La sfida di Costa e Marattin per il terzo polo “mai morto” e per un partito liberaldemocratico
Sono nei partiti di Renzi e Calenda, ma stanno girando l’Italia insieme. Si oppongono al leaderismo e non amano le curve ultrà di destra e sinistra
Tecnicamente, quello che sto per raccontare è un piccolo miracolo: un incontro politico autoconvocato, semplicemente con qualche locandina e un tam tam fra i simpatizzanti e gli esponenti del vecchio mondo liberale, quella splendida cosa che aveva come simbolo una bandierina tricolore e la scritta P.L.I., e un po’ di mail di due giovani compagni di scuola al liceo Lanfranconi di Sestri Ponente, succursale della sede di Voltri: Lorenzo Pasi e Federico Barbieri. I due hanno iniziato a fare politica uno in Azione e uno in +Europa e si sono candidati per la prima volta a sostegno del sindaco Marco Bucci in una lista civica, Genova Domani, risultando entrambi eletti e stavolta compagni di banco nella Sala Rossa di Palazzo Tursi, sede del consiglio comunale di Genova.
L’incontro politico
Insomma i due ragazzi - che hanno lasciato Azione dopo la svolta a sinistra di Carlo Calenda che ha scelto di stare all’opposizione Bucci (pur non essendo stato organico alla maggioranza, va detto per onestà intellettuale) - hanno alzato il telefono e chiamato Luigi Marattin, l’uomo dei numeri di Italia Viva, certamente il parlamentare più preparato della legislatura su fisco e spesa pubblica, e Enrico Costa, padre di tutte le leggi più garantiste in discussione, ex ministro per gli Affari Regionali nei governi di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, liberale storico e degno erede di papà Raffaele, il primo azzurro e il primo deputato in assoluto ad aderire al progetto politico di Azione.
Insomma, l’incontro si è svolto lunedì sera nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, uno dei Palazzi dei Rolli, patrimonio dell’Unesco, i primi alberghi diffusi della storia, a fianco dell’atto di resa del generale nazista ai partigiani, con la medaglia d’oro della Resistenza a Genova, che si è liberata da sola, insomma il più prestigioso dei luoghi possibili immaginabili.
Il dibattito
Ecco, in questo posto è andato in scena un piccolo miracolo: il dibattito, che ho avuto l’onore di moderare è iniziato con cinque minuti di ritardo (per colpa mia e degli autobus che hanno saltato due corse) ed è andato avanti per due ore e venti, con la sala strapiena. E strapiena di gente comune, non di politici o amministratori, fatti salvi il sindaco Marco Bucci, un professore ed ex senatore Enrico Musso, i consiglieri che hanno organizzato e due consiglieri di Municipio delle due civiche che appoggiano il primo cittadino di Genova: Marco Santachiara e Davide Mazzarello.
Gli altri erano imprenditori, professionisti, dipendenti, pensionati, studenti, tutta gente comune e tutti lì ad ascoltare due esponenti di due diversi gruppi parlamentari, ma eletti nella stessa lista nel 2022, perché appassionati di ciò che dicevano. E la cosa clamorosa, ma anche affascinante, è che in sala non c’era nessuno “ufficiale” di Italia Viva, che pure appoggia Bucci e quindi almeno col cuore c’era, né tantomeno di Azione che si è posta all’opposizione, anche se Enrico Costa ci tiene ad esprimere la sua immutata stima per il sindaco: “Anche nel nostro Piemonte, Genova è un modello. Ci tengo al fatto di dirlo qui davanti al sindaco Bucci”.
Marattin e Costa irriducibili del Terzo Polo
E qui arriviamo al titolo della serata, “Fisco e giustizia da liberali- Insieme si può”, con una premessa metodologica e nessun simbolino di partito sui manifesti: “Ogni proposta politica non può esimersi dall’affrontare il tema dell’economia, del fisco e della giustizia. Noi lo facciamo con l’impostazione liberale che esprimiamo ogni giorno nell’attività parlamentare, offrendo ai cittadini una valida alternativa all’attuale bipopulismo e confrontandoci su temi economici e sociali con un approccio dialogante e garantista. La nostra identità è chiara. Non ci sono secondi fini: semplicemente abbiamo voglia di confrontarci e di discutere con chi ci ha votato, ma anche con chi non l’ha fatto”.
Insomma, è chiaro: Marattin e Costa sono gli irriducibili del Terzo Polo o, meglio, coloro che – fin dal primo giorno della rottura fra i rispettivi leader Renzi e Calenda – hanno continuato a credere nel progetto politico per cui avevano fatto la campagna elettorale insieme e in cui credevano.
In giro per l’Italia
E quindi, abituati a votare insieme su tutto alla Camera (“anzi, quasi tutto – ride Marattin - perché sul reddito minimo Azione è stata allineata al resto delle opposizioni”), i due deputati si sono messi in mente di andare in giro per l’Italia a raccontare l’attualità di un pensiero che, come spiegano all’unisono, “non sia quello delle curve ultrà su ogni tema, che va bene per il calcio, ma un po’ meno per la politica”. E gli esempi sono moltissimi, con alcuni punti fermi: il garantismo e il liberalismo: “Ad esempio una gestione delle risorse pubbliche in cui a sinistra l’unica risposta è più risorse pubbliche in ogni settore e a destra sono slogan sulla diminuzione delle tasse, che peraltro restano slogan. Pubblicità e anche ingannevole”. Oppure il merito: “Anche qui, a sinistra è visto come una parolaccia, a destra è ancora una volta qualcosa da sventolare quando si cambiano i nomi dei ministeri, ma senza dare effettivo seguito al nome”. O l’autonomia differenziata: “In questo caso – ride Marattin – parlare di curva Nord e Sud è una metafora letterale”.
Cosa vogliono fare?
Ma la domanda delle domande è ovviamente una: cosa vogliono fare Costa e Marattin da grandi? “Ormai è chiaro che alle Europee si andrà così come siamo, ma resta il sogno di un partito liberaldemocratico che ovviamente ha bisogno di una leadership ma che non sia leaderistico, concetto molto diverso, contendibile, e consci che in una comunità politica non si può essere d’accordo su tutto, ma non è che perché si hanno posizioni diverse su qualcosa si butta a mare tutto”.
E Renzi e Calenda cosa vi hanno detto?
La risposta qui non è diretta, ma probabilmente i due leader non sono entusiasti di questo tour. Anche se per loro ci sono parole di miele da parte di entrambi. Costa: “Io ovviamente ho un ottimo rapporto con Carlo e sono in Azione, saldamente e non formalmente, ma mi ha fatto anche piacere che Matteo abbia difeso con calore la mia battaglia contro l’abuso d’ufficio e la pubblicazione indiscriminata di intercettazioni”. E Marattin: “Io penso che Renzi sia il più straordinario talento della politica italiana e che Calenda sarebbe stato un fenomenale sindaco di Roma, ribaltandola totalmente, così come è stato un ottimo ministro dello Sviluppo Economico. Ma occorre anche rendersi conto che non tutti possono fare tutto, non c’è un’interscambiabilità assoluta dei ruoli”
Su, su fino alla promessa finale, quella che si lega al progetto che portò al Terzo Polo nel 2022: “Questo tempo tornerà e il momento di stare zitti finirà”. Il tour è alla settima tappa e continua in tutta Italia: “iniziamo dai territori, non da Roma”. Sono rockstar, Marattin e Costa, rockstar del liberalismo. Gemelli diversi.