Sulla legge di bilancio il ministro Franco convince il Parlamento. E dice: “Ma sembrate tutti all’opposizione”
Tre ore di interrogatorio ieri sera davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato. Manca ancora l’accordo su come spendere gli 8 miliardi del taglio tasse. Ipotesi di ridurre gli scaglioni Irpef. E manca il relatore. Ma la legge inizia oggi l’iter

Parla per oltre tre ore il ministro economico Daniele Franco. Ieri sera, sala della Minerva, eccezionalmente prestata alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato per le audizioni finali sulla legge di Bilancio. Inizia, come previsto alle 20.30 e finisce che è quasi mezzanotte. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze è una “fabbrica” che lavora quasi 24 ore al giorno tra Pnrr, cronoprogramma, leggi delega, legge di Bilancio e delega fiscale e prima di sera è impossibile che il ministro trovi il tempo per illustrare al Parlamento la legge di Bilancio. Un’ora scarsa per illustrare i criteri della manovra. Poi oltre due ore di domande a raffica. Tanto che alla fine sbotta sorridendo ai parlamentari: “Sembrate tutti all’opposizione”. Sui disabili, ha detto, “abbiamo fatto un buon lavoro ma è l'unico commento positivo che avete fatto, sembra di avervi tutti all’opposizione”. Il ministro ha fatto comunque tesoro delle critiche: “Bene tenerle a mente. L’importante è avere anche suggerimenti per migliorare”.
Cashback inutile
La Commissioni sono riunite, Camera e Senato. E’ la prima vera occasione per il Parlamento di mettere bocca sulla legge più importante dello Stato. Visto che poi solo il Senato avrà il tempo di esaminare come si deve i 219 articoli della legge, è più che comprensibile il fuoco di fila di domande cui è stato sottoposto il ministro Franco. Il quale, al pari del premier, mostra un talento per il sangue freddo, l’humour e la scelta accurata delle parole. Il cachback, ad esempio, norma inutile e quindi, trattandosi di soldi, dannosa: Conte appena può lo evoca, ammicca e gigioneggia con chi ha davanti (“eh sì, purtroppo ce lo hanno tolto, peccato vero?”). Il ministro la mette diplomaticamente così: “Abbiamo pensato di non prorogarlo visto che l'uso dei pagamenti elettronici è sostenuto con altre leve. Del resto solo il primo semestre del ’22 ci sarebbe costato un miliardo e mezzo. Insomma, guardando costi e benefici abbiamo pensato di non prorogare. Con o sena cashback l’incremento dell’uso del pos è intorno al 27%”.
Una manovra “per crescere”
La prima parte della serata è una doccia scozzese di notizie brutte e belle alternate ad altre intermedie. Le ultime due categorie riguardano la manovra in genere e il quadro della finanza pubblica. “L'intonazione della nostra politica di bilancio - ha spiegato - resterà espansiva fintanto che il Pil e l'occupazione recupereranno la mancata crescita rispetto al 2019”. Tutto l’impianto prosegue su due binari: “Sostegno alle imprese, ai cittadini e ai lavoratori come è già stato fatto nei mesi scorsi e concentrandosi sulle sfide di breve periodo”. Il secondo binario è quello che “guarda al futuro”. La manovra infatti “si pone l'obiettivo di rafforzare l'azione già intrapresa con il Pnrr per gettare la base di una crescita economica che nei prossimi anni sia stabile e duratura, superiore a quella registrata nell'ultimo quarto di secolo”.
Grazie a questa doppia impostazione il Pil del 2021 sarà tra il 6,2 e il 6,3, due e tre decimali in più rispetto alla Nadef di ottobre. Anche il deficit sarà inferiore dell’indicato 9,4 e anche il quadro di finanza pubblica sarà leggermente la flessione del debito/Pil potrebbe essere più accentuata dl previsto”. Quindi l’obiettivo è recuperare il Pil precrisi entro il primo trimestre del 2022. Ma il vero test, quello che ci darà se la crescita è strutturale e non solo un rimbalzo, saranno i numeri degli anni dal 2023 al 2025. Quelli della messa a terra di riforme e progetti del Pnrr.
Con l’aumento dei contagi, può saltare tutto
Poi ci sono le brutte notizie. Una sola a dir la verità: se i contagi risalgano, tutto quanto detto e fatto finora finisce in nulla. O quasi. “Sono tutte misure costruite nell'ipotesi che la nostra economia continui a crescere il cui presupposto è che non ci siano nuove chiusure”. E’ chiaro che “qualunque cambiamento di scenario dovuto alla pandemia dovrà imporre una revisione delle decisioni”.
La notizia intermedia riguarda l’inflazione. E’ presto per dire se possa andare fuori controllo, “l’accelerazione riguarda l’Italia - intorno al 3% - ma anche altri paesi che sono intorno al 4%”. In ogni caso il governo e tutte le autorità di politica monetaria “vigilano e sono pronte ad intervenire”. Per ora l’aumento nel nostro paese è stato “mitigato dagli interventi sul costo dell’energia che dovrebbe tornare a scendere e quindi stabilizzare l’inflazione intorno al 2”.
La verità sul Superbonus
Nelle due ore di domande e risposte, molte hanno riguardato il super bonus edilizio al 110% che i 5 Stelle vorrebbero prorogare all’infinito o quasi. Franco è stato molto chiaro: “La misura è troppo onerosa per la finanza pubblica e va attenuata”. Leggi “gradualmente ridotta e poi interrotta”. “Adesso - ha spiegato il ministro con molta pazienza - nel settore delle costruzioni abbiamo un eccesso di domanda rispetto all’offerta”. Dunque il settore va, anzi vola, non ha ulteriore bisogno di essere incentivato dallo Stato. “Lo strumento del 110% “è molto oneroso per la finanza pubblica” e in una situazione in cui “il settore viaggia a pieno bisogna attenuare l’incentivo e tornare gradualmente verso una normalità che non vuol dire che non si debba sostenere”. Che lo Stato paghi più del 100% è “chiaramente uno strumento d’emergenza che deve avere una fine”.
… e sul Reddito di cittadinanza
L'impianto del reddito di cittadinanza non viene modificato nelle sue linee principali perché “l'impatto sul sostegno alle famiglie italiane in difficoltà c’è ed è importante”. Per il 2022 è infatti stanziata più o meno la stessa cifra di quest’anno, 8,8 miliardi. La legge di bilancio interviene però sul sussidio “con una serie di interventi di razionalizzazione - più controlli, più vincoli e obblighi per i percettori, che ne impediscono l’aumento del costo”. Scattata la fotografia della situazione, il ministro indica alcuni suggerimenti al Parlamento. E a quelle forze politiche, ad est pio Lega e Iv, che considerano il Reddito ancora una misura iniqua.
Il suggerimento riguarda la “cumulabilità tra RdiC e il reddito da lavoro occasionale”. Cioè piccoli lavori a ore e saltuari che adesso o interrompono il sussidio o vengono pagati a nero. Questa cosa avrebbe “effetti positivi perché accrescerebbe l’incentivo a tornare nel mondo del lavoro”. Il governo ha lasciato perdere e si è limitato alle modifiche già apportate. Se però il Parlamento volesse intervenire, questa sarebbe la strada giusta.
Fondo sanitario “stabile” a 124 miliardi
Sono due in più rispetto all’anno in corso. L’aumento è considerato “in forma stabile” ed è ovviamente al netto di vaccini e farmaci anti Covid contabilizzati sotto diversa voce. Con i due miliardi in più, c’è anche “il finanziamento permanente di 12.000 posizioni per specialisti in medicina”. Detto questo, c’è un problema: la regioni lamentano buchi di bilancio alla voce Sanità; le strutture sanitarie sono comunque in affanno; c’è la fuga dei medici dai pronto soccorso. Prima o poi, più prima che poi, qualcuno o qualcosa, meglio sarebbe una Commissione parlamentare, ci dovrà resocontare dove e come stati spesi 180 miliardi che abbiano preso a deficit in un anno di ristori. Se la Sanità doveva essere il primo settore di intervento dopo anni di tagli, non pare che ci siano stati tutti questi miglioramenti.
Undici miliardi di bonus fiscali in edilizia
E’ stata la parte più calda della seduta. Anche se ministro e partiti - di maggioranza - stanno affrontando ormai da una settimana incontri con i rispettivi esperti economici per decidere dove tagliare e come investire quegli otto miliardi. Franco ha voluto fare una premessa: “Un terzo delle risorse di questa manovra - 8 miliardi su 24 - è destinata alla riduzione della pressione fiscale”. Si tratta dell’intervento più importante degli ultimi vent’anni. Ma non basta. Perché il ministro ha voluto fare due conti “a margine” di qualche peso. “Discutiamo di 8 miliardi di interventi sul fisco ma teniamo conto che i contribuenti scaricano quest'anno 11,5 miliardi di sgravi fiscali solo nel settore immobiliare”. Come dire, che anche questo 11 miliardi sono un taglio delle tasse. La storia sta in questi termini: il complesso delle proroghe degli incentivi immobiliari costerà 30 miliardi nei prossimi anni, di cui 14 solo per la parte di superbonus 110% prorogata al 2022. Si tratta di “cifre importanti” se si pensa che, solo nel 2021, “il costo di cassa dei vari bonus immobiliari, cioè la la somma di rate dei lavori degli scorsi anni che si scaricano, è stimata 11,5 miliardi”. Poi ci sono i lavori di quest'anno che costeranno 25,5 miliardi sugli anni futuri. Quindi è corretto dire che “la legge di bilancio aggiunge 30 miliardi per lavori che saranno fatti in futuro”.
Taglio tasse:ridurre gli scaglioni da 5 a 4
Gli 8 miliardi destinati al taglio delle tasse, devono servire “a sostenere le famiglie e la nostra competitività”. Le decisioni dovranno essere “coerenti” con i principi della legge delega. Dopo ore e giorni di riunioni, il Tavolo dei responsabili economici delle varie forze di maggioranza non è ancora approdato ad alcuna soluzione. La fumata bianca potrebbe arrivare domani. E comunque in tempo utile per evitare la convocazione di un altro tavolo, assai più politico (quello chiesto dal segretario dem Enrico Letta) che potrebbe mettere all’ordine del giorno anche il nodo Quirinale. Tornando al Tavolo Mef l’ipotesi di lavoro più probabile ha quattro pilastri: riduzione degli scaglioni Irpef che scenderebbero da cinque a quattro; rimodulazione conseguente e contemporanea delle aliquote; innalzamento della no tax area; revisione delle detrazioni per inglobare il bonus da 100 euro. L’ottimismo sulla riuscita del Tavolo si basa sul fatto che un percorso comune esiste già e punta quasi tutto (cioè sei degli otto miliardi disponibili) sulla revisione delle aliquote Irpef. “Tendenzialmente la scelta è quella di andare sulle aliquote” ha detto il viceministro del Mise Gilberto Pichetto (Fi). Luigi Marattin (Iv) conferma che lo sforzo è usare le risorse disponibili “per una riforma e non per interventi spot”. Da qui la convergenza su una soluzione che riduca da cinque a quattro gli scaglioni dell'imposta sui redditi, ritoccando almeno le aliquote centrali, e innalzando la soglia sotto cui c'è l'esenzione completa. Sull’Irap le opzioni in vantaggio aboliscono la tassa per le Pmi.
Nessun accordo sul relatore
Ci sono richieste ancora senza risposta. La Lega chiede l'azzeramento dell'Irap per partite Iva e lavoratori autonomi. M5s insiste su un regime agevolato di uscita dalla flat tax per chi supera le attuali soglie di fatturato (easy tax) e l'accredito diretto su conto corrente della parte detraibile di alcune spese sostenute con meccanismi digitali (cashback fiscale). Difficilmente potranno essere prese in considerazione. I costi di copertura sono troppo alti. Stamani invece sarà risolto in qualche modo il nodo relatore. Ieri pomeriggio c’è stata l’ennesima fumata nera della maggioranza. I 5 Stelle voglio il loro relatore. Il Pd il suo. Il centrodestra il suo. Chi ha liquidato il bipolarismo, ha avuto troppa fretta.