Meloni e Salvini contro il Presidente Mattarella: “Gli immigrati aumentano i casi di violenza sessuale"
I dati dicono il contrario: su 99 femminili, 83 sono stati commessi da italiani, spesso familiari. Per quello che riguarda le “semplici” violenze, 4 su 10 sono compiute da stranieri. Molto pericolosi certi distinguo
Non si sa perchè lo ha fatto. Ma lo ha fatto. “Verrò definita razzista, ma c’è un'incidenza maggiore purtroppo nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente. Perché chiaramente quando non hai niente si produce una degenerazione che può portare da ogni parte”. Così la premier Giorgia meloni in un’intervista uscita ieri, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, su Donna Moderna. Per per tutto il giorno, diciamo così “in diretta, ha detto il contrario. Ma in quell’intervista rilanciata ieri ha fatto un errore grave e pericoloso. Grave perchè i numeri dicono il contrario: su 99 femminicidi dal primo gennaio a oggi in Italia, 83 sono stati compiuti da italiani e spesso da mariti o fidanzati. Anche aggressioni e violenze “solo” 4 su 10 sono commesse da stranieri. L’anno scorso era il 4,6%, in leggere calo, quindi. Pericolose, le parole di Meloni, perchè oltre ad essere state dette una premier donna, contribuiscono alla non soluzione del problema. Così come aggravano il problema i suoi ministri, da Salvini a Valdidatara che per primi hanno portato avanti questa denuncia/tesi sbagliata.
Dunque perchè Meloni ha voluto fare questo errore da matita blu? Unica risposta possibile può essere per dare un contentino alla Lega sempre più in difficoltà nella sua maggioranza e quindi sempre più alla ricerca di acuti per alzare bandierine stupide e pericolose. Oppure per alimentare la sua narrazione di un pericolo sicurezza legato all’immigrazione: è vero che tanti, troppi immigrati in circolazione senza un tetto nè cibo creano insicurezza e pericolo. Ma questo è un altro tema. Ci porterebbe ad esempio ai centri in Albania da ieri nei fatti congelati in attesa di capire cosa farne. Cinico e sbagliato mescolarlo con la violenza sulle donne.
Infatti, dopo aver detto che la violenza sulle donne è in pratica un effetto collaterale dell’immigrazione clandestina, la premier aggiunge, nella stessa intervista, che il governo ha dato “segnali molto importanti” per aiutare le donne come “le assunzioni e il trattamento delle forze dell’ordine, poi i reati perché anche quelli servono per combattere l’insicurezza dilagante nelle nostre città, e il tema del contrasto all'immigrazione illegale di massa”. Insiste nell’errore in modo internazionale visti numeri che sono stati diffusi e che dicono appunto il contrario (anche su aggressioni e violenze, e non femminicidi, il dato degli immigrati è circa il 40%, dunque la minoranza), è il vicepremier e ministro Matteo Salvini: “Difendere le ragazze significa anche riconoscere l’inevitabile e crescente incidenza degli aggressori stranieri”. Quello sugli immigrati, ha rincarato Salvini, è “un dato preoccupante che non sminuisce in alcun modo i casi italiani ma evidenzia le pericolose conseguenze di un'immigrazione incontrollata, spesso proveniente da Paesi che non condividono i principi e i valori occidentali”. Immigrazione=insicurezza, un sempreverde delle propaganda leghista.
E’ triste vedere come di fronte ad una piaga drammatica come quella dei femmincidici che è prima di tutto culturale un pezzo così importante del governo ne abbia una visione così distorta. Significa allontanare la strada verso la soluzione.
Le parole di Mattarella
Per fortuna ieri ha parlato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Basta “alibi”, distinguo e scuse: la violenza sulle donne è “un'emergenza continua” ha scritto in un messaggio per la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Meloni, Salvini e gli altri parlano dopo e dicono cose diverse. Opposte. Dunque contro il Capo dello Stato, per mettere con lui una “giusta” distanza. Anche questo è da sottolineare.
Il 25 novembre, cioè la giornata per l'eliminazione delle violenze sulle donne, viene celebrato in tutto il mondo con manifestazioni, eventi e proteste. I numeri sono ancora impressionanti: secondo una indagine dell'Ue sulla violenza di genere, circa 50 milioni di donne tra i 18 e i 74 anni, ovvero quasi il 31%, ha subito violenza fisica o sessuale, minacce incluse. Le Nazioni Unite invece segnalano come almeno 85.000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente in tutto il mondo nel 2023, “la maggior parte da parenti”.
In Italia più dei dati dominano le schermaglie semantiche, le interpretazioni politiche delle parole che, al di là del dizionario, sono sostanza per la vita delle donne. Come il termine “patriarcato” bollato, tra le polemiche, nei giorni scorsi dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara come una mera “visione ideologica”. Ancor di più divide la sottolineatura, ripetuta da Meloni e Salvini, di una maggiore incidenza di violenze contro le donne da parte degli immigrati. In una giornata nella quale due italiani saranno condannati all’ergastolo per l'omicidio di altrettante donne (Impagnatiello condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giulia Tramontano e Turetta che lo rischia per quello di Giulia Cecchettin) l’opposizione si schiera sulla linea di Mattarella.
Il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, si associa alla richiesta di evitare alibi: “La violenza, le molestie contro le donne non possono avere alcuna giustificazione” e “nulla - sottolinea - può giustificare la sopraffazione, nessuna scusa!”. “Non c'è spazio per la negazione di ciò che è sotto gli occhi di tutte e tutti, le istituzioni dovrebbero lavorare insieme per mettere fine alla violenza strutturale contro le donne” insiste la segretaria del Pd Elly Schlein. La narrazione di Meloni “non aiuta quella che dovrebbe essere una battaglia comune - punta il dito il capogruppo del Pd Francesco Boccia - non riconoscere la violenza maschile come ragione culturale non aiuterà certo la tutela dei diritti delle donne. Può essere forse utile per giustificare lo spreco del centro migranti in Albania, ma i dati ci dicono che in più del 70% dei casi il femminicida è un familiare o un conoscente: il partner o l'ex partner. Quelli della violenza sulle donne e del femminicidio sono fenomeni che non riguardano l'etnia, la classe sociale, e non conta sei sei andato all'università o meno: siamo di fronte a problemi di natura culturale”.
Ma torniamo al Capo dello Stato, durissimo nel denunciare i ritardi della società e della politica italiana: “E’ addirittura superfluo sottolineare che non ci sono scuse accettabili a giustificazione della violenza di genere. La violenza contro le donne presenta numeri allarmanti. È un comportamento che non trova giustificazioni, radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano o minimizzano gli abusi, che si verificano spesso anche in ambito familiare”.
In serata la premier, in apertura del Consiglio dei ministri, ha voluto correggere il tiro delle sue parole. “La politica ha già saputo dare in più occasioni un segnale di unità e mi auguro che si possa continuare su questa strada, al di là delle differenze e oltre gli steccati ideologici”. La violenza sulle donne, ha aggiunto, “è un fenomeno complesso, che si manifesta in mille forme e comincia in mille modi. Il femminicidio è il suo volto più estremo e brutale, ma sono tanti i modi in cui si manifesta. Per questo dobbiamo fare sempre di più e per questo governo la lotta contro la violenza contro le donne è una priorità soprattutto attraverso cultura, sport e scuole”. Parole questa volta giuste. Corrette. E, allora, perchè in mattinata la premier ha voluto giocare con un tema così delicato?