[L'intervista] "Dell'Utri è malato e va scarcerato. Nel centrosinistra troppi silenzi"
Il presidente della commissione Diritti Umani del Senato, Luigi Manconi, spiega perché l'ex fondatore di Forza Italia non può stare in carcere. E accusa: "In Italia garantismo concetto labile"
Il caso di Marcello Dell'Utri rischia di diventare il casus belli nel quale gli interessi di parte (politica) vanno a tracimare sul garantismo, principio cardine del nostro ordinamento giuridico. Condannato a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, l'ex fondatore di Forza Italia è affetto da probelmi cardiocircolatori, un tumore alla prostata e una forma di diabete. Condizioni di salute difficili, tanto che i medici periti nominati dalla Procura si sono espressi per l'incompatibilità con lo stato detentivo, indicando anche cinque strutture ospedaliere adatte al ricovero del detenuto. Il Tribunale di sorveglianza ha però respinto la richiesta basandosi sul parere di altri esperti, quelli nominati dallo stesso giudice che hanno ravvisato condizioni di salute "inalterate" e curabili in stato detentivo. L'ex senatore avvia, per protesta, lo sciopero della fame. Si sollevano appelli di associazioni umanitarie, di esponenti religiosi e politici. Tra le tante voci, stride il silenzio del governo e degli esponenti Pd. Il senatore Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti Umani, ancora una volta, parla per voce sola.
Marcello Dell'Utri è in sciopero della fame dopo che il giudice gli ha negato i domiciliari per motivi di salute. Secondo lei la detenzione dell'ex senatore è ingiusta?
"Sì perché il codice prevede che in casi di questa natura si possa stabilire l'incompatibilità con la detenzione in carcere. In ragione delle condizioni di salute e delle esigenze terapeutiche. Ora è avvenuto che i periti nominati dalla procura generale abbiano detto che si tratta di un caso in cui emerge questa incompatibilità nonostante questo e nonostante il parere del medico del carcere il Tribunale di sorveglianza ha negato questa possibilità. Che, attenzione, non è una scarcerazione in senso giuridico ma un differimento della pena attraverso la detenzione domiciliare".
Il caso di Dell'Utri ci riporta alla mente quanto accaduto qualche mese fa a Doddore Meloni, morto in carcere dopo un periodo di sciopero della fame avviato per gli stessi motivi.
"Quello dell'indipendentista sardo era un caso diverso, lì si trattò di mancata cura da parte dello Stato e della amministrazione penitenziaria. Un caso molto diverso. Qui invece ci sono tutti gli elementi per un provvedimento che permetta a dell'Utri di curarsi adeguatamente con la sospensione della pena. Non è tecnicamente una scarcerazione. Ripeto: c'è una incompatibilità. Cosa che avevano appurato anche i periti nominati dalla procura".
L'ex senatore di Forza Italia ha respinto l'ipotesi di richiedere la grazia al presidente della Repubblica. Sta agendo bene?
"Direi di sì perché a mio avviso, siamo di fronte a una violazione della legge ai danni di Dell'Utri e ritengo opportuno richiedere l'osservanza della legge e non un atto di clemenza. Il ripristino del rispetto della norma deve precedere l’eventuale e successiva richiesta della grazia".
Gli appelli per la scarcerazione di Dell'Utri si elevano solo dal centrodestra. Garantismo a intermittenza?
"In Italia il garantismo, previsto dalla nostra legislazione, è nella pratica un concetto labile che a volte viene svuotato del suo significato. A favore di Dell'Utri hanno parlato però anche i Radicali italiani e si è espresso per la liberazione anche Pierluigi Bersani. Ma certo gli interventi sono pochi. Pochi e assolutamente insufficenti".
