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I no vax eleggono una consigliera a Bolzano, ma è un mondo che sta crescendo

E’ un risultato straordinario, perché – fra tutte le liste antagoniste ed eredi della galassia No Vax – “Vita” è quella che porta avanti le istanze più radicali, ponendosi come una comunità prima ancora che come partito

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Renate Holzeisen (Ansa)
Renate Holzeisen (Ansa)

Con il 2,6 per cento e un consigliere eletto, la lista Vita altoatesina guidata da Renate Holzeisen, alle provinciali della Provincia Autonoma di Bolzano, ha raccolto quasi il quadruplo dei voti del Movimento 5 Stelle e di Forza Italia. E c’è poco da girarci attorno: è un risultato straordinario, perché – fra tutte le liste antagoniste ed eredi della galassia No Vax – “Vita” è quella che porta avanti le istanze più radicali, ponendosi come una comunità prima ancora che come partito e mettendo sul suo sito, insieme alle informazioni elettorali e ai programmi, le lettere di Aldo Moro, ritenendo il caso Moro una chiave perfetta per comprendere l’Italia di oggi.

I suoi leader sono Sara Cunial, la deputata veneta ex pentastellata della scorsa legislatura che dopo aver lasciato il MoVimento non ha aderito ad alcuno dei gruppi degli scissionisti, né ad alcun partito, ma è rimasta sempre nel Misto a portare avanti battaglie estreme, diventando il terrore dei presidenti di turno della Camera dei deputati ogni volta che apriva bocca, visto che appena poteva ci metteva dentro anche Capi dello Stato, presenti e passati, circostanza vietata dal regolamento di Montecitorio. E insieme a lei c’è un altro ex pentastellato duro e puro, l’ex consigliere regionale del Lazio Davide Barillari, anche lui temutissimo dai colleghi alla Pisana.

E i Comuni italiani sono proprio la nuova frontiera di quel movimento – composto in gran parte da ex pentastellati, ma anche da ex leghisti, da comunisti di vario rito e di gente di estrema destra, rossobruni – che è nato ai tempi dei lockdown e della pandemia e che ha trovato le sue parole d’ordine nelle battaglie contro il Green Pass e l’obbligo vaccinale. Poi, nel frattempo, si sono aggiunte nuove battaglie: gran parte di questo mondo guarda volentieri e con simpatia alla Russia di Putin (e, conseguentemente, con scarsissima simpatia all’Ucraina di Zelensky) e allo stesso modo sta dalla parte dei Palestinesi contro Israele.

E qui i motivi sono vari: dal fatto che Putin è visto come uomo forte, in qualche modo No Vax (lo Sputnik era un vaccino “antiglobalista”), ma soprattutto argine al “nuovo ordine mondiale” e al “great reset” che sono il massimo terrore di questo mondo. E, invece, per la Palestina c’è addirittura una certa simpatia nei confronti dell’Iran, anch’esso Paese che non sprizza simpatia per i vaccini.

Fra l’altro alle elezioni del settembre 2022 sono stati addirittura sei i partiti di quest’area presenti sulle schede elettorali, una concentrazione di nomi e di simboli che ha contribuito anche alla dispersione del voto e al fatto che nessuno di questi si sia nemmeno lontanamente avvicinato al quorum del quattro per cento necessario per arrivare in Parlamento.

Tre di questi sei hanno presentato candidati praticamente in tutti i collegi d’Italia e sono quelli che sono andati meglio alle elezioni: Italia Sovrana e Popolare, oggi trasformata in Democrazia Sovrana Popolare, guidata dal leader del Partito comunista Marco Rizzo, ex di Rifondazione comunista e del Partito dei comunisti italiani di Armando Cossutta. E poi Italexit per l’Italia, guidata dall’ex senatore pentastellato Gianluigi Paragone, e per l’appunto Vita.

Ma sono di quest’area anche Alternativa per l’Italia – No Green Pass, che ha raggranellato qualche migliaio di voti pari allo 0,06 per cento dei voti e il partito FREE, fermo a 829 voti in tutta Italia (ovviamente dove si è presentato) e Forza del Popolo, che ha preso 819 voti, che tradotti nelle percentuali del Viminale danno lo 0,00 per cento.

Per la cronaca, il Partito della follia creativa, che aveva uno splendido programma con la distribuzione di preservativi e e corsi di seduzione per migliorare la vita, ha fatto 0,01 per cento con 1419 voti.

Ma se è andata male per la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica che in questa legislatura, almeno per ora, non hanno alcun parlamentare a portare avanti queste istanze – che io non condivido affatto, ma resto dell’idea che la “costituzionalizzazione” e istituzionalizzazione di ogni istanza aiuti ad evitare spinte estremiste dalle piazze - in verità questa galassia va bene nelle assemblee elettive locali.

Basti pensare ad esempio a “Insieme liberi” che, alle regionali del Friuli-Venezia Giulia ha mancato il quorum di soli 77 voti, pur andando benissimo con il 3,98 per cento dei consensi. E in consiglio comunale di Trieste Ugo Rossi, esponente di 3V, un’altra delle sigle della galassia No Vax, è riuscito ad essere eletto e ad entrare nell’assemblea giuliana, dove oggi siede come capogruppo proprio di “Insieme Liberi” perché nel frattempo ha cambiato nome, unendo alcune sigle di questa galassia.

I risultati in Alto Adige e in Friuli-Venezia Giulia testimoniano di come le aree di confine e le Regioni a Statuto speciale siano un ottimo humus per questo mondo, ma ci sono posti d’Italia dove queste istanze vanno benissimo anche senza specialità dei propri regolamenti e leggi.

Ad esempio, Genova, che è un altro caso di straordinario successo di questo mondo, con un caso che va raccontato. Nella scorsa legislatura, infatti, al netto dei rappresentanti di Italexit (quattro senatori e una deputata) e dei battitori liberi come la Cunial, gli ex pentastellati ed esponenti di questo mondo variegato erano riuniti alla Camera nella componente di Alternativa (che ha presentato sue liste alle elezioni trentine), mentre al Senato si erano riuniti in un gruppo che si chiamava “Uniti per la Costituzione”, presieduto da un battagliero senatore genovese, eletto nel collegio uninominale “Genova – Unità urbanistica San Fruttuoso” contro big della politica locale, che da mesi picconava il MoVimento per le sue incongruenze dall’interno, intervenendo in dissenso in aula – a viso aperto – su praticamente qualsiasi tema dello scibile umano.

Insomma, Crucioli teorizzava che tutte queste forze avrebbero dovuto correre insieme alle elezioni, circostanza che certamente le avrebbe portate al superamento del quorum, ma i personalismi esasperati di questo mondo non hanno permesso una lista unica e quindi lui – per dare l’esempio per primo – non si è ricandidato in nessuna di queste liste. Nel frattempo, però si è candidato proprio con una lista con lo stesso nome “Uniti per la Costituzione” a sindaco di Genova, ottenendo un ottimo risultato, unico degli eletti al di fuori delle due coalizioni principali. E oggi è uno spettacolo: Crucioli a volte vota con il resto dell’opposizione, a volte a favore del sindaco Bucci, altre ancora si astiene, anche dal voto. Ma quando inizia a parlare non si sa mai come finirà.

Per gli amanti del genere, una meraviglia.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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