorevole servitore dello Stato, ma chiamato a intervenire in contesti di emergenza diversi da questo». E l’invito è ancora una volta a fare presto. «Siamo pronti da subito a collaborare senza perdere neppure un minuto, ora la struttura commissariale non può perdere tempo, sia operativa subito». Protesta, ovviamente, anche il Pd. Stefano Vaccari, insieme ai parlamentari emiliani, e agli altri colleghi del Pd della commissione ambiente e degli altri territori colpiti dall'alluvione, fa presenta che “decisioni centralistiche e senza protagonismo dei territori, così come è normale che debba essere per una calamità e come è stato per il terremoto, creaeranno enormi difficoltà".
Santanché in aula, ma solo per un’informativa
Per quel che riguarda il caso Santanché, alla fine sarà un'informativa, senza diretta televisiva, quella che la ministra del Turismo Santanchè terrà in aula al Senato. La maggioranza e il governo fanno quadrato, e respingono la richiesta del Pd di un question time con interrogazioni 'botta e risposta' con la ministra. La conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, sondata la disponibilità dell'interessata, fissa l'informativa di Santanchè per mercoledì 5 luglio alle ore 15, a cui seguirà dibattito con 5 minuti a disposizione di ciascun gruppo. L'inchiesta di Report e le altre notizie di stampa sulla gestione delle sue società, Ki Group e Visibilia, finiranno dunque in Parlamento, ma questo "non costituisce un precedente e la ministra avrà piena libertà di decidere se riferire solo al Senato o in entrambe le Camere", si affretta a precisare il presidente del Senato, Ignazio La Russa. L'annuncio della decisione raggiunta in capigruppo viene data dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: "Ringrazio la ministra Santanchè della sua disponiblità perché non era tenuta a questa informativa a fronte di una caso che si è creato solamente, al momento, per una trasmissione televisiva. Il governo ha ritenuto non accoglibile la richiesta dell'opposizione di sottoporre la ministra Santanchè a un fuoco di fila durante il question time. Ipotesi che abbiamo rigettato perché si sarebbe trasformato in un tiro al bersaglio". Al mattino, prima della capigruppo il vicepremier Matteo Salvini esprime analoga posizione: "Io mi fido dei colleghi con cui lavoro, fino a prova contraria. Se riterrà di andare in Aula, liberissima di farlo" ma "a me le spiegazioni che ha dato sono sufficienti". Dalla minoranza ribattono che "non si tratta di fare processi in piazza, ma di essere rigorosi e trasparenti in ossequio anche al giuramento fatto di fedeltà alla Repubblica e per questa ragione ci aspettavamo una risposta del governo", spiega il capogruppo dem Francesco Boccia, sottolineando che "le nostre domande sono molto puntuali e non fanno riferimento solo a inchieste giornalistiche ma a una serie di fatti inoppugnabili relativi a bilanci pubblici di imprese. Per questa ragione avevamo proposto gli strumenti di sindacato ispettivo". Il M5S osserva che "per i suoi colleghi ministri Ciriani e Salvini Daniela Santanchè non era tenuta a venire in Senato a riferire. Noi riteniamo invece che l'informativa di mercoledì prossimo sia il minimo sindacale" e "adesso ci aspettiamo una definitiva operazione verità. Se non arriverà, a quel punto il passo indietro della Santanchè sarà ineluttabile". Ne chiede le dimissioni anche l'Alleanza verdi sinistra, con una petizione che ha ottenuto "in soli cinque giorni la straordinaria cifra di 35 mila firme. Ecco il dato che testimonia l'indignazione del popolo italiano", annuncia trionfante Angelo Bonelli. Le posizioni restano dunque cristallizzate, tra la maggioranza che blinda la ministra e le opposizioni che le chiedono un passo indietro. Così sembrano destinate a rimanere salvo eventuali novità che dovessero arrivare dalla Procura di Milano: Santanchè non è indagata ma i pm hanno aperto un fascicolo sulla 'galassia' Visibilia per capire se vi siano o meno gli estremi per contestare una serie di reati finanziari. Ma questo non vuol dire affatto che lei si dimetterà. Dunque, per il governo, il problema non sussiste, mentre per le opposizioni è grande come una casa e, cioè, come l’elefante dentro la stanza.
Lagarde annuncia un nuovo aumento dei tassi, il governo protesta
E, a proposito di elefanti nella stanza, ecco scoppiare il caso Bce. "Il nostro lavoro non è ancora finito. Escludendo un mutamento sostanziale delle prospettive di inflazione, continueremo a innalzare i tassi a luglio" afferma la presidente della Bce Christine Lagarde parlando al forum di Sintra (Portogallo). "L'impatto complessivo degli incrementi dei tassi decisi a partire dallo scorso luglio, pari a 400 punti base, non si è ancora esplicato appieno". Non solo. "È improbabile - aggiunge Lagarde - che nel prossimo futuro la banca centrale sia in grado di dichiarare con assoluta certezza che il livello massimo dei tassi sia stato raggiunto. Le decisioni della nostra politica monetaria devono essere infatti definite di volta in volta a ogni riunione e continuare a essere guidate dai dati".
Attualmente "la politica monetaria ha un solo obiettivo: riportare tempestivamente l'inflazione al nostro obiettivo di medio termine del 2%. E noi ci impegniamo a raggiungere questo obiettivo, costi quel che costi". L'inflazione nell'area dell'euro – spiega - "è troppo elevata e rimarrà prevedibilmente tale per troppo tempo. Sta però cambiando la natura della sfida che pone. Il tasso di inflazione sta diminuendo con l'attenuarsi degli shock che l'avevano inizialmente sospinto al rialzo e con la progressiva trasmissione dei nostri interventi di politica monetaria all'economia. Tuttavia, gli effetti di tali shock si stanno ancora esplicando, rendendo il calo dell'inflazione più lento e il processo inflazionistico più persistente. Tale persistenza - ha rilevato Lagarde - è riconducile alla propagazione dell'inflazione nell'economia in più fasi, poiché diversi operatori economici tentano di trasmettersi i costi a vicenda. Abbiamo rivisto la nostra valutazione sulla base dei nuovi dati". Ma scatta immediata la rabbia italiana, nella maggioranza, per le parole di Christine Lagarde. "Io non credo che sia nell'interesse della crescita continuare ad aumentare i tassi di interesse - afferma il vicepremier ministro degli Esteri Antonio Tajani - Soprattutto non condivido gli annunci che vengono fatti in largo anticipo. Sono rimasto deluso dalla dichiarazione della presidente Lagarde che ha annunciato oggi che i tassi aumenteranno anche nel mese di luglio". La presidente dei senatori di Forza Italia Licia Ronzulli segnala che "la continua crescita dei tassi d'interesse sui mutui, oltre a colpire le famiglie che ne hanno già uno a tasso variabile, è un freno a mano al mercato immobiliare e un grave ostacolo per i più giovani che proprio a partire dall'acquisto di un'abitazione vogliono, giustamente, costruire un nuovo nucleo familiare. Facciamo fatica a comprendere la scelta della Bce sui tassi di interesse e l'ostinazione, ribadita ancora oggi dalla presidente Christine Lagarde, nel proseguire con una cura da cavallo che rischia di tradursi in una mannaia sulle imprese che hanno necessità di crediti, sulle famiglie e sull'intero sistema economico, provocando un impoverimento collettivo". Anche l'altro vicepremier, Matteo Salvini, attacca Lagarde: "La Banca Centrale Europea, contro l'evidenza dei suoi stessi studi ed il buonsenso, annuncia di voler alzare ancora i tassi, colpendo pesantemente famiglie e imprese e non favorendo la crescita. Quella annunciata da Christine Lagarde è una scelta insensata e dannosa, anche perché l'inflazione è stata causata dai prezzi dell'energia. Lagarde ha un mutuo a tasso variabile? Sa di quanto stanno aumentando le rate? A chi fanno comodo queste decisioni assurde? Chiederemo un incontro con il rappresentante italiano nel board della Bce per discutere il problema e analizzare soluzioni". Le scelte della Banca centrale europea sono "davvero poco comprensibili, fino ad oggi non hanno avuto efficacia" afferma il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che sottolinea come "i motivi dell'inflazione sono esterni, non interni all'Ue, mentre il rischio evidente a tutti è la recessione". "In questo momento l'Italia ancora regge, ed è tra le grandi potenze occidentali l'unica che ancora cresce in maniera che direi significativa, ma la Germania è in recessione piena. E condizionerà anche noi". Insomma, per il governo, l’annuncio della Bce sul rialzo dei tassi è un bel problema, e grosso, che rischia di compromettere la ripresa economica.
E arriva la nomina di Panetta a BankItalia
Intanto, per rassicurare tutti, anche i mercati, guarda caso arriva proprio ieri la notizia che il cdm ha deliberato che Fabio Panetta sarà il nuovo governatore di Banca d’Italia: a novembre sostituirà Ignazio Visco che è in carica dal 2011 e non è più rieleggibile dopo due mandati. Il cdm ha avviato l’iter per la nomina che nella sua formulazione è abbastanza complesso, proprio con l’obbiettivo di salvaguardare il più possibile l’indipendenza della banca centrale.
Per arrivare alla nomina è infatti necessario un decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, previa delibera del cdm, sentito il Consiglio Superiore della Banca d’Italia (composto da 13 membri).
In pratica il Consiglio dei ministri di solito sceglie all’interno di una rosa di nomi approntata dal Consiglio Superiore, che seleziona figure che abbiano le sufficienti caratteristiche tecniche. E Panetta dovrebbe essere sicuramente nella rosa in quanto ha compiuto tutto il percorso di carriera all’interno di Bankitalia fino a ricoprire la carica di direttore generale e poi è salito a Francoforte come rappresentante italiano del Comitato esecutivo della Bce, dove siede tuttora. Dunque, la politica entra nella decisione di nomina, ma in maniera mediata, essendo attutita da una parte da un organismo tecnico che rappresenta la continuità della Banca d’Italia e dall’altra dalla firma del Capo dello Stato che assicura che tutto sia stato fatto con le dovute procedure.
Se il governo ha deciso di far tornare Panetta da Francoforte dovrà poi occuparsi della sua sostituzione nel Comitato esecutivo della Bce. E qui la procedura si allarga alla politica degli stati europei in quanto deve essere approvata dall’Eurogruppo. Dunque, potrebbe aprirsi una trattativa e l’Italia potrebbe non avere il bastone dalla parte del manico dal momento che non ha ancora approvato il Mes (Meccanismo europeo di stabilità), unica in Europa. D’altronde non è mai successo finora che Germania, Francia e Italia non fossero rappresentate all’interno del Comitato esecutivo della Bce. E’ accaduto solo alla Spagna, in passato, solo per un periodo limitato di tempo.