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[Il commento] Il ministro dei clandestini e tutti quei dati falsati: come si gestisce la percezione di un problema

Al leader della Lega sembra interessare di più l’esasperazione della crisi, nella convinzione che è così che arriva a controllare l’opinione pubblica. Un po' di numeri

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
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Il ministro dei porti chiusi è anche il ministro dei clandestini, in un circolo perfetto in cui la politica si inabissa e in scena resta solo la propaganda, tanto più onnipresente, quanto è efficace. I sondaggi mostrano, infatti, che la maggioranza degli italiani, a volte anche a sinistra, condivide la linea di Salvini sui migranti, a conferma del fatto che, se gestisci la percezione di un problema, ne controlli anche la soluzione.

In realtà, al leader della Lega sembra interessare di più l’esasperazione della crisi, nella convinzione che è così che arriva a controllare la percezione del problema da parte dell’opinione pubblica. Per mettere, allora, la questione sui binari giusti, ecco sei punti e un po’ di numeri, che verranno utili quando, al primo apparire di un “vu’ cumprà”, sotto gli ombrelloni si accenderà la discussione.

Gli sbarchi

Quali sbarchi? Fra il 1 gennaio e il 5 luglio di quest’anno, sulle coste italiane sono arrivate (i dati sono del ministero dell’Interno, quello di Salvini) 2.869 persone, quante ce ne stanno nella tribuna Distinti dello stadio della Spal, a Ferrara. Rispetto allo stesso periodo del 2017, la riduzione (erano state oltre 85 mila) è del 96,93 per cento, calcola sempre il ministero di Salvini. In pratica, azzerati. Già nel 2018 si erano ridotti a 16.750, un rivolo appena percettibile. Ma l’estate e la stagione degli sbarchi inizia adesso, si può obiettare. Non pare: nel 2018, alla fine, gli sbarchi sono stati, in tutto, appena 23.370, solo qualche migliaio in più del dato di inizio luglio. Il fenomeno, infatti, è in calo verticale. Dice l’ex presidente dell’Inps, Tito Boeri, che la politica non c’entra: né le iniziative del predecessore di Salvini, Minniti, né quelle dello stesso Salvini hanno minimamente influenzato i numeri. “L’unico effetto della politica di Salvini – dice Boeri – è di aver aumentato le probabilità di morire in mare”.

L'invasione

Quale invasione? Il numero degli stranieri residenti in Italia non sta esplodendo. L’Istat segnala che l’anagrafe registra un calo del 3,2 per cento degli abitanti, proprio perché arrivano meno stranieri. In tutto sono circa 5,5 milioni, l’8,5 per cento della popolazione. La percezione della loro presenza è, tuttavia, in diretto rapporto con la loro distribuzione. Secondo i dati di Urbistat, in Emilia Romagna, sono il 12 per cento. Nelle altre regioni del Nord, più Toscana e Lazio, siamo fra il 10 e il 12 per cento. Al Sud, si scende al 3-5 per cento.

L'accoglienza tutta italiana

L’idea che gli altri Stati europei ci voltino le spalle, scaricando sull’Italia l’onere dell’accoglienza dei migranti, non trova riscontro nei dati. Da questi, anzi, risulta che Orban, quanto a benevola accoglienza, batte Salvini. Il sito Lavoce.info ha provato a simulare i risultati della riforma  che avrebbe redistribuito i richiedenti asilo, secondo la forza delle singole economie. Era la riforma approvata dal Parlamento europeo e successivamente bocciata dai governi. Dalla simulazione, risulta che l’Ungheria, fra il 2008 e il 2017 ha accolto sette volte più rifugiati di quanti ne avrebbe dovuto accettare in base al proprio Pil. Malta quasi 6, la Bulgaria 4 volte di più, la Svezia 3 volte, la Grecia il doppio. Dei grandi paesi, solo la Germania della Merkel ha accettato un numero di rifugiati pari a 1,7 volte le dimensioni della sua economia. Tutti gli altri paesi hanno fatto meno di quanto avrebbero dovuto e, secondo la riforma, potuto. L’Italia non fa affatto eccezione e ha svicolato quanto ha potuto e con successo.

Chi vive alle spalle di chi

L’Italia, dice l’Istat, si sta spopolando. Per la prima volta da 90 anni, siamo in regresso demografico. Nel 2018, le nascite sono diminuite del 4 per cento e l’arrivo dei migranti non basta più a coprire la riduzione degli italiani. E’ una bomba demografica a rovescio, che strozza l’economia e svuota il sistema pensionistico. Oggi, gli immigrati regolari versano 8 miliardi di euro in contributi all’Inps e incassano 3 miliardi in pensioni, con un attivo, per il sistema pensionistico, di 5 miliardi di euro. Nel 2040, se non arrivassero più i migranti, l’Inps si troverebbe con un buco di 38 miliardi di euro nel bilancio.

Il sistema pensionistico funziona come una catena. I lavoratori attivi versano i contributi per la loro pensione. L’Inps utilizza subito questi soldi per pagare le pensioni a chi si è già ritirato. Quando quei lavoratori andranno in pensione, il loro assegno mensile sarà pagato con i soldi dei contributi dei nuovi lavoratori attivi. Gli esperti calcolano che ci vogliano i contributi di 4 lavoratori attivi per pagare un pensionato. Ma, nel 2050, con le attuali tendenze demografiche, ci saranno solo due lavoratori per ogni pensionato. A quel punto, o si appesantiscono i contributi che pagano i lavoratori attivi, o si riducono le pensioni. Non c’è scampo.

L'assedio dei diversi

In realtà, il grosso degli immigrati è già profondamente integrato nella società italiana. Al punto che non ce ne accorgiamo più o non sapremmo come farne a meno. Badanti moldave, colf ucraine, muratori romeni, fruttivendoli albanesi popolano strade e case, soprattutto nelle grandi città. Ma, anche senza chiamare in causa un aperto razzismo, questo esercito è composto di persone di pelle bianca, di religione cristiana, di matrice culturale omogenea alla nostra e dispersa in mille rivoli. La diffidenza riguarda, specificamente, arabi, africani, mussulmani (le tre cose spesso, ma non sempre, si sovrappongono). Quanti sono, effettivamente? Gli africani (arabi e neri) sono circa un milione. Gli stranieri di religione mussulmana sono 1,4 milioni sui 5,5 milioni di stranieri residenti.

L'esercito dei clandestini

Dietro quella percezione che ingrassa i consensi della Lega c’è, in realtà, soprattutto il problema aperto dei clandestini, degli irregolari. In tema di migranti, è l’unico punto su cui il governo non sta facendo nulla, anzi sta aggravando il problema. Infatti, sono aumentati. Da 600 mila sono passati a 700 mila, mai così tanti, 100 mila in più. Come mai questa esplosione? In buona sostanza, è il risultato di una politica che, prima ancora di chiudere i porti, vuol chiudere il paese, ma, di fatto, chiude solo gli occhi.

Metà dell’aumento dei clandestini è frutto diretto della politica sul diritto di asilo. Nell’ultimo anno sono state infatti respinte 45 mila richieste di asilo, ma i potenziali rifugiati sono rimasti in Italia, sprofondando nella clandestinità e nel lavoro nero. Ormai, con il decreto sicurezza di Salvini, vengono respinte 9 richieste di asilo su 10. Perché sono troppe? Non pare. Fra il 2017 e il 2018 si sono dimezzate e, ricorda Boeri, ormai – come rapporto tra richieste di asilo e popolazione – siamo sotto la media Ue. Un'altra grossa fetta di quei 100 mila irregolari in più è l’inevitabile conseguenza di una politica che non vuol migranti e, dunque, parametra i decreti sui flussi di immigrazione consentita su livelli irrisori. Chi può, dunque, entra con un visto turistico e resta a lavorare in nero.

L’ultima fetta sono quelli che il decreto sicurezza ha buttato fuori dai centri di accoglienza e che non riescono a trovare un lavoro regolare (quello dove si pagano i sospirati contributi all’Inps). Lo troveranno, forse, fra chissà quanti anni. La Germania (che, nel 2015, assorbì d’un colpo 800 mila rifugiati siriani) mostra che la conoscenza della lingua è una molla indispensabile – e molto efficace – per entrare sul mercato del lavoro e accelerare l’integrazione. I primi fondi tagliati all’immigrazione, in Italia, sono stati proprio quelli per l’insegnamento  dell’italiano.

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
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