[Il retroscena] La manovra di Gentiloni e il milione di euro all’anno per la società dell’ex ministro del governo D’Alema: i Cinque Stelle glielo tolgono

Gian Guido Folloni è stato ministro trenta anni fa, poi senatore, e l’anno scorso la Manovra aveva destinato alla società di cui è presidente un milione all’anno per tre anni. Calenda disse di non saperne nulla, ma lo stanziamento fu fatto uguale. Il senatore M5s Ettore Antonio Licheri si è ricordato e ha proposto di tagliare i fondi con la Legge europea 2018, ora in discussione a Palazzo Madama. Già il Senato gli aveva decurtato il vitalizio

[Il retroscena] La manovra di Gentiloni e il milione di euro all’anno per la società dell’ex ministro del governo D’Alema: i Cinque Stelle glielo tolgono

Gian Guido Folloni è stato ministro vent’anni anni fa. Esponente della Democrazia cristiana, ebbe la delega ai Rapporti col Parlamento nella “storica” quanto effimera esperienza del governo diretto da Massimo D’Alema. Sedette a Palazzo Chigi tra il 21 ottobre 1999 e il 22 dicembre del 1999. Nella legislatura successiva, fu senatore, fino al maggio del 2001. Ma il nome del settantaduenne uomo politico, che successivamente si ricandidò senza fortuna con la Margherita, per poi avvicinarsi al Centro democratico di Bruno Tabacci, è tornato un anno fa, in occasione dell’ultima Manovra di Bilancio di Paolo Gentiloni. Ad un certo punto della sua - difficile - gestazione, due senatori di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie fecero approvare un emendamento che prevedeva un contributo di un milione di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020 a favore per la società IsiameD, presieduta proprio dall’ex ministro. La motivazione dello stanziamento in favore dell’Istituto che - secondo quanto scrive il sito - “produce innovazione digitale per valorizzare il modello tipico di azienda italiana”, era “affermare un modello digitale italiano come strumento di tutela e valorizzazione economica e sociale del made in Italy e della cultura sociale e produttiva della tipicità territoriale”.

A dissociarsi pubblicamente dal contributo, del quale scrisse per primo l'Agi, fu l’allora ministro Carlo Calenda. “E’ una cosa stravagante a dir poco”, disse, negando di avere mai espresso parere positivo nei confronti dell’emendamento. Contro la “marchetta” si scatenò anche il Blog di Beppe Grillo, ai tempi il media principale dell’opposizione. Eppure quello stanziamento fu approvato, e i contribuenti italiani hanno già staccato il primo maxi assegno. “Mi pare che la vicenda sia chiusa e che la relatrice abbia già chiarito tutto. Io non ho nessuna competenza e non voglio commentare nulla. Sono problemi del governo. Lasciamo che questa polemica faccia il suo corso e noi faremo il nostro lavoro”, disse allora l’ex ministro, che è stato anche direttore di Avvenire.

Spenti i riflettori, di quello stanziamento non ha più parlato nessuno, e la società, almeno a giudicare dal sito internet, ha lavorato. Fino ad ora, almeno. Perché un senatore del Movimento 5 stelle, Ettore Antonio Licheri, avvocato sardo, presidente della commissione Politiche europee al Senato, si era tenuto da parte il ritaglio di giornale in attesa della prima occasione utile. Per calare l’asso, ha aspettato che il Senato, come sta facendo, affrontasse la Legge europea 2018, nome sintetico della “Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea per l’anno 2018 e Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2017”. Nella veste di relatore del provvedimento, Licheri a metà settimana ha depositato un emendamento col quale si chiede testualmente di cancellare il “contributo pari a 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020 in favore dell'istituto IsiameD per la promozione di un modello digitale italiano”.

La legge nel quale si inserisce, depositata il 26 settembre, porta la firma del ministro per gli Affari europei Paolo Savona, di concerto con quello degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, di quello dell’Economia Giovanni Tria e dei due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini regola “la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea”. E’ quella utilizzata ogni anno per “adeguare la normativa italiana agli obblighi imposti dall’Unione europea” e rappresenta l’atto più significativo del ministro degli Affari europei.

I finanziamenti all’istituto-società non c’entravano molto, ma i cinquestelle hanno scelto di utilizzare proprio questo strumento, meno visibile di una normale Manovra, per tagliare i fondi futuri, per cassare il milione che è pronto per essere stanziato per il 2019 e quello ulteriore per l’anno successivo. Ed è difficile che la Lega si sottragga al voto di questo emendamento.

Per l’ex ministro, almeno dal punto di vista finanziario, il 2018 rischia di essere un anno horribilis. Giusto poche settimane fa, appena prima che i pentastellati minacciassero di cancellare il finanziamento già ottenuto, Folloni si è visto anche ricalcolare il vitalizio che gli spetta in quanto ex senatore per due legislature, decutardolo pesantemente. Dopo l’approvazione del 16 ottobre scorso, il taglio dovrebbe diventare esecutivo dal primo gennaio 2019, ma già può immaginare che dei circa tremila euro di vitalizio che percepiva, con la riforma scritta da Roberto Fico e avallata da Elisabetta Casellati, ne rimarranno al massimo due. Avendo versato contributi per pochi anni e avendo percepito la pensione per 17 anni, Folloni rientra infatti nella tipologia di target più diffusa, quella degli over settanta che perderanno quasi un terzo della cifra. Potrà comunque rifarsi con gli affari, che sembra vadano bene: IsiameD infatti ha da poco sottoscritto un accordo con il colosso della comunicazione Zte per un progetto per la “smart city modello digitale italiano”.