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Meloni con Salvini contro le toghe e contro l’Europa. Insieme ad Orban, però

Il leader della Lega lancia la grande mobilitazione in difesa di “un grande italiano sotto processo”. Il vero obiettivo è silenziare Vannacci e la fronda interna, organizzare bene Pontida e le campagne elettorali. Ma c’è anche molto nervosismo. La sentenza non arriverà prima della fine dell’anno. L’inattesa presa di posizione di Meloni rischia di complicare il dossier Fitto

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Salvini e Meloni (Ansa)
Salvini e Meloni (Ansa)

Una democrazia che si basa sulla divisione dei poteri - legislativo, esecutivo, giudiziario - ha un problema serio se la Presidente del Consiglio, il vicepremier (imputato) e il ministro dell’Interno contestano la richiesta della pubblica accusa in un processo di primo grado. E’ quello che sta succedendo in queste ore, dalle 15 di sabato 14 settembre, da quando l’aggiunto di Palermo Marzia Sabella ha concluso la sua requisitoria chiedendo una condanna di sei anni per l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. I fatti sono noti: nell’agosto 2019, Salvini titolare del Viminale e Piantedosi capo di gabinetto chiudono i porti italiani a chiunque portasse a bordo clandestini e naufraghi. Premier è Giuseppe Conte e l’altro vicepremier Luigi di Maio, alle Infrastrutture e quindi ai porti c’è Danilo Toninelli. Succede che un paio di navi restano alla fonda fiori di porti con i loro carichi di varia umanità anche per venti giorni. E’ il caso della Open Arms, 147 profughi e naufraghi tenuti al largo sulla barca sotto il sole e in condizioni igieniche insostenibili per oltre venti giorni.

“Il caos istituzionale”

Dopo due anni di indagini e tre anni di udienze, sabato era il giorno dei pm che hanno processato Salvini (e solo lui, non Conte e neppure Di Maio) per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. Merita ricordare che Salvini ha voluto il processo e chiese ai suoi in Giunta prima e in aula poi di votare a favore del rinvio a giudizio. La richiesta dei pm è stata di sei anni.  Potevano arrivare fino a quindici, si sono tenuti bassi. Hanno motivato la loro richiesta con il fatti che Salvini era “consapevole”, che ha “piegato le norme e il diritto internazionale alla strategia dei porti chiusi”, che ha provocato un “caos istituzionale” perché ha costretto altri organismi ad approntare soluzioni di fortuna”. Tutti reati commessi, secondo l’accusa, “non per attuare la linea politica del governo (motivo per cui l’allora premier Conte e l’ex ministro Toninelli non sono stati coinvolti, ndr) bensì l’autopromozione di se stesso”. Che è esattamente ciò che Salvini ha fatto in questi anni rispetto al processo usato udienza dopo udienza come una passerella . Cosa che sta facendo in queste ore lanciando sui social un video - preregistrato perché era ovvio che i pm chiedessero la condanna - di quattro minuti dal titolo “Solo contro tutti” in cui, camicia nera su fondo scuro, interpreta la vittima dei giudici e della magistratura. Interpreta se stesso in un momento molto speciale per la sua leadership, per il partito e per l’intera maggioranza.

La grande mobilitazione

Bisogna fare attenzione alla date: la sentenza arriverà non prima della fine dell’anno; il 18 ottobre parlerà la senatrice Giulia Bongiorno che è l’avvocato di Salvini e sarà il giorno dalla grande arringa. Da qui ad allora ci sarà oltre un mese di tempo per Salvini per battere la gran cassa della vittima del sistema giudiziario, dell’eroe nazionale  punito perché tutela la nazione e i suo confini e altre corbellerie simili. Salvini stile Trump, insomma, che a forza di predicare odio finisce per essere odiato, vittima di attentati (anche ieri sera) e del suo stesso risentimento e stile aggressivo. C’è una regia e un disegno preciso in quello che stiamo vedendo. Il leader della Lega, in difficoltà al suo interno, spera di trovare benzina nelle pieghe del processo e delle sue fasi per tenere a bada il generale Vannacci che giovedì a Viterbo presenterà il suo movimento; per calmare la fronda interna che aspetta i congressi (che vengono sempre non a caso rinviati); per costruire il successo di Pontida (6 ottobre). Fin qui è tutto abbastanza chiaro.

La scelta di Meloni

Assai meno lo è il motivo per cui la premier Meloni e un pezzo di governo come il ministro dell’Interno vogliano seguire Salvini in una recita a soggetto assai poco istituzionale, più in stile Orban e Trump che da leader europeo. E perché faccia questo proprio alla vigilia di un passaggio delicatissimo per il nostro governo come la presentazione dei Commissari Ue da parte di Ursula von der Leyen (domani all’Europarlamento). “Qualunque cosa accada, finché non si risolve il dossier Fitto noi stiamo molto bassi su tutto” spiegavano fonti di Fdi sabato in mattinata in attesa della richiesta. Ma poi ha parlato Meloni e la musica è cambiata all’improvviso: “E’ incredibile che un ministro della Repubblica rischi fino a sei anni di carcere per aver svolto il proprio lavoro difendendo i confini della Nazione. Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo. Totale solidarietà al ministro Salvini”. Il governo dichiara guerra alla magistratura. Rinnegando i diritti. Tutto questo non farà piacere a Bruxelles. Significa forse che la battaglia per Fitto è già persa? Che sarà commissario ma non avrà la vicepresidenza esecutiva? Poche ore e lo sapremo.

“Processo ad un italiano”

Intanto Salvini continua ad organizzare la sua marcia verso Pontida e per difendere la sua leadership. In Italia e in Europa.   Ha aggiornato la sua biografia “Controvento” con tredici pagine intitolate “Processo a un italiano” per raccontare quello che considera un processo politico. Lo stesso pensa il centrodestra intero, incluso il presidente del Senato Ignazio La Russa: “Ho fiducia piena nella giustizia, ma penso che spesso la pubblica accusa, in processi come questo, fa prevalere la tesi che vuole affidare al pm il compito di interpretazione estensiva delle norme”. Oggi pomeriggio ha convocato d’urgenza il Consiglio federale convocato d'urgenza per organizzare la mobilitazione permanente fino alla sentenza. C’è un solo punto all’ordine del giorno: “Iniziative della Lega per difendere la Democrazia, il voto popolare e la sicurezza dei cittadini messi a rischio da una sinistra anti-italiana che usa i Tribunali per le sue vendette politiche”. Si stanno decidendo gli slogan, sui social leghisti già dilaga l'hashtag #iostoconsalvini. Si prepara una raccolta firme a sostegno del leader, con gazebo nelle piazze nei prossimi due fine settimana. Difficile ancora prevedere che impatto possa avere una eventuale condanna sul governo. Intanto attorno al vicepremier fa quadrato il governo a partire da Meloni.

Un processo “politico”

“Processo politico” è la frase che ricorre più spesso nei commenti del centrodestra.  Il Presidente del Senato punta il dito “su quelle toghe che vanno oltre il codice di procedura penale e pensano di correggerle. Ma non tocca alla magistratura correggere le norme, anche quando fossero sbagliate: può solo applicare la legge”. Non è ovviamente il caso della Open arms dove Salvini avrebbe violato il diritto internazionale. L’Anm parla di  “attacchi gravi”  verso i pubblici ministeri e di “insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di governo”. Sullo sfondo c'è la riforma per la separazione delle carriere, un disegno di legge costituzionale varato a maggio dal Consiglio dei ministri e ora in commissione Affari costituzionali alla Camera, la stessa che esamina il premierato. Senza la “pre-condizione che non è uno scontro politica-magistratura” - è convinto La Russa - la riforma diventa impossibile”.

Opposizioni in difesa della magistratura

Il clima in effetti è tutt’altro che disteso che poi c’è anche la Liguria, l’inchiesta, il patteggiamento, il voto qui e anche in Umbria e in Emilia Romagna. “L'attacco del governo alla magistratura è fuori posto. Non è opportuno commentare processi in corso, ed è molto grave l'uso da parte del governo della Rai” ha detto ieri  la segretaria del Pd Elly Schlein. Per Angelo Bonelli (Avs) l’intervento di Meloni su Open Arms “apre un conflitto costituzionale”. Riccardo Magi (+Europa) definisce premier e vicepremier “gli Orban alla amatriciana”.   Per inciso, la pubblica accusa nel processo di Palermo ha voluto stabilire una volta per tutte che nulla e nessuno mai in uno stato di diritto può superare i diritti fondamentali della persona,  alla salute, alla vita,  alla libertà personale. Neppure Salvini difensore della patria. Perché i confini del diritto valgono più dei confini nazionali. 

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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