Ecco come e perché il premier Mario Draghi va in giro per l'Italia
Il presidente del consiglio Draghi, archiviata la pratica Quirinale ha iniziato la fase due. E cioè il viaggio nell’Italia delle eccellenze per sentire anche da vicino i segreti di un PIL che sta crescendo più di tutti in Europa

Prima della visita istituzionale di lunedì a Genova, Mario Draghi aveva sostanzialmente fatto solo delle gite fuori porta: a Fiumicino all’hub vaccinale, all’installazione di Save The Children a Roma, oppure in luoghi significativi della storia e della cronaca d’Italia, a L’Aquila, dove ancora sono vive le ferite del terremoto, monumento vivente a quel dramma, a Santa Maria Capua Vetere nel carcere della vergogna e della macelleria messicana insieme a Marta Cartabia per raccontare che un’altra concezione del carcere è possibile. Emozionante e significativo. E, ancora, a Milano, dove ha reso omaggio al Binario 21 della stazione centrale di Milano al memoriale della Shoah, da dove partivano i treni per i campi di sterminio. E poi, fuori da Palazzo Chigi, Draghi è stato a Bari e in Puglia, dove ha familiarizzato con il governatore Michele Emiliano (“Sono sempre d’accordo con Draghi - ha spiegato il presidente pugliese – anche quando non sono d’accordo” o qualcosa che suonava pressappoco così) e poi a Bologna e a Sassuolo nel distretto della ceramica. Stop, fine, altrimenti il massimo dei viaggi di Draghi da presidente del Consiglio è rappresentato da quelli fra Palazzo Chigi e il suo buen ritiro umbro, quando vuole rifiatare in qualche fine settimana.
Viaggio nell’Italia
Ora, però, Draghi, archiviata la pratica Quirinale senza la vittoria che sarebbe consistita nella sua elezione a presidente della Repubblica, ma anche senza la sconfitta – cioè il Mattarella bis, che è una soluzione che sta molto bene anche al presidente del Consiglio, la seconda nella classifica delle preferenze draghiane - ha iniziato la fase due. E cioè il viaggio nell’Italia delle eccellenze per sentire anche da vicino i segreti di un PIL che sta crescendo più di tutti in Europa, con risultati italiani straordinari persino rispetto alla Germania. Sono già pensate anche le prossime tappe, nel Veneto di Luca Zaia, esponente di quel partito dei governatori che rappresenta la Lega con cui Draghi dialoga meglio, che è la stessa di Giancarlo Giorgetti, e nella Firenze di Matteo Renzi, che comunque è stato colui grazie al quale Mario Draghi siede a Palazzo Chigi.
Prima tappa Genova
Ma la forza simbolica ed evocativa del primo viaggio istituzionale del presidente del Consiglio a Genova ha qualcosa di speciale. Perché in cinque ore di esperienza genovese, il premier ha lanciato moltissimi messaggi, di tutti i tipi, a partire da quello “di un intervento sulle bollette, importante, che presenteremo nei prossimi giorni”. Ma, al di là dei titoli da flash delle agenzie di stampa, Draghi a Genova ha detto molto altro. A partire dalla scelta di arrivare ai primi appuntamenti non in macchina, ma a bordo di una motovedetta della Capitaneria, guardando il porto e la città dal mare, fedele alle direttive di Ivano Fossati: “Chi guarda Genova, sappia che Genova si vede solo dal mare”. Ed è lui stesso a confessare come questo l’abbia colpito moltissimo: “Ero già stato altre volte qui, ma non avevo mai percepito che fosse una città così”. E lì ci sta tutto, così bella, così piena di attività, così ritrosa e segreta, ma che quando si apre si apre un mondo.
E dopo il mare e il porto da fuori, Draghi sceglie il porto da dentro e, guardando gli investimenti in essere in un video preparato dal presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini, con tutti i lavori già in corso, i rendering di quello che verrà e la diga che è l’opera centrale del PNRR in Liguria, sente l’orgoglio di qualcosa che sta crescendo. Signorini lavora in squadra perfettamente con il presidente della Regione Giovanni Toti e col sindaco Marco Bucci, sembrano Aldo, Giovanni e Giacomo con i tempi perfetti e i ruoli ben definiti e, soprattutto, Signorini con la sua storia di grand commis di Stato e di uomo del ministero delle Infrastrutture, si capisce alla perfezione con Draghi, parla lo stesso slang. E la comunità portuale genovese, armatori, agenti, spedizionieri e tutto il mondo che gravita attorno al Porto, apprezza moltissimo.
Le tappe successive, anch’esse altamente simboliche, sono state in via Fillak, fra Sampierdarena e Certosa, alla Radura della Memoria che ricorda il crollo del Morandi e sotto il nuovo ponte, dove Draghi ha incontrato i parenti delle vittime in un incontro privato che è stato molto intenso. E infine i cantieri del Terzo Valico a Trasta, il treno ad alta capacità che collegherà Genova a Milano (e a Torino) in meno di un’ora, diventando il naturale sbocco al mare dell’Europa, molto più di quanto lo siano Rotterdam e Anversa, i grandi porti del Nord oggi più grandi.
Il messaggio di Draghi
Insomma, a ogni tappa Draghi manda un messaggio: blue economy, autostrade sicure e giustizia, infrastrutture. Esattamente come in Veneto, come già in Puglia ed Emilia-Romagna saranno celebrate le piccole e medie imprese e a Firenze la cultura e il rinascimento, anche ideale, dell’Italia. Il programma è breve, ma intenso, ma non c’è assolutamente nulla di casuale, tutto è studiato nei minimi particolari.
Il “modello Genova”
E poi, ovviamente, c’è la celebrazione del “modello Genova”, “un modello per un’Italia fiduciosa e affidabile” che ha permesso la costruzione del Ponte in tempi record grazie alla sinergia fra una legge che snelliva le procedure, avvicinandole al codice degli appalti europeo, scritta ai tempi del governo gialloverde dal viceministro leghista alle Infrastrutture Edoardo Rixi, un commissario solidissimo come il sindaco di Genova Marco Bucci e le migliori imprese italiane di costruzioni: Fincantieri Infrastructures, fortemente voluta da Giuseppe Bono che sta diversificando in continuazione e rendendo ogni giorno più forte la sua azienda, e Webuild di Pietro Salini. Ma sarebbe sbagliato e limitante farne un problema di semplici procedure snellite. Il “modello Genova”, già celebrato anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel primo drammatico discorso sulla pandemia a marzo 2020, è ormai entrato nella pubblicistica italiana, quasi un autonomo genere letterario.
L’incontro con Giovanni Totti
Ma c’è anche un risvolto assolutamente politico di tutto questo: perché la visita a Genova è nato anche da due ore passate a Palazzo Chigi dal presidente della Regione Giovanni Toti (che è in assoluta sintonia con il sindaco Bucci) che ha parlato con Draghi anche di scenari politici, della possibilità di nascita di un grande centro, di cui ovviamente il presidente del Consiglio, il giorno che decidesse di impegnarsi anche politicamente sarebbe il leader indiscusso, plebiscitato dai sondaggi, peraltro. Negli scenari di Toti, Draghi sarebbe il sogno, Renzi è l’alleato reale, anche a costo di rischiare la rottura con la Lega in Liguria, Bucci l’argenteria di famiglia e Luigi Di Maio il secchione bravo dell’altro schieramento da provare a coinvolgere. Insomma, c’è da prevedere che le uscite di Draghi da Palazzo Chigi e da Roma si moltiplicheranno.