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"Aiuto, mi si sono ristrette le libertà!". Le opposizioni urlano già al regime "liberticida e putiniano"

Fa discutere la norma dei rave party. Polemiche sul reintegro dei medici no-vax mentre nessuno osa criticare il ‘carcere duro’. Grane vere per Meloni?

Ettore Maria Colombodi Ettore Maria Colombo   
'Aiuto, mi si sono ristrette le libertà!'. Le opposizioni urlano già al regime 'liberticida e...
Stop ai rave party (Ansa)

 

Il governo Meloni ha già tratti ‘fascistoidi’? Delle due l’una. O il nuovo governo Meloni è un governo ‘liberticida’ che attenta in modo pesante e pericoloso alle libertà fondamentali del Paese e degli italiani, oppure sta varando provvedimenti e norme che vanno incontro alle loro esigenze, sentite almeno al pari di quelle socioeconomiche (rincari dei prezzi, bollette alle stelle, lavoro).  

Sicurezza, legalità, difesa dell’ordine pubblico, ove minacciato, e pure una sorta di ‘liberi tutti’ sul fronte Covid, epidemia che il cittadino medio, con tutti i problemi che ha, vuol lasciarsi alle spalle, come non fosse mai esistito, e amen.  

Ergastolo ostativo per i mafiosi

Qui nulla quaestio. Tutti applaudono, a scena aperta, e, stavolta, neppure la sinistra – che attacca su altro - può dire ‘ah’ o ‘bah’. La magistratura italiana, da quella antimafia in giù, ha sempre sposato tale norma, con tanti saluti allo ‘stato di diritto’, alla ‘rieducazione del condannato’, al ‘fine pena mai’ e alle tante (belle, ma inutili) parole dei democrat, garantisti a parole ma giustizialisti nei fatti, anzi ‘nel Fatto’ (quotidiano), diventato loro stella polare, ormai, e loro giornale di riferimento come lo è dei 5stelle. Invece, ladestra – onesta, coerente e cocciuta quanto legalitaria, securitaria, identitaria – dimostra, almeno, la sua coerenza: dentro FdI come dentro la Lega: il concetto è ‘vai in galera, ci resti e noi buttiamo pure la chiave’, Altra idea e altra forma ‘culturale’ che piace molto non ‘alla gente che piace’, la solita Sinistra, ma alle persone normali, al popolino e al popolo, che sarà pure becero, ignorante e poco ‘tollerante’ ma approva e applaude se urli ‘w il carcere duro’! oggi per i mafiosi e, domani, chissà, per chi altri. 

Norma sui rave party 

Poi, però, c’la molto contestata norma sui rave party,annunciata durante la prima conferenza stampa ‘operativa’ e il primo cdm altrettanto ‘operativo’ del governo, lo scorso 31 ottobre. La norma sui rave party duramente contestata perché ritenuta, dalle opposizioni, ‘fascistoide’. 

Il presidente della Repubblica lo ha firmato, il decreto legge sui rave party, voluto dalla premier Giorgia Meloni ed elaborato dal ministro all’Interno, Matteo Piantedosi,evidentemente non ravvisandovi profili di incostituzionalità, ma per la sinistra è “illegale, anticostituzionale, illegittimo”. Manco si trattasse di una sorta di ‘legge Scelba’ (che puniva la ricostituzione del partito fascista) all’incontrario, un dl liberticida. Ora, al netto del fatto che il Parlamento potrà, in sede di conversione, cambiarlo o modificarlo, o smussarlo, volendo, resta il punto ‘politico’.  

La pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto fa cadere anche l'ultimo dubbio che aveva suggerito cautela, nelle reazioni politiche, quasi tutte improntate ad un parallelismo dei due pesi e due misure tra rave di Modena e corteo di Predappio (il quale, in effetti, è passato fin troppo bellamente ‘in cavalleria’, come mai esistito: per un governo di destra-centro un ‘lusso’ eccessivo). 

Insorgono le opposizioni

La bollinatura della G.U., con la conferma della reclusione fino a sei anni per chi organizza e partecipa ai raveparty, fa insorgere il fronte delle opposizioni che lanciano un “allarme democratico” per l'ambito di applicazione della stretta che viene estesa a tutti gli assembramenti. Cortei sindacali e manifestazioni politiche comprese, sempre secondo l’opposizione. “Il Governo ritiri il primo comma di riforma del Codice Penale. È un gravissimo errore. I rave non c'entrano nulla con una norma simile. È la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione”, scrive su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta, a difesa della “libertà di rave” (sic). Subito ‘murato’ dal ministro ‘non’ all’Interno, ma ‘solo’ alle Infrastrutture, Matteo Salvini, che non riesce proprio a tacere, su un tema che non lo dovrebbe riguardare, e sentenzia: “Indietro non si torna, la leggi finalmente si rispettano”. “La norma - precisano in serata fonti del Viminale, a scanso di equivoci - interessa una fattispecie tassativa che riguarda la condotta di invasione arbitraria di gruppi numerosi tali da configurare un pericolo per la salute e l'incolumità pubbliche” e, quindi, “non lede in alcun modo diritto di espressione e le libertà”. 

I dubbi dei penalisti e quelli dei giuristi sul dl rave: “Una norma frettolosa e scritta male”

A buttare carne sul fuoco, per la gioia delle opposizioni, ci pensa la precisazione del presidente della Camere Penali, Gian Domenico Caiazza, in cui questi spiega che essendo previste pene superiori ai cinque anni, con il nuovo reato le intercettazioni sono possibili. E, su questo, persino FI, partito liberale e moderato (un tempo) ha avuto da eccepire, con Tajani, dentro il cdm. Insomma, il punctum dolens è stato toccato eccome, dentro il cdm, ma FI è solo riuscita a fermare le intercettazioni ‘a strascico’ sui giovani.  

Una valida giurista, non certo prevenuta, ma non simpatizzante verso l’attuale governo di destra, Vitalba Azzollini, spiega al newsmagazine Formiche che “Il nuovo articolo 434 bis del Codice Penale, di fatto, introduce una fattispecie frettolosa e scritta male. Nel nuovo articolo si parla di “invasione di terreni ed edifici” ma non si parla di “occupazione” (come invece era nella fattispecie già presente nel codice). L’elemento che viene introdotto è quello della “pericolosità”. Il testo spiega che l’invasione deve essere pericolosa per l’ordine, incolumità e la salute pubblica. Ma il problema di base di questa norma è la troppa discrezionalità che rimane in capo all’autorità pubblica”. Inoltre – continua Azzollini - l’elemento del ‘pericolo’ lascia un margine di discrezionalità smisurato a chi deve applicare la norma, peraltro introducendo una sorta di presunzione di colpevolezza. Di fatto viene riservato a chi organizza rave-party lo stesso trattamento a cui vengono sottoposti i mafiosi”. Ma poi la Azzolliniriconosce che “se per noi giuristi si tratta di una norma frettolosa e scritta male, per l’elettorato di centrodestra è perfetta. Il ritorno alla logica del Law&Order”. 

La sinistra accusa Meloni di regime putinista 

Tornando alle reazioni della politica, ovviamente liberaldemocratici e sinistre gridano al ‘putinismo’. Si tratta “di una norma talmente generica e a maglie così larghe che potrà trovare applicazione nei casi più disparati e con grande discrezionalità. Una legge dal sapore putiniano” per il presidente di +Europa, Riccardo Magi. “Ha fatto benissimo il governo a intervenire sui rave party” ribatte il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri,ricordando che da anni “si parlava di necessità di stroncare tali fenomeni”.  

Ma l’estensione della lettera di legge accende ancor di più le preoccupazioni delle opposizioni. I partiti di minoranza sembrano, dunque, per una volta, marciare compatti: “La disposizione che colpisce manifestazioni di protesta paragonandole a quelle sotto cui ricadono misure di prevenzione antimafia”, osserva Angelo Bonelli (Verdi-SI).  

Attendista, invece, l’approccio del presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (Pd) che, però, non risparmia critiche sulle intenzioni: “mi sembra ci siano delle forma di esagerazione”. Il resto del Pd non fa, invece, sconti: Chiara Gribaudo parla di “bavaglio al dissenso”, Marco Meloni di “norma liberticida”, Valeria Valente legge “l’impronta identitaria da destra illiberale”.

Anche il presidente del M5s, Giuseppe Conte, fa retromarcia dall’apertura che, proprio sui rave, aveva fatto al governo e ci va già durissimo: “E’ una esibizione muscolare di un governo impregnato di una ideologia iniquamente e soverchiamente repressiva. E’ una norma da ‘stato di polizia’. Meloni ha dichiarato di non aver simpatie per il regime fascista, ma la sua cultura non ne è distante. Ci batteremo contro questa deriva con tutte le nostre forze”. già, peccato che, in Parlamento, le opposizioni, oltre a essere presenti in numero di ben tre (Pd, M5s, Terzo Polo) non hanno i numeri per fermare il dl. Senza dire del fatto che renziani e calendiani non paiono strapparsi le vesti di fronte al decreto rave. 

Senza dire che, appunto, se la sinistra e i liberal diventano i difensori della ‘libertà di rave party’ e la destra quella che li vuole stangare e impedire, è facile prevedere l’ennesima crescita di consensi per FdI (ma anche per la Lega) e l’ennesimo tracollo per il Pd, sempre più individuabile – e già individuato – come il partito del ‘permissivismo’ sui diritti (civili, ovviamente) e del ‘ognuno fa come gli pare’, principio di derivazione liberale e liberista che però ha due controindicazioni: la storia della Sinistra è quella di uno Stato presente (fin troppo e a lungo) e forte, quasi ‘etico’, quindi è poco credibile, e (due) persino i liberali hanno dovuto farci pace col ‘permissivismo’ giuridico. 

Reintegro dei medici no-vax non nei reparti a rischio: persino i sindacati interni frenano 

Ma veniamo all’altra norma, presa in cdm, che tanto ha fatto discutere il mondo politico, oltre che quello sanitario. Il reintegro dei medici e sanitari non vaccinati contro il Covid-19, norma che la Meloni ha preso d’intesa con il ministro alla Salute, Schillaci, anche se si dice che questi l’ha subita più che volerla realmente.  

Siamo sempre all'indomani del via libera del cdm al provvedimento che anticipa la fine dell'obbligo vaccinale anti-Covid per le professioni sanitarie dal 31 dicembre al 1 novembre, col rientro dei sanitari non vaccinati. 

Un (brutto) segnale di ‘tana libera tutti’ per i no-vaxche, incredibilmente, si erano annidati, in questi anni di pandemia, persino tra medici, infermieri, personale sanitaria (erano migliaia). Una ‘cambiale’ che il governo Meloni – e, pure qui, FdI e Lega in testa, FI invece mostra sempre, anche in questo caso, diverse perplessità e dubbi – paga a una base elettorale sostanzialmente ‘Covid free’, per essere buoni, di sicuro contraria alle restrizioni che tutti hanno dovuto subire per anni e che strizza l’occhio alla galassia no-vax. 

Il paradosso è che persino i sindacati interni, che pure sono tenuti a difendere sempre il personale, non ci stanno e ora dicono: medici e infermieri no vax che si apprestano a rientrare negli ospedali "non siano reintegrati nei reparti più a rischio per la presenza di pazienti particolarmente fragili, a partire dalle Terapie intensive e le Oncologie".  

Il sindacato dei medici ospedalieri mette in guardia dai rischi ed invita alla prudenza a tutela dei malati. "Non assegnare i medici e sanitari non vaccinati ai reparti maggiormente a rischio", è la richiesta del segretario nazionale dell'Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri più rappresentativo, Pierino Di Silverio, per un provvedimento che “ci lascia perplessi soprattutto per il 'deficit comunicativo' da parte del governo: fino a ieri i no vax, come da tutti convenuto, non dovevano assolutamente essere presenti in ospedale, mentre da oggi in poi tutto torna alla precedente normalità. Ma così si lascia spazio a contenziosi e ancora una volta si crea una confusione comunicativa che fa male soprattutto ai cittadini ed a tutto il sistema sanitario". Quindi, rileva, "il minimo è che questi medici e sanitari non vaccinati reintegrati non vengano assegnati a reparti ad alto rischio. Anche perché se l'obiettivo è colmare le carenze di personale, non è così che si può risolvere questo problema: l'azione è sbagliata, dato anche il numero ridotto di questi medici che sono circa 4mila, e ci vogliono piuttosto degli interventi strutturali finora mancati". Insomma, "questo decreto, fatto senza ilcoinvolgimento delle parti sociali, non risolve assolutamente il problema della carenza di medici e attendiamo di essere ricevuti al più presto dal ministro perché altrimenti è difficile avviare un percorso di ricostruzione post-pandemia del Servizio sanitario nazionale".  

Dura la posizione in merito del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che giudica "gravissima e irresponsabile la decisione del governo di riammettere negli ospedali e nelle Rsa i medici No vax. Un'offesa alla stragrande maggioranza dei medici responsabili, e un'offesa ai pazienti. E’ davvero una decisione ideologica, degna della peggiore politica politicante". Sul reintegro è cauto anche il presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) Giovanni Migliore: "le situazioni di reintegro dei medici non vaccinati saranno valutate caso per caso rispetto all'assegnazione nei reparti; ciò a tutela sia del medico sia dei pazienti". L'obbligo vaccinale, afferma, "sarebbe comunque decaduto entro due mesi e in una fase nuova dell'epidemia era necessario intervenire per fare chiarezza e questo provvedimento va in questa direzione. A seconda della valutazione del rischio decideremo e le direzioni sanitarie individueranno i reparti e le situazioni più opportune in cui utilizzare pienamente questi sanitari, che rappresentano una risorsa, ma sono ad ogni modo una percentuale molto piccola rispetto alla grande maggioranza degli operatori sanitari e medici, tutti vaccinati". 

Per organizzare il rientro in corsia dei medici non vaccinati, precisa inoltre il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, "la valutazione del rischio e del reparto dove indirizzare i sanitari è demandata ai direttori sanitari e le Regioni possono emanare provvedimenti organizzativi in questo ambito". Ma, per il presidente Fnomceo, "riteniamo che tutti i medici debbano continuare a considerare la vaccinazione come una misura fondamentale ed un presidio cruciale per combattere la pandemia".  

Anche qui, però, va detto che – purtroppo – la ‘neo-lingua’, dal sapore vagamente orwelliano, del neo-governo, intercetta un bieco sentimento popolare, quello di chi, appunto, della pandemia non vuole più sentire parlare, dopo anni di vacche magre, introiti persi, sacrifici fatti e pure di libertà personali (queste sì, stavolta, davvero) conculcate a tal punto che anche il ‘richiamo’ (non vaccinale, ma politico) di Mattarella sul ‘valore’ di scienza, prevenzione, cura e ‘guardia alta’ resta, stavolta, decisamente inevaso. Morale, resta lettera morta.  

Tornando al portato del primo cdm, in ogni caso, dopo l’introduzione del premier sui temi del suo primo cdm ‘operativo’ (quello di una settimana fa, tenuto il giorno stesso dell’insediamento, era né più né meno che “la cena per farli conoscere”) la parola, passata ai ministri convenuti (Nordio, Piantedosi, Schillaci: tre esordienti, mentre Mantovano, che pure è presente, resta silente), con una sapiente regia mediatica, dimostra che la Meloni ha saputo e voluto imprimere una forte accelerazione, e non a caso, su questi tre fronti: sicurezza, legalità e Covid. In modo netto, forte.  

La ‘ciccia’ in cdm: giustizia, rave party, salute 

Meloni ha cioè fatto subito capire che, appunto, lei ‘va veloce’. Sulla riforma della Giustizia si frena (è quella targata Cartabia, vecchio governo), ma “non perderemo i soldi del PNRR”, è sospesa fino al 31 dicembre, ma solo perché “ce lo hanno chiesto tutti (e qui sottolinea ‘tutti, ndr.) i Procuratori generali delle Corti d’Appello”.  

Sul carcere ostativo, invece, si accelera perché “ho iniziato a fare politica con le stragi di mafia, nel nome di Falcone e Borsellino, i ‘papelli’ dei mafiosi mirano da sempre a svuotar quelle norme, noi invece le riconfermiamo, per ovviare alla sentenza della Consulta che presto sarebbe arrivata, ma il Parlamento resta sovrano, può modificare il testo in sede di conversione” (figurarsi se il Parlamento toccherà una virgola). 

Sul Covid 19 – e qui l’opposizione già si scatena accusando il governo di strizzare l’occhio ai no vax – si decelera perché “il modello Speranza” e una “visione ideologica della sanità e della libertà personale va ribaltata” ma la prevenzione resterà, almeno dentro agli ospedali e per i medici, però ‘ma anche basta’ ai modelli sanitari ‘repressivi’ (momento ‘libertario’ di premier conservatrice).  

Sui rave party si accelera, e di brutto, perché “o Stato italiano non si fa mettere i piedi in testa” e “l’illegalità non sarà più tollerata”. Insomma, il pugno sarà di ferro, Piantedosi è già intervenuto, le scorrazzate, birre e droghe sui prati non saranno più tollerati, e tanti cari saluti ai drop out.  

I ministri annuiscono, spiegano la ratio dei provvedimenti, sembrano persino a loro agio, neppure troppo impacciati, ma – parliamoci chiaro – stanno lì a fare ‘colore’. La scena se la prende lei, la protagonista è lei, loro comprimari. Tranne Salvini, il quale, però, ieri non c’era e tutti attendono una conferenza stampa dei due, i cronisti sono già pronti a pagare pur di vederla.  

Il pugno di ferro della ‘lady di ferro’ si vede tutto, il guanto di velluto, invece, si stenta intravederlo. In ogni caso, già al prossimo cdm, convocato per il 4 novembre, il gioco si farà assai più duro. E’ la stessa premier ad annunciare che si parlerà di Nadef, manovra economica, caro energia, deleghe (compresa quella, delicatissima, ai servizi segreti), nuovi nomi dei dicasteri e loro ‘confini’.  

Appuntamento al 4 novembre, dunque, mentre viceministri e sottosegretari giureranno il 2, giorno dei Morti. “Mi attendo le vostre battute” dice la Meloni, con aria di sfida, ai giornalisti. La premier ha messo su i due guantoni. Difesa ‘alta’. 

Ettore Maria Colombodi Ettore Maria Colombo   
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