Accordi con l'Arabia, Meloni: "Nessuna incoerenza". E sui dazi di Trump frena: "Non conviene a nessuno"
La premier risponde agli attacchi delle opposizioni sulla sua visita al principe saudita bin Salman che quando stava all'opposizione criticava duramente ma con cui adesso fa contratti per 10 miliardi in armi e energia. La premier parla anche delle esternazioni dell'alleato americano
"Nessuna contraddizione con quello che dicevo ieri e quello che faccio oggi". Ne è sicura Giorgia Meloni che ieri è volata in Arabia saudita per un faccia a faccia con Mohammed bin Salman. Le critiche, piuttosto, andrebbero all'opposizione che "mi rinfaccia qualunque cosa". Per la premier che si trova nel Paesi del Golfo per negoziare 10 miliardi di dollari di contratti per le industrie italiane, per settori quali la difesa, l'energia, i piani per l'Africa, quelle parole dette quando stava all'opposizione - per cui l'Arabia saudita era "una nazione fondamentalista" e criticava duramente Renzi per i suoi legami con Riad - non hanno niente a che vedere con il partenariato commerciale che si crea tra Italia e Paesi arabi. "Altro tema, completamente altro tema, che io ho posto in passato - ha precisato infatti la presidente del Consiglio - è la questione eventualmente di chi dovesse favorire attività di proselitismo in Europa. Su questo io non ho cambiato idea, ma non mi pare che ci sia nulla di tutto questo nel lavoro che abbiamo fatto in questi giorni".
Da Gedda sul Mar Rosso a Riad, la capitale dell'Arabia Saudita, cui seguirà oggi l'incontro con il principe ereditario e primo ministro, Salman bin Hamad Al Khalifa a Palazzo Qudaibiya, a Manama in Bahrain. Nell'incontro con il principe saudita, Meloni ha anche sottolineato la possibilità dell'ingresso dei sauditi nel Gcap. "Chiaramente è un lavoro non immediato - ha aggiunto -, perché dobbiamo chiudere il lavoro a tre con il governo della Gran Bretagna e del Giappone e favorire un avvicinamento del Regno Saudita". Il Global Combat Air Programme (GCAP) è un progetto militare multinazionale (Giappone, Italia, Regno Unito) di caccia multiruolo stealth.
Meloni: Arabia Saudita attore chiave
Per Meloni, in tutto il Medioriente l'Arabia Saudita è "un attore chiave. Sull'ipotesi che supportiamo di una normalizzazione e di una soluzione dei due Stati (il riferimento è alla Palestina ndr), la normalizzazione dei rapporti tra Arabia e Israele può facilitare il percorso. Ma anche in Libano, dove l'Arabia ha ruolo chiave nel rafforzamento delle istituzioni libanesi e nell'elezione del nuovo presidente".
Non è mancato il riferimento alle minacce di Donald Trump in relazione ai dazi che il tycoon promette di applicare indistintamente, laddove ci sia una convenienza per gli Usa e nei casi in cui sia necessario per favorire altre pretese statunitensi. Si veda la Colombia, costretta ad accettare il rimpatrio dei suoi connazionali dagli Usa pena dazi sulle merci del 25%. Per Meloni "lo scontro non conviene a nessuno". "Il dialogo e una soluzione equilibrata e bilanciata sono il modo per affrontare" il tema, ha spiegato ai giornalisti, "e quindi farò tutto quello che posso e la strada che intendo percorrere è la strada che intendo suggerire, per trovare delle soluzioni insieme all'amministrazione americana".
Meloni spiega che "la questione del surplus commerciale non è una questione che nasce con la presidenza Trump, è una questione che le amministrazioni americane hanno posto spesso. Nel 2023 - ha osservato - tra Europa e Stati Uniti nel commercio di beni c'era un surplus a favore dell'Europa di oltre 150 miliardi". Dato dal quale deriva la sua "comprensione" nei confronti degli Usa. Ma se poi, dice, si guarda con attenzione la bilancia del commercio dei servizi, "il surpluso di 100 miliardi è a favore degli Usa". Per questo sostiene "che si tratta di economie complementari e interconnesse e che quindi, diciamo, uno scontro non conviene a nessuno".
Trump e "Gaza da svuotare": Meloni frena
Cauta anche sull'ultima uscita dell'amico americano su "Gaza da svuotare" dai palestinesi. Meloni smorza e afferma che "il presidente Trump dice una cosa molto giusta quando sostiene che la ricostruzione di Gaza è una delle sfide principali che abbiamo di fronte e che per riuscire serve un grande coinvolgimento della comunità internazionale. Dopodiché, per quello che riguarda i rifugiati non siamo di fronte a un piano definito, siamo piuttosto di fronte a delle interlocuzioni con gli attori regionali che sicuramente su questo vanno coinvolti".