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Manovra, la Lega sgambetta Giorgetti e il governo. Marcia indietro dell'esecutivo sull’obbligo del Pos

Il titolare del Mef presenta il pacchetto di emendamenti del governo solo ieri sera alle 21.30. Era atteso da quattro giorni. “Prendo atto - ha detto - che non è stata seguita la solita prassi”. Tutta “colpa” di Fontana. Adesso il rischio dell’esercizio provvisorio è più concreto

Claudia Fusanidi Claudia Fusani     
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Giancarlo Giorgetti (Ansa)

E adesso la faccenda si complica. Per i tempi di approvazione, per cui il via libera alla legge di bilancio entro il 31 dicembre a questo punto sembra davvero una mission impossible. Per i rapporti interni alla maggioranza: il maxiemendamento che avrebbe dovuto correggere il testo della legge di bilancio è stato respinto dalla presidenza della Camera che ha preteso singoli testi emendativi. Da qui il ritardo nella consegna, nell’inizio delle votazioni (stamani) in commissione e nella loro conclusione che a questo punto non potrà avvenire prima di 2-3 giorni. Da questo ne deriva che il testo arriverà in aula alla Camera non più domani, il 20, come previsto ma almeno il 23 ed è inevitabile - salvo strozzature mai viste - che o la Camera lavora il 24-25-26  per poi far arrivare il testo al Senato il 27 così che il 31 la manovra potrà essere legge. Oppure stavolta il rischio dell’esercizio provvisorio è veramente concreto. “Mi pare chiaro che prima di Natale questa legge di bilancio in Aula non ci va” ha commentato a fine serata Luigi Marattin, capogruppo di Iv-Azione in Commissione Bilancio.

Così Fontana ha stoppato Giorgetti. E il governo 

Quello che è certo è invece lo scontro dentro la Lega. Il ministro dell’economia arriva in Sala del Mappamondo alle 22 e 30 di domenica sera, con un ritardo di ben tre giorni. Domenica poi il suo ritardo è stato riprogrammato in pratica ogni due ore bloccando nei fatti i lavori della Commissione. E i parlamentari. “Il ritardo per la presentazione del maxiemendamento, che peraltro in parte è stato presentato adesso, è dovuta al fatto che gli uffici del Mef erano pronti questo pomeriggio con il maxiemendamento ma la presidenza della Camera ha chiesto di evitare, dopo aver manifestato l'indisponibilità a considerare ammissibile il maxiemendamento se non spacchettato per omogeneità di matreria. E noi abbiamo dovuto fare un lavoro molto complicato di spacchettamento del maxi per comporre e ricomporre le coperture”. In pratica Lorenzo Fontana, braccio destro di Salvini mandato a fare il presidente della Camera, ha creato un grosso guaio a Giorgetti, che è stato chiamato al Mef in quota “tecnici” ma è pur sempre il numero 2 della Lega. Il rigore di Fontana - no al maxiemendamento, necessario un testo composto articolo per articolo, copertura per copertura  per tutelare “l’omogeneità della materia” - è il cigno nero sulla strada del governo Meloni. Vedremo le conseguenze. Ma è chiaro che le dichiarazioni d’amore e di unità di intenti proclamate (pur da remoto) anche sabato pomeriggio da Salvini e Berlusconi nella sessione finale della Festa di Fratelli d’Italia in piazza del Popolo erano ad uso e consumo di microfoni e telecamere.  “In virtù dell'esperienza che anche molti di voi mi hanno riconosciuto - ha sottolineato Giorgetti arrivato dopo le 22 in Sala del Mappamondo - vedo cose che si ripetono e altre innovative. La presidenza della Camera ha inteso far rispettare un criterio che in passato non era stato fatto rispettare, ne prendo atto”.

Ok al Pos e la solita … manina

Maxi o per parti separate, le correzioni del governo presentano parecchie novità. Alcune inattese. Ad esempio  esce dalla manovra la norma che prevede l’obbligo del pagamento elettronico solo dai 60 euro in su. Una delle norme che più aveva fatto storcere il naso a Bruxelles.

“L'articolo 6 è soppresso” si legge nel testo dell'emendamento depositato dal governo. Per un refuso, subito chiarito, la modifica cancella anche l'innalzamento del tetto al contante da mille a cinquemila euro, contenuto nello stesso articolo. Giorgetti ha corretto in diretta scusandosi a nome della Ragioneria: “E’ stato ovviamente cancellato solo il secondo comma”, quello relativo al Pos. Insomma. Il tetto dei contanti da mille a 5000 resta. Ma questo racconta meglio di ogni altra cosa i modi concitati e i tempi compressi in cui ha dovuto lavorare la Ragioneria. C’è anche, nelle opposizioni, che ci mette un di più di malizia e spiega: “Guardate che la Ragioneria, come risulta anche da relazione tecnica allegata al testo della manovra, non è mai stata d’accordo nè sul Pos nè sul tetto ai contanti. E quindi, nella confusione, qualche manina ci ha provato”. Non lo sapremo mai per certo.  Giorgetti se n’è accorto in pratica mentre presentava gli emendamenti del governo in Commissione. E ha corretto in diretta.

Intelligente marcia indietro

Piuttosto va dato atto, e onore, al governo Meloni non tanto di una sconfitta (aver rinunciato al Pos) ma di una intelligente marcia indietro. Dopo i rilievi della Commissione europea, che seguivano quelli di Bankitalia e della Corte dei conti, il governo ha scelto di rinunciare alla norma in sede di legge di bilancio, vista l'incompatibilità con gli impegni presi con le riforme del Pnrr. Ora il governo sta studiando possibili compensazioni per i commercianti che vadano a coprire almeno in parte il costo delle transazioni per i pagamenti digitali (le commissioni che a fine mese i commercianti devono versare alla banche  vanno dall’1% all’1,20 per ciascuna transazione, dipende dalle carte).  “Sul Pos il governo ha una sua posizione, spero ci sia un'ulteriore riflessione - ha detto Giorgetti - ci rimettiamo al lavoro di questa Commissione per eventuali ristori o risarcimenti, che noi caldeggiamo, da trovare di fronte ad un maggiore onere per le commissioni applicate su queste transazioni”.

Giornata lunga e snervante

Il titolare del Mef è arrivato nella sala del Mappamondo alla Camera al termine di una giornata di lavori in Commissione lunga e snervante, ricca di discussioni dai toni molto accessi tra maggioranza e opposizioni. Dopo ore di dibattito, al quarto giorni di attesa della parte più sostanziale degli emendamenti del governo, le opposizioni - Pd, Avs ed Italia Viva - hanno contestano l'iter del procedimento ed hanno abbandonato i lavori. E’ rimasto solo il M5s. Sono rientrati tutti quando è arrivato Giorgetti a spiegare cosa c’era dietro tanto ritardo: il rigore del Presidente della Camera che ha qualcosa che la prassi - giusta o sbagliata che fosse - aveva superato da tempo.

Nel suo intervento il titolare del Mef ha snocciolato  i provvedimenti di maggiore impatto contenuti nei testi depositati dall'esecutivo. Le pensioni minime per gli over 75 salgono a 600 euro, misura caldeggiata da Forza Italia. L'Iva sul pellet passa al 10% e al 5% sul teleriscaldamento, provvedimenti caldeggiati dalla Lega.

Ancora da risolvere il nodo Opzione donna

Resta invece l'incognita sulla revisione di Opzione donna per il pensionamento anticipato, tema di dibattito negli scorsi giorni e cavallo di battaglia nelle piazze degli ultimi giorni tra Pd e sindacati ma non presente negli emendamenti del governo. Resta al momento la versione attuale che prevede 60 anni di età e la presenza di condizioni come essere cargiver o invalida. “Il governo ha una sua opinione su opzione donna, il problema è l'onerosità delle coperture, siamo disponibili al confronto” ha specificato Giorgetti. Che ha ripetuto più volte: “Il mio problema sono le coperture”. Il Pd spinge per l'eliminazione della variabile figli, la previsione della soglia anagrafica a 59 anni (e 35 di versamenti) e l'uscita a 58 per chi ha i requisiti dell'Ape sociale.

Le altre modifiche. Il Superbonus è uscito dal decreto Aiuti Quater ed è entrato in legge di bilancio con le modifiche richieste soprattutto da Forza Italia: le Cilas asseverate possono essere depositate fino al 31 dicembre (superata la data del 25 novembre) e i crediti incagliati dovrebbero poter avere la copertura di Sace. Poi dal prossimo anno il bonus diventerà al 90% con paletti sul reddito. Viene ridefinito da 20 a 25mila il tetto del reddito per il taglio del cuneo fiscale di un ulteriore punto percentuale, dal 2 al 3%.

Il Reddito di cittadinanza tagliato da luglio

Come era in parte già filtrato, il reddito di cittadinanza viene ridotto da 8 a 7 mensilità nel 2023 in vista della revisione nel 2024. E' stata ripristinata anche la vecchia norma che permette ai contratti di mutuo ipotecario di tornare al tasso fisso (dal tasso variabile). E poi ancora sulle pensioni: sarà elevata la percentuale da quattro a cinque volte la minima per 2023 e 2024 con la conseguente riduzione di quelle più elevate per quanto riguarda i redditi. L'indennità per il congedo parentale sale all'80% per entrambi i genitori in alternativa tra loro.

Le opposizioni hanno ottenuto una retromarcia del governo, che ha ritirato i propri emendamenti sugli investimenti al Sud accogliendo quelli bipartisan. Il governo riduce poi la platea dei produttori e venditori di energia a cui si applica la tassa sugli extraprofitti. Slitta di due mesi lo stralcio delle cartelle fino a mille euro, in cui non rientrano più multe e tributi locali. Ok all’aumento fino all'80% del  congedo parentale per entrambi i genitori (battaglia, anche, di Noi Moderati). Si escludono le borse di studio destinate a studenti universitari con disabilità dal computo reddituale.

 Quanto alla norma ribattezzata “salva calcio”, sulla

rateizzazione di passività e versamenti Giorgetti ha chiarito: “Qui nessuno salva nessuno e non esistono scudi penali. Le società di calcio sono società come le altre. Dunque anche i club avranno accesso allo stesso trattamento delle altre aziende”.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani     
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