Mosca brucia, il mondo trema. E l’Unione europea accelera su Difesa Ue e industria bellica
Sono state 48 ore ad alta tensione. Come spesso succede quando il Consiglio europeo si riunisce pre prendere misure contro Mosca e sulla guerra in Ucraina. Poi nel pomeriggio l’attentato terroristico nella sala concerti nella capitale russa. La rivendicazione dell’Isis. Le minacce di Medvedev. Il cordoglio del Quirinale. Il messaggio della premier Meloni. Adesso è il momento del sangue freddo

Mentre i 27 leader europei a Bruxelles tracciavano i primi passi di un sistema di difesa europeo, un milione di cittadini ucraini nella regione di Kiev restavano senza luce perchè droni e missili russi avevano colpito infrastrutture dell’approvvigionamento energetico e a Mosca un commando di cinque uomini in mimetica entrava in una concert hall a Mosca dove stava per esibirsi una nota band rock russa e ha fatto fuoco ammazzando almeno 60 persone. Ma sono oltre cento i feriti, una ventina sarebbero gravissimi, a notte fonda la Crocus city hall era in fiamme e il commando in fuga.
E’ successo tutto ieri, dalle prime ore del pomeriggio in avanti. Fatti distinti, che nessuno osa collegare perchè non ci sono elementi e sarebbe una speculazione inaccettabile. Fatto sta che Mosca brucia e il mondo trema. Al momento l’unica rivendicazione è dell’Islamic State arrivata via Telegram. Le teste di cuoio sono sulle tracce del commando e promettono: “Li prenderemo”. Solo a quel punto, se e quando almeno uno degli attentatori sarà rintracciato, sarà possibile avere la certezza sulla matrice dell’attentato. Fonti di intelligence Usa, citate dal New York Times e dalla Cnn, confermano - intorno all’una di notte in Italia - la rivendicazione dell’Isis. Quello che preoccupa, però, è che nessuna fonte russa, neppure un sito o un blogger bene informato confermano la rivendicazione di Islamic State. Le strumentalizzazioni sono in agguato.
Gli 007 di Usa e Uk avevano avvisato
E’fin troppo chiaro che un attentato del genere se per qualche motivo fosse attributo o anche solo collegato all’Ucraina, salterebbero tutti gli schemi e i concetti fin qui definiti, aggressori, aggrediti, pace, guerra, provocazioni, aggressioni, difesa.
L’unica cosa certa è che alla Crocus city hall è stato pianificato e poi eseguito un atto terroristico. E che ora tutte le cancellerie e le capitali, non solo delle democrazie occidentali ma anche e soprattutto Iran e Cina, devono avere il massimo del sangue freddo. Sono solo benzina sul fuoco affermazioni come quella fatta dal vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev: “La Russia risponderà alla morte con la morte. E se verrà accertato che ci sono i terroristi del regime di Kiev dietro all'attacco è impossibile rispondere in modo diverso”. Kiev ha subito negato e allontanato da sè ogni dubbio.
Da segnalare anche che sempre l’intelligente Usa e poi quella britannica il 7 marzo scorso aveva allertato i colleghi russi di un “possibile attentato di matrice islamica mandando un forte alert su luoghi affollati e sale concerto”. Il Cremlino segue ogni istante l’evoluzione dei fatti.
Il messaggio di Mattarella e Meloni
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha condannato ogni forma di terrorismo: “Ferma condanna per il crudele attentato consumato a Mosca. Orrore ed esecrazione devo accompagnare la violenza contro ogni forma di terrorismo”. Giorgia Meloni ha dichiarato pochi Minuit dopo il Capo dello Stato: “L’orrore del massacro di civili innocenti a Mosca è inaccettabile. Piena solidarietà alle persone colpite e ai famigliari delle vittime”. E’ fondamentale, soprattutto nella narrazione mediatica, tenere separati e lontani l’attentato dal conflitto in Ucraina.
Le notizie da Mosca hanno messo in secondo piano, quasi in stand by, quanto successo a Bruxelles nei due giorni del Consiglio europeo. E quanto sta succedendo in Ucraina dove, in concomitanza con il summit dei leader europei, Mosca ha intensificato gli attacchi e ha ripreso a bombardare Kiev. Mentre Zelensky strapazza l’Europa che parla parla ma poi fa poco. O quasi nulla. “Non c’è più tempo da perdere, dobbiamo fermare gli attacchi russi dal cielo e poi lo faremo anche a terra. Sapete quello che ci serve, fatelo” ha detto il presidente ucraino aprendo i lavori del Consiglio Ue giovedì pomeriggio.
Il capitolo Sicurezza
All’ordine del giorno c’erano Ucraina, il conflitto a Gaza (tutti i 27 compatti nella richiesta di una immediata tregua umanitaria), la Difesa europea, agricoltura e immigrazione. Nelle conclusioni del vertice un intero punto è stato dedicato alla preparazione civile e militare dell’Unione aa eventuali crisi. Per la prima volta nella storia dell’Unione si è parlato concretamente di un Commissario Ue per la
Difesa (mai esistito finora e da prevedere nella prossima Commissione), di una “comune industria militare europea ” da finanziare, al momento, con il già esistente European peace facility (fondo per la difesa e la pace) e in futuro, forse, con l’emissione di bond europei. Per due giorni i leader dei 27 hanno affrontato la possibilità - che non è la probabilità - del rischio di un conflitto militare. Certo che “non esiste un rischio guerra oggi o domani” come ha subito precisato il commissario agli Esteri Josef Borrell. Esiste, però, come ha detto Ursula von der Leyen “un cambio di scenario” per cui dopo cinquant’anni di benessere e crescita, nulla può essere più considerato scontato. Non la libertà. Non la democrazia. “E’ tempo di capire che tutto questo è un bene che va difeso e che c’è un prezzo da pagare”. Chi nega il cambio di scenario o, peggio ancora, si volta dall’altra parte, sta facendo un errore clamoroso.
Agricoltura e immigrazione
Nel punto stampa di fine consiglio Giorgia Meloni ha valorizzato il dossier agricoltura, fortemente voluta dall’Italia, che ha prodotto il via libera alla proroga agli aiuti di stato e un maggior impulso alle semplificazioni con taglio della burocrazia. Nessun leader europeo vuole trattori per strada nei prossimi tre mesi. E dunque il fattore “campagna elettorale” ha certamente pesato molto. Meloni soddisfatta anche di come la “dimensione esterna” del dossier immigrazione (i flussi sono un problema europeo e non solo del paese di primo ingresso via terra o via mare) sia ormai un dato acquisito delle riunioni dei 27. “Non è stato un Consiglio di guerra come qualcuno lo aveva ribattezzato - ha precisato la premier - il clima è sempre lo stesso ed è ovvio che nessuno lo affronta a cuor leggero, siamo preoccupati, abbiamo una guerra, anzi due, alle porte di casa e dobbiamo essere pronti ad ogni eventualità”.
Ed è su queste “eventualità” che si è concentrato il capitolo sicurezza-Ucraina, il più delicato di questo Consiglio. Era stato il presidente Michel a dire, alla vigilia, che l’Europa “deve prepararsi ed attrezzarsi all’ipotesi di un conflitto”. Mentre i 27 erano riuniti nell’Europa Building e prima che scoppiasse l’inferno a Mosca, il Cremlino ha fatto di tutto per tenere viva la minaccia: nuovi bombardamenti sul paese e su infrastrutture civili (per l’energia elettrica). Per la prima volta, il portavoce di Putin Dimitri Peskov ha parlato di “guerra” e non più di “operazione militare speciale”. Si registra sempre qualche acuto bellico quando i 27 paesi Ue si riuniscono e decidono nuove sanzioni e misure finanziarie contro Mosca.
Tra Difesa bond e asset russi
L’Unione Europea ha deciso di proporre l’uutilizzo dei proventi del congelamento dei beni della Banca Centrale Russa (circa tre miliardi) “perché siamo convinti che sia il modo giusto” di procedere e perché “la Russia deve pagare per quello che sta facendo in Ucraina” ha detto Ursula von der Leyen. E’ una decisione che coinvolgerà anche il G7 di metà giugno.
Non è il caso di parlare di economia di guerra. Di sicuro però impostando una Difesa comune europea e quindi un Commissario serve un budget di spesa e un’industria in grado di produrre armi e munizioni. E questi sono i passaggi tanto fondamentali quanto al momento più divisivi tra i 27. Però se ne parla. Se ne discute e si cercano soluzioni. Cose impensabili anche solo fino ad un anno fa. In attesa di poter usare i tre miliardi provenienti dagli interessi sugli asset russi confiscati in Europa, il Consiglio Ue ha dato via libera all’allargamento del mandato alla Banca europea per gli investimenti e ad ulteriori 5 miliardi sullo European Peace Facility. “Neppure questo è stato facile - ha detto Meloni - ma come vedete ad ogni Consiglio europeo continuiamo ad aggiungere un pezzo al quadro d’insieme”. L’obiettivo di tutti è “difendere il rispetto delle regole senza il quale nessuno avrebbe più al sicuro”. Si ragiona anche sull’utilizzo di bond per finanziare la Difesa europea. E’ favorevole il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Pensiamo anche - ha detto - a come organizzarci se ci sarà un commissario Ue per la Difesa”. Il presidente francese Macron si è dichiarato “disponibile” a lanciare gli eurobond per finanziare la Difesa Ue. La proposta è stata concretizzata dai paesi baltici e del nord Europa, a cominciare dalla Polonia, che vivono maggiormente la sensazione del rischio. E del pericolo. In alternativa, ha detto Macron, “si può ricorrere a strumenti già sperimentati sotto pandemia per reperire fondi dal mercato con garanzie degli stati per una capacità comune di andare appunto sul mercato”. E’ successo, ad esempio, con il prestito Sure, che ha garantito il finanziamento delle casse di disoccupazione nazionali. L’Italia, ad esempio, si è salvata grazie a Sure.
I risparmi di una Difesa unica europea
Ad una Difesa Europea serve senza dubbio una nuova industria bellica europea. Che poi è il tema lanciato da Ursula von der Leyen come filo conduttore della sua campagna per la rielezione. L’Europa non ha più un’industria bellica in senso stretto. Può però facilmente riconvertire o ampliare le produzioni attuali.
Parlando di soldi per sostenere la Difesa europea in grado di tutelare il continente in autonomia, va detto che non sarebbe una spesa in più ma probabilmente inferiore e più efficace. Nel 2023 i 27 paesi europei hanno speso 270 miliardi. La Federazione Russa solo cento. L’Europa produce e utilizza decine di sistemi d’arma diversi, gli Stati Uniti un paio per ogni tipo di arma. Tutto questo si traduce con un costo enorme per noi e assai più basso per gli altri. Questo vale soprattutto per chi, ad esempio Giuseppe Conte, ieri già urlava alla scandalo di “una nuova economia di guerra. Altro che pace".