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[Il retroscena] Niente assegno milionario per il Cavaliere. In politica risorge ma negli affari incassa zero. Ecco i conti delle società

Il leader di Forza Italia chiude i bilanci delle sue holding e non incassa nemmeno un euro di "stipendio". Un anno fa, quando il suo partito sembrava destinato a scomparire, aveva messo in cassaforte 65 milioni. Politica e affari non vanno mai di pari passo per il fondatore di Fininvest: gli utili sono cresciuti nell'anno della condanna e della decadenza, calano quando è più forte. Vanno meglio le finanze dei figli

Silvio Berlusconi con la figlia Marina
Silvio Berlusconi con la figlia Marina

La ritrovata centralità politica, quella circostanza che lo renderà - con ogni probabilità - il king maker del prossimo governo? Bella cosa, ma certo non sta portando bene agli affari di Silvio Berlusconi. Ventiquattro anni dopo la sua (prima di tante) discesa in campo, nel 1994, si conferma quella circostanza sulla quale il Cavaliere ha voluto scherzare più volte: politica e affari sono come fortuna al gioco e amore, quindi o c’è una o c’è l’altra. A dimostrarlo le assemblee delle holding personali dell’ex presidente del consiglio, a cui fa capo il pacchetto di maggioranza di Fininvest, che si sono riunite nei giorni scorsi, proprio in questa ultima e concitata fase della campagna elettorale. Mentre il “padrone” andava in tv per cercare di rimontare punti preziosi ottenendo - finora - cinque o sei punti in più di consenso per la sua creatura politica, i manager chiudevano i conti dell’anno appena concluso e facevano previsioni per il prossimo. Come ha rivelato l’agenzia Radiocor, la Holding Italia Prima, Holding Italiana Seconda, Holding Italiana Quarta e Holding Italiana Ottava non distribuiranno alcun dividendo al leader di Forza Italia.

Un anno fa esatto, quando le cose erano messe politicamente molto peggio e il leader degli azzurri stava rintanato ad Arcore e in Parlamento era uno stillicidio di parlamentari che passavano con Ala o con i Conservatori o riformisti, o coi centristi o direttamente con la Lega, quelle stesse società gli avevano staccato un maxi assegno da 65 milioni di euro. Non è che le cose vadano male dal momento che Pier Silvio e Marina hanno incassato cedole per circa 10 e 8 milioni di euro, ma di certo non c’è più da spendere e spandere. “Faccio una vita monacale”, scherza, riferendosi agli eccessi del passato.

Niente cedola, niente spese

E pensare che i bilanci del 2007, chiusi nel 2008, l’anno che avrebbe fatto segnare il trionfo del Popolo delle libertà e il ritorno del fondatore di Fininvest a Palazzo Chigi, consentirono di staccare cedole per quasi 300 milioni di euro. Già l’anno dopo, nel 2009, quando il centrodestra era fortissimo, la redditività delle holding dell’allora premier erano quasi dimezzate a 159,3 milioni di euro. Nel 2010 il suo “stipendio” è stato di 135,8 milioni di euro, nel 2011 di 127 e rotti.  “Non ho mai fatto affari con la politica, anzi, ci ho perso e basta”, disse Berlusconi, rispondendo alle accuse che gli erano state mosse a quel tempo da Romano Prodi.

A inizio 2013, quando era impegnato rimontare nella sfida con Pierluigi Bersani, chiusi i bilanci dell’anno prima, si era intascato un decimo di quella cifra, 3,4 milioni di euro per le “spese personali”. Il 4 ottobre del 2013 il leader del centrodestra viene fatto decadere da senatore (e incassa 170 mila euro di liquidazione) e la sua carriera politica sembra finita. Proprio nei bilanci di quell’anno così nero gli utili si moltiplicano da 1,9 a 17,9 milioni, pure se il Cavaliere decide di lasciare i soldi dove stanno, come “riserva”. Il leader azzurro recupera l’anno successivo quando si fa staccare una cedola da 60 milioni di euro: Matteo Renzi prende il 40% alle Europee. Mentre cerca un “delfino”, la famiglia lo tiene lontano dalla politica e sconta i servizi sociali, le holding gli staccano una cedola che ricorda quella dei bei tempi, da cento milioni di euro. L’anno dopo, il 2016, il tycoon si accontenta di 65 milioni e poi, nel 2017, piano piano, torna in pista.

Le Amministrative del  giugno scorso fanno segnare la rimonta - per certi versi inattesa - del centrodestra nei Comuni, lui mette la faccia in alcune competizioni e capisce che “l’aria è cambiata”. “Mi chiedono di restare in campo per far crescere Forza Italia; ho cercato un erede politico, ma i leader non si trovano sotto il cavolo”, dice, dopo quel successo, lasciando intuire la sua volontà di restare in campo fino alle Politiche di domenica e forse anche dopo. A novembre scorso lavora per trovare il candidato “buono” in Sicilia che, quando l’Isola sembrava sul punto di finire nelle mani dei Cinquestelle, riapre la partita. Dopo mesi di tensioni con Matteo Salvini e Giorgia Meloni si vedono in trattoria a Palermo, si stringono la mano, riaprono il file “coalizione” e il resto è storia recente. Settimana scorsa, dopo le risatine di Angela Merkel e Nicholas Sarkozy vengono in Italia i capi del Partito popolare europeo e gli danno la loro benedizione: “E’ il nostro candidato, l’unico possibile argine ai populisti”, dicono. Il risultato? Le (quattro) holding chiudono i bilanci e lui incassa zero.

Non che gli servano molti soldi. L’ex premier, infatti, non può più finanziare il suo partito come faceva un tempo, dal momento che la nuova disciplina per il finanziamento ai partiti impedisce grossi versamenti da un singolo imprenditore. “Hanno fatto una legge proprio contro di me”, ha ripetuto Berlusconi ancora qualche sera fa in tv. Dimentica, però, che quella legge è stata votata anche dal suo partito. Berlusconi ricorda continuamente di essere stato il “presidente più titolato della storia del calcio”, risponde volentieri alle domande sul Milan ceduto ai cinesi, ma non sembra nelle condizioni di ricomprarselo nemmeno in parte. Dieci milioni di quella plusvalenza causata nei bilanci del gruppo dalla cessione della squadra sono stati investiti sul mattone e non è ancora finita. Lo ha raccontato qualche giorno fa all’Associazione costruttori: “Io sono uno di voi, ho costruito Milano 2 e ho appena visto una villa…”. Solo le manutenzioni del suo patrimonio immobiliare - che comprende a che  una piccola villa comprata a Lampedusa nei giorni della prima emergenza sbarchi - costano ogni anno oltre cinque milioni di euro.

 

Paolo Emilio Russodi Paolo Emilio Russo, giornalista parlamentare   
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