“La maggioranza Ue resta al centrosinistra”. Gli ultimi sondaggi smentiscono i progetti della premier
Popolari, Socialisti e Democratici e Liberali hanno 409 seggi su 720. I partiti di destra, Id e i Conservatori, incalzano i Liberali di Renew Europe per la terza posizione ma la loro crescita sembra essersi fermata. Intanto a Berlino i leader dei Socialisti e Democratici promettono: “Mai in maggioranza con Conservatori e Id”. La stessa promessa fatta dalla premier Meloni. La parola ai Popolari
Mancano 35 giorni e la quota di indecisi è ancora alta. Ma la media dei sondaggi delle intenzioni di voto per le elezioni europee comincia a definire il quadro delle possibili maggioranze che usciranno dalle urne. "Europe elects” è la piattaforma europea di Euractiv che fornisce mensilmente dati e proiezioni sulla media dei sondaggi nazionali su tutto ciò che riguarda il Parlamento e la Commissione europea. L’ultima rilevazione, rilasciata nelle ultime 48 ore, fotografa la situazione alla fine di aprile. E ci dice che Popolari, socialisti e liberali sono saldamente la maggioranza anche del prossimo parlamento. Le stime parlano di una “solida” maggioranza con 409 seggi su 720 disponibili nelle mani di Popolari, Socialisti e Democratici e, infine, i Liberali di Renew Europe di cui in Italia fanno parte due liste, Stati Uniti d’Europa (Radicali, Italia viva e Socialisti) e Azione. Se così fosse, il nuovo Parlamento e la nuova Commissione non avrebbero bisogno dei pur “fortissimi" Conservatori (Ecr party) guidati da Giorgia Meloni. Che, nelle dinamiche europee un po’ meno miopi di quelle nazionali, sarebbero comunque i benvenuti in una nuova maggioranza e in un nuovo governo europeo.
Le promesse della premier
Stando così le cose, c’è da chiedersi sulla base di quali dati Giorgia Meloni è stata così netta e sicura nel dire, anche a Pescara una settimana fa, che “l’Italia cambierà l’Europa perchè lo schema italiano del centro destra al governo sarà ripetuto anche a Bruxelles e a Strasburgo”. E altrettanto netta e sicura nel dire che i Fratelli d’Italia e i Conservatori “mai saranno in maggioranza con i socialisti e le sinistre”. Ma veniamo alle proiezioni. Il partito Popolare (Epp), definito di “centrodestra”, resta maggioranza e saldamente in testa alla classifica sebbene per la prima volta in nove mesi di rilevazioni abbia perso un seggio e adesso sia quotato a 183 seggi. I Popolari sono seguiti, ma a parecchia distanza, dai Socialisti e Democratici, l’alleanza del “centrosinistra progressista” che guadagna cinque seggi e arriva ad un totale di 140. Renew Europe, il gruppo di centro e liberali, perde un seggio nell'ultimo mese ma è tuttora il terzo gruppo con 86 seggi. Una posizione che potrebbe presto condividere o addirittura lasciare a gruppi emergenti di destra. Tutto ciò detto e premesso, le tre famiglie politiche Popolari, Socialisti e democratici e LIberali, “hanno una comoda e assoluta maggioranza di 409 seggi su 720 totali e tre seggi in più rispetto all’ultimo mese”.
La corsa per il terzo posto
Per quello che riguarda la parte destra, entrambe le famiglie politiche stanno guadagnando posti e si stanno muovendo verso la conquista della terza posizione. I Conservatori, il partito di cui Giorgia Meloni è presidente, hanno guadagnato cinque seggi in aprile e adesso con 86 seggi è a pari merito con i Liberali di Renew Europe. Entrambi tallonati da Identità e democazia, la famiglia politica di estrema destra di cui fanno parte Lega, il Rassemblement national di Marine Le Pen e Afd: quotata a 84 seggi, ne ha recuperati due dopo “la forte perdita dello scorso mese” in cui aveva perso ben sei seggi. Sull’estrema sinistra dell’emiciclo si registra invece "una lieve flessione in entrambi i gruppi pur in una generale stabilità”. La famiglia dei Verdi è stimata a 48 seggi, quattro in meno rispetto al mese scorso. La Sinistra è stimata a 44, tre in meno che a marzo. C’è poi il gruppetto dei non iscritti (NI) che gestisce un tesoretto di 48 seggi che potrebbero fare molta gola a tutti. In questi 48 c’è la dozzina di deputati che fanno capo a Fidesz, il partito di Orban e che, cacciati dai Popolari un anno fa, hanno detto di voler aderire al gruppo dei Conservatori. Che, se così sarà, potrebbe diventare la terza famiglia politica europea, salire sul podio e scalzare i Liberali. Attenzione però perchè il partito di Orban è, come vedremo, a sua volta insidiato in casa. Ma tutto questo ancora non basterà per far cambiare la maggioranza a Strasburgo e a Bruxelles. Dunque se Ppe e S&D restano, il primo e il secondo gruppo, la piccola rivoluzione potrebbe avvenire intorno alla terza posizione che risulta contesa da Liberali, Conservatori e ID.
Gli sviluppi “nazionali”
Dietro tutto questo, spiega il documento, ci sono “sviluppi nei partiti a livello di singoli stati”. I Popolari hanno ad esempio guadagnato tre posti grazie al nuovo partito ungherese Tisztelet és Szabadság che, pur restando al centrodestra, si pone in netta contrapposizione con Orban e, se eletto, aderirà al Partito Popolare. A sinistra, in Portogallo, il partito Social Democrata è stimato in perdita di due seggi. Per il centrosinistra l’unica differenza rimarchevole arriva dalla Romania dove il Partito Social Democrat sale di due seggi. Si registrano “novità significative” anche per i centristi di Renew Europa visto che “Italia Viva è adesso stimato di entrare in Parlamento con almeno tre seggi in quando parte dell’alleanza Stati Uniti d’Europa”. Sempre in Italia, si legge nel report, il partito di maggioranza e di governo Fratelli d’Italia è in crescita con due seggi in più rispetto all’ultimo mese. E questa è anche la novità più consistente nel gruppo dei. Conservatori. I Verdi francesi del G/Efa non hanno solo cambiato nome (ora si chiamano Gli ecologisti) ma hanno anche due seggi in meno. Da registrare che ID, in lenta e costante crescita negli ultimi mesi, guadagna due seggi grazie all'ingresso del partito polacco Ruch Narodowy. Ne perde però altri due visto che il partito romeno SOS Romania non dovrebbe entrare nell’europarlamento. Il report sconta già, dall’inizio delle proiezioni che sono iniziate a ottobre scorso, il forte ridimensionamento che subirà la Lega che, salvo clamorose sorprese, passerà da 29 seggi a 7-8 massimo. Movimenti anche nel gruppo dei Non Iscritti che però andrebbero a toccare i partiti di Sinistra e non il pacchetto di maggiorana Popolari, S&D e Liberali che infatti “continua ad avere un’assoluta maggioranza”.
Come e con chi cambiare il Patto di Stabilità?
Considerati questi numeri e dando un’occhiata ai paesi che sarebbero eventualmente alleati con le destre e nell’ambito delle destre, c’è da chiedersi appunto come Giorgia Meloni possa immaginare di “cambiare l’Europa così come ha cambiato l’Italia”. In campagna elettorale è naturale bluffare. E però bisogna mettere in conto poi la delusione tra gli elettori: molte promesse della premier si sono già dissolte come neve al sole in questo anno e mezzo a palazo Chigi e vengono tenute in piedi avendo spostato l’orizzonte della loro realizzazione. “Abbiamo davanti cinque anni di tempo, nessuno ha la bacchetta magica” è la consueta replica di fronte a inconfutabili evidenze, ad esempio l’immigrazione, la povertà e le disuguaglianze, la lotta all’evasione. Il punto è che in qualunque modo possa eventualmente cambiare la maggioranza politica in Europa, nessuno potrà risolvere il problema italiano: cambiare la legge si Stabilità appena entrata in vigore e mettere in salvo i conti pubblici italiani. Destinati purtroppo a nuovi tagli e nuove tasse. Già a luglio scatterà la procedura di infrazione. E a settembre ci potrebbero chiedere una manovra correttiva di almeno dieci miliardi.
La promessa dei leader socialisti
Intanto ieri a Berlino i leader socialisti europei, tra cui Elly Schlein, Olaf Scholz e Pedro Sancheza, hanno siglato una “incrollabile promessa” scritta con cui si impegnano “ad escludere ogni alleanza con Identità e Democrazia di Salvini e Le Pen e con i Conservatori guidati dalla premier Meloni, in vista della composizione della prossima commissione Ue dopo il voto di giugno”. Un un muro contro “l'estrema destra dopo le elezioni europee” si legge nel documento. “Non coopereremo mai né formeremo una coalizione con l'estrema destra di Id E Ecr”. Si tratta di un impegno verso i propri elettori. Ma è anche una sfida ai Popolari, specie dopo l'apertura di Ursula Von der Leyen alcuni giorni fa ad una possibile alleanza anche con le forze nazionaliste. La segretaria del Pd Elly Schlein è intervenuta e ha messo in guardia dai rischi della destra al potere. “Se siamo qui a firmare insieme questa dichiarazione con tutta la famiglia socialista è per rimarcare i nostri valori comuni. Non solo dire no ad alleanze con la destra nazionalista, ma anche perché no: perché si mettono a rischio alcuni fondamentali della nostra democrazia, come purtroppo si è visto in alcuni paesi europei”. L’ultimo dato che allarma, dopo aborto e altri diritti messi sempre più in discussione, è quello sulla libertà di stampa. L’Italia infatti è scesa di cinque posizioni nel ranking di Reporter Sans Frontieres. Una deriva, per Schlein, “peggiore di quella di Orban. Pensate che abbiamo visto “anche il tentativo di vendere, da parte di una società partecipata dallo Stato ad un parlamentare della maggioranza (Angelucci, Lega, ndr) , la seconda agenzia di stampa italiana (Agi, ndr): nemmeno Orban si era spinto a tanto”. Nella dichiarazione di Berlino si legge che “l'ascesa dell'estrema destra in Europa è una minaccia per i cittadini, i loro diritti e il loro benessere. Al governo, l'estrema destra mina i diritti dei lavoratori, la libertà di stampa e lo stato di diritto, i diritti delle donne e i diritti Lgbt”.