Tiscali.it
SEGUICI

Migranti, ordine pubblico: continua il pressing forsennato del governo su magistrati e forze dell’ordine

Non si capisce il motivo di questo stress visto che la maggioranza gode di larghi consensi. Dopo il caos manifestazioni, ieri ennesima bocciatura del decreto Paesi sicuri. Meloni decide di non andare a Bologna. Anche per non mettere la sua faccia accanto a quella di Salvini che ha ingaggiato la corsa al titolo di primo trumpista in Italia

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Foto Ansa
Foto Ansa

Contro i giudici che per la seconda volta, come ampiamente previsto, liberano il centro espulsioni in Albania perché quello che ha in mente il governo “non si può fare, o, almeno ci deve spiegare la Corte di giustizia europea come farlo”. Aggrappati alle divise di una polizia che viene buttata per l’ennesima volta nello scontro politico e invece chiede di “non essere più strumentalizzata”. Il governo è forte, ha larghi consensi, la premier ne tiene salda la guida, eppure va in pressing su tutto. Cerca alibi e alza polveroni. Attacca la magistratura che come noto, non ha padroni tranne che le leggi.  Si fa scudo degli uomini in divisa, “solo noi li proteggiamo dalle sinistre” peccato che le sinistre non abbiano mai attaccato le forze dell’ordine. La maggioranza provoca, istiga, fa dispetti. Il punto è perché. La lettura più semplice è la classica arma di distrazione di massa da una legge di bilancio povera e con poche prospettive. Non a caso l’Agenzia delle entrate è a caccia di tasse e contributi. Un’altra lettura dice più banalmente: “E’ la campagna elettorale bellezza”. Si vota domenica e lunedì in Emilia Romagna e Umbria. Le destre vogliono far bene in Emilia Romagna e per farlo sono arrivate ad usare la disgrazia delle alluvioni e dei mancati ristori. Le destre vogliono confermasi in Umbria. Il centrosinistra non c’è e il Pd da solo fatica a tenere testa agli attacchi forsennati di Salvini, Gasparri, La Russa, lo stesso Tajani. 

Il forfait tattico-politico

Ieri, ad esempio. Giorgia Meloni non si è presentata a Bologna per il gran finale della campagna elettorale. Alle 17 all’hotel Savoia era tutto pronto: palco, alleati e supporter, in prima fila, viceministro Galeazzo Bignami, quello che a Carnevale qualche anno fa si travestì da gerarca fascista ma non lui non vuole che si ricordi, ai piedi del palco Matteo Salvini Antonio Tajani e uno stuolo di inviati. E’ l’atto finale della campagna elettorale per le regionali e capita - per caso? - dopo un fine settimana caldissimo per via del corteo di Casa Pound autorizzato a Bologna a due passi dalla stazione, quella stazione che porta le ferite di 80 morti e oltre duecento feriti per mano fascista. Ci sono stati incidenti tra i centri sociali e le forze di polizia. Ci sono polemiche durissime tra maggioranza e opposizione. E così a Bologna Giorgia Meloni si presenta solo in videocollegamento. La scusa è pronta e lo staff è veloce: “L’incontro sulla legge di bilancio con i sindacati si è protratto fino alle 16 e 30. Impossibile per la presidente essere nel capoluogo emiliano. Non scappa, è che non ce la fa con i tempi”.

La delusione

Se uno volesse essere pignolo potrebbe osservare che invece di fare una pausa pranzo di due ore, la riunione poteva continuare con uno spuntino leggero al tavolo e il comizio a Bologna sarebbe stato “coperto”. Giorgia Meloni invece decide di non mettere la faccia nel capoluogo emiliano.romagnolo, compare videocollegata con golfino in lame dorato e se la cava con una battuta: “Il sindaco dice che sabato il governo ha mandato a Bologna trecento camice nere. Io ho visto solo le camice blu dei poliziotti aggrediti da quelli dei centri sociali. Hanno paura di perdere, è sempre così quando urlano al fascismo”.

Sorridente,  affettuosa  (“se io manco a voi, sappiate che io ho bisogno fisicamente di stare in mezzo a voi”), istituzionale, Giorgia Meloni ha scelto di non andare a Bologna. Lasciando molto delusa la candidata Ugolini e i supporter locali. Del resto la partita difficile se non impossibile. Ha scelto così di non mettere la sua faccia accanto a quella di Matteo Salvini che da quando ha vinto Trump fa il trumpista italiano e non passa giorno senza spararla grossa. Domenica è comparso in un video verticale, modalità social, per dire che “quelli dei centri sociali sono delle zecche rosse e comuniste”. Non ha detto che andrebbero schiacciate ma si vede che qualcuno lo ha zittito  per tempo. Nei giorni precedenti ha appellato i magistrati “comunisti con la toga rossa” declinando il concetto in numerose varianti.

I trumpisti al governo

Salvini è in buona compagnia: il senatore Gasparri (Fi) ha detto che “la segretaria del Pd ci sta portando alle soglie del brigatismo”; Ignazio La Russa, seconda carica dello stato, ha avvisato la sinistra di “non offrire un ombrello ai violenti”. Il tutto senza porsi neppure il dubbio che autorizzare il corteo di Casa Pound, estrema destra, a due passi dalla stazione di Bologna, a una settimana dalle elezioni regionali è stata una provocazione dichiarata. Il primo dirigente di polizia Girolamo Laquaniti, numero 2 dell’Associazione nazionale magistrati, dice: “Basta usare la polizia per fini politici, basta strumentalizzazioni, lavorare in strada in questo clima di radicalizzazione per noi è molto difficile e rischioso”.

Chiuso - per il momento - con le “zecche” dei centri sociali, Salvini ieri è tornato ad attaccare i magistrati.  Appena è stata pubblica nel pomeriggio la decisione del tribunale di Roma sui nuovi sette migranti mandati nei centri albanesi. Come previsto, sono stati riportati in Italia e liberati. Come era già successo, il giudice italiano non ha disapplicato il decreto ma ha chiesto alla Corte di Giustizia europea cosa fare. Nel frattempo tutti liberi. E il centro di Gjader resta vuoto nonostante un mese di apertura - e di costi - e un decreto che nella vulgata del governo doveva risolvere il tutto. Come se rendere primaria una norma italiana - cioè atto con forza di legge, prima era solo un decreto interministeriale - potesse ignorare il fatto che esistono leggi europee che dicono il contrario.

E i centri albanesi restano vuoti

In pochi minuti così il caso politico Salvini è passato dalle “zecche rosse” alle “toghe rosse”. “E’ una sentenza politica contro gli italiani e la loro sicurezza” ha detto il vicepremier leghista. “E’ una Capitol Hill al contrario, fatta dai magistrati che hanno condotte chiaramente eversive” s’è fatto sotto Gasparri che si vede non vuol essere da meno nella rincorsa a chi è più trumpista di Trump in Italia. Persino uno istituzionale come Tajani è arrivato a dire: “Non molleremo, l’Albania non è il Ruanda” il paese sotto dittatura in Africa dove l’ex premier britannico Richi Sunak voleva espellere i migranti già entrati in Gran Bretagna e condannati per reati. Anche lì dei giudici hanno detto no. E Sunak ci ha perso le elezioni.

La sezione immigrazione del tribunale di Roma, di fronte al recente decreto sui Paesi sicuri, ha sospeso il giudizio sulla convalida del loro trattenimento rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea. Gli otto migranti appena arrivati Gjader sono stati riportati in Puglia in un centro per richiedenti asilo.

L'aggiornamento della lista degli Stati di provenienza dei migranti ritenuti 'sicuri', elevata a norma primaria dopo la prima bocciatura dei giudici nel mese scorso, non ha quindi sortito gli effetti sperati dal governo, rimettendo in discussione il meccanismo dei rimpatri accelerati. I giudici di Roma hanno formulato quattro  quesiti assai articolati circa il concetto di “paese sicuro” e i criteri oggettivi e soggettivi della sicurezza. Salvini è arrivato a minacciare vendette: “Governo e Parlamento hanno il diritto di reagire per proteggere i cittadini e lo faranno”. Cioè, accelerazione sulla separazione delle carriere.   Per l’Associazione nazionale dei magistrati la nuova norma italiana è “incompatibile con il diritto dell'Unione europea” e nel dubbio è stato doveroso “sollevare un rinvio pregiudiziale”. Il Viminale - il ministro Piantedosi, che ancora deve spiegare l’imbarazzo della manifestazione a Bologna su cui la prefettura aveva ipotizzato “possibili rischi” -  si costituirà di fronte alla Corte di giustizia europea per sostenere le proprie ragioni ma i tempi per dirimere la questione sono lunghi.

Il 4 dicembre

Gli occhi di tutti sono adesso puntati sul prossimo 4 dicembre quando la Cassazione dovrà pronunciarsi in merito alla possibilità dei giudici di agire autonomamente oppure di doversi attenere alla lista dei Paesi sicuri stilata dal governo.

Il Pd ha gioco facile e parla di “figura barbina da parte del governo, a dimostrazione che con le forzature e con i trucchetti per aggirare la legge non si va da nessuna parte. L'unico effetto è quello di condannare persone esauste, che arrivano in Europa per scappare da violenze e discriminazioni, a nuovi viaggi e trasferimenti estenuanti. Una scelta crudele e vergognosa che sta peraltro determinando danni enormi al bilancio dello Stato”.

A Palazzo Madama il capogruppo di Italia Viva, Enrico Borghi, chiede che il ministro dell'Interno riferisca al Senato “e spieghi cosa sta accadendo. Abbiamo dei poliziotti che controllano il nulla in terra d’Albania mentre dovrebbero essere qui in Italia a controllare l'ordine pubblico davanti alle scuole e nelle strade”. Secondo Filippo Miraglia, presidente dell’Arci,  “siamo all’uso dello Stato per fini di propaganda”. Una situazione molto grave.

Rispetto alla quale Giorgia Meloni ha deciso comunque di non metterci la faccia e di starne anzi lontana. Per vergogna o imbarazzo. O perchè fa fare il lavoro sporco ad altri.  Oppure per un terzo motivo. Visto che con la maggioranza di cui dispone, la premier dovrebbe governare senza ricorrere a provocazioni e trovate.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
I più recenti
Presidente del Consiglio della Campania Oliviero escluso dal Pd
Presidente del Consiglio della Campania Oliviero escluso dal Pd
Meloni: non litigo con Tajani e Salvini, il Governo non cadrà
Meloni: non litigo con Tajani e Salvini, il Governo non cadrà
Italia - Argentina, Clarin: Milei accetta invito Meloni ad Atreju
Italia - Argentina, Clarin: Milei accetta invito Meloni ad Atreju
Teleborsa
Le Rubriche

Alberto Flores d'Arcais

Giornalista. Nato a Roma l’11 Febbraio 1951, laureato in filosofia, ha iniziato...

Alessandro Spaventa

Accanto alla carriera da consulente e dirigente d’azienda ha sempre coltivato l...

Claudia Fusani

Vivo a Roma ma il cuore resta a Firenze dove sono nata, cresciuta e mi sono...

Claudio Cordova

31 anni, è fondatore e direttore del quotidiano online di Reggio Calabria Il...

Massimiliano Lussana

Nato a Bergamo 49 anni fa, studia e si laurea in diritto parlamentare a Milano...

Stefano Loffredo

Cagliaritano, laureato in Economia e commercio con Dottorato di ricerca in...

Antonella A. G. Loi

Giornalista per passione e professione. Comincio presto con tante collaborazioni...

Lidia Ginestra Giuffrida

Lidia Ginestra Giuffrida giornalista freelance, sono laureata in cooperazione...

Alice Bellante

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla LUISS Guido Carli...

Giuseppe Alberto Falci

Caltanissetta 1983, scrivo di politica per il Corriere della Sera e per il...

Michael Pontrelli

Giornalista professionista ha iniziato a lavorare nei nuovi media digitali nel...