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Meloni e Schlein, due leader che non possono fare sogni tranquilli

La premier teme i trattori, la segretaria del Pd è preoccupata dall'attivismo di Conte e dal M5S.

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
Meloni e Schlein
Meloni e Schlein (Foto Ansa)

Giorgia Meloni teme i trattori. Elly Schlein è preoccupata da Giuseppe Conte e dal M5S. I trattori e l’ex premier disturbano i sogni delle due leader che duellano per la sfida delle elezioni europee. La presidente del Consiglio e la segretaria del Pd stanno provando a polarizzare il dibattito per cercare di isolare gli avversari interni. Non è dato sapere se ci riusciranno o meno. E non è dato sapere quando si terrà il duello televisivo. Aprile potrebbe essere il mese cerchiato in rosso. Gli staff sono in contatto e a quanto pare starebbero per definire il confronto.

Meloni e la protesta dei trattori

Sia come sia, da più parti si racconta che le due leader non facciano sonni tranquilli. Anzi. Meloni, per dire, si ritrova oggi a doversela vedere con la protesta dei trattori. Una protesta che potrebbe trasformarsi in un partito. Non a caso ci sono Istituti di sondaggi che quotano il potenziale partito dei partiti sopra l'1%. E anche se gli agricoltori assicurano di non essere fascisti e di destra e di non volere etichette, si sono messi in moto direzione Capitale per quella che hanno ribattezzato la marcia su Roma. Venerdì sarà il grande giorno dei trattori nel capoluogo del Lazio: si presenteranno a pochi passi dai palazzi della politica per manifestare il loro disappunto rispetto alle politiche dell’esecutivo e dell’Europa. «La situazione è molto positiva. Domani (oggi per chi legge NdR.) definiamo il tutto», spiega all'Adnkronos, Salvatore Fais, il portavoce del Coordinamento Nazionale Riscatto Agricolo. La protesta continua a crescere. Sono tornati in pompa magna vecchie conoscenze come Mariano Ferro che olo qualche anno fa aveva animato la protesta dei forconi. «La Meloni - si sgola il forcone Ferro - convochi tutta la grande distribuzione ed imponga padiglioni di prodotto garantito e controllato Made in Italy su tutto il territorio nazionale. Le nostre produzioni rispettano dei protocolli precisi dal punto di vista fitosanitario che giustamente ci massacrano l'esistenza e per questi sacrosanti motivi a difesa della salute del consumatore non possono essere confuse con merce proveniente da paesi in cui si produce con prodotti antiparassitari che da noi sono considerati cancerogeni da anni».

I gilè verdi chiedono il conto

Non hanno etichette ma di fatto sono collocati nel destracentro. Chiedono il conto a chi come Francesco Lollobrigida, oggi ministro dell’Agricoltura, solo poco tempo fa sfilava con loro. «Sono quindici giorni che Lollobrigida ci fa sapere di essere all’estero o comunque in giro. Ma non può scappare sempre, adesso deve schierarsi, deve dire se è con gli agricoltori oppure no» tuona sulla Stampa Andrea Papa, titolare di un’azienda che produce fieno, paglia e cereali, nonché uno dei portavoce di Riscatto Agricolo. In questo contesto a mettere difficoltà il governo Meloni si è inserito il solito Salvini. Non è stato lui in persona a intervenire ma lo hanno fatto i suoi colonnelli. Gianmarco Centinaio, vicepresidente del Senato in quota Lega, cavalca la protesta, ha invitato i trattori a Palazzo Madama e ritiene che debba essere congelata l’Irpef sui terreni agricoli: «La Lega ha fatto la prima mossa alla Camera, ora dipende dal governo e dal ministro».

Il "solito" Salvini

E ancora: «Noi abbiamo presentato con il capogruppo Molinari la nostra proposta e poi certo bisogna trovare i soldi. Ma se il governo e quindi il ministro delle politiche agricole e la presidente del Consiglio sono d’accordo, i soldi come sempre si trovano». Come dire, noi - cari amici dei trattori - siamo rimasti dalla vostra parte, adesso tocca al governo della presidente Meloni. Insomma, tanto della campagna elettorale si gioca su un settore che è da sempre stato collocato a destra o comunque nel centrodestra. Non a caso dalle parti di Fratelli d’Italia si percepisce un certo fastidio. Basta vedere cosa ha detto il vice capogruppo di Fd’I alla Camera, Alfredo Antoniozzi: «Ho letto che il Pd vuole i trattori davanti a Palazzo Chigi invece che a Sanremo. E lo fa dopo avere votato tutte le risoluzioni europee contro gli agricoltori italiani. Mi sa che ad Amadeus bisognava fare la domanda integrata e chiedere se fosse anticomunista, perché il PD fa propaganda proprio come i comunisti. Un'incredibile faccia tosta dopo avere votato tutto il pacchetto Timnermans sul green deal che Fratelli d'Italia ha avversato. Io che ovviamente non sono mai stato fascista mi chiedo ironicamente se non si debba fare la domanda diversa e cioè se ci siano ancora comunisti in Italia, viste le bugie e il propagandismo che fa il PD sulla questione agricoltura dopo avere votato a favore delle follie verdi in Europa».

La carta dell'Irpef 

Palazzo Chigi si augura che l’intervento sull’Irpef, seppur con un tetto fino a 10 mila euro, possa alla fine placare la protesta dei trattori. Altrimenti sarà complicato gestire tutto questo malcontento nelle prossime settimane. Tutto questo viene sottolineato dal grillino Stefano Patuanelli: «Per capire quanto questo Governo sia fuori dalla realtà, basta leggere la nota del Presidente del Consiglio. Si esulta per aver bloccato un regolamento che non era mai entrato in funzione e che era arenato in Consiglio UE, dopo aver ricevuto anche un voto contrario al Parlamento europeo. Forse bisognerebbe iniziare a dare spiegazioni sul taglio alla decontribuzione Irpef, sul taglio per i finanziamenti ai giovani agricoltori e sulla distruzione del piano Agricoltura 4.0 (avviato dal governo Conte II) su cui il settore primario stava puntando. Tutte cose che l'Europa non ha mai chiesto».

Schlein preoccupata dall'attivismo di Conte

Dall’altra parte del campo Elly Schlein vuole far tornare il partito al 25%. Al momento gli istituti di ricerca quotano il Nazareno al 20%. Ma la campagna elettorale è ancora lunga. Tutto può succedere. Oltretutto la polarizzazione dello scontro aiuterà Schlein e il Pd. Eppure anche da quelle parti non fanno sonni tranquilli. Giuseppe Conte continua a tenersi a debita distanza: «Per presentare domani un progetto serio e credibile va approfondito il confronto oggi. Dobbiamo scacciare l’ipocrisia: non possiamo nasconderci le differenze, anzi proprio su questo serve un chiarimento. E soprattutto non si può chiedere certo al Movimento di abbandonare quella forza propulsiva che da oltre 10 anni sta cambiando il Paese». Nessun matrimonio all’orizzonte. Il M5S non intende fidanzarsi con il Pd. Non lo farà prima delle europee. Troppe le differenze oggi sulla politica estera. E soprattutto tanta la distanza tra Conte e Schlein. Il primo non accetta che Schlein sia la leader della potenziale coalizione di centrosinistra. E la seconda non accetta il primo. A conferma di tutto questo oggi Schlein e il Pd faranno un presidio sotto la Rai «per dire basta a 'Tele-Meloni' e basta a un servizio pubblico svilito a essere portavoce della propaganda governativa». Assente i 5Stelle. Un segnale di non poco conto. Ed è la ragione per cui i sogni del Pd si potrebbero trasformare in incubi.

Giuseppe Alberto Falcidi Giuseppe Alberto Falci   
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