Meloni, oggi il passaggio di consegne con Draghi. Il timing istituzionale, il dossier sul gas e le prime misure
“Orgoglio e responsabilità” sono le sue parole. Un messaggio che ripeterà oggi ai ministri nel primo Cdm, dopo il passaggio della campanella
Giorgia Meloni giura nelle mani del presidente della Repubblica - va a memoria e l'emozione le fa 'sbagliare' la formula di rito - e garantisce che il governo si metterà "subito al lavoro" per "servire il Paese". Ora è il momento di parlare poco e lavorare molto, il senso racchiuso nel tweet che posta subito dopo aver lasciato il Colle. “Orgoglio e responsabilità” sono le sue parole. Un messaggio che ripeterà oggi ai ministri nel primo Cdm, dopo il passaggio della campanella con Mario Draghi. Perché quelle sfide da "fare tremare i polsi", elencate più e più volte durante la campagna elettorale, ora sono lì.
Le felicitazioni di Ue e Usa e le tante attese
E la premier sa che tutti gli occhi sono puntati su di lei, in Italia e all'estero, e non ci saranno sconti, già al primo passo falso. I primi contatti internazionali arrivano subito dopo, con le telefonate con Ursula Von der Leyen e i vertici delle istituzioni europee con cui, assicura, il nuovo governo di centrodestra è "pronto a collaborare". L' esito del Consiglio europeo, crisi energetica, guerra in Ucraina, attuazione del Pnrr e politiche di coesione, un prossimo viaggio a Bruxelles: a quanto si apprende sarebbero stati questi i principali temi al centro dei colloqui telefonici di oggi tra il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, e i vertici delle Istituzioni europee. "Dobbiamo assolutamente lavorare per un rapido intervento di riduzione dei prezzi dell'energia per famiglie ed imprese" ha detto la Meloni parlando con i suoi collaboratori. Il dossier energia, d'altronde, è quello in cima alla lista delle preoccupazioni del nuovo governo.
Politica estera: europeismo, atlantismo, Kiev
La Meloni ringrazia via social tutti i leader stranieri che le hanno fatto gli auguri per l'incarico, compresi Viktor Orban e il polacco Mateusz Morawiecki. Al presidente Volodymyr Zelensky ribadisce che l'Italia sarà "sempre" dalla parte dell'Ucraina, e al presidente degli Usa, Joe Biden, cui assicura di non vedere l'ora di rafforzare "amicizia e partnership transatlantica, fondata su valori comuni". Europeismo, atlantismo, e sostegno a Kiev contro la guerra di Putin, d'altronde, per la leader di FdI non sono mai stati in discussione. Concetti che ribadirà al presidente francese Emmanuel Macron, che dovrebbe incontrare lunedì a Roma per un primo, probabilmente breve, faccia a faccia che serve a riallacciare i rapporti dopo l'incidente delle parole della ministra francese Laurence Boone ("vigileremo sul rispetto dei valori e dello stato di diritto", aveva detto la ministra francese, ne era seguito, in pratica, un incidente diplomatico).
Dopo il giuramento - che, sottolinea, cade nel giorno in cui si festeggia San Giovanni Paolo II - la neo-premier si concede qualche ora di riposo in famiglia, dopo aver partecipato al funerale di Francesco Valdiserri, il 18enne investito e ucciso sul marciapiede a Roma figlio di due giornalisti del Corsera, di cui una, la bravissima Paola Di Caro, segue la Meloni per lavoro.
Il dossier sul gas e le prime misure economiche
Ma ora sa che dovrà buttarsi a capofitto sui dossier internazionali, a partire dalla trattativa sul gas, tanto che già martedì si potrebbe vedere - di nuovo, al tavolo dei ministri Ue in materia - Roberto Cingolani, nella veste di consulente del nuovo ministro all'Ambiente e alla Sicurezza energetica Gilberto Pichetto, il quale invece dovrebbe rimanere a Roma per il voto di fiducia.
Ma anche sulle emergenze economiche interne. L'agenda dei primi giorni sarà serrata: il primo Consiglio dei ministri, che si terrà oggi, formalizzerà le cariche di vicepremier per Matteo Salvini e Antonio Tajani, e nominerà Alfredo Mantovano sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ma l'obiettivo sarebbe quello di chiudere anche sui sottosegretari in settimana, subito dopo avere incassato la fiducia alle Camere. Nella partita potrebbe di certo rientrare il suo braccio destro, Giovanbattista Fazzolari, che in molti danno come sottosegretario, sempre a Palazzo Chigi. Ma ci saranno da accontentare anche e soprattutto gli alleati che già scalpitano.
Le competenze dei ministeri e il ‘sottogoverno’
E da sedare le polemiche che già sono partite attorno al controllo della Guardia costiera. "Avremo tempo per parlare anche" dei porti, rivendicati dalla Lega, si defila Nello Musumeci, titolare del ribattezzato ministero del Sud e delle politiche del mare. Tecnicamente, le deleghe di un ministro con portafoglio non dovrebbero poter passare a un ministro senza portafoglio, ma qui la querelle è squisitamente politica.
Essenziale, comunque, è che l'intera macchina sia subito operativa perché l'idea è quella di procedere il prima possibile con un nuovo decreto contro i rincari dell'energia, utilizzando quel 'tesoretto' da 10 miliardi lasciato in eredità da Draghi per prorogare fino a fine anno le misure in scadenza a novembre. Prima di dedicarsi alla definizione, complicata, della prima manovra economica targata Meloni. Ma dopo tutto, prima ancora, cioè, della Politica, va detto del ‘colore’. Ieri è stato il ‘suo’ giorno. Quello dei look, delle mise, dei familiari, etc. Ormai, anche questo ‘è’ politica, quindi, se ne parla anche qui né si potrebbe fare diversamente.
La piccola Ginevra protagonista
Le sfilano davanti per il giuramento, uno dopo l'altro, i ministri del suo governo, il primo della storia repubblicana guidato da una donna, ma gli occhi della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono solo per la piccola Ginevra. Ripetutamente la premier cerca lo sguardo della figlia di sei anni, in prima fila tra i parenti seduti nel Salone delle feste del Quirinale. La bimba, capelli ricci e biondissimi, stretta in un candido abitino color panna con 'scaldacuore' in tinta, ha con sé uno zainetto colorato e siede accanto al padre Andrea Giambruno. Si distende sulle sue gambe, cerca un contatto, forse per esorcizzare l'emozione del momento, che è davvero solenne. Lui, il compagno di Meloni, resta sempre impassibile nel suo abito scuro, sfoggia una cravatta 'patriottica' con un piccolo tricolore. Accanto a loro, Arianna Meloni: sceglie un tailleur chiaro per partecipare alla cerimonia: è in doppia veste di sorella della premier e moglie del ministro all'Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
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Il look della premier e le cravatte dei ministri
Dall'altro lato del lungo salone, al fianco del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, resta in piedi per tutta la cerimonia la nuova presidente del Consiglio. Per giurare Meloni ha scelto un look total black (in realtà blu notte): giacca nera, pantaloni neri, camicia intonata. Sul lato lungo siede la squadra di governo, che restituisce un colpo d'occhio all'insegna della sobrietà. In abito scuro (nero, grigio o blu) gli uomini, in prevalenza con cravatte blu o azzurre.
Sarà per questo che spicca la cravatta verde scuro del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che non sarà tonalità 'leghista' ma sempre verde è; così come quella rossa (sic) del ministro dell'Agricoltura Lollobrigida, o la regimental blu e rosa del guardasigilli Carlo Nordio.
La verifica parlamentare della fiducia
La maggioranza, andrà meglio ‘verificata’ nelle Camere (Camera e Senato: la nostra, è bene ricordarlo, è una repubblica parlamentare e l’atto che dà vita, come segna la fine, dei governi, è la fiducia che il Parlamento stesso accorda loro, non a caso si chiama ‘rapporto fiduciario’ governo-Camere, anche se, in realtà, nella storia repubblicana, sono stati solo 2 i governi ‘caduti’ in Parlamento ed entrambi guidati da Prodi: Prodi I e Prodi II), dove, martedì prossimo, si terranno le votazioni per la fiducia. Esse devono raggiungere, formalmente, una maggioranza solo ‘numerica’ (i sì devono battere i no) ma, concretamente, una maggioranza ‘politica’: la maggioranza assoluta (50%+1) in entrambe le Camere (104 voti al Senato, dove sarebbero 101, ma ci sono 6 senatori a vita, e 201 voti alla Camera dei Deputati).
Ma vediamo ora il timing, dalla fiducia alla manovra
Il conferimento dell'incarico per formare un governo a Giorgia Meloni, che ha accettato senza riserva, rappresenta una accelerazione nel timing fino al voto di fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Questo che pubblichiamo qui di seguito è un possibile elenco delle scadenze principali, da qui alla fine dell'anno, per il nuovo governo e, anche, per il nuovo Parlamento.
22 OTTOBRE. Dopo il giuramento al Quirinale, il Governo, a partire da ieri, è entrato nella pienezza dei propri poteri. Per capirsi, se il governo venisse, per qualsiasi ragione, ‘battuto’ alle Camere, il governo dimissionario e in carica “per il disbrigo degli affari correnti” sarebbe quello Meloni e non più quello di Draghi.
23 OTTOBRE - A Palazzo Chigi ci sarà il passaggio delle consegne con Mario Draghi, il cosiddetto 'passaggio della Campanella' e si terrà la prima riunione del Consiglio dei ministri.
25 OTTOBRE. Il Governo si presenta in Parlamento per la fiducia. Si comincia al mattino alla Camera (per tradizione istituzionale, a ogni governo le due Camere si ‘alternano’, in quanto a chi vota, per prima, la fiducia). Qui la premier Giorgia Meloni farà le sue dichiarazioni programmatiche. Al termine del discorso si sposterà al Senato per consegnare il testo dell'intervento tenuto a Montecitorio. Non è ancora chiaro se la fiducia in entrambi i rami del Parlamento arriverà nella stessa giornata o si articolerà in due giorni, con il voto al Senato che, dunque, potrebbe slittare, fino al 26 ottobre.
26 OTTOBRE. La Commissione Speciale costituita per l'esame dei provvedimenti, prima che vengano istituite le Commissioni permanenti, come avviene ad ogni inizio di nuova legislatura, comincerà a lavorare sul decreto legge Aiuti Ter il cui approdo in Aula è previsto il 7 novembre.
DAL 27 OTTOBRE. Delineati con il primo voto di fiducia in entrambe le Camere i perimetri della maggioranza parlamentare, si costituiscono le Commissioni permanenti. Nella settimana che parte il 7 novembre i presidenti di Camera e Senato potrebbero già convocarle perché eleggano i loro rispettivi presidenti.
ENTRO IL 31 DICEMBRE. Come primo passo ,sul fronte dei conti pubblici, il governo dovrebbe chiedere al Parlamento l'autorizzazione a utilizzare i 10 miliardi di 'tesoretto' sul 2022 per prorogare fino a fine anno quella parte di aiuti sulle bollette in scadenza a novembre, con il varo successivo di un decreto ad hoc che potrebbe diventare emendamento al decreto Aiuti ter.
Poi ci saranno da integrare la Nadef (Documento di programmazione e bilancio, varato a giugno) e il Dpb (la vera e propria manovra economica, ex ‘Legge Finanziaria’, con il quadro programmatico perché il governo Draghi ha indicato, finora, solo ‘il tendenziale’, non potendo fare altro. A quel punto dovrà essere presentata la legge di Bilancio, che dovrà essere approvata definitivamente dal Parlamento entro il 31 dicembre, perna il ricorso all’esercizio provvisorio di Bilancio. Un atto da evitare, come si sa, per ogni governo e a ogni costo.