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M5s, Conte va alla conta. “Voglio una forza progressista con regole nuove”. La parola ad 88mila iscritti

Da stamani gli iscritti voteranno le nuove regole e il nuovo Statuto, la Nova del Movimento. Sabato e domenica Il Congresso del movimento che diventa partito all’Eur. Grillo è a Roma ma non sa se andrà. “Se viene certo che avrà il microfono, è il garante” ha detto Conte. Ma il comico lo irride sul web: “Ecco qua l’ultimo dei giapponesi”. Destra e sinistra, occhi puntati sul destino dei 5 Stelle

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Giuseppe Conte
Giuseppe Conte (Foto Ansa)

Beppe Grillo è arrivato ieri a Roma. Il guastafeste di Giuseppe Conte si aggira per la Capitale con gli occhi verso l’Eur e il Palazzo dei congressi che domani e domenica sarà la casa dell’attesa svolta “politica-programmatica” del Movimento 5 Stelle. Che Grillo ha fondato nel 2008 portandolo al 33% nel 2018. E che Conte si è “preso” dopo essere stato, per quasi tre anni, presidente del Consiglio in quanto leader dello stesso Movimento. Grillo si chiede “vado o non vado?” in un consesso che è tecnicamente ancora suo ma ha deciso in sostanza di farlo fuori. Probabilmente non andrà, ma si sa com’è Grillo: nessuno può sapere.

Botta e risposta Conte-Grillo

Giuseppe Conte anche ieri sera era in tv, ospite di Paolo Del Debbio a Dritto e Rovescio e, come sempre, l’ha toccata piano con il suo talent scout (senza M5s e Grillo Conte non sarebbe mai diventato premier). “Se Grillo viene è ovvio che può partecipare ci mancherebbe - ha spiegato il Professore - è il garante. Certo, non è pensabile che oggi che stiamo realizzando questo esperimento” in un Movimento che “è partito con l'idea innovativa della democrazia diretta, oggi il garante si contrapponga a questo percorso travolgentemente democratico”.
In fondo la grande scelta è tutta qua: cambiare e rinnegare origini e radici oppure evolversi senza rinnegare. Grillo e tanti ex parlamentari (fatti fuori dal meccanismo del vincolo del doppio mandato) accusano Conte di alto tradimento; molti altri vedono semplicemente la naturale evoluzione di un Movimento che si è fatto partito. Del resto con i Movimenti non si governa un paese. E ai 5 Stelle, specie a chi ha fatto il ministro, è piaciuto tanto governare. E poi c’è Grillo che, in sostanza accusa Conte di volersi fare il proprio partito (“il partitino di Conte”), cosa che avrebbe già fatto, un partito borghese e destinato a perdere identità e consensi perchè lo ha messo a disposizione del Pd “Ho l’impressione - ha aggiunto Conte - che l'ultimo giapponese sia lui che si contrappone a una comunità intera di iscritti che in questo momento stanno votando e possono votare su alcune decine di quesiti decisi da loro. Una comunità intera deciderà cosa fare del futuro del Movimento 5 Stelle: nuove idee, nuove proposte. Allora se il garante si fosse speso per venire con noi in trincea quando si vota, per cercare di rimboccarsi alle maniche con gli attivisti.... ditemi voi chi è il giapponese che rimane isolato?”.

“Una forza progressista ma non sotto le ali del Pd”

A proposito di alleanze e delle accuse di servilismo rispetto al Pd, Conte ricorda come tra i tanti quesiti su cui i circa 90 mila iscritti dovranno esprimersi nelle votazioni che iniziano oggi e andranno avanti fino a domenica alle 15, ci siano anche quelli che riguardano le alleanze, il collocamento. “Io credo veramente di rappresentare una comunità matura, una forza sana, che si rende conto ovviamente che c’è da lavorare sui territori, della difficoltà del Paese, del carovita, del carobollette, dei problemi della sanità, della scuola, dei tagli vari che ci sono, ed è una comunità che vuole reagire. Da questo punto di vista è una comunità più attiva e credo si renda conto che abbiamo fatto un percorso, e io l’ho fatto autodefinendoci una forza progressista e questa è una scelta di campo netta e non per me disponibile”. Rispetto al Pd, “nessuna ala protettiva: a volte ci ritroviamo con alcune forze del campo progressista, altre volte ci troviamo su posizioni distanti, come sulle armi all'Ucraina e tantissime altre questioni”. Il solito Conte che dice e non dice, un po’ di qua e un po' di là, capace di fare un governo con la Lega e poi con il Pd. E che si presenta, alla fine, come leader di una forza di sinistra il cui spazio però è già occupato da Pd e Avs. Quindi, è il ragionamento che fanno molti, “saremo sempre al servizio di uno di questi due partiti”. A meno che non ci sia l’idea di scippare la leadership a Elly Schlein o a Nicola Fratoianni.

La Nova all’Eur

Insomma, c’è tanto in ballo questo fine settimana e tutti gli occhi, da destra e da sinistra, sono puntati sul palacongressi dell’Eur. Qui da domani a domenica Conte terrà la sua “assemblea fondativa” che ha chiamato Nova dove saranno tirate le conclusioni di un congresso in corso ormai da giugno (dopo il crollo delle Europee seguito da altri crolli elettorali) per cui è prevista una votazione on line a partire da stamani (ore 10) fino alle 15 di domenica. Sono 88.943 gli iscritti al Movimento 5 stelle che potranno prendere parte alla consultazione per disegnare l'identikit del Movimento che sarà. La truppa pentastellata chiamata al voto non è più quelle con tante anime e altrettante correnti. I gruppi parlamentari sono stati decisi da Conte e con l’addio di tanti big il Movimento è nei fatti suo. Da qui lo scontro durissimo con Grillo. La metamorfosi è compiuta: dall'uno vale uno si è passati all'uno contro uno. E, a meno di imprevedibili colpi di scena, in campo ne resterà solo uno. E stavolta veramente.

Snodo cruciale

L’appuntamento di domenica è uno snodo cruciale, tanto per il garante, quanto per il presidente. Se, infatti, la figura di Grillo rischia di essere cancellata con un colpo di penna, anche Conte è pronto a farsi da parte “se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora nel campo progressista”. Ma non c’è solo quello a far traballare la posizione del presidente pentastellato, che dalla sua ha sicuramente i big (quelli rimasti e che vengono mandati in tv) del Movimento. Servono almeno la metà degli aventi diritto al voto, altrimenti tutto questo lavoro sarà inutile. Un fallimento sarebbe tombale. Da qui gli appelli al voto dei tanti big rimasti al fianco dell’ex premier. Roberto Fico spiega che i problemi ci sono, ma non dipendono “dall’alleanza con il Pd. Sarebbe così anche se ci tenessimo a distanza” ed è proprio per questo motivo che “stiamo facendo l'Assemblea costituente, che deve essere un momento di ripartenza”. Fico sta scaldando i motori per la Regione Campania, candidatura che creerà molte tensioni. Della collocazione nel campo progressista e di un matrimonio con i dem ha più volte parlato anche l’unica governatrice regionale in quota Movimento 5 stelle, la sarda Alessandra Todde. Sulla stessa lunghezza d'onda viaggia anche il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli, uno dei primi ad applaudire il voto, tutt’altro che lusinghiero per il M5S, in Emilia-Romagna e Umbria.

Il caso Appendino

Molti dubbi li ha invece Chiara Appendino, vicepresidente scelta da Conte e autrice di un post social martedì sera che a molti è sembrato un chiaro attacco a Conte. “Sono progressista e lo sono sempre stata però non viglio cambiare nome nè simbolo” ha chiarito ieri. Diciamo che l’ex sindaca di Torino potrebbe avere le carte in regola per la leadership del Movimento. I due capigruppo Francesco Silvestri e Riccardo Ricciardi sono contiani senza se e senza ma. “Quando il Movimento era bambino - ha scritto su Facebook Ricciardi nei 5 Stelle dal 2007 - era giusto che vedessimo il mondo in quel modo, era giusto e normale che pensassimo che la politica fosse più semplice. Oggi il Movimento è adulto. E sarebbe ridicolo pensare come pensavamo allora”. Un messaggio che, a giudicare dai like, ha fatto breccia anche tra gli iscritti
Tra i big che non si schierano dalla parte di Conte ci sono Danilo Toninelli, che quasi quotidianamente tiene una rubrica sui social in cui spara a zero sulle scelte del presidente, una su tutte quella di non essere stato riconoscente a Grillo per averlo messo là, a capo del governo. Anche Virginia Raggi è molto più vicina all'ala grillina e movimentista che a quella contiana. A fare il tifo per il garante, poi, ci sono tanti esponenti locali e attivisti. Sempre lontani dal Movimenti che però li ha fatta “nascere” politicamente, i due ex enfant prodige Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Entrambi fanno vite diverse e nessuno die due si è voluto schierare. Così come Gianroberto Casaleggio e Rocco Casalino.

Almeno la metà degli iscritti

Stavolta conta veramente la base. Sul ruolo del presidente, del garante, sulle modalità di votazione per le modifiche statutarie, sul Comitato di Garanzia e sul nome e sul simbolo serve che almeno la maggioranza assoluta degli iscritti partecipi affinché la votazione non debba essere ripetuta: in pratica 44.473 persone devono trovare del tempo tra oggi e domenica per collegarsi al sito e dare il proprio contributo. Per tutti gli altri quesiti, il quorum non serve, ma sarebbe auspicabile che fosse raggiunto anche qui. L’esito della votazione sarà diffuso in diretta domenica. Se Grillo si presentasse alla Costituente certo non gli sarà certo negato il microfono. Grillo in questi mesi ha definito Conte “il mago di Oz”, quello “con pochette e adenoidi”, “l’ultimo dei giapponesi” (Oz-Onoda) e ha rivendicato il diritto “all'estinzione del Movimento che negli anni, con Conte, è evaporato”. Oggi Conte farà i conti con la realtà. Sicuramente il 24 novembre sarà la data ufficiale della fine del Movimento 5 Stelle e dell’avvio di un altro progetto politico. Con cui il centrosinistra dovrà fare i conti.

 

 

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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