Chi “prende” (pochi) e chi “perde” (molti) nella manovra 2025. Mentre le fabbriche chiudono
Oggi il via libera definitivo di una legge di bilancio approvata dall’Europa ma che le opposizioni giudicano “debole” per i più poveri, inutile per chi produce e per il ceto medio. Giorgetti: “Premiati dall’Europa per il rigore. Abbiamo fatto il possibile per i più poveri, le famiglie con figli e le aziende”
Ora che i 144 articoli della manovra di bilancio 2025 sono “a terra”, immodificabili nell’aula del Senato che li licenzierà definitivamente oggi nel primo pomeriggio, è possibile tentare un “gioco”. Ovvero, chi perde e chi prende nella manovra di bilancio 2025. La liste sono molto diverse: lunga la prima (chi perde) e assai corta la seconda (chi prende). Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti non ci sta. Ieri sera nelle dichiarazioni dopo la discussione generale segnate dalla polemiche delle opposizioni per “l’umiliazione” di un ramo del Parlamento che anche quest’anno non ha toccato palla sulla legge di bilancio, il titolare del Mef ha rivendicato la bontà delle scelte fatte. “Siamo miopi ma non presbiti. Abbiamo deciso di mettere tutte le risorse disponibili a favore di tutti quei lavoratori dipendenti di reddito medio basso che la sinistra e il sindacato dovrebbero sostenere. Abbiamo favorito coloro che guadagnano meno di 40mila euro lordi all'anno. Abbiamo sbagliato? Io penso che abbiamo fatto una cosa sacrosanta”. Per il ministro il vero punto qualificante della manovra è aver reso strutturale, cioè fissa, la misura del taglio del cuneo. “L’anno scorso, di questi tempi, l’opposizione si beffeggiava del governo dicendo che sarebbe stato impossibile ripetere. Lo abbiamo invece replicato e reso strutturale”. Vero, peccato che questo - esattamente come le opposizioni temevano lo scorso anno - ha nei fatti mangiato tutte le risorse disponibili. Scontentando alla fine un po’ tutti.
Chi prende
Dice il governo: abbiamo dato di più a chi ha di meno, alle imprese e alle famiglie, ben 17 miliardi di riduzione delle tasse. Dovrebbero essere queste, quindi, le categorie che “prendono”. In effetti i lavoratori dipendenti (importante specificare, quindi già con tutele come ferie, malattie e tredicesime) con redditi fino a 40 mila euro avranno circa la metà dei 30 miliardi che sono il valore totale della manovra. Diventa infatti strutturale il taglio del cuneo fiscale, direttamente in busta paga e si applica ad una platea di circa tre milioni di lavoratori. I beneficiati saranno 14,3 milioni di lavoratori, ovvero 1,3 milioni in più. Strutturali anche le tre aliquote Irpef: 23% per redditi fino a 28 mila euro; 35% da 28 a 50 mila euro e 43% oltre 50 mila di reddito. Sale da 30 a 35 mila euro la soglia di reddito da lavoro dipendente o da pensione che permette di beneficare della flat tax al 15%. “Prendono” anche le aziende. O meglio le 18 mila che è stato calcolato potranno beneficiare della Ires premiale al 20%. Si tratta dello sconto che consente di versare l’imposta sul reddito delle società adottando un’aliquota del 20% anziché del 24%. Ora però questa Ires premiale ha un meccanismo piuttosto complicato per cui lo sconto è abbinato ad un serie di impegni, regole, assunzioni e investimenti per cui vedremo alla fine quanti la chiederanno e quindi ne beneficeranno. La stima delle 18 mila aziende “destinatarie” della misura è contenuta nella relazione tecnica dove si parla dello 0,4% del totale delle 824 mila società di capitali. La previsione è che queste 18 mila imprese in base al premio Ires faranno investimenti per 11 miliardi e 109 mila assunzioni. Sarebbe già molto. Vedremo. Di sicuro sono tagliate misure come “Decontribuzione sud” e “Aiuto alla capitalizzazione”.
Famiglie, imprese, redditi fino a 40 mila euro
Passiamo alle “famiglie”,a che loro destinatarie secondo la narrazione della maggioranza Meloni, di benefici. Dunque “prendono”. Nel 2025, e solo per questo anno, arriva la “carta nuovi nati”: mille euro per i bimbi nati nel 2025 i cui genitori hanno un Isee fino a 40 mila euro. Confrmato il bonus nido (3000 euro con Isee fino a 25 mila euro). Importante: quest’anno dal calcolo dell’Isee viene escluso l’importo dell’assegno unico. Il congedo parentale per i lavori dipendenti si allunga fino a 3 mesi con lo stipendio all’80% e finchè i figli hanno sei anni. E’ stato istituito il Fondo per il contrasto alla povertà alimentare (molto più diffusa di quello che si possa pensare) per le famiglie che on possono pagare la mensa della scuola primaria: 500 mila euro nel ’25; un milione nel ’26. Arriva anche il Fondo dote famiglia: 30 milioni di euro nel ’25 per famiglie con Isee fino a 15 mila euro per sostenere sport e altre attività didattiche dei figli. Per la stessa fascia di reddito è stata rifinanziata la carta “Dedicata a te” per l’acquisto di beni di prima necessità e anche il Fondo (10 milioni) per chi non riesce a pagare l’affitto. Confermato anche il bonus prima casa per giovani fino a 36 anni, giovani coppie e famiglie numerose. Si tratta di misure già esistenti, che sono state confermate ma sono state finanziate con meno soldi. Non confermarle sarebbe stato un dramma sociale considerato la drastica perdita di potere d’acquisto delle famiglie italiane. Fin qui chi in un modo o nell’altro dovrebbe prendere, quanto meno non perdere.
Chi perde
Tutti gli altri però - e sono tante categorie sociali - sono destinati a perdere. Per un motivo soprattutto: taglio lineare e netto agli sgravi fiscali. I redditi più elevati son oi più penalizzati, la manovra introduce infatti un tetto alle spese detraibili e che varia anche - giustamente - in base al numero dei figli. Così sopra i 75 mila euro di reddito l spesa detraibile massima è fissata a 14 mila euro. Oltre i centomila euro il tetto di spesa scende a 8 mila euro se si hanno due figli e si dimezza a 4 mila se non si hanno figli. Le uniche eccezioni svincolate dal tetto riguardano le spese mediche e farmaceutiche e quelle detraibili per investimenti in start up e Poi innovative. Pagheranno di più anche dipendenti con le auto aziendali. Checchè se ne dica, banche e assicurazioni figurano tra i soggetti che nel 2025 pagheranno di più. Dovranno infatti dare un “contributo volontario” pari a 6,5 miliardi per sostenere i conti pubblici. Attenzione però: si tratta di anticipi di cassa che lo Stato dovrà restituire, guarda caso. dal 2028. Ci penserà insomma il nuovo governo.
Fine anche delle detrazioni per i figli sopra i 30 anni (esclusi ovviamente i disabili). Stop alle maxi detrazioni legate alle ristrutturazioni edilizie: resta il 50% Sulla prima casa fino ad un massimo di 96 mila euro di spesa; il beneficio scende al 36% per tutti gli altri immobili. Saltato del tutto il bonus caldaie “fossili”; ridotto l’ecobonus finestre (50% per prima casa e 36% per le altre; 30%dal 2026). Resta in vigore il bonus arredi e grandi elettrodomestici fino a 5 mila euro di spesa.
Tutto quello che manca
Non c’è traccia dei quasi sei milioni di italiani in povertà totale stimati dall’Istat, dei quattro milioni di mezzo di italiani costretti a non curarsi perchè possono prenotare le visite e non possono pagarle; non c’è traccia di interventi sul costo dell’energia che in Italia costa il 30% in più degli altri paesi europei; ci saranno invece aumenti di pedaggi e bollette. E che dire di quella larga fascia che una volta era il ceto medio, con redditi superiori ai 40 mila euro (con cui si mantiene poco e male una famiglia) e che vedrà solo tagli e nessuno vantaggio? Per non parlare dei pensionati: le minime sono cresciute di due euro.
E intanto le fabbriche chiudono, da Palermo al Sulcis
Diceva ieri Giorgetti che sulle pensioni medio-basse “è stato garantito il recupero integrale dell'inflazione. Inoltre rivendico l'incremento della previdenza complementare che è cruciale per garantire in futuro pensioni dignitose. Ed è poi sfuggito a qualcuno che lavorare fino a 70 anni è una scelta volontaria”. Il problema è che l’inflazione dal Covid in avanti s’è mangiata il 30% del potere d’acquisto degli stipendi che pure hanno beneficiato del taglio del cuneo etc. Chi ha controllato l’aumento dei prezzi che, è vero, si sono fermati nell’ultimo anno ma certo non sono tornati quelli di prima? Il ministro rivendica che sulla sanità “in termini reali, non solo nominali, la spesa sanitaria pro capite depurata dall'inflazione è aumentata del 10,6% alla fine del 2026”. E cosa c’è in questa manovra della legge di bilancio 2025 che incentiva l’impresa, la manifattura e la produzione? Il lavoro vero e non “solo” quello di un terziario legato al turismo e agli affitta camere? “La politica industriale la fanno gli imprenditori” diceva Giorgetti. Vero. Ma come se intorno il contesto fiscale , dei costi ed energetico è un ostacolo anzichè un aiuto? Intanto, mentre il Senato oggi vota stancamente una legge su cui non ha potuto lavorare, a Palermo Almaviva mette a casa 400 lavoratori a partire del primo gennaio. Altrettanto succede in Sardegna con i 900 della Glencore, nel Sulcis. Chissà se stamani qualcuno lo farà presente alla maggioranza che mette le cinque stelle ad una manovra timida e quasi inutile.