Il “debutto” europeo e gli aiuti a famiglie e imprese: i due appuntamenti che Meloni non può sbagliare
Oggi in missione a Bruxelles per incontrare Metsola, Von der Leyen e Michel. Prevarrà la Meloni che dice all’Europa “la pacchia è finita”? Intanto si lavora al Consiglio dei ministri di domani. All’ordine del giorno aiuti a famiglie ed imprese e legge di bilancio. La buona notizia è che il buon andamento dell’economia fa crescere il tesoretto da 10 a 15-19 miliardi
Diciamo che la prima non è andata benissimo. Ora che tutti hanno la nomina in tasca e la squadra di governo è al gran completo, certe cose si possono dire meglio. Ad esempio che il decreto anti rave party “se è scritto male, sarà cambiato dal Parlamento” (Maurizio Lupi, Noi moderati). Che, tanto per cominciare, “la pena dovrà scendere sotto i 5 anni così si evita il rischio di andare ad intercettare i ragazzini” (il viceministro alla Giustizia Sisto e il vicepremier Tajani, entrambi di Forza Italia). Per non parlare della parte sanitaria del decreto (via libera al ritorno dei medici no vax in corsia): qui Forza Italia e centristi sono schierati a testuggine, guai ad arretramenti su vaccini e dintorni. E mano male che il ministro della Salute ha fatto il passo indietro sull’uso delle mascherine. Su questo un contraccolpo grosso è arrivato dalla Lombardia: nella sua lettera di dimissioni da vicepresidente della Regione e assessore alla Sanità, Letizia Moratti indica anche il suo forte disappunto per la linea “bomba-libera-tutti” assunta dal governatore Fontana. Moratti correrà alla regionali con una lista propria. E qui è da vedere a chi darà più noia. Di sicuro manda all’aria i piani del centrodestra, soprattutto di Salvini e Berlusconi.
Il debutto a Bruxelles
Giorgia Meloni dovrà oggi mettere da parte questo simpatico fardello e pulirsi occhi e mente per il suo debutto europeo. E’ la sua prima trasferta da Presidente del Consiglio, sa di andare nel parterre politico dove Draghi è in assoluto considerato il top e sa anche di portarsi dietro una serie di giudizi e definizioni euroscettiche - in buona parte frutto di propaganda e posizionamento in cerca di consenso - che non sarà facile spiegare, smentire, modificare. Giorgia Meloni ha preparato a lungo questo suo debutto e ha messo in conto di dover gestire lo scetticismo con cui alcune cancellerie hanno accompagnato la nascita del governo di destra. C’è da dire che Meloni arriva a Bruxelles forte della presidenza del gruppo Conservatori europei: essere “amica” dei polacchi in questa fase della storia è certamente d’aiuto (in funzione anti-Putin e pro-Ucraina). Assai meno essere amica di Orban, di Marine Le Pen o di Santiago Abascal, leader di Vox.
Il programma oggi è serrato: al Parlamento europeo con Roberta Metsola (16.30), con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen (17.30) e infine con il numero uno del Consiglio europeo Charles Michel (18.30). La prossima settimana ci sarà l’esordio tra i Capi di Stato e di governo alla Cop 27 (sul clima) a Sharn el Sheik e il 20 novembre il G20 di Bali. A quel punto Presidente del consiglio e governo saranno non solo rodati ad ogni livello ma anche padroni della macchina.
Doppio binario
Meloni non avrà alcun problema nel collocare il governo italiano convintamente a fianco della resistenza ucraina, con l'Occidente e con la Nato. Al di là di certe fughe in avanti verbali che ogni tanto scappano a Forza Italia e alla Lega. Questo capitolo è chiuso: ogni tanto ci potrà essere qualche ricaduta ma non ci sono dubbi sulla collocazione internazionale dell’Italia. Rispetto all'Europa, invece, Meloni sarà costretta a destreggiarsi su un doppio binario: da una parte sperare di ottenere aperture sulle modifiche al Pnrr e cercare sponda sul grande tema dell’energia; dall'altro continuare a denunciare d avere du professare i suoi dubbi su certi meccanismi comunitari.
Le puntualissime anticipazioni dell’annuale libro-strenna di Bruno Vespa sono il biglietto da visita che introduce la presidente del Consiglio a Bruxelles. “Una politica estera europea non esiste: sulla Libia siamo andati in ordine sparso e la stessa cosa è accaduta sulla crisi ucraina. Poi, invece, vediamo che l'Europa deve occuparsi di gender”. La sua idea, invece, è “quella di un'Europa confederale in cui viga il principio di sussidiarietà. Non faccia Bruxelles quello che può fare meglio Roma (ad esempio misurare il diametro delle vongole), non agisca Roma lì dove, da soli, non si è competitivi (fisco, competizione, pandemia, energia, ndr)”.
In missione con Fitto
Uno dei temi centrali, soprattutto nell'incontro con Von der Leyen, sarà quello delle eventuali modifiche al Pnrr. Accanto a Meloni ci sarà il ministro per gli Affari europei, il fidatissimo Raffaele Fitto, che ha la delega sul Piano ed è europarlamentare uscente. Uno che a Bruxelles sa muoversi a dovere. Ora però, al di là delle sicure capacità dialettiche di Fitto, per le istituzioni europee non c'è spazio per “modifiche sostanziali” al Pnrr mentre Meloni continua a insistere che alcuni obiettivi erano stati fissati prima che scoppiasse la guerra in Ucraina e hanno per forza di cose bisogno di essere rivisti.
La Commissione però ha già deciso, con fatica e lentezza, il modo per affrontare la crisi energetica: potenziare con un nuovo capitolo di spesa il pacchetto Repower Ue (che fa parte del Next generation Ue) il cui obiettivo è liberare l'Europa dalla dipendenza dalla Russia e dalle fonti fossili. Poi ci sono le misure che Draghi è riuscito a portare a casa nell’ultimo suo Consiglio Ue due settimane fa: il tetto al prezzo del gas nell’ambito di una fascia di oscillazione del prezzo, la fine del monopolio del mercato Ttf, la riforma del mercato dell’energia a livello europeo. Tutto questo ha fatto precipitare il prezzo del gas intorno ai 100 euro per mgw (in agosto era arrivato a 340) e le bollette, grazie alla modifica voluta dal governo Draghi per cui Arera aggiorna le tariffe ogni mese e non più ogni tre, avranno già da novembre un significativo ridimensionamento. Si calcola un aumento del 5% contro il previsto 70%. E’ il regalo più importante che Draghi potesse lasciare a Meloni.
Altri dossier
Poi ci sono altri argomenti che non è detto che Meloni possa affrontare oggi ma che restano con massima evidenza sul tavolo per le prossime occasioni. Il primo è quello della gestione dell'immigrazione irregolare per cui l’Italia torna a chiedere “condivisione effettiva da parte degli altri paesi Ue”. A cominciare dal fatto che se la nave Ong che salva vite in mare batte bandiera tedesca, il paese che deve accogliere sarà la Germania. E via di questo passo. Altro tema fondamentale sarà quello della revisione del Patto di stabilità. La Commissione darà la sua proposta il 9 novembre. A Bruxelles ci si aspetta che l'attuale presidente del Consiglio sia in continuità con chi l'ha preceduta. Importante sarà il rapporto che il ministero dell'Economia, Giancarlo Giorgetti stabilirà con il commissario Paolo Gentiloni. Infine, c'è la questione dell'ambiente e degli impegni anti inquinamento previsti dal Green new deal. Il timore, visto dai vertici europei, è che l'Italia possa cambiare la sua posizione rispetto al passato. Nel suo discorso di insediamento alla Camera, Meloni aveva parlato della necessità di un “ecologismo conservatore” in contrapposizione con “l'ambientalismo ideologico”.
Ma gli occhi restano sui conti
Meloni tornerà a Roma in serata. Per affrontare domani il vero banco di prova del governo, o almeno il più atteso. Se il primo consiglio dei ministri è stato per far vedere che al governo c’è un governo di destra (con i risultati che abbiamo detto), il secondo, cioè domani, dovrà dimostrare che il governo di destra sa dare le risposte che in questi anni all’opposizione ha sempre fatto ampio sfoggio di saper dare.
Diciamo subito che sul fronte dei numeri arrivano buone notizie, per fortuna e per merito di chi l’ha preceduta a palazzo Chigi. L'andamento del Pil superiore alle attese (+0,5%) dovrebbe infatti tradursi in risorse aggiuntive a disposizione del governo. I calcoli e le valutazioni sono ancora in corso e al ministero dell'Economia regna il massimo riserbo, ma dalle ipotesi che circolano il tesoretto di circa 10 miliardi di minor deficit lasciato dal governo Draghi potrebbe aumentare di almeno 5 miliardi. A certificare i numeri sarà la Nadef domani in Consiglio dei ministri. Nella stessa riunione anche la Relazione sull'aggiustamento di bilancio che contiene il nuovo pacchetto di aiuti per tutelare famiglie e imprese fino alla fine dell’anno che vedrà luce o con un decreto a parte (Aiuti 4) o con un emendamento al già incardinato Aiuti 3, l’ultimo fatto da Draghi che ha portato a 66 miliardi gli aiuti del governo a famiglie ed imprese a partire da gennaio 2022.
Oltre il pil (+0,5%) si registra anche il buon andamento dei conti pubblici, con il continuo miglioramento del fabbisogno (nei primi 10 mesi a 56,5 miliardi) grazie soprattutto al buon andamento dell'Iva. E il deficit al 5,1% per il 2022 potrebbe essere rivisto ulteriormente al ribasso (dal 5,6% del Def di aprile). Risultato: il tesoretto potrebbe arrivare tra i 15 e i 19 miliardi.
Legge di bilancio da 40 miliardi
Questi numeri aiuteranno anche gli spazi di manovra per la legge di Bilancio. Nel complesso la manovra dovrebbe arrivare a mobilitare una cifra intorno ai 40 miliardi, con una dote in deficit che potrebbe essere di circa 21 miliardi. I tre quarti delle risorse sono destinate al pacchetto energia.
“I pochi soldi che ci sono serviranno a coprire il taglio delle bollette per chi è in difficoltà” ripete la premier Giorgia Meloni. Per il resto, la legge di bilancio interverrà sul tema pensioni e sul cuneo (dando continuità all'attuale taglio di due punti). Un decreto fiscale collegato varerà probabilmente una nuova rottamazione. Il governo ha già espresso la volontà di intervenire sulle cartelle, nonostante i buoni risultati raggiunti finora con la strategia degli avvisi bonari (compliance). In linea con gli obiettivi del Pnrr, sono stati riscossi dai contribuenti irregolari 2,1 miliardi contro i 2,4 stimati dal Piano entro la fine dell’anno. Il governo dovrà anche sbloccare la spending review rimasta al palo rispetto ai target del Piano. In manovra anche l'estensione della flat tax (15% fino a 85mila di reddito) , la riduzione della tassazione sui premi di produttività, la revisione del superbonus e del Reddito di cittadinanza, con i sussidi limitati a chi non può lavorare e corsi di formazione per gli altri. Sono vacanti migliaia di posizioni da saldatore e cameriere.