Il votogate sui quattro milioni di italiani all'estero. Ecco perché la lettera di Renzi è un atto grave
Un capo del governo non può usare la macchina dello Stato per in un messaggio di propaganda

Matteo Renzi manda una lettera a 4 milioni di italiani all'estero per ricordargli di votare Si al referendum. C'è qualcosa di male? Vi chiederete: sono davvero i soliti "ossessionati" dal premier che protestano è si preoccupano senza motivo? È già accaduto in passato, con qualcun altro, come raccontano a Palazzo Chigi? È una cosa del tutto irrilevante, come aggiunge qualcuno? Mica tanto.
Se si mettono in fila i fatti, questa storia ha dell'incredibile, e provo a spiegarlo con un esempio: immaginate che siamo all'inizio di una partita di calcio, che l'arbitro stia attardandosi nel consueto rituale della stretta di mano con i 22 giocatori, come accade in qualsiasi campo di serie A. E immaginate che mentre serra le mani delle due squadre, consegni un volantino in cui c'è scritto "Forza Roma". Infatti Renzi, per gli italiani all'estero rappresenta un governo, che è il garante della regolarità della consultazione, che si svolgono tramite il ministero degli Esteri e i consolati (ovvero la casa degli italiani fuori dall'Italia). C'è addirittura una legge che vincola le pubbliche amministrazioni alla "terzietà" e all'imparzialità durante i giorni della campagna elettorale. Ma - proprio per il dispositivo che ha messo in piedi il governo con le due lettere - oltre ad arbitrare - questo giudice di gara fa anche propaganda per una delle squadre: immaginate dunque di essere un italiano d'Argentina che nello stesso giorno riceve una lettera con la scheda per votare, e anche una lettera del premier che gli chiede di votare sì.
E chi lo ha rivelato questo? Non i suoi feroci avversari - come vedremo - ma la ministra Maria Elena Boschi, che ha già girato per ambasciate e consolati per iniziative di propaganda organizzate dai diplomatici a favore del Sì. Quattro milioni di voti sono infatti un serbatoio enorme, che possono non solo alterare il risultato ma persino ribaltarlo - rispetto alle percentuali che si registreranno in Italia - se vengono meno le minime misure di imparzialità. Domanda: ma è vero quello che dice Renzi, che la stessa cosa l'hanno già fatta Bersani e Berlusconi? Risposta. Assolutamente no. Sia il leader dell'allora Pdl che l'ex segretario del Pd hanno scritto agli italiani all'estero, è vero. Ma lo facevano da capi di partito, non da primi ministri (Bersani come è noto non lo è stato mai!) erano parti in causa, non erano arbitri.
Per spiegare questa incredibile vicenda - dunque - occorre riassumere le puntate precedenti a chi non le ricorda. Galeotta fu la gaffe della ministra Boschi, che rivela involontariamente al mondo l'esistenza della lettera di Renzi, durante una diretta di propaganda streaming. È la famosa, tragicomica, dichiarazione sulla "continuità cronologica". Una perla. Durante Lo streaming su Facebook, infatti, la Boschi chiede ad alcuni ragazzi residenti all'estero: "Avete gia' ricevuto la lettera del premier?". "Non è ancora arrivata", le spiegano i ragazzi. Qualcuno, durante la diretta, aggiunge che la lettera dovrebbe arrivare - fate attenzione - "contemporaneamente alla busta elettorale per gli italiani iscritti all'Anagrafe italiani residenti all'estero" (il famoso registro Aire). La Boschi - con una punta di imbarazzo che è rivelatore di una consapevolezza - li corregge subito e rivela il piano: "No, non dite che le lettere arrivano 'contemporaneamente' ma 'insieme', se no poi arriva la polemica! Diciamo che sara' una contemporaneitá.... cronologica".
Ovviamente, senza queste parole improvvide della ministra, nessuno si sarebbe fatto le domande elementari che subito dopo hanno iniziato a piovere. Eccole:
Chi manda le lettere? Palazzo Chigi o il comitato del Sì? Da chi hanno avuto gli indirizzi i comitati? Chi le paga e quanto costa tutta l'operazione? Non si tratta di calcoli peregrini: a 0.40 euro, per 4 milioni di elettori, l'invio costerebbe 1,6 milioni di euro. Ma il volantino dovrebbe pesare meno di settanta grammi, altrimenti i costi lieviterebbero. Il senatore Gaetano Quagliariello, per dire, è caustico: "Ipotesi: se le lettere costassero due euro l'uno, il totale sarebbe pari a tutti i risparmi realizzati con l'abolizione come il CNEL, 8 milioni di euro!". Ma soprattutto: "Renzi scrive come premier violando l'imparzialità del suo ruolo- si chiede il senatore - o come segretario, rappresentando una sola parte?".
Nella giornata di giovedì - mentre sale la polemica - il Pd risponde indignato con raffiche di comunicati: "Renzi scrive la lettera come segretario, non come premier". E i dem aggiungono, provando a mettere una pezza: "I costi della spedizione li hanno sostenuto i comitati e il partito, è tutto regolare".
Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia, però parte all'attacco: "Se ci fossero violazioni della parità di accesso, questa vicenda produrrebbe problemi penali per chi ha condotto l'operazione". Oggi rincara la dose: "L'invio contemporaneo delle due lettere è un reato gravissimo: un soggetto privato ottiene di poter inviare una lettera insieme ad una comunicazione istituzionale. Non si tratta di un solo reato, ma di una collezione di reati". Il capogruppo azzurro non ha dubbi: "questa è una vicenda da empeachement per il presidente del Consiglio". Ancora Quagliariello: "il governo deve venire subito a riferire in aula. Il presidente della Repubblica intervenga. Presenteremo una denuncia in procura". Esagerano?
Forse. Ma anche la linea del basso profilo tenuta dal Pd, viene messa in crisi da un colpo di scena. Che si verifica, quando Giuseppe Gargani, esponente di un comitato del No rivela: "Non è stata garantita nessuna parità di accesso: un mese e mezzo fa ho chiesto al ministero di poter accedere ai dati anagrafici degli italiani all'estero. Mi è stato risposto che gli Indirizzi erano coperti dalla privacy e non potevano essere forniti al comitato". Sarà vero? Lo scopriremo nelle prossime ore. Ma il nodo più importante è un altro. Le lettere - come dice la Boschi "arrivano insieme" perché viaggiano insieme? È se è come dice la ministra, come può accadere questo, visto che a spedirle non dovrebbe essere il governo, ma il partito o i comitati?
Un capo del governo non può usare la macchina dello Stato per in un messaggio di propaganda. Ed è per questo motivo che le parole pronunciate dal ministro Alfano sabato, invece, confermavano i timori invece di fugarli: "È una iniziativa assolutamente normale, che ha tutta l'istituzionalità che giustifica l'intervento di un presidente del Consiglio a promuozione del voto". Aggiungeva il ministro: "Suscita scandalo giusto perché a volte la patina di ipocrisia è troppo spessa". Tradotto dal ministrese: Alfano dice di aver dato gli indirizzi a Renzi in quanto premier. Perché questa dichiarazione, che Quagliariello definisce "una chiamata di correo"? Forse perché Alfano non voleva che la patata bollente fosse unicamente sua. Non può negare l'invio, allora scarica la responsabilità sul premier descrivendola come una comunicazione parà-istituzionale (peccato poi che quando arriva si scopra che è un volantino).
Quindi ecco il cuore del "votogate", che però si arricchisce di una perla proprio stamattina quando si scopre che nel volantino di propaganda di Renzi (dominato da foto di Obama con il premier e la scritta in corsivo "Caro Italiano e cara Italiana....") c'è persino l'indirizzo internet dei comitati. Solo con un errore macroscopico: www.bastausi.it perché - per un evidente refuso - è saltata la enne. Ecco perché questo dominio è stato comprato subito dai sostenitori del No. Se gli italiani all'estero ci dovessero andare, da oggi, troveranno spiegate le ragioni di chi si oppone alla riforma. Surreale.