Meloni e le prove da “padrona di casa” al Quirinale. Ma il superstar è Mattarella. E anche Draghi

Dopo tre anni torna la cerimonia del saluto alle autorità nei giardini del Quirinale. Il concentrato di tutto il potere in quattro ettari di giardini, aiuole, statue e buffet. Draghi saluta e scherza. La premier fa selfie dalla terrazza più bella

Foto Ansa
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Giorgia Meloni fa selfie e brindisi dalla terrazza più bella del mondo, quella del Quirinale. “Presidente, qua, facciamolo qua… alla Repubblica”. Il Capo dello Stato, padrone di casa che riesce sempre di più e meglio a mescolare eleganza, autorevolezza e comfort, la raggiunge e alza il calice alla Repubblica. “E tanto il prossimo pensa di essere lei…” bisbigliano un paio di presenti. Intanto c’è Sergio Mattarella, poi si vedrà. La riforma costituzionale è una strada lunga e tortuosa, come cantavano i Beatles.

Poco più in là, tra la ghiaia che separa il palazzo dal giardino e dove la scalinata invita al prato, si crea un assembramento, discreto, senza selfie: c’è Mario Draghi, la sorpresa che non ti aspetti perché se il protocollo prevede l’invito per tutti i presidenti del consiglio, non sono certo obbligati ad esserci.  E Draghi non è certo uno che ama le situazioni affollate. Con presenza di giornalisti, per giunta. Con un piede che vorrebbe andare e l’altro costretto a restare, l’ex premier invece scherza con i giornalisti: “No, a me non mancano le conferenze stampa”; “Sembro più riposato? Vi assicuro che prima non è che fossi stanco” e poi, riferito alla finale persa della Roma: “No, non commentiamo la partita di ieri sera per favore”. Poi un colloquio riservato a due tra Draghi e Mattarella. Alla figlia Laura, scherzando, poi dirà: “Io lo ascolto (riferito a Mattarella, ndr), solo che lo capisco dopo”. E ciascuno qui può intendere ciò che vuole. Le possibilità sono molte. Riferite al passato. E anche al futuro.

Successo Schlein

Elly Schlein, esordio assoluto nei giardini del Quirinale e al tradizionale ricevimento per la Festa della Repubblica, in quasi quattro ore riesce a muoversi di una cinquantina di passi: gli ospiti la bloccano alle prime palme, subito dopo il cortile di ghiaia, e non la mollano più. C’è molta curiosità per la segretaria del Pd e ha fatto bene a mettere da parte la tradizionale ritrosia o alterità, chissà (una delle “accuse” è propria quella di “non” esserci) e a prestarsi a quel rito collettivo, fisico nel senso che è in presenza, necessario, affascinante che è il ricevimento del Presidente della Repubblica nei giardini del Quirinale. Il primo giugno ci vanno politici, autorità, manager pubblici e privati, banchieri e ambasciatori e diplomatici, volti tv e personalità della cultura e dello sport. Oggi tutti possono andare a passeggiare in quei meravigliosi giardini all’italiana, quattro ettari di prati, roseti, specie arboree rare, statue, busti e complessi marmorei, cespugli di bosso che disegnano geometrie ordinate, fontane e angoli di sosta.  Mettendosi in coda come hanno fatto anche ieri i circa duemila invitati del Capo dello Stato creando un ordinato serpentone che zigzagava in tutta la piazza.

Duemila invitati

Ma torniamo dentro i giardini dove in questo giorno dell’anno sfila più o meno tutto il potere del Paese. Ci sono circa duemila persone, forse mai così tante, del resto la cerimonia quest’anno si porta dietro molte “prima volte”: è la prima volta dopo tre anni di pausa forzata causa pandemia; è la prima volta con un governo di destra in carica e guidato da una donna premier; è anche la prima volta con lo stesso Capo dello Stato al secondo mandato. Sarà per tutto questo che Mattarella ha deciso di rompere le righe e il protocollo: basta quella lunga fila alla Coffee house dove ogni anno si celebrava quel saluto al Capo dello Stato ribattezzato “il baciamano”. Per la prima volta infatti Sergio Mattarella, accompagnato passo passo dalla figlia Laura, è andato lui a passeggio tra i viali del giardino per salutare i suoi ospiti. Due, anche tre giri tra strette di mano e saluti (a parte Draghi, non risultano altri colloqui più riservati). C’è tutto il governo. Premier, presidente del Senato e della Camera sono arrivati tra i primi e hanno preso parte al tradizionale concerto con Inno di Mameli. Ancora prima Mattarella aveva incontrato il corpo diplomatico di tutte le ambasciate presenti a Roma tranne quella Russa e Bielorussa.  E ha ribadito, tra gli altri, un punto “attualissimo":  “La Costituzione repubblicana, figlia del riscatto dalle tragiche esperienze della dittatura e del Secondo conflitto mondiale, indica il ripudio della guerra quale strumento di risoluzione delle controversie. Si tratta di un principio attualissimo e profondamente sentito, di cui l'inaccettabile aggressione della Federazione Russa all’Ucraina rappresenta la più brutale ed evidente negazione”.

Tutto il governo presente

Meloni sfoggia completo da cocktail pantaloni chiari con blusa di chiffon con motivi floreali e sandalo con piccoli strass. La Russa e Fontana sono in abito scuro entrambi con rispettive signore. Anche la premier è con il compagno. Arriva tutto il governo al gran completo, uno dopo l’altro, Tajani e Salvini, Crosetto e Giorgetti che resterà il più possibile defilato quasi tutta la sera mentre il titolare della Difesa si aggira spesso in zona buffet allestito al centro del giardino in forma quadrato più una cinquantina di camerieri  che girano con i vassoi lungo i vialetti. Ci sono Pichetto Fratin (“La notizia oggi è che Mattarella ha firmato il decreto. Sul Commissario non sappiamo ancora nulla”)  e la Roccella, Abodi e Schillaci, Valditara e Lollobrigida, Fitto, anche lui molto defilato (“Pnrr?Tutto bene, procediamo”) . Tutti. Fratelli d'Italia è al gran completo. La Lega anche, Rixi in rima fila. Schlein è arrivata con i capigruppo Boccia e Braga. Meloni e Guerini fanno capannello per conto loro, Boccia va e viene. Giuseppe Conte non è pervenuto (ma forse non l’abbiamo visto tra così tanti invitati). Presente Luigi Di Maio che nella sua nuova veste di delegato Ue per il Golfo intrattiene due elegantissimi diplomatici con tuniche nere con profili dorati in filato di lino e seta pregiatissimo. A proprio agio anche il Pope ucraino. Il Terzo Polo è presente con Richetti, Paita e  Carfagna. Non si vedono nè Calenda nè Renzi.

Draghi e Landini

Ci sono i leader sindacali. Landini cerca Draghi: “Ci dobbiamo vedere perchè ti devo chiedere una cosa…”. L’ex premier accetta rinviando a tra qualche giorno per una serie di impegni a cominciare dai nipotini. Poi passa la premier:   “Presidente se non saluti i

sindacati…” la ferma il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri. Meloni scambia un saluto con lui e con il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, con tanto di baci sulle guance. “Così loro fotografano” ha scherzato a sua volta la premier, indicando i cronisti che poco prima aveva giù definito: “Origliatori seriali…”. Poco prima Meloni aveva incrociato Luciano Violante. Una pacca sulla spalla e un veloce “come stai presidente?”. Violante e il sottosegretario alla Presidenza Mantovano: è un asse che decide molto più di quello che si possa immaginare. Basta leggere le ultime nomine.

C’è tanta Rai, i nuovi dirigenti Sergio e Rossi ricercati da tutti, quelli in uscita un po’ in disparte. I nuovi direttori dei vari Tg ricevono e prendono le misure su quello che sarà. Intanto Zoro controlla tutta la scena dal punto più alto e centrale dei giardini. Accanto a lui Concita De Gregorio. Si vede tutto da qui. Ma non sono ammesse telecamere. Ma Propaganda saprà raccontare ugualmente la serata. Anche senza telecamere.  

Tutti bene e a proprio agio

Mattarella fa un ultimo giro di saluti quando sono ormai le      21. Il padrone di casa ha concluso la sua lunga giornata. Gli ospiti, ancora tanti, sono rimasti fino alle 22. Stanno tutti bene al Quirinale. La destra è a proprio agio, accasata e comoda. Pronta a restare il più a lungo possibile. E anche dopo.