Anche la Meloni contro l'allargamento al centro. Salvini e Berlusconi si chiudono a riccio
Da sempre le elezioni si vincono al centro e non sulle estreme. Il capo della Lega a Genova per incontrare Bucci.

Il “Modello Genova” e il “Modello Liguria” fanno paura al centrodestra old style, quello modellato sugli anni Novanta-Duemila e dintorni, con Forza Italia, Lega (allora Nord, oggi Salvini) e Fratelli d’Italia (allora Alleanza Nazionale, a sua volta eredità del Movimento sociale).
Giorgia Meloni non ha affrontato direttamente il tema e si gode il risultato che vede Fratelli d’Italia al suo massimo storico a Genova, sia pure sotto il dieci per cento, soglia psicologica di una città che cita in continuazione il suo essere medaglia d’oro della Resistenza, ma manda avanti i suoi per stroncare anche solo l’idea di assessori nella giunta Bucci che abbiano provenienze dal centrosinistra, minacciando l’appoggio esterno, circostanza che non sembra terrorizzare il sindaco e che contraddice l’accoglienza data dai gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia ad alcuni ex pentastellati.
Di più. Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si sono subito chiusi a riccio rispetto al disegno di Giovanni Toti che con Liguria al centro ha proprio in testa un centrodestra nuovo, di cui il trionfo dei suoi sindaci Marco Bucci a Genova e Pierluigi Peracchini alla Spezia è un perfetto esempio, con l’allargamento verso tutte le forze civiche e centriste, da Matteo Renzi con Italia Viva a Carlo Calenda con Azione.
E proprio Renzi ieri ha posto Bucci nel suo Pantheon dei sindaci ideali, del mondo del fare, insieme a Giuseppe Sala che potrebbe essere un altro ospite di quest’area, e a Luigi Brugnaro, primo cittadino di Venezia.
Si vince al centro
Insomma, da sempre le elezioni si vincono al centro e non sulle estreme (è uno dei motivi per cui, nonostante il forte gradimento di Fratelli d’Italia è difficile immaginare Giorgia Meloni candidata premier, perché sarebbe destinata a fare la versione italiana di Marine Le Pen, che vola verso alte percentuali, ma mai sufficienti a superare il 50 per cento dei voti) e il progetto di Toti e Bucci va esattamente in questa direzione, con il pragmatismo davanti ad ogni ideologia.
Ma, per l’appunto, Giorgia è furba, si gode il risultato e manda avanti i suoi a fare la faccia cattiva.
Sono invece la Lega e Forza Italia, che escono a pezzi dal trionfo delle tre civiche di Bucci e Toti, quasi al 35 per cento, racimolando insieme solo il 10 per cento. E però sono proprio le due forze che più si sono schierate contro il progetto.
Salvini a Genova
Matteo Salvini è venuto a Genova, già martedì mattina, a spoglio appena ultimato e proclamazione ancora lontana per incontrare Bucci, stupendo lo stesso sindaco e persino i leghisti, visto che l’ha annunciato soltanto a Edoardo Rixi, suo plenipotenziario ligure, ex viceministro delle Infratrutture e dei Trasporti nel primo governo di Giuseppe Conte, ma soprattutto autore materiale del “decreto Genova” che ha permesso la costruzione del Ponte in tempi record e ancor più soprattutto amico fraterno di Matteo Salvini (ma non nemico di Giancarlo Giorgetti, anzi).
Che senso aveva la visita di Salvini? Proprio quello di capitalizzare l’asse con Berlusconi in nome del vecchio centrodestra, di stoppare il “centrodestra nuovo” e allargato al centro di Toti – con cui sul punto aveva litigato anche quando il presidente della Liguria stroncò la velleitaria e perdente operazione di votare la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati come presidente della Repubblica, puntando invece su Pierferdinando Casini in grado di allargare la base di centrodestra – spiegando che non è affatto interessato al progetto.
E poi, in qualche modo, Salvini ha voluto lanciare con la sua presenza il messaggio che se Bucci è lì è perché il suo primo talent scout è stato proprio Edoardo Rixi, che lo scelse ascoltando i consigli di buoni amici, con una domanda da statista. Che non era “Per chi vota questo Bucci?”, ma “E’ bravo questo Bucci?”. Insomma, con la sua visita a sorpresa, non gradita da molti, in qualche modo il leader leghista ha voluto esplicitare il suo ius primae noctis.
E insieme a lui a chiudersi a riccio rispetto alla concorrenza al centro sono stati gli azzurri, che hanno avuto un duro scontro dialettico con i totiani ed esultano per aver strappato un secondo consigliere comunale all’Udc a cui era stato assegnato in un primo tempo, prima dei riconteggi. Ma si parla proprio delle briciole e sembra più un problema di sopravvivenza del partito di Berlusconi che di un vero progetto politico.
Con i meloniani genovesi a dire no ad assessori di Italia Viva, veto invece assolutamente ingiustificato per Bucci.
Toti difende la sua idea
Insomma, se il vecchio centrodestra si è chiuso a riccio contro lo schema Toti, stravincente a questo giro, Toti invece per difendere la sua idea spara a palle dialettiche incatenate. A Salvini dice infatti, ironizzando sulla sua visita a Palazzo Tursi, sede del Comune, per mettere il cappellino sul trionfo di Bucci: “Matteo Salvini frequenta molto la regione Liguria, ma talvolta penso che non colga fino in fondo i segnali, come accade in questo caso. Nessuno vuol allargare il centrodestra alla sinistra. Credo che oggi si dovrebbe tenere conto che sia a destra che a sinistra il 44 per cento dei consensi a queste amministrative sono andate a liste civiche di ispirazione locale e moderata da una parte e dall'altra", con riferimento anche a Genova Civica, la lista del candidato sindaco alternativo a Bucci Ariel Dello Strologo, che ha a pieno titolo il profilo per far parte di un disegno politico come questo.
Ma, se possibile, la carta vetrata dialettica di Toti è ancor più ruvida per i suoi ex compagni di partito, sotto il 4 per cento a Genova: "Credo che si dovrebbe tenere conto che, con un partito come Forza Italia che ormai in regione Liguria è quasi evaporato e che in Italia ha un termometro che non segna buona salute, il polo moderato ha bisogno di una rappresentanza che si allarghi, senza nulla togliere alla storia di Forza Italia, ma allargando ad altri. Penso che oggi l'impegno dei leader importanti, e Salvini è uno di questi, debba essere quello di costruire una nuova casa del centrodestra, una confortevole area per quel popolo moderato che ha votato Toti, Bucci, Lagalla, il candidato di Catanzaro e ha votato tanti bravi sindaci. Il centrodestra "a tre punte", Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia è finito e oggi rischia di non avere numeri né classe dirigente. Invertiamo il percorso: portiamoci a casa la volontà di tanti bravi amministratori del territorio, costruiamo anziché sul Parlamento sulle amministrazioni locali la nostra offerta di governo, costruiamo una Costituente dove tutti possano dialogare alla pari, dove i quarti di nobiltà vengono azzerati, dove la storia del passato venga superata per costruire la Terza Repubblica di questo Paese. E’ una sfida ambiziosa che spero la Lega tra i nostri alleati colga".
Vertice di Forza Italia
Il vertice locale di Forza Italia risponde durissimo ricordando che alle regionali 2020 gli azzurri erano andati peggio e che invece Toti perde molto, anche ovviamente perché stavolta il favorito dalla candidatura in prima persona che trascina le civiche era Bucci. E l’ex azzurra e consigliere regionale totiana, oltre che coordinatrice della campagna elettorale della lista del governatore, Lilli Lauro ha gioco facile a ironizzare: "Hanno ragione gli amici di Forza Italia: contenti loro contenti tutti. Anzi, per dimostrare tutta la nostra vicinanza, visto che sono soddisfatti, non posso che augurar loro di andare avanti su questa strada che giudicano di grande successo. Ove ritengano invece di dover lavorare per ristrutturare seriamente la casa dei moderati nel centro-destra, sono certo che troveranno nel governatore Toti interlocutore attento e disponibile”.
Scontro finale
Insomma, siamo allo scontro finale, al redde rationem fra i difensori del centrodestra storico e i teorici del centro come unico luogo possibile della politica vincente in futuro.
E, forse, la risposta migliore è il voto per i Municipi di Genova, dove il centrodestra allargato a Italia Viva e, seppur non ufficialmente, ad Azione e +Europa, vince in Bassa Valbisagno, Marassi, San Fruttuoso, Quezzi, in Media Valbisagno, da Staglieno a Molassana ai confini della città, nel Medio Ponente, Cornigliano e Sestri, e a Ponente, da Multedo a Vesima. Erano tutte le zone storicamente più rosse e mai espugnate dal centrodestra. Ecco, in quei quartieri c’è il “modello Genova” e il “modello Liguria” di Toti e Bucci. Un modello simile in qualche modo al Berlusconi del 1994. Quello che vinceva.