[L'analisi] La Lega convince gli astenuti e soffia i voti al M5S, ma vale solo il 19%. E anche il Pd ha poco da festeggiare
L'astensionismo fortissimo droga il risultato: il Pd sale nella percentuale ma perde voti e alla fine sarà determinante il Sud. Che sta voltando le spalle ai grillini
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Il Pd non cresce, anzi perde voti (anche se la percentuale sale). La debacle del M5S è dovuta soprattutto all'astensione e alla trasfusione di voti verso la Lega. Fi regala consenso a favore anch'esso della Lega e di Fratelli d'Italia. Ma il dato che emerge più fragoroso è il risultato del Sud. Una macroarea che parla chiaramente di attesa: chi vuole i voti del Meridione deve fare politiche per il Meridione. Il M5Stelle ha subito la fortissima astensione al Sud nonostante abbia retto, in termini percentuali, perché forse, come dice Di Maio, "non abbiamo ancora fatto tutto quello che abbiamo promesso". Pensando a una maggiore complessità nell'analisi del voto, segnaliamo l'avanzata (per ora inarrestabile) della Lega trasformatasi da padana in nazionale.
In termini reali, il Pd è in calo di voti
Se la premessa è che il pesante astensionismo porta il non voto al 44 per cento, è chiaro che tutti gli esiti drogano la percezione dell'esito delle urne. E allora se prendiamo i voti ottenuti dal Pd, nelle scorse europee erano 11.203.231 mentre quelli portati a casa oggi sono 6.045.723, quasi la metà rispetto a cinque anni fa. Il calo anche rispetto alle politiche del 4 marzo 2018, quando erano 6.161.896: più di 10 mila in meno. Quindi risultato "apprezzabile" solo in termini percentuali. La realtà suggerirebbe a Zingaretti, neo segretario, di mantenersi su posizioni più prudenti e meno entusiastiche. Lo stesso dicasi per le altre sigle.

Quali sono le percentuali "vere"
La Lega in termini reali può fregiarsi solo di una percentuale del 19 per cento (ben lontana dal 34,3 per cento percepita). Il Pd, facendo un calcolo sul 100 per cento del corpo elettorale ha 12 punti su 100 e il M5S 9,5. Maggioranze molto molto relative. Allora l'analisi può essere solo una: l'attuiale offerta politica viene rifiutata da milioni di italiani. Poi è vero che le europee non hanno mai sedotto granché gli italiani (qui l'astensionismo tendenziale fa il paio con le vecchie elezioni provinciali) anche se quest'ultima tornata ha avuto una grande eco mediatica, forse per via della strana coppia in gialloverde che siede al governo.
La Lega ruba voti al M5S e convince gli astenuti
Premesso tutto ciò, le fotografie del dopo voto sono state scattate da diversi istituti di elaborazione dati, tra cui l'Swg (Politicapp). Quest'ultimo entra dentro il consenso degli italiani verso le maggiori forze politiche. Cominciando dalla Lega, nel confronto tra le ultime politiche e le europee di domenica, si capisce dove Salvini abbia preso i 9.152.471 di voti. Se è vero che il 54 per cento di chi lo ha viotato dichiara di averlo già fatto in passato, il 17 per cento assicura di aver votato prima per il M5S, il 10 per Forza Italia, il 2 per Fdi e il 2 per cento per il Pd. Il 14 per cento però dichiara di essersi astenuto nella precedente tornata elettorale.
Quindi Salvini convince gli astenuti ma soprattutto toglie voti al M5S. Ergo, il governo gialloverde fa davvero male ai pentastellati che, pur essendo maggioranza, soffrono del sovradimensionamento dell'alleato leghista e del fragore delle sue argomentazioni anti-migranti e anti-tasse. Ma non è tutto, perché i pentastellati perdono anche a favore del Pd a cui cedono il 10 per cento dei voti.
I delusi di 5Stelle si astengono in massa
I dato più eclatante però, certifica Swg, è che il 38 per cento di chi nelle scorse elezioni aveva votato per i Cinquestelle oggi è deluso e si è astenuto. Che a ben vedere è esattamente la stessa percentuale di chi gli ha confermato il voto. In termini assoluti: i 4.551.000 voti circa presi nell'ultima tornata erano 5.792.000 circa nelle Europee 2014 e 10.732.000 nelle politiche 2018.
Interessante il dato sul voto femminile. Per Swg le donne abbandonano il M5S e Fi per dare il voto a Salvini. Il primo perde il 14 per cento e il secondo il 6, tutti succhiati dalla Lega (che guadagna il 17 per cento di voti femminili, vedi il grafico sotto). La domanda sorge spontanea, direbbe qualcuno: a sedurle sono state le restrizioni sessiste del famigerato Decreto Pillon e le sparate sul palco dell'imbarazzante "Congresso della famiglia" di Verona?
