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Migranti,Travaglio loda il duo Gentiloni-Minniti: fra populismi di destra e di sinistra stavolta ha vinto il buon senso

Dopo la firma del codice sulle Ong, in un mese gli arrivi sono crollati del 90%. La strategia del Governo inizia a dare risultati concreti: è la prima volta dopo anni di rimpalli inconcludenti fra destra e sinistra

Paola Pintusdi Paola Pintus   
Migranti,Travaglio loda il duo Gentiloni-Minniti: fra populismi di destra e di sinistra stavolta ha vinto il buon senso

C’ è un populismo di destra, becero, violento, che soffia sulla paura e sulla divisione della società e sul rifiuto del diverso. E c’è un populismo di sinistra, confuso, autoreferenziale, incapace di riconoscere le dinamiche sociali, di restituire protezione ai subalterni attraverso un quadro di regole e di diritti.
Poi c’è il buon senso. Quello che hanno saputo dimostrare il Presidente del Consiglio Gentiloni e il ministro Minniti davanti ad una situazione migratoria emergenziale, che rischiava di compromettere, non solo nell’impatto dei numeri ma nell’esercizio concreto della giurisdizione sui confini, il nucleo stesso della sovranità statale. Piaccia o non piaccia, se oggi possiamo affermare che gli sbarchi sono stati quasi azzerati lo dobbiamo all’iniziativa inedita e straordinaria del Governo italiano, che ha invertito un trend che fino alla primavera sembrava inarrestabile (le punte massime a maggio e giugno, rispettivamente con 22.993 e 23.526 arrivi).

Oggi tutti o quasi gli osservatori non possono che riconoscere le ragioni della fermezza italiana nella gestione della questione migranti e nella difesa dei propri interessi nel Mediterraneo. Una partita delicatissima, che Gentiloni e Minniti hanno saputo giocare con intelligenza politica e senso dello Stato, tessendo una tela diplomatica complessa sugli opposti versanti europeo ed africano, riuscendo a ricomporre come d’incanto un puzzle che ha: 1) restituito ruolo e sovranità all’interlocutore libico riconosciuto dall’Onu e dalla comunità occidentale; 2) isolato i trafficanti di uomini attraverso la collaborazione con le tribù della costa ed il dialogo coi paesi di transito dei migranti; 3) aperto le porte della Libia all’Unhcr, l’organizzazione delle nazioni Unite per i rifugiati, attraverso un accordo che riporta il paese nord africano per la prima volta dopo cinquant’anni nel consesso degli stati che riconoscono i principi della Convenzione di Ginevra.
Certo, è solo un inizio. Ma questi sono fatti, non parole.

Lo ricorda anche Marco Travaglio nel suo editoriale sul Fatto Quotidiano, mettendo in evidenza tutte le contraddizioni di quanti, stracciandosi le vesti per la supposta svolta “fascista” del Governo sul Codice Ong e la collaborazione con la Guardia Costiera libica, oggi tacciono “come se il calo degli sbarchi non fosse una buona notizia”. Ad agosto, ricorda ancora il direttore del Fatto, gli arrivi sono crollati del 90% rispetto al mese precedente. E con essi sono crollate le percentuali dei morti in mare, come pure quelle dei non aventi diritto destinati a ingrossare le fila del disagio e della conseguente tensione sociale. Si dirà, ragiona ancora Travaglio, che i migranti intercettati dalla Guardia costiera libica sono destinati a finire nei terribili campi di detenzione dell’entroterra tripolitano. Ma si ignora l’effetto deterrente, derivante dalla stretta sui trasbordi in mare, che ricade a cascata sui flussi diretti in Libia, e che gradualmente cesserà di alimentare i campi di detenzione. Senza contare che l’ingresso dell’Unhcr e dell’Oim nel terreno operativo serve proprio a salvaguardare il rispetto dei diritti umani e a favorire la nascita di un hotspot internazionale per l’identificazione, il riconoscimento dello status di rifugiato o il rimpatrio assistito in caso di diniego, dei transitanti in Libia. Nel rispetto degli standard umanitari, del diritto delle nazioni e dell’effettiva capacità di accoglienza dei paesi di destinazione in Europa. 

Esistono alternative? Se qualcuno ha idee migliori si faccia avanti, dice ancora Travaglio. Altrimenti è meglio piantarla, e rassegnarsi all’idea che regolare i flussi di migranti non è né di destra né di sinistra: è semplice buon senso.

Paola Pintusdi Paola Pintus   

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