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Sedute lampo: 18 minuti al giorno è la media di lavoro delle Camere negli ultimi dieci giorni

Assistere ai lavori parlamentari delle ultime settimane non è un sinonimo di super-produttività parlamentare, per usare un eufemismo

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Camera dei deputati (Foto Ansa)
Camera dei deputati (Foto Ansa)

Eppure, noi che solitamente non assecondiamo mai derive antiparlamentari o demagogiche, confidavamo in una sorta di marzo di superlavoro dopo che le Camere fra gennaio e il giuramento del governo Draghi del 12 febbraio avevano staccato perché non si poteva fare diversamente, in pendenza di crisi di governo. E quindi eravamo più che convinti che il mese in più di vacanze di deputati e senatori fosse dovuto alla crisi e al meccanismo istituzionale. Ma assistere ai lavori parlamentari delle ultime settimane, sia pure contrappuntati da sedute di commissioni dove spesso viene “smazzato” il vero lavoro duro, diciamo che non è un sinonimo di super-produttività parlamentare, per usare un eufemismo.

Aula deserta

Innanzitutto, in nessuna delle sedute si votava e quindi le aule erano praticamente deserte. Ogni volta che questo avveniva in diretta televisiva, ad esempio durante il question time, i più avveduti fra i vicepresidenti di turno, in particolare gli azzurri Alfredo Biondi che dirigeva l’aula con l’efficacia, la simpatia e il garbo del bonus pater familias (del resto era in squadra con Luciano Violante, il migliore fra i presidenti degli ultimi trent’anni, almeno) e Simone Baldelli si rivolgevano all’aula, ma soprattutto al pubblico televisivo, per spiegare che le poche presenze non erano dovute alla poca voglia di lavorare dei deputati, ma alla formula delle sedute, con le giornate dedicate alle interrogazioni solitamente partecipate solo dai diretti interessati alle risposte, oltre che da ministri e sottosegretari delegati alle risposte stesse.
Insomma, facciamo finta che le aule fossero piene. Mentre erano praticamente deserte.

In 10 giorni 4 sedute

Dal 12 marzo a lunedì 22, quando si riunirà la Camera dei deputati, Camera e Senato, messi insieme, hanno collezionato quattro sedute, per un totale di 182 minuti di lavori parlamentari d’aula, tre ore e due minuti in dieci giorni.
Per la precisione, la seduta di martedì 16 a Montecitorio è durata mezz’ora netta, dalle 11 alle 11.30, presieduta con il consueto garbo e stile dal vicepresidente della Camera Ettore Rosato, di Italia Viva, che è riuscito in questo tempo ad annunciare la presentazione di un decreto da parte del governo, a gestire tre interrogazioni con domande e risposte e ad annunciare l’arrivo dell’olimpionica ed ex deputata di Scelta Civica Valentina Vezzali nella squadra di Mario Draghi, sotto il titolino: “Annuncio della nomina di un sottosegretario”. Ha scandito Rosato: “Comunico che, in data 12 marzo 2021, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato la signora Valentina Vezzali a sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. firmato: Mario Draghi”. Alla collega Vezzali i nostri migliori auguri per un buon lavoro”.

Una seduta di 7 minuti

Nel frattempo, a Palazzo Madama, che non si riuniva dal 10 marzo, il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli gestiva una seduta di sette minuti, come uno splendido testo teatrale di Stefano Massini con l’altrettanto splendida regia di Alessandro Gassmann o come il film di Michele Placido tratto dallo stesso testo, in cui Calderoli è riuscito a dare conto della lettera di Draghi, stavolta a Maria Elisabetta Alberti Casellati, sulla nomina di Valentina Vezzali, della presentazione di un decreto legge da parte del governo (diverso da quello annunciato contestualmente alla Camera) e a un intervento su un argomento non previsto dall’ordine del giorno, prima di sciogliere le righe e ridare appuntamento a tutti a mercoledì prossimo con Mario Draghi in aula.

Il ricordo di Raoul Casadei

Persino il question time, un’ora di risposte alle interrogazioni urgenti in diretta televisiva, questa settimana è stato più corto, perché Rosato mercoledì pomeriggio dalle 15 alle 16 è riuscito a farci star dentro tutte le domande, le risposte del governo, le dichiarazioni di soddisfazione o meno, una serie di comunicazioni all’aula e pure gli interventi di fine seduta.
Uno di questi, fra l’altro, firmato da Andrea Rossi del Partito Democratico, ha segnato il punto più alto del dibattito parlamentare della settimana, il ricordo di Raoul Casadei: “Voglio portare in quest'Aula, a nome del gruppo del Partito Democratico, un messaggio di cordoglio e vicinanza alla moglie Pina e ai figli Mirna, Carolina e Mirko per la scomparsa la settimana scorsa di Raoul Casadei. Lo faccio in quest'Aula perché, come è stato ricordato da tanti protagonisti della musica, del giornalismo, delle istituzioni e della politica, Raoul Casadei è stato in Italia un artista che ha segnato non solo la sua Romagna, ma anche il nostro Paese, accompagnando quella che è la rinascita del dopoguerra con i suoi passi di uomo e di musicista. Quando, ancora sedicenne, imbracciò la chitarra sulle orme della più famosa tradizione dell'Orchestra Casadei, rappresentata da suo zio Secondo, decise di continuare quella profonda tradizione di musica popolare del ballo liscio che per la Romagna ha rappresentato una forma d'arte, di intrattenimento e, addirittura, un modo di vivere e di pensare. Una tradizione che però lui è stato capace di innovare e far evolvere con una contaminazione pop che l'ha proiettata sul palcoscenico nazionale e l'ha fatta, appunto, diventare patrimonio popolare di tutto il Paese. Riuscì a impersonare, come accade nelle situazioni più felici, un'epoca. È stato un artista che con la sua musica ha seguito il passaggio dell'Italia profondamente scossa del dopoguerra a quella finalmente rinata e prospera, che amava ritrovarsi nelle piazze, nelle balere, nelle aie e nelle case. E con questo ballo di coppia, come ci ha ricordato Aldo Cazzullo sul Corriere, Raoul ha accompagnato l'Italia spensierata e ha addirittura aiutato con la musica popolare, che trova la sua essenza nello stare insieme e nel condividere, a costruire quelle comunità solidali e coese di cui, come rappresentante di queste terre vivaci, vado particolarmente orgoglioso e fiero”.

Il momento più emozionante 

Per finire, fra gli applausi: “Ci lascia quindi un artista solare, come lui amava definire la sua musica, profondamente legato alle sue origini, alla sua Romagna e alla sua famiglia. Sono stato tra i tanti che hanno avuto la fortuna di poterlo conoscere, e lo dico anche da profondo estimatore del liscio tradizionale, che è un po' un fatto insolito per la mia generazione e di cui serberò, però, per lui un caldo ricordo. Sono quindi orgoglioso di portare qui questo saluto e questo pensiero. C'è un brano, Presidente, che è risuonato in tanti eventi dell'Orchestra Casadei. Si chiama La mia gente e dice: la mia gente che mi vuole bene, la mia gente che mi sa capire, la mia gente che mi aspetta ancora, la mia gente ce l'ho qui nel cuore. Ecco, quest'oggi siamo noi che nel cuore portiamo questo grande artista, perché i grandi artisti rimarranno eterni”. Rossi è di Scandiano, provincia di Reggio Emilia, la Bassa padana più bella e profonda, dove si balla, dove come ha scritto Elisabetta Sgarbi nel libretto del disco degli Extraliscio che ha prodotto, diviso in due parti dai titoli meravigliosi, “È bello perdersi” e “Si ballerà finché entra la luce dell’alba”: "Dedico questo primo album da editore musicale ai miei genitori, Rina Cavallini e Nino Sgarbi, che hanno ballato". Esattamente come lo splendido film di Pupi Avati con Renato Pozzetto: “Lei mi parla ancora”.Insomma, quando Andrea Rossi è intervenuto, Vittorio Sgarbi non era in aula, ma il ricordo di Casadei è stato sentito ed emozionante.

L'ultima seduta della settimana

Infine, venerdì 19, San Giuseppe e Festa del Papà, l’ultima seduta di questa settimana di sedute lampo, sempre alla Camera e sempre con Rosato a presiedere. Stavolta un’ora e 25 minuti, dalle 9,30 alle 10,55, con l’ormai immancabile Modifica nella composizione di gruppi parlamentari che vi abbiamo raccontato ieri su Tiscali.it. con il passaggio degli ex pentastellati al gruppo di Giorgia Meloni: “Comunico che, con lettere pervenute in data 18 marzo 2021, i deputati Rachele Silvestri e Massimiliano De Toma, già iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Fratelli d'Italia. La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto le richieste”. Poi, via con interpellanze e interrogazioni, fino all’annuncio finale del vicepresidente renziano di Montecitorio, come un “bravo presentatore”: “Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente n. 2-01116 dei deputati Bellucci ed altri (le domande dell’esponente di Fratelli d’Italia erano su una vicenda di bimbi in Comunità ndr), tuttavia, considerato che l'interpellante non è presente, l'interpellanza è rinviata ad altra seduta”. Perfetta metafora dei dieci giorni più veloci della storia del Parlamento, ancora più veloci dopo questo rinvio.

 

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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