Nel dopo Fitto c'è l'affidamento del Pnrr digitale a Elon Musk. Che intanto fa shopping in Italia
Lo ha detto il sottosegretario al Digitale Alessio Butti: “Rischiamo di non raggiungere l’obiettivo fissato dal Pnrr perchè non riusciamo a far arrivare la banda larga terreste in tutte le zone del Paese”. Cosa che invece può fare la tecnologia satellitare di Starlink. Padre Benanti, consulente del governo per l’Intelligenza artificiale, mette in guardia sui rischi di questa scelta
La nuova Commissione europea si è insediata, l’Alto rappresentante per gli affari esteri, cioè la ministra degli Esteri Kaja Kallas (ricercata da Putin) ha già incontrato Zelenskyi e ha rassicurato circa l’appoggio all’Ucraina come di dovere. E non era solo prassi. Giorgia Meloni, dopo aver spiegato alla platea del convegno di “Noi Moderati” di Maurizio Lupi, che la maggioranza “è salda” anche grazie al “centro del centrodestra”, ha avuto una lunga telefonata con il presidente del Consiglio Europeo, il portoghese e socialista Costa, in vista del Consiglio europeo di metà dicembre, il primo con il Vdl2 in carica, chiedendo di “formulare il prima possibile regole europee condivise dai 27 per facilitare espulsioni e rimpatri”. Nel comunicato di palazzo Chigi non si fa cenno al protocollo Albania. Quella di “regole condivise europee per espulsioni e rimpatri” è una richiesta giusta e che andava fatta prima di spendere un milione di euro, se bastano, nei due centri sulle coste albanesi per ora e per molto ancora senza possibilità di essere usati.
Il dopo-Fitto
L’agenda della premier in questa settimana è, al momento, incentrata su questioni europee (e di politica estera): mercoledì pomeriggio riceverà Viktor Orban a palazzo Chigi: il giorno dopo il primo ministro francese Michel Barnier e, a seguire, recita il comunicato di palazzo Chigi “il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per la Coesione e la riforme Raffaele Fitto”. Il quale, si capisce, sarà spesso a palazzo Chigi almeno in questa prima fase per un lungo e complesso passaggio di consegne. In realtà è attesa in settimana la soluzione del dopo-Fitto. Che ha già creato non pochi problemi nella squadra (ad esempio i due voti in cui la maggioranza è andata sotto).
Decisa a non fare un rimpasto per non aprire appetiti e rivendicazione dei soci di maggioranza, Meloni sempre decisa a fare restare le deleghe di Fitto in casa Fratelli d’Italia. Tramontata, quindi, anche l’ipotesi tecnica che si chiama Elisabetta Belloni per la levata di scudi che ha provocato nei palazzi, Quirinale compreso. Resta l’ipotesi di affidare le deleghe a più persone. Se per i Rapporti con la Ue si parla dell’ambasciatore e ora senatore Giulio Terzi di Sant’Agata, per il Pnrr il nome che circola è quello di Alessio Butti (Fdi), attuale sottosegretario con delega alla transizione digitale.
“Ci serve Elon Musk”
Il quale - è bene sapere - circa un mese fa ha ipotizzato di affidare a Elon Musk il completamento della copertura per la connessione a internet del territorio nazionale. “Il governo - ha spiegato Butti - sta valutando Starlink per recuperare i ritardi accumulati in relazione Piano Italia 1Giga che con i fondi del Pnrr doveva connettere tutta Italia”. Molte zone dette “grigie” o “bianche” sono off ed è difficile, se non impossibile, vista la morfologia del territorio italiano - monti, colline, alture, valli, altopiani - raggiungerle con la banda larga terrestre entro il 2026. Sarebbe un disastro per il governo. Starlink e la sua rete di mini satelliti lanciati a bassa quota sarebbero in grado di risolvere questo problema in un arco di tempo dai 6 ai 9 mesi.
Lo shopping del magnate e politico Usa
Sarà dunque per questo che da qualche giorno sulle piattaforme social a cominciare da X compare in modo compulsivo la seguente pubblicità: “Starlink mini è ora disponibile in Italia! Ordina on line in meno di due minuti”. L’immagine, su fondo nero come s’immagina possa essere lo spazio, è quella di una mini padella orientata verso un dove. Si legge: “40 euro al mese/fino a 150+ Mbps”. E poi, “sviluppato da SpaceX, velocità calcolata in base all’80° percentile dei dati registrati in Italia”. Tradotto: la capacità e dunque il servizio fornito sono limitati.
Ma quando sei in un posto in Italia dove sai che non sarai mai connesso nonostante promesse e Pnrr, è chiaro che uno clicca e ordina. Meno di due minuti, dice la pubblicità ( in effetti è facile). Elon Musk sta facendo un goal a porta vuota nella metà campo della squadra Italia, al nostro sistema paese e alla sicurezza italiana posto che dati e comunicazioni sono il core business di uno Stato. Il paradosso è che lo sta facendo “legalmente”, in assenza di regole e con l’aggravante della “doppia veste” , come “ministro” del governo Trump e come imprenditore privato. La domanda è: a chi conviene tutto questo?
L’interrogazione di Borghi
Ci aiuta anche l’interrogazione parlamentare del senatore Enrico Borghi, capogruppo di Iv a palazzo Madama, relativa al “tavolo tecnico” operativo a palazzo Chigi, una filiera di stretta osservanza Fratelli d’Italia (sottosegretari Mantovano, Butti, Fazzolari, consigliere per gli affari militari generale Federici) che, come ha rivelato l’inchiesta della procura di Roma su ipotesi di corruzione in Sogei, sta studiando “la concessione a Starlink della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane oltre che delle stazioni mobili delle navi satellitari italiane”.
Chiede anche, quell’ interrogazione, come si concilia questo con il fatto che l’Unione europea ha messo in piedi un progetto, di cui fa parte l’Italia con Telespazio, per avere una propria rete autonoma di satelliti a bassa quota per evitare ingerenze su infrastrutture strategiche da parte di soggetti extra Ue. L’interrogazione di Iv è ancora senza risposta. Ministero, Autorità e Confindustria delle telecomunicazioni hanno rappresentato, a loro volta, una situazione ambigua e preoccupante. Quello che viene fuori, in sintesi, è che Starlink, unità di business satellitare di Space X di cui sfrutta i satelliti a bassa orbita (ce ne sono già tra oltre seimila in orbita), è in grado “dal punto di vista tecnologico di coprire l’intero territorio italiano, anche quello più remoto e inaccessibile per la nostra banda larga, in un arco temporale stimato tra i 6 e i 9 mesi”.
Starlink può operare in Italia
Dal punto di vista delle concessioni, Starlink può operare in Italia sulla base del vecchio Piano strategico Bul (Banda ultra larga) che già nel 2015 autorizzò l’uso della tecnologia satellitare per garantire, in prospettiva, la copertura delle aree cosiddette “grigie” perchè difficili da coprire con la tecnologia terrestre della banda larga. Allora però la modalità satellitare era molto di nicchia e costosa. Soprattutto Elon Musk non aveva ancora avuto l’intuizione geniale di utilizzare la via dello spazio e di inventare la tecnologia a basso costo di Starlink che in questi anni ha garantito la connessione alle aree più remote del terra, dall’Africa al Polo Nord, dal centro America all’Europa e aree del Medioriente comprese. Ad oggi il servizio internet dell’azienda aerospaziale di Elon Musk fornisce banda larga a bassa latenza a più di quattro milioni di utenti in tutto il mondo di cui 50 mila in Italia. Perché dunque adesso la campagna di marketing e vendita in Italia di Elon Musk?
E nel settore delle reti di Stato e della difesa grazie al famoso tavolo di palazzo Chigi venuto alla luce, è bene ricordarlo, nell’ambito dell’inchiesta Sogei condotta dalla procura di Roma che indaga per corruzione (anche il fac totum di Musk in Italia è indagato). Non solo: Musk vuol farlo adesso perché non ci sono regole chiare e uno volta che è “ben piantato nel cuore dell’Europa, cioè in Italia” poi è più difficile allontanarlo. Tutto questo può accadere formalmente grazie al vecchio Piano Bul e alla delibera del 2021 dell’Agcom che costringeva il governo (il Mise, ora Mimint) a deliberare “sulla proroga della durata dei diritti” e a deliberare “in caso di i mancato accordo tra concessionari”. Il ministero dunque ci informa che Starlink è stata autorizzata una prima volta nel 2020 per utilizzare “alcune porzioni della banda in tre stazioni satellitari (gateway) terrene”. E nel 2023, per aumentare la capacità trasmissiva.
“Concorrenza sleale”
Fin qui la parte tecnologica. Ciò che manca totalmente è la visione strategica e politica circa il ruolo di Starlink. Come ha detto l’amministratore delegato di Tim Pietro Labriola: “Qualunque tecnologia è benvenuta purchè si abbiano le stesse regole. Le Tlc in Italia hanno l’obbligo di sicurezza, un customer care aperto 24/24 ore con un operatore umano, dobbiamo avere il servizio di controllo delle coste italiane. Se ci sono regole uguali va bene ogni concorrenza ma non ci potete chiedere di correre con le infradito contro Marcel Jacobs”.
Chiunque venga sul mercato italiano, “paghi le tasse in Italia e assuma persone sul nostro territorio nazionale”. Questo non è corporativismo ma alzare muri contro una concorrenza sleale e pericolosa. Cui prodest allora Elon Musk? Ai consumatori che hanno un servizio che oggi non possono avere? Può darsi ma attenzione ai rischi di saturazione della banda per cui poi non funziona nulla. Al governo? Di sicuro, come ha ricordato il sottosegretario Alessio Butti, Musk è utile per risolvere il problema enorme del Pnrr nella parte della transizione digitale a cui sono destinati miliardi. Che in parte si andrebbe ad intascare lo stesso Musk.
Padre Benanti e un rischio di nome Musk. Ma se Musk potrebbe in qualche modo risolvere il problema, se ne aprirebbero almeno tre nuovi di natura politica e strategica. Il primo: il governo ha ceduto l’80% di Tim al fondo KKR, che è per lo più americana e concorrente di Starlink. Il secondo: l’Europa sta sviluppando il “suo” Starlink, ci siamo dentro anche noi con Telespazio, e ci “vendiamo” al concorrente che è ministro di Trump? Il terzo: sicuri di affidare la sicurezza dei nostri dati e delle nostre comunicazioni ad un signore che siede in un altro governo, che teorizza la fine del mondo, la selezione della specie e la fuga su Marte e ha in mano, anche, il potere dell’intelligenza artificiale? In questo gigantesco imbarazzo il governo tace e il nostro mercato, le nostre infrastrutture strategiche, diventano una prateria senza regole.
Scrive padre Paolo Benanti, docente di etica e bioetica, l’esperto di IA incaricato dal governo di seguirne le implicazione nella vita pubblica e privata: “Elon Musk con il controllo di X, una delle principali piattaforme di comunicazione globale, ha la capacità di influenzare direttamente l’opinione pubblica e il discorso politico. Musk ha stretto un’ alleanza con Trump, lo ha sostenuto apertamente nella campagna per la Casa Bianca. Questa collaborazione tra un magnate tecnologico come Musk e un leader populista come Trump rappresenta una fusione tra capitale tecnologico e potere politico. Insieme promuovono una visione del mondo in cui la democrazia rappresentativa è vista come obsoleta, sostituita da un sistema in cui pochi individui ricchi e potenti (gli oligarchi) detengono il controllo decisionale”. Siamo tutti avvisati.