[Il retroscena] Il ministro di Berlusconi che fa paura a Salvini e alla Meloni
Berlusconi offre un ministero a Cottarelli, ma i suoi alleati non saranno contenti. Vuol spegnere i lampioni, tagliare gli stipendi ai dirigenti pubblici e aumentare i biglietti dei treni. L'economista lombardo, che ha lavorato per 25 anni al Fondo Monetario internazionale, vuole tagliare sul serio i costi. Ma la sua spending review finirebbe per danneggiare proprio gli elettori del centrodestra. "Non so se accetterà, ma ha il profilo giusto", ha detto il leader di Fi
Che diranno Giorgia Meloni e i sicuritari del centrodestra della proposta di spegnere i lampioni di notte per risparmiare sulla bolletta energetica (pubblica)? E’ compatibile l’attenzione ai pendolari che Matteo Salvini cita in moltissimi comizi con l’idea di tagliare i trasferimenti statali alle Ferrovie, costringendo la società di trasporto a rifarsi sui biglietti di chi prende il treno? Mesi a tenere le carte coperte o a spararla molto grossa (Mario Draghi, Sergio Marchionne, Leonardo Gallitelli tra gli “annunciati”) e poi Silvio Berlusconi è “caduto” proprio in diretta tv. “Abbiamo pronto un ministero per la Spending review per Carlo Cottarelli, dando a lui il potere di fare tagli per la spesa pubblica”, si è lasciato scappare mentre era ospite di Lucia Annunziata a “In Mezz'ora”, su Rai3.
Riproposto il governo dei tecnici
Il presidente di Forza Italia ha ricominciato il suo roadshow televisivo e si è incrociato davanti alle telecamere di quella che un tempo chiamava “TeleKabul” con Matteo Salvini. “Bravo Matteo, ciao Matteo”, lo ha salutato, con fare un po’ paternalistico. Chissà se il leader della Lega sapeva che di lì a qualche minuto il Cavaliere avrebbe ritirato fuori la storia - che a lui non piace - del “governo di 20 ministri e, tra questi, 12 devono essere non politici di professione, ma tecnici”, ma, soprattutto, che uno di quelli a cui pensava era l’ex commissario per la spending review chiamato da Enrico Letta e poi allontanato da Matteo Renzi. “Non so se lui ci dirà di sì, ma ha le caratteristiche a cui noi pensiamo”, ha aggiunto il leader di Fi.
C'è anche "Mani di forbice"
Cottarelli, in effetti, ha un curriculum di tutto rispetto, una fama che travalica i confini dello Stivale. Economista nato a Cremona, dirige l’Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è Visiting professor alla Bocconi. Nella sua lunga carriera è stato alla Banca d’Italia, all’Eni, infine, per quasi venticinque anni al Fondo Monetario internazionale, con ruoli delicatissimi. Nel ruolo di “Mani di forbice” chiamato a tagliare i costi improduttivi dello Stato italiano, però, non ha avuto lo stesso successo che negli incarichi precedenti. Nel Piano che porta il suo nome “Piano Cottarelli” aveva in effetti individuato moltissime voci di spesa che potevano essere azzerate o ridotte sensibilmente, non senza conseguenze però per la popolazione.
La proposta era costituita di cinque capitoli fondamentali
2,2 miliardi venivano recuperati dall’efficientamento diretto della spesa, 200 milioni da riorganizzazioni (riforma Province e spese enti pubblici), 400 dai costi della politica (Comuni, Regioni e finanziamento ai partiti), 2 miliardi riducendo trasferimenti a imprese e famiglie e 2,2 miliardi da spese settoriali. Che significano questi tagli, al di là dei titoli? Per esempio il taglio per 500 milioni di euro dagli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione. Quale partito politico può permettersi di mettersi contro una intera categoria professionale, intervenendo addirittura sui diritti già acquisiti? Sicuro non Fratelli d’Italia, che è molto attenta al “bacino” degli statali. Sempre alla voce “efficientamento” Cottarelli segnalava che è possibile risparmiare almeno 100 milioni di euro spegnendo - a rotazione - l’illuminazione pubblica. L’economista suggeriva di iniziare a spegnere le luci nelle “strade a scorrimento veloce, di aree ad uso industriale o di zone urbanizzate non edificate” citando il caso della Francia, dove moltissimi piccoli Comuni avevano scelto di spegnere i lampioni per risparmiare e ridurre inquinamento luminoso. Bene, ma come può essere compatibile questa proposta col punto uno del programma del centrodestra, quello che prevede “più sicurezza”, col quale si chiedono più telecamere per la videosorveglianza e più uomini in strada? Difficile. Così come è difficile che la Lega, che ha addirittura raccolto le firme per abrogare la Fornero e discute di questo da settimane con Forza Italia, possa accettare l’idea dell’economista di recuperare come suggeriva nel suo Piano “1,4 miliardi dalle pensioni, 300 milioni dalla sanità” per esempio.
Salvini e Meloni preoccupati
Nelle slide del Piano, che era così “forte” da essergli costato il posto, Cottarelli suggeriva di tagliare i fondi statali alle aziende e citava il caso particolare di quelle dell’autotrasporto, che è un settore produttivo storicamente vicino al centrodestra. Dopo l’incidente drammatico al convoglio di TreNord, tutto il centrodestra ha chiesto di finanziare adeguatamente il trasporto locale. Una delle proposte dell’economista che il Cavaliere vorrebbe ministro, però, era quella di recuperare 100 milioni di spesa nel trasporto pubblico locale e 300 da quello ferroviario. In che modo? Cottarelli lo ha spiegato molto tempo dopo, cioè alcuni mesi fa. Abbandonato quel ruolo istituzionale, preso atto che alcune delle sue idee scritte nel 2014 sono state poi effettivamente messe in pratica nelle leggi di Bilancio degli anni successivi, l’economista è intervenuto nel 2017 a diverse iniziative pubbliche e, in particolare, ad una riunione del “Gruppo dei 20” della Fondazione Economia dell’Università di Tor Vergata. “Abbiamo un debito monstre. Se non arriviamo a ridurre il rapporto tra debito e Pil, le tasse non le possiamo abbassare”, aveva detto. Cottarelli, dunque, esclude che si possa approvare senza conseguenze la flat tax, che è il cuore della proposta di governo del “nuovo” centrodestra. Ancora pochi giorni fa lo ha ribadito in una intervista. L’economista nel corso della sua lezione aveva ribadito la necessità di “tagliare i trasferimenti” a “tv, giornali (settori nei quali opera Berlusconi ndr.) e alle Ferrovie. Già, ma chi finirebbe per pagare i buchi nelle casse della società di trasporto ferroviario? “Mi rendo conto che ci sarebbe un aumento delle tariffe”, disse.