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[Il ritratto] L’ultima roccaforte renziana sotto assedio. E la difesa con l’elmetto del sindaco Nardella. “Firenze non cederà”

La stoccata del sindaco: «Vedo un attacco alla città di Firenze perchè va controcorrente ed è un’alternativa a questo governo di cialtroni e cinici. Però non hanno capito come sono i fiorentini, perché quando li vuoi attaccare diventano ancora più forti. Per queste elezioni penso a un movimento civico che vada oltre il pd, partito da rifondare. Non penso a un movimento contro Salvini, ma per Firenze»

Dario Nardella, sindaco di Firenze
Dario Nardella, sindaco di Firenze

L’ultimo baluardo renziano è già sotto assedio. Questa primavera, a fine maggio, ci saranno le elezioni a Firenze e sono già cominciate le schermaglie. Italia Oggi in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma ha appena stilato la classifica sulla qualità della vita nelle città italiane, retrocedendo il capoluogo toscano dal 37mo al 54mo posto. Un risultato pessimo, se fosse vero. Solo che Dario Nardella, il sindaco che sognava di fare il violinista ma che temendo di non essere così bravo preferì laurearsi in giurisprudenza per finire poi in piazza della Signoria a prendere il posto di Renzi, dice proprio questo, che non è vero, e ne è così sicuro da aver già preparato tante belle querele: «Se non ci fosse una presa di posizione da parte dell’università e degli organi di informazione che hanno pubblicato la notizia, ho chiesto al direttore generale di valutare di adire le vie legali per tutelare l’immagine dei 40 sindaci della provincia di Firenze e della città metropolitana». Il fatto è che secondo lui quella classifica sarebbe stata eleborata su numeri sbagliati. Quelli dell’Istat direbbero esattamente il contrario. Vero, falso? Certo è che è abbastanza difficile affermare che l’Istat non sia attendibile.

Stare in trincea

Di questi tempi, i sindaci si mettono l’elemetto. Non ci sono solo la Raggi e la Appendino sul piede di guerra. Adesso tocca pure al religiosissimo Dario Nardella, detto anche «San Sebastiano» per la propensione al sacrificio se non al martirio, «bravo ragazzo, garbato, distinto, benvestito», come lo raccontava la veterana del centralino, signora Lina, violinista diplomato al Conservatorio Cherubini di Firenze, che prende ancora il violino per distendersi e suonarlo a tutti i matrimoni dei colleghi, Luca Lotti compreso, intonando l’Ave Maria e pure qualcosa di Bach. La verità è che lui era incerto se candidarsi di nuovo o no alla poltrona di primo cittadino. Poi ha deciso per il sì. O magari l’hanno convinto. Firenze è sotto assedio, e a lui i sondaggi sorridono ancora. Quello realizzato da Youtrend poco più di un mese fa, tra il 10 e l’11 ottobre, lo mette in percentuali simili a quelle delle scorse elezioni, con oltre il sessanta per cento degli intervistati che ritiene positivo il suo operato in questi anni. Il centrodestra unito sarebbe attestato solo attorno al 20 per cento, e i Cinque Stelle navigherebbero ancora più indietro.

Fermare la Lega se possibile

Se fosse così, il risultato sarebbe abbastanza sorprendente e del tutto in controtendenza, vista la continua avanzata della Lega, anche in Toscana, sancita dall’ultimo voto con la conquista di Pisa e il ribaltone a Siena, con un sindaco del centrodestra. In ogni caso, da quando ha deciso di ricandidarsi, Dario Nardella ha cambiato toni e parole. Niente più ecumenismo: «Vedo un attacco alla città di Firenze perchè va controcorrente ed è un’alternativa a questo governo di cialtroni e cinici. Però non hanno capito come sono i fiorentini, perché quando li vuoi attaccare diventano ancora più forti. Per queste elezioni penso a un movimento civico che vada oltre il pd, partito da rifondare. Non penso a un movimento contro Salvini, ma per Firenze».

La difesa

E così quando è arrivata la classifica di Italia Oggi, non ha avuto timore ad andar giù pesantissimo. Ha detto di «essere costernato della superficialità e sciatteria con cui una delle Università più importanti del nostro Paese ha tirato fuori questi dati», perché «anche un ragazzino del primo anno di università di statistica sarebbe in grado di elaborare correttamente i numeri». Poi ha ribadito la differenza tra quelli pubblicati da Italia Oggi e quelli dell’Istat: «La disoccupazione nella provincia di Firenze per questi dati è all’11,7. Secondo l’Istat al 6,8. Invieremo i dati Istat a Italia Oggi, all’editore e all’Università. Così potranno leggerli bene. Inoltre anche la disoccupazione giovanile al 43 è un errore madornale, mentre altri dati sono parziali, con riscontri temporali scorretti». In sostanza, ha affermato il sindaco, «queste classifiche non devono diventare oggetto di strumentalizzazione politica». Che è poi un po’ il nodo della questione.

Tutti i problemi del sindaco

Certo, non sono solo rose e fiori a Firenze. Se i sondaggi segnano ancora alto il suo gradimento nella città, è pur vero che qualche problema resta. Il traffico è rimasto a livelli di guardia, nonostante il varo della tramvia, che non sembra aver affatto liberato le strade dagli ingorghi. Secondo il capogruppo di Forza Italia Jacopo Cellai, «Firenze non è più una città sicura come una volta, e questo vale per il centro storico, ma anche per le periferie. Sono tanti i casi denunciati». Un altro punto negativo è quello della sporcizia, nonostante l’encomiabile impegno degli Angeli del Bello, una struttura di volontari unica in Italia. Firenze è una città difficile, da 300mila abitanti, che con i turisti ne conta un milione. Il problema è quello dei vigili: non se ne vedono quasi mai in giro, se non quattro per volta a prendersi il caffé nei bar. Parcheggi selvaggi, e bisogni di cani dappertutto senza mai una multa. Nardella però molte cose le ha fatte e le sta facendo, dal restauro di piazze famose come quelle dei Ciompi e di Santo Spirito, al raddoppio delle telecamere nei punti caldi della città per combattere la microdelinquenza: entro marzo saranno 800, cioé più del doppio di quante sono adesso (380). In più ha istituito un servizio di agenti nei bus per prevenire scippi e aggressioni. Così il timido sindaco musicista, che ha vinto i suoi rossori cominciando a suonare in pubblico davanti a cento e mille occhi, oggi è pronto per la sua battaglia. Anche sul tema della sicurezza. Se vincesse, nessuno lo dice, ma farebbe un miracolo. L’ultimo renziano che resiste.   

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno, editorialista   
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