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La diplomazia ‘parallela’ di Mattarella e Meloni: il primo a Parigi, la seconda a Tunisi

Sul piatto, migranti e non solo. Sullo sfondo, le elezioni Ue. Viaggi per far pesare di più il nostro Paese su alcuni dei dossier più importanti

Ettore Maria Colombodi Ettore Maria Colombo   
La diplomazia ‘parallela’ di Mattarella e Meloni: il primo a Parigi, la seconda a Tunisi
Mattarella e Meloni (Ansa)

Si chiama diplomazia ‘parallela’ e serve per far pesare di più il nostro Paese su alcuni dei dossier più importanti: quello, caldissimo, dei migranti, ma anche quello del ‘tira e molla’ tra la commissione Ue sul Pnrr come pure dei dubbi dell’Italia sul Mes e quello, ovviamente, dei sempre precari rapporti tra Italia e Francia. Sul primo fronte si muove la premier Meloni, sull’ultimo interviene il presidente Mattarella. In mezzo, si squaderna l’intero arco della nostra diplomazia, quelle delle feluche, al cui vertice c’è, ovviamente, il capo della Farnesina, Tajani. 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni sarà dunque, stamattina in visita ufficiale in Tunisia. Al centro della missione a Tunisi, anticipata sabato da una telefonata fra la premier e il presidente tunisino Kais Saied, il tema dei migranti e il piano Mattei. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà invece a Parigi, da domani, in un viaggio che ha sullo sfondo le tensioni tra Italia e Francia. Previsto un incontro con Macron all'Eliseo e poi la visita al Louvre per mostra “Naples a Paris”. Partiamo da quest’ultimo viaggio e non solo perché il capo dello Stato viene ‘prima’ del presidente del Consiglio, ma proprio per la sua importanza, politica e strategica, oltre che diplomatica. 

Il viaggio di Mattarella a Parigi e il pranzo privato con Macron per stemperare le tensioni 

La visita a Parigi del 7 giugno e l'incontro con Emmanuel Macron "testimoniano il rapporto di fiducia e amicizia tra i due presidenti e i legami eccezionali che uniscono i nostri due Paesi". Con questa nota l'Eliseo ha, non a caso, annunciato la visita di Mattarella per inaugurare al Louvre il 7 giugno la mostra "Napoli a Parigi". Poche parole che, però, lette in controluce spiegano due cose: l'ottimo rapporto interpersonale creatosi negli anni tra i due presidenti e la consapevolezza che Italia e Francia non possono che collaborare intensamente, sia in chiave bilaterale che in quella europea. Ma dietro la nota dell'Eliseo c'è molto di più e cioè un non detto: infatti i rapporti tra Chigi e l'Eliseo non sono esattamente uguali a quelli tra Quirinale ed Eliseo. Il governo Meloni è nato infatti sotto il segno delle tensioni bilaterali e tutt'oggi continua le schermaglie incrociate tra esponenti dei due governi. In questo clima il Capo dello Stato atterrerà oggi a Parigi per una visita privata - anzi privatissima, ricordano fonti italiane - che è nata grazie a un calendario che aveva già fissato, per mercoledì 7 giugno, l'inaugurazione di una fantastica mostra al Louvre. Si tratta di 'Naples a Paris' dove il Louvre ospiterà una sessantina dei massimi capolavori del Museo di Capodimonte dal 7 giugno 2023 fino a gennaio 2024. Macron ha comunque invitato Mattarella il 7 giugno a un pranzo privato all'Eliseo a cui prenderanno parte la moglie di Macron, Brigitte, e la figlia del presidente della Repubblica, Laura. In agenda del colloquio ristretto ci saranno tutti i principali temi dell'agenda internazionale, dalla guerra in Ucraina al nodo dell'immigrazione con tutte le sue faticose implicazioni europee. Temi che saranno trattati anche con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che verrà in visita a Roma giovedì prossimo. Naturalmente i due capi di Stato parleranno anche dei rapporti bilaterali anche alla luce del Trattato del Quirinale che segna una cooperazione rafforzata tra Roma e Parigi. Ma si cercherà inevitabilmente anche di stemperare alcune ruvidità emerse sin dallo scorso novembre e che anche nelle ultime settimane hanno fatto parlare i media di "gelo diplomatico".

La prima crisi nacque lo scorso novembre a causa dello sbarco della nave Ocean Viking, della ong Sos Mediterranée con a bordo 230 migranti che non poté attraccare in Italia perché il nostro paese non acconsentì lo sbarco. In quell'occasione fu una telefonata di Mattarella a Macron a portare il chiarimento. Più di recente i rapporti si sono nuovamente surriscaldati a causa di alcune dichiarazioni di esponenti del governo francese ed italiano. "Meloni fa tanta demagogia sull'immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace", ha detto ad esempio il capo del partito di Emmanuel Macron (Renaissance) Stéphane Séjourné. Punzecchiature tra un esecutivo di centrodestra ed uno progressista che però non peseranno nell'incontro tra Mattarella e Macron. Il presidente francese intanto sembra risalire nei sondaggi dopo l'approvazione della controversa riforma delle pensioni che ha portato in piazza milioni di cittadini contrari all'età minima pensionabile a 64 anni. E domani Mattarella potrà vedere con i suoi occhi quanto è ancora viva la protesta popolare: i sindacati francesi tornano infatti in piazza per la quattordicesima giornata di protesta contro la riforma delle pensioni. Ma al nostro Capo di Stato i problemi interni francesi interessano il giusto: il punto focale del pranzo con Macron sarà quello di cercare di ‘dare una mano’ (nella modalità tipica di Mattarella, quindi con grande tatto e discrezione) per stemperare i cattivi rapporti tra Meloni e Macroni e, quindi, di conseguenza, anche quelli tra Italia e Francia. Perché se è vero che, alle elezioni europee del 2024, i Conservatori puntano a stringere l’alleanza con il PPE per far saltare, in via definitiva, la ‘grosse koalition’ tra popolari, socialisti e liberali che domina da anni l’Europa, è altrettanto possibile che, per formare una nuova commissione (quella post-Von der Layen e post-Michel) popolari e conservatori non bastino, ma che servano, guarda caso, proprio i voti dei liberali (quelli di Renew Eu, dove militano anche i centristi italiani, da Azione a Iv a +Europa) per mettere nell’angolo i socialisti. Ergo, dato che Macron ne è il capofila e che si ripresenterà alle presidenziali francesi, tanto vale fare buon viso a cattivo gioco e cercare di non inimicarseli troppo. Poi, ovviamente, c’è lo scottante tema dei migranti a dividere Italia e Francia e qui entra in scena l’altro protagonista della politica italiana, cioè proprio la Meloni, che oggi sarà a Tunisi. 

La settimana di fuoco della premier 

Si tratta di una vera settimana di fuoco, quella che si apre per Giorgia Meloni sul fronte interno e internazionale. E’ iniziata ieri, a Montecitorio, con il voto di fiducia sul decreto legge sulla Pa, che contiene le norme che limitano il controllo della Corte dei conti sul Pnrr. Un test significativo, dopo le polemiche dei giorni scorsi e lo scontro con Bruxelles, poi rientrato. Ma gli impegni più rilevanti per la presidente del Consiglio arriveranno subito dopo. Oggi la visita in Tunisia, con l'obiettivo di cercare una soluzione all'acuirsi dell'emergenza migratoria. Sul tavolo la possibilità di sbloccare almeno una parte del finanziamento da 1,9 miliardi di euro da parte del Fondo monetario internazionale. Un passaggio ritenuto fondamentale per stabilizzare il Paese africano e contenere gli sbarchi clandestini che negli ultimi mesi sono aumentati esponenzialmente. La missione a Tunisi Meloni l’aveva annunciata giovedì scorso dalla Moldavia, durante il vertice della comunità politica europea, con la presidente della commissione Ue Ursula Von der Lyen e con il prino ministro olandese Mark Rutte. 

Giovedì, a Roma, Meloni poi incontrerà il cancelliere tedesco Olaf Scholz e anche con il collega tedesco sarà affrontata la questione immigrazione: in primo piano le crisi di Libia e Tunisia ma anche la riforma del diritto di asilo. Sul tavolo pure la guerra in Ucraina: la Germania ha una posizione più vicina all'Italia rispetto alla francese. Sostegno alla causa di Kiev fuori discussione, ma c'è una comune prudenza - ad esempio - sull'adesione dell’Ucraina alla Nato. Molti dossier aperti, alla vigilia di una stagione cruciale che vedrà la partecipazione della prima ministra italiana al consiglio europeo di Bruxelles e infine al vertice Nato di Vilnius, in Lituania. 

Le ragioni della visita della premier in Tunisia: il nodo del mancato prestito dell’Fmi 

La visita ufficiale della Meloni in Tunisia, dicevvamo, serve a ribadire il sostegno che l'Italia continua ad assicurare al Paese nordafricano nei suoi negoziati con il Fondo monetario internazionale e nella gestione dei flussi migratori. L'incontro avviene a pochi giorni dalla telefonata intercorsa tra Meloni e il presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied, con cui ha anche discusso delle relazioni bilaterali anche nel settore energetico e degli investimenti. La missione di Meloni sugella l'impegno per risollevare l'economia tunisina portato avanti dal governo in tutti i consessi internazionali. A fine maggio, in occasione dei lavori del G7 a Hiroshima, in Giappone, Meloni ha discusso della questione migratoria e della situazione in Tunisia con la direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva, e con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Da Hiroshima Meloni aveva detto: "L'approccio deve essere pragmatico, perché altrimenti noi rischiamo di peggiorare situazioni che sono già compromesse. La Tunisia è in una situazione difficilissima, una fragilità politica evidente e un rischio di default finanziario dietro l'angolo. La trattativa fra l'Fmi e la Tunisia di fatto è bloccata. C'è una certa rigidità dell'Fmi di fronte al fatto che non si sono ottenute dal presidente Saied tutte le garanzie che sarebbero necessarie. E' comprensibile da un lato, dall'altro siamo sicuri che questa rigidità sia la strada migliore? Se questo Governo va a casa noi abbiamo presente quali possano essere le alternative?". Il I giugno, a Chisinau, il tema dei migranti e della Tunisia stato discusso da Meloni con il premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte. 

Il Paese nordafricano sta negoziando un accordo di prestito con l'Fmi del valore di 1,9 miliardi di dollari. Per ammissione della direttrice generale delle risorse e dei saldi presso il ministero delle Finanze, Ibtisam Ben Aljia, la Tunisia dovrebbe mobilitare da prestiti esterni entro fine anno ben 5 miliardi di dinari (1,47 miliardi di euro). Ma senza l'intervento dell'Fmi, i creditori potrebbero tirarsi indietro. Tuttavia, il presidente Saied si oppone alle richieste dell'istituzione finanziaria internazionale, in particolare per quanto riguarda la riforma dei sussidi di cui usufruiscono ampie fasce della popolazione, il blocco dei salari e delle pensioni, la vendita o dimissione delle aziende pubbliche che gravano enormemente sul bilancio pubblico. Problemi davvero giganteschi. 

La gestione dei flussi migratori: nodo Tunisia 

Ma la gestione dei flussi migratori riveste una primaria importanza per l'Italia. I nuovi dati del Viminale evidenziano un rallentamento degli arrivi dei migranti in Italia via mare a maggio e il controsorpasso della Libia sulla Tunisia come primo Paese di partenza dei natanti, ma nell'arco dei primi cinque mesi del 2023, la prima nazione di partenza dei natanti è stata proprio la Tunisia, mentre la Libia ha accelerato solo nelle ultime quattro settimane, dopo essere finita in cima alla classifica degli sbarchi in Italia nel 2022.

Ma attenzione a non fare confusione: dalla Tunisia partono soprattutto subsahariani, solo uno su dieci è di nazionalità tunisina. 

"Le trattative (con l'Europa, ndr) sono in corso” – spiegava ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani - Ho parlato con il ministro Piantedosi. Stiamo lavorando. Certamente dobbiamo preoccuparci di risolvere il problema migratorio. Siamo un paese di primo arrivo, ma siamo anche un paese di migrazione secondaria, visto che alla frontiera nord-orientale abbiamo migranti che vengono da altri paesi dell'Unione Europea. Quindi quello che conta per noi è l'equilibrio, non è soltanto una questione di finanziamenti. I ricollocamenti sono altrettanto importanti. Il Ministro Piantedosi sta lavorando molto bene e sono sicuro che sarà tutelato l'interesse dell'Italia per avere una situazione equilibrata che permetta a tutti i paesi europei di affrontare insieme la questione migratoria, senza lasciare solo in prima fila con poco sostegno un paese che a 7000 chilometri di coste. Noi stiamo lavorando, non soltanto a livello europeo, ma anche in Africa. Oggi pomeriggio sentirò il ministro degli esteri della Tunisia, domani (oggi, ndr.) il Presidente del Consiglio sarà in quel paese. Siamo impegnati per cercare di risolvere la questione migratoria. Non è facile. Ecco perché serve che l'Europa sia tutta impegnata, non soltanto formalmente, ma sostanzialmente. Il dibattito continua e vediamo di ottenere dei risultati positivi per tutti". 

Il tema Tunisia divide anche gli stati della Ue 

Ma il dossier Tunisia divide gli Stati Ue. Da una parte gli intransigenti che vorrebbero vedere le condizioni del Fondo monetario internazionale rispettate prima di dare il via libera a qualsiasi sostegno finanziario. Dall'altro lato, i pragmatici, di cui fa parte l'Italia, che vorrebbero sbloccare gli aiuti man mano che vanno avanti le riforme. L'obiettivo principe è evitare il collasso, finanziario e sociale, del Paese e di cui pagherebbe caro prezzo l'Italia che si troverebbe di fronte a un'ondata migratoria senza precedenti. "E' diventata questione prioritaria e sarà trattata al vertice di giugno", ha spiegato un alto funzionario dell'Unione. Ma non e' ancora dato sapere come verrà trattata. "Le ipotesi sul tavolo sono diverse ma non possiamo ancora entrare nel dettaglio", evidenzia. In sostanza a Bruxelles non emerge ancora una linea univoca d'intervento. Durante l'ultima riunione dei ministri degli Esteri, il ministro Antonio Tajani, si è rallegrato di notare un primo cambio d'approccio grazie anche all'insistenza italiana. L'insistenza dell'Italia si è manifestata anche alla riunione dei ministri degli Affari europei della scorsa settimana, per bocca del ministro Raffaele Fitto. "La situazione in Tunisia è deteriorata e riguarda tre fonti: la stabilità finanziaria, l'ambiente politico e le migrazioni.

Cè un lavoro intenso dell'Ue per l'assistenza macro-finanziaria ma devono essere rispettate le condizioni del Fondo monetario internazionale, altrimenti non possiamo intervenire, sarebbe un affare molto rischioso", è invece il punto di vista dei funzionari (e degli Stati) piu' rigoristi. "Non vogliamo permettere il collasso economico del Paese ma ci sono delle condizioni che vanno rispettate. Non ci può essere un accordo Ue-Tunisia senza un accordo dell'Fmi", fanno sapere. C'è però l'ipotesi di lavorare a un pacchetto di sostegno slegato dall'assistenza macro-finanziaria e quindi non legato alle condizioni dell'Fmi. Ed è proprio questo il nodo che la Meloni, capofila dei Paesi che vogliono aiutare la Tunisia, dovrà sciogliere. Fermare i migranti e aiutare la Tunisia serve per aiutare la Ue ma anche per motivi di politica interna, questo è chiaro, come pure ‘rabbonire’ i rapporti tra Italia e Francia cui tiene Mattarella.

Ettore Maria Colombodi Ettore Maria Colombo   
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