Il ministro M5s ferma la riforma della caccia targata M5s: è lite con la Lega
La componente cinquestelle del governo stoppa una proposta di legge firmata dal presidente della commissione Agricoltura della Camera, anche lui cinquestelle, che autorizzava le Regioni a far abbattere a personale qualificato e certificato gli esemplari di troppo delle specie animali diventate pericolose, come i cinghiali. Il ministro dell’Ambiente è contrario alla caccia, mentre la Lega è a favore e vota perché le Regioni possano decidere in autonomia.
I primi, da sempre vicinissimi alle organizzazioni dei cacciatori, sono sostanzialmente per la liberalizzazione della caccia. Del resto, il “covo primigenio” della Lega è proprio nelle valli del Nord in cui non solo si contano più doppiette che uccelli, ma talvolta ci sono anche le fabbriche che le producono. I secondi sono nati invece con una fortissima connotazione ambientalista e animalista e fu proprio su questi temi che Beppe Grillo si affacciò sul palcoscenico della politica. Era perciò inevitabile che sulla regolamentazione della caccia, così era come successo su altri temi come la Tav, il Tap o i diritti civili, i due azionisti del governo gialloverde finissero per scontrarsi. Il picco dello scontro, inedito, si è registrato proprio in questi giorni e il teatro di questo confronto è stato la Commissione agricoltura della Camera dei deputati. Il contesto è quello segnato dagli ultimi drammatici episodi che hanno visto animali causare incidenti anche mortali, ma anche dalle razzie compiute, in alcune aree settentrionali, da intere mandrie di cinghiali che ormai arrivano fino ai bordi delle città, e dai danni di gruppi di ungulati che hanno scelto di frequentare quote inferiori a quelle del passato.
Di fronte ai numeri diffusi dalle associazioni - in particolare da quelle dei coltivatori - nel Parlamento qualcuno ha sentito l’esigenza di muoversi per scrivere una nuova normativa che regolamenti le attività venatorie. Ad intestarsi l’iniziativa è stato Filippo Gallinella, il deputato pentastellato che guida la Commissione agricoltura di Montecitorio. Il provvedimento nasce in realtà come recepimento di una richiesta di modifica della legge 157/92 sul controllo della “fauna selvatica” avanzata dalle Regioni. In diverse aree del Paese alcune specie animali sono diventate un pericolo per l’uomo. Un mese e mezzo fa appena fuori Casalpusterlengo un uomo ha perso la vita e 10 persone sono rimaste ferite a causa dell’invasione dell’autostrada da parte di un branco di cinghiali. Ecco perché le Regioni, soprattutto quelle del Nord Italia, dove la Lega governa o comunque è fortissima, chiedono al Parlamento di creare la figura dell’ “operatore abilitato”, un cacciatore patentato e certificato che possa intervenire in caso di necessità per riportare il numero degli esemplari sotto al livello di guardia. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha chiesto alla maggioranza di intervenire modificando l’articolo 19 della legge 157/92 di modo che “le Regioni, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia”.
Secondo le associazioni ambientaliste più combattive, però, questa modifica consentirebbe di fatto la caccia in tutte le stagioni, da gennaio fino a dicembre, anche nei periodi che finora sono stati considerati tabù, soprattutto per la necessità di proteggere la riproduzione delle specie, e la autorizzerebbe in qualunque luogo. “È falso, una polemica ideologica”, si è difeso il pentastellato Gallinella. Ingegnere meccanico, classe 1979, umbro con origini toscane, appena dopo la sua elezione aveva annunciato di volersi impegnare in questo senso: “Non sono cacciatore e non ho nessuna posizione contraria, anche se ci sono una serie di problematiche legate ad una generalizzata assenza di gestione della fauna, specie quella in soprannumero, sulla quale anche l'attività venatoria deve fare la sua parte” gli capitò di dichiarare. I colleghi leghisti in commissione hanno sostenuto il percorso della sua proposta di legge e l’hanno condiviso fino all’ultimo. Matteo Salvini ancora un anno fa, in campagna elettorale, aveva detto che “la caccia è ambientalismo giusto” e si era impegnato a non “creare ulteriori problemi” a chi pratica quello che lui definisce come uno “sport”. Non c’è da stupirsi, allora, che la proposta preparata dal presidente di commissione potesse marciare spedita verso l’approvazione a maggioranza alla Camera e, di lì a poco, in direzione del Senato per il voto definitivo.
A segnalare quanto stava accadendo, facendo scoppiare l’ennesima grana interna alla maggioranza è stato l’Enpa. L’ente protezione animali ha protestato vibratamente accusando i Cinquestelle di tradimento: “Grazie al Movimento 5 Stelle si rischia di assistere a veri e propri massacri, crudeli e inaccettabili condotti da cacciatori come quello della caccia alla volpe in tana…”. Così è arrivato lo stop. La componente pentastellata al governo ha posto il veto sull’iniziativa del presidente di commissione del suo stesso partito, creando non poco disagio tra le file del Carroccio. Bloccato l’iter, se ne riparlerà. Non c’è da stupirsi se si considera che il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, pure lui grillino, che già si era distinto per il rifiuto di confermare le nuove trivelle nonostante il via libera di Luigi Di Maio e lo avesse invitato a farle partire il leader leghista in persona, si è detto ancora recentemente contrarissimo alla caccia. Alle Regioni che chiedono di poter procedere per abbattere gli animali “di troppo” aveva chiesto anzi di fermare proprio le doppiette. “Voglio lanciare un appello alle Regioni affinché modifichino fin da subito il calendario in corso e blocchino almeno le battute di caccia la domenica, quando boschi e monti sono popolati ancora di più di escursionisti, da chi va a funghi, a castagne o semplicemente vuole godersi la natura senza correre il rischio di morire ... Agirò con fermezza nell’interesse del nostro patrimonio faunistico…”.
I vertici dei Cinquestelle hanno considerato che non fosse questo il momento, a due mesi dalle Europee, per aprire un nuovo fronte, questa volta con gli ambientalisti. Delusi i cacciatori, delusi gli amministratori regionali, i leghisti parano il colpo prendendosela con “la sinistra”. “Ieri siamo riusciti a bloccare l’ennesima mossa delle sinistre che andava contro i cacciatori”, hanno scritto in una nota Riccardo Molinari, Alessandro Giglio Vigna e Marco Maggioni, deputati della Lega. “In Aula alla Camera infatti la Lega ha votato contro e respinto un emendamento di Leu alla Legge Ue 2018 che richiedeva il parere vincolante dell’Ispra per modificare i termini dei periodi di prelievo di determinate specie”, vi si legge ancora. “Questo emendamento avrebbe depotenziato il ruolo delle Regioni; l’ennesima mossa centralista che avrebbe messo in grave difficoltà l’intera categoria dei cacciatori, lasciando alle Regioni nessun potere decisionale. La Lega si è opposta e ha votato convintamente contro per difendere da una parte l’autonomia regionale e dall’altra i cacciatori”, concludono i deputati leghisti. Ma il fronte con il Movimento 5 stelle sulla caccia è aperto e caldo. Nel frattempo, ha fatto rumore una mozione presentata dalla Lega, e approvata dalla maggioranza del Consiglio regionale della lombardia, in cui si proponeva di abbattere i cinghiali con archi e frecce. Accolta, per la verità, con molto scetticismo dalle stesse associazioni venatorie e dalle ironie di molti.