[Esclusiva] Intercettazione tra Renzi e il padre, giornalista del Fatto nei guai. Lo sfogo: "Perché non hanno preso il telefonino di Tiziano?"
I Pm scrivono nel decreto che Lillo per il suo libro ha utilizzato l'informativa del Noe del 9 gennaio e quella successiva di febbraio. E anche altri atti dell’inchiesta come la intercettazione telefonica tra padre e figlio, Tiziano e Matteo Renzi
![[Esclusiva] Intercettazione tra Renzi e il padre, giornalista del Fatto nei guai. Lo sfogo: 'Perché non hanno preso il telefonino di Tiziano?'](/export/sites/notizie/.galleries/16/renzi_lillo.jpg_878772326.jpg)
“Hanno deciso di perquisire la mia casa alla ricerca della informativa del Noe del 9 gennaio scorso, che io ho avuto il giorno dopo che era nella disponibilità dei colleghi dei maggiori giornali". Alla fine è rientrato come un razzo. Marco Lillo, giornalista de Il Fatto, autore delle rivelazioni sulla fuga di notizie sulla inchiesta Consip, era fuori Roma. Gli uomini del Nucleo Tributario di Napoli della Gdf stamattina all’alba avevano il mandato di perquisire la casa e di recuperare cellulari, computer e iPad. Insomma tutti gli strumenti di lavoro di un giornalista.
Il giornalista del Fatto Quotidiano non è indagato
Lillo non è formalmente indagato (il fascicolo è a modello 44 e non 21) ma in realtà è come se lo fosse. E per rivelazione del segreto d'ufficio. Riesco a parlarci prima che consegni il suo cellulare. "Ci sono due procure, Napoli e Roma, che indagano su due giornalisti (Federica Sciarelli Roma, Marco Lillo Napoli, ndr) ai quali hanno sequestrato i cellulari e gli strumenti di lavoro. Perché non hanno sequestrato il cellulare di Tiziano Renzi?". L'indagine nasce da un esposto denuncia dell'imprenditore Alfredo Romeo, all'indomani della pubblicazione, il 18 maggio scorso, del libro "Di padre in figlio" di Marco Lillo, un libro appunto che racconta della inchiesta Consip e del Giglio magico.
Indagine partita sulla base di un esposto-denuncia
Nel decreto di perquisizione firmato dal procuratore aggiunto di Napoli, Alfonso D'Avino e dalla Pm Graziella Arlomede. I Pm scrivono che Lillo per il suo libro ha utilizzato l'informativa del Noe del 9 gennaio e quella successiva di febbraio. E anche altri atti dell’inchiesta come la intercettazione telefonica tra padre e figlio, Tiziano e Matteo Renzi. Come di scuola, nel decreto si indicano tutti i possibili atti utili alle indagini da cercare. Addirittura, i rapporti tra l'autore del libro, Lillo, e il suo stampatore. Naturalmente è una indagine partita sulla base di un esposto-denuncia dell'indagine Consip per eccellenza, Alfredo Rome. Ma, a seguito degli sviluppi delle indagini romane sempre sulla fuga di notizie, che vede indagati sia vertici dell'Arma dei carabinieri che un ministro in carica (Luca Lotti) e, una giornalista, Federica Sciarelli, e il Pm napoletano John Henry Woodcock, anche l'autore delle rivelazioni sulle indagini, finirà per esserlo. A Roma.
Sovrapposizionefra procure
È forse proprio per questo, per l'indagine molto delicata di Roma che la sovrapposizione ancora una volta di Napoli rischia di essere interpretata come un inutile sgarbo agli uffici guidati da Giuseppe Pignatone. Insomma, è Roma dove si consuma la delicata vicenda dai risvolti istituzionali. È qui che l'effetto della fuga di notizia si proporla come un onda che si trasforma in uno tsunami. Coinvolgendo governo, comando generale dell'Arma dei carabinieri, l'ufficio giudiziario di Napoli. Una perquisizione fuori tempo, anzi prima del tempo (che potrebbe ritenere necessaria la Procura di Roma) e che arriva il giorno prima o due giorni prima dell'interrogatorio del Pm John Henry Woodcock. A piazzale Clodio, alla Procura di Roma.