Meloni-Schlein, è ripartito il duello muscolare che ricorda Trump-Harris. Cosa c'è dietro?
Mentre la premier era a Budapest per il vertice europeo, la segreteria del Pd ha utilizzato un’espressione che ha inferocito l’inquilina di Palazzo Chigi
Da qualche giorno il dibattito in Italia si è polarizzato sul modello dello scontro tra Donald Trump e Kamala Harris. In tanti si iniziano a domandare cosa stia succedendo. E quali possano essere le conseguenze. Certo è che Giorgia Meloni ed Elly Schlein non scherzano e duellano a distanza come se fossero in piena campagna elettorale. Il livello dei decibel è aumentato considerevolmente. Per comprendere qualcosa basta mettere in fila quello che è successo nelle ultime 72 ore è significativo.
Botta e risposta Meloni-Schlein
Tre giorni fa, mentre la premier era a Budapest per il vertice europeo, la segreteria del Pd ha utilizzato un’espressione che ha inferocito l’inquilina di Palazzo Chigi: per i lavoratori questo governo «usa l’olio di ricino», e questo per rispondere all’accusa di rappresentare una sinistra al «caviale» che le era stata mossa da Meloni. Sabato lo scontro si è di nuovo acceso perché Schlein è scesa in piazza a Bologna assieme a diverse associazioni di sinistra per protestare contro la concessione di una manifestazione a Casa Pound. Tutto questo è sfociato in scontri di piazza, tre feriti, e con l’irritazione del governo, cui poi è seguito l’attacco di Meloni: «Spiace constatare che certa sinistra continui a tollerare e, talvolta, a foraggiare questi facinorosi, anziché condannare apertamente questi episodi e mostrare solidarietà a chi, ogni giorno, lavora per garantire la sicurezza di tutti».
Scontri di Bologna
Il dito di Meloni è rivolto contro la stessa Schlein, in piazza anche lei contro la manifestazione del pomeriggio di Casa Pound: «La mia totale solidarietà va agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine, che con fermezza e professionalità hanno affrontato i soliti violenti, tra lanci di petardi e sassi, rischiando la loro incolumità». A questo punto la segretaria del Pd non ha risposto ma c’ha pensato il sindaco di Bologna Matteo Lepore a replicare: «Io mi chiedo come sia possibile ancora una volta che Bologna non venga rispettata: domani ci sarà la presidente Meloni in città, ci hanno mandato 300 camicie nere, noi invece vorremmo ancora a chiedere i fondi per l'alluvione. I principali ministri del governo e la presidente del consiglio sono venuti in tre giorni, e esattamente in mezzo arrivano i Patrioti CasaPound. Non andava gestito così l'ordine pubblico, credo che il Ministero degli Interni su questo debba dare spiegazioni alla città di Bologna».
Meloni e l'uscita di Salvini
Insomma, sembra di essere tornati agli anni ’70. Dietro questo amarcord agli anni terribili del Belpaese, si cela una strategia ben definita dei due attori protagonisti della politica italiana: Meloni e Schlein. Fonti qualificate confermano che «fa gioco alle due leader polarizzare lo scontro». D'altro canto l’inquilina di Palazzo Chigi deve “normalizzare” il leader della Lega Matteo Salvini, uscito vittorioso dalle elezioni americane, essendo l’unico della coalizione di centrodestra ad aver sostenuto Donald Trump. Non a caso, proprio nelle ore del duello sugli scontri di Bologna, proprio Salvini è uscito alla sua maniera: «Immagini vergognose e inaccettabili ieri da Milano e Bologna, bisogna chiuderli questi centri sociali occupati dai comunisti e lo chiederò oggi stesso al ministro Piantedosi. Chiederò una ricognizione di tutti i centri sociali di sinistra occupati abusivamente perché sono covi di delinquenti». E ancora sempre Salvini in vista del voto in Emilia-Romagna e Umbria: «Domenica tra fare la croce sul simbolo della Lega e sul simbolo del Pd c'è di mezzo il mondo e io dico che in democrazia è legittima sia l'una che l'altra scelta però se guardiamo ai fatti di ieri la Schlein era a Bologna dove dei delinquenti dei centri sociali hanno preso a bastonate e sprangate dei poveri poliziotti e dalla sinistra non è venuta una parola di condanna. Poi dicono che i violenti saremmo noi. Guardate che covo di violenti qua questa mattina». Un’uscita, quella di Salvini, per rimettersi al centro della scena. Non è dato sapere se Meloni abbia o meno condiviso le affermazioni del vicepremier leghista.
Schlein e Conte ringalluzzito
Certo è che nei prossimi giorni continuerà a rispondere, quando sarà il caso, alla leader del Pd, Elly Schlein. E lo stesso farà la stessa Schlein che a sua volta se la dovrà vedere con Giuseppe Conte, ringalluzzito dalla Costituente del Movimento 5Stelle e dalla vittoria di Trump che negli anni della presidenza del Consiglio lo ribattezzò “Giuseppi”. Inoltre, al Nazareno pare siano preoccupati delle regionali del prossimo fine settimana quando torneranno alle urne due regioni chiave per il centrosinistra, l’Umbria e l’Emilia-Romagna. Vincerle entrambe sarebbe un segnale nei confronti dell’elettorato di centrosinistra ma anche un messaggio di vitalità per il futuro dell’ex campo largo. Ecco perché anche ieri Schlein ha attaccato l’esecutivo su un’altra questione, relativa al ruolo della magistratura, che divide la destra dalla sinistra: «Continuo a dare solidarietà a quei giudici che vengono messi sotto scorta per effetto di minacce che dipendono anche da un clima inaccettabile di attacco istituzionale nei loro confronti. Lo scontro istituzionale non fa bene al Paese, soprattutto rispetto a delle persone che, come si è dimostrato sul caso dell'Albania, stanno solo applicando delle sentenze della Corte di Giustizia europea; quindi, stanno solo facendo il loro lavoro». Cosa replicherà questa volta Meloni?