Le manifestazioni diventano cluster pandemici. E inizia a farsi largo l’idea del grande divieto
Forza Italia e Pd chiedono che si dica basta a cortei che diventano bombe di contagio e creano difficoltà ad intere città e ai commercianti. Si fanno sentire anche i Funzionari di polizia. Una sequela di paradossi

L’analisi era stata consegnata al premier Draghi in piena estate, a fine luglio, quando il green pass divenne realtà: “Il movimento dei no pass diventerà come quello dei gilet gialli in Francia, andrà avanti nel tempo e raccoglierà per strada tutti coloro che hanno un motivo di rabbia o scontato sociale. Prepariamoci ad un lungo periodo e a grandi numeri di persone coinvolte”. Al sabato numero 16 si può dire che l’analisi è stata più che centrata. Solo che il Movimento dei Gilet Gialli - 18 sabati consecutivi di protesta tra ottobre 2018 e marzo 2019 per tre milioni di persone in piazza per i più vari motivi - si è manifestato prima della pandemia.
Il primo paradosso
Oggi in Italia siamo al paradosso criminale per cui in un paese in cui il virus è tornato a fare paura e a mettere a rischio anche la ripartenza economica, le manifestazioni diventano cluster di pandemia che rischiano di mandare ancora una volta la situazione fuori controllo. La Costituzione garantisce la libertà di manifestare il proprio dissenso in forma pacifica. E sarebbe un precedente grave porre un divieto assoluto di manifestare. La Carta però tutela la salute dei cittadini e vari costituzionalisti hanno già spiegato perchè in caso di pandemia il diritto alla salute sia prioritario rispetto ad altri e possa andare oltre il rigoroso bilanciamento di diritti e doveri che è il fondamento della Carta.
Il secondo paradosso
Così tra le forze politiche comincia a farsi largo l’idea di un divieto di manifestare. Per ragioni sanitarie e non certo relative ai motivi della protesta. Lo ha chiesto Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e coordinatore dei sindaci Pd. “Quelle del sabato non sono più manifestazioni contro il Green pass, sono corte per il ritorno al lockdown. Non si può consentire a una minoranza irresponsabile di vanificare gli sforzi e i sacrifici di in intero paese: manifestazioni che non garantiscono la salute e non rispettano le regole non possono essere autorizzate”. Toni analoghi li ha usati la senatrice Licia Ronzulli di Forza Italia. Il ministero dell’Interno sta facendo un grosso sforzo ogni sabato di uomini, mezzi e risorse per garantire a tutti la libertà di manifestare. Ma ogni sabato le provocazioni dei manifestanti aumentano ed è sempre più difficile incassare senza reagire. O comunque facendolo il meno possibile. Ora si potrebbe profilare un secondo paradosso: Lega e Fratelli d’Italia, che pretendono il passo indietro del ministro Lamorgese “per manifesta incapacità”, dagli sbarchi ai rave party, e che sono anche schierati al fianco dei no pass, potrebbero accusarla di chissà quale infamia qualora mai dovesse decidere una stretta sulla manifestazioni del sabato. Un paradosso al cubo, appunto.
Un altro sabato ad alta tensione
E’ stato alto il livello di tensione durante l'ennesimo sabato di proteste contro il Green pass. Ma i cortei organizzati in tutta Italia, caricati da timori per la paura della diffusione del contagio e per i divieti imposti nei giorni precedenti, si sono svolti con un netto calo di adesioni. Il tentativo di rompere diventi e provocare risse è stato spento rapidamente dalle forze dell'ordine, in particolare a Trieste, Milano e Torino. Il capoluogo friulano e tutta la regione guidano la classifica dei contagi. E deve essere chiara una cosa: se anche in Italia arriverà la quarta ondata - ieri sono stati circa settemila casi, raddoppiati in una settimana, e tasso di positività a 1, 4% ed era sotto uno da mesi - i cluster saranno proprio le manifestazioni no pass del sabato pomeriggio dove nessuno usa mascherine e chissenefrega del distanziamento. Bene: si stanno ammalando tutti, uno dopo l’altro. E portano a casa e in giro il virus che faticosamente la maggioranza degli italiani sta cercando di tenere sotto controllo tra sacrifici, pur di restare aperti e fare una vita quasi normale.
A Trieste un gruppo di duecento manifestanti - reduci della sfilata di ottomila persone che si era appena conclusa senza incidenti - ha tentato di forzare le transenne in piazza Unità d’Italia sebbene interdetta ad ogni tipo di manifestazione da dieci giorni e fino alla fine dell’anno. E’ stata necessaria una carica delle forze dell’ordine, cinque manifestanti sono stati fermati, nessun ferito, a tutti contestata la violazione dell'ordinanza imposta dal sindaco sul divieto di manifestare in piazza e sull'uso delle mascherine durante le manifestazioni. La questura era stata chiara alla vigilia: se non fossero state “rispettate tutte le prescrizioni dell'Autorità di Pubblica Sicurezza” si sarebbero valutate “le singole posizioni degli organizzatori e dei manifestanti” e “i contravventori al divieto o alla prescrizione dell’Autorità” puniti con “l'arresto fino a un anno”.
Calano i numeri a Milano
Più “tranquilla” - rispetto ai sabati precedenti - la situazione a Milano. Circa quattromila manifestanti hanno provato ad alzare il livello dello scontro con la questura che, dopo una trattativa saltata con gli organizzatori, aveva previsto un percorso che evitasse luoghi sensibili all'interno della città. Nel mirino sono finiti ancora una volta i giornalisti “servi” e “terroristi” a seconda dei casi: episodi di aggressioni a troupe ci sono stati a a Milano e a Trieste. In serata invece il corteo ha deviato dal percorso previsto dirigendosi verso la Darsena e bloccando il traffico. Molte tensioni con gli automobilisti. Confcommercio Milano ha lanciato una petizione su change.org per dire stop ai cortei del sabato che costringono a chiudere i negozi e hanno portato una perdita secca del 25% del fatturato del sabato. Anche a Trieste è stata lanciata una petizione contro i no pass. Mitja Gialuz, docente e patron della Barcolana, e Tiziana Benussi, presidente della Fondazione CRTrieste, hanno lanciato “Appello a Trieste, città di scienza, lavoro, cultura e responsabilità”.
A Milano durante il tragitto alcuni manifestanti hanno portando in spalla una bara di cartone avvolta nella bandiera italiana con dei garofani sopra per celebrare “il funerale della libertà”, altri hanno indossato dei gilet gialli. Tra loro anche l'ex brigatista Paolo Maurizio Ferrari, già denunciato due settimane fa per manifestazione non autorizzata.
Nessun problema di ordine pubblico a Trento, Novara e a Napoli, dove si sono riunite poche centinaia di persone.
I funzionari di polizia
Tra incidenti, provocazioni e strumentalizzazioni varie, anche l’Associazione nazionale dei funzionari di polizia ieri ha deciso di prendere posizione. Prende forma infatti la sgradevole sensazione di essere alla fine coloro a cui resterà il cerino in mano. Da destra ieri qualcuno ha provato nuovamente ad attaccare la gestione dell’ordine pubblico. Per poi arrivare ad attaccare il ministro. “Purtroppo - è il commento di Girolamo Laquaniti portavoce dell’ANFP il livello di tensione e di provocazione di questo e di altri sabati in piazza continua ad essere strumentalmente alimentato da soggetti le cui finalità vanno ben oltre la contestazione dei provvedimenti del governo. Le forze dell'ordine hanno il dovere di garantire il diritto di riunirsi pacificamente e di manifestare il proprio dissenso ma anche quello di quanti rivendicano il diritto di non subire danni economici o compressioni alla libertà di movimento e delle proprie attività lavorative”. Una promozione preventiva dell’operato delle forze dell’ordine costrette a subire le provocazioni, gli sputi e le aggressioni dei manifestanti e magari le critiche di chi, da qualche salotto tv, pontifica su come deve essere gestito l’ordine pubblico.
Il resto d’Europa pensa a nuove chiusure
Così vanno le cose in Italia che, straordinariamente, continua ad essere un’isola felice rispetto, ad esempio, ai paesi dell’est Europa, Austria e Germania compresi. in Europa. Dal report settimanale dell'Istituto superiore di sanità arriva la conferma che l'efficacia vaccinale contro il Covid è “elevata” nel prevenire i ricoveri (91%), la terapia intensiva (95%), il decesso (91%). Avanti quindi con le terza dose e, si spera, con nuove vaccinazioni. Stando così le cose, il Green Pass resterà in vigore ben oltre la fine dell’anno. Così come lo stato di emergenza sarà prorogato oltre la fine dell’anno. L’obiettivo è passare l’inverno restando aperti e tenendo a bada i contagi. In Austria e Germania si stanno autorizzando ockdown mirati per chi non è vaccinato perchè la quarta ondata è “la pandemia dei non vaccinati”.