Marina for president: gli elettori azzurri la vogliono per la successione in Fi. Ma il rischio diaspora è reale
Secondo un sondaggio, il partito dovrebbe restare autonomo. Il 22% vedrebbe una fusione con Fdi, l'11 con la Lega. Ma la figlia del fondatore resta l'auspicio condiviso
E se il futuro di Forza Italia fosse davvero legato indissolubilmente all'immagine di Berlusconi, tanto che solo una successione interna alla famiglia renderebbe possibile la sopravvivenza del partito? Lo si è detto in diverse occasioni ma, stando a quanto rivela il sondaggista Antonio Noto su Repubblica, non si tratterebbe di una semplice speculazione. La parola d'ordine sembra essere "continuità", che significa tracciare una linea verticale che da Silvio porta fino a Marina. E' lei, la figlia 56enne, presidente di Finivest e di Mondadori, la persona che gli elettori di Forza Italia vedono come adeguata per la successione. Il 54% di loro la vorrebbe seduta sullo scranno più alto del partito contro il 30 per cento circa che vedrebbe meglio una guida politica.
Marina, leader per acclamazione
Forza Italia ha bisogno insomma di una figura carismatica, se non al pari almeno in perfetta continuità con il fondatore. Pena lo sfaldamento, la disintegrazione e la diaspora dei suoi esponenti verso altri partiti. Processo del resto già cominciato, se si pensa a Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini già ministre nei governi Berlusconi e ora personalità di punta in Azione di Calenda. Del resto il Cavaliere è sempre stato riluttante a dare una organizzazione interna chiara e indicare dei criteri attraverso i quali selezionare la sua classe dirigente: il partito-azienda va governato giorno per giorno sulla base di logiche personalistiche.
Il risultato è che nei prossimi giorni, passata la sbornia luttuosa per la morte del "caro leader", Forza Italia è possibile che precipiti nel caos delle lotte intestine tra correnti. La più quotata in questo momento sembra essere quella dell'ultima compagna, Marta Fascina, le cui momine sono state avallate ieri nel corso di una direzione straordinaria del partito. Ma anche Gianni Letta, plenipotenziario di Berlusconi e capo delle colombe, insieme a Tajani, si sono accordati con la premier Meloni per la riforma della Giustizia, nel nome del Cavaliere, e in contrapposizione alla Lega di Salvini.
Fi resti un partito autonomo
Per ora, oltre le speculazioni, Noto dà anche altre indicazioni importanti sul futuro del partito. Una percentuale molto alta, il 61% vorrebbe che restasse autonomo e individuasse un nuovo leader, capace di farlo muovere all'interno della coalizione di centrodestra. Dà da pensare però quel 22% di elettori azzurri, indicato dal sondaggio, che danno come indicazione la nascita di un nuovo soggetto politico in fusione con Fdi. Una minoranza, non c'è dubbio, ma che potrebbe anche dare la misura di una possibile transmigrazione verso il partito di Meloni. La Lega invece per i supporter di Silvio risulta poco attrattiva: la auspica, nell'ipotesi della fusione, solo l'11%.
Calenda e Renzi piacciono poco
E il terzo Polo, può giocare un ruolo? Secondo il sondaggio è da escludere visto che solo il 4% è dell'avviso che Fi debba fondersi con Calenda e Renzi. Del resto quest'ultimo ha già escluso di concorrere per la successione a Silvio e il dato ne dà conferma: un fine analista come Corrado Augias lo ha definito - ma non è l'unico - un "Berlusconi che non ce l'ha fatta". Se ci si sposta dalla ristretta cerchia degli elettori di Fi verso gli italiani in generale il dato che appare è quello di una possibilità in più nell'unione con il Terzo Polo: lo ritiene possibile il 10%. E questo secondo Noto significa che gli italiani ritengono Forza Italia molto vicino a Renzi e Calenda come offerta politica.
Una storia ancora da scrivere insomma. Anche se la fidelizzazione resta alta e le intenzioni di voto dicono che il 70% degli elettori azzurri voterebbe per Forza Italia. Così anche il "gradimento" che vede salire il partito al 10 per cento, due punti soprala Lega, trasportato probabilmente dall'afflatto emotivo. "Il dato va confermato nel tempo", dice Noto. Inoltre - e qui cadrebbe la maschera del partito "moderato" - il 46% guarda come leader a Meloni, il 20 a Salvini e solo l'11% a Renzi e Calenda. Ma questo per il sondaggista è l'ennesima dimostrazione che si sente l'assenza del leader.