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La Lega continua a perdere pezzi al Sud e in Europa. Rischio naufragio del progetto nazionale e sovranista

Scosse telluriche nel partito guidato da Salvini. C’è un sismografo per misurare l’intensità ed è l’europarlamento di Strasburgo e Bruxelles.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
La Lega continua a perdere pezzi al Sud e in Europa. Rischio naufragio del progetto nazionale e...
Matteo Salvini (Ansa)

C’è un sismografo per misurare le scosse telluriche nella Lega ed è l’europarlamento di Strasburgo e Bruxelles.

Perché è qui, nelle aule che ospitano gli eurodeputati, che è stato raggiunto il livello più alto della storia con il 34,26 per cento dei suffragi alle elezioni Europee del 2019 con 28 eurodeputati eletti, 29 dopo la Brexit, e il numero di voti più alto di un singolo partito in tutta Europa, qualcosa di storico per una forza politica che fino a pochi anni fa sembrava destinata all’estinzione.

Ma, come spesso accade, quando si cresce tantissimo poi si crolla altrettanto alla svelta ed è proprio il gruppo degli eurodeputati che aiuta a comprendere cosa sta succedendo alla Lega, perché di quei 29 se ne sono andati già in cinque, che sono una percentuale notevolissima, e che imbarazza Marco Zanni, che è il capo del gruppo europeo di Identità e Democrazia, quello degli euroscettici e dei sovranisti, con compagni di strada che non sono il massimo della vita, dal Front National di Marine Le Pen ai neonazisti tedeschi dell’AFD, e Marco Campomenosi che è il capodelegazione dei leghisti italiani.

Zanni è un ex pentastellato, rieletto, con le preferenze, nella Lega, dopo che Salvini si è politicamente innamorato di lui. Un’intelligenza viva, bocconiano, con un lavoro serio, ma con un grande limite: il sovranismo assoluto, che oggi è fuori tempo massimo, come le sparate dei Borghi, dei Bagnai, dei Siri e di tutto il mondo leghista passato direttamente dall’universo No Euro a quello No Vax o No Green Pass, che sta all’estremo opposto rispetto al partito di Giancarlo Giorgetti e dei governatori, da Luca Zaia a Massimiliano Fedriga.

E chi conosce, anche minimamente, Campomenosi sa che è una persona perbene, mite, capace di smussare gli angoli, concavo e convesso e quindi l’ideale per tenere insieme un gruppo.

Il problema è che se il gruppo è quello europeo della Lega, con bossiani e calderoliani storici come Gianna Gancia che poco si amano con gli altri, persone miti e “tecniche” come Danilo Oscar Lancini e Paolo Borchia, che come Campomenosi è un fuoriclasse degli atti parlamentari e della tecnica di Strasburgo e Bruxelles, e sovranisti duri e puri come Antonio Maria Rinaldi, allora forse ci sono problemi irrisolvibili.

Anche perché è interessante studiare geograficamente i cinque addii alla Lega o, meglio, all’EuroLega se non fosse un ossimoro, che arrivano tutti da Roma in giù.

Un territorio presidiato politicamente in tutto e per tutto da Massimo Casanova, il patron del Papeete a Milano Marittima, eletto però non nel Nord Est che sarebbe stato il suo collegio “di pertinenza”, ma nel collegio dell’Italia Meridionale di cui è l’esponente più potente.

E proprio qui c’è la storia del “secondo Papeete” di Salvini, dopo quello che portò alla fine del primo governo di Giuseppe Conte, quello gialloverde, a cui venne tolto l’ossigeno sulla spiaggia romagnola e poi nei comizi con al centro il Sacro Cuore di Maria. Perché Casanova è la figura chiave della Lega al Sud e in particolare della Lega al Sud in Europa.

Invece, un po’ alla volta, se ne stanno andando gli eurodeputati, a partire da Andrea Caroppo, eurodeputato pugliese della circoscrizione Sud che ha fatto messe di preferenze, ma che poi è stato il primo ad andarsene per fondare il movimento Sud in  testa, che aderisce al Partito Popolare Europeo-PPE e non a Identità e democrazia.

Poi è toccato a Vincenzo Sofo, subentrato a un inglese dopo la Brexit, compagno di Marine Maréchal Le Pen, che ha salutato la compagnia dopo l’ingresso della Lega nel governo Draghi, andando a sedersi fra i Conservatori e Riformisti Europei con Giorgia Meloni, Carlo Fidanza, Raffaele Fitto e Fratelli d’Italia. Sofo, ovviamente, era eletto pure lui nella circoscrizione Sud.

Esattamente come era eletta al Sud Lucia Vuolo, passata pure lei dalla Lega e da Identità e Democrazia al PPE e a Forza Italia.

Poi, salendo, ma solo un poco, fino a Roma, si trova il quarto addio all’eurogruppo della Lega, quello del medico capitolino Luisa Regimenti, eletta nella circoscrizione Centro a suon di voti e passata anche a lei nell’eurogruppo azzurro di Antonio Tajani e nel PPE.

E poi l’ultimo addio, ipersovranista, quello di Francesca Donato, pasionaria antiDraghi e antiGiorgetti, eletta nella circoscrizione Isole e nota per la scenetta di Mondello, sulla spiaggia di Palermo, quando suonava il clacson della macchina per contestare il lockdown e la polizia, gentile ed ironica, le chiese: “Signora, ha finito?”.

E gli stessi Rinaldi e Zanni, esponenti della corrente che vorrebbe stare all’opposizione, più salviniani di Salvini, potrebbero essere i prossimi a lasciare la compagnia.

Ma il problema della Lega al Sud non finisce qui, perché negli anni persino lo stesso Salvini, dopo i riconteggi è stato costretto a lasciare il seggio per cui aveva optato in Calabria ed è potuto rientrare in Senato solo con il posto conquistato nel Lazio, sfrattando Kristalia Rachele Papaevangeliu.

E poi, sempre in Senato, se ne è andato Claudio Barbaro, che veniva dalla destra-destra romana, è stato eletto in Campania, ma poi è tornato “a casa” con Fratelli d’Italia.

E, alla Camera, il sindaco di Graniti in provincia di Messina, Carmelo Lo Monte, che è stato forse il primissimo esponente del Sud ad aderire alla Lega, ma è stato anche il primo ad andarsene, aderendo al Centro Democratico di Bruno Tabacci.

Insomma, come abbiamo raccontato per primi su Tiscalinews e forse anche come dimostra l’addio di Luca Morisi, il comunicatore social che per primo lanciò la Lega nazionale di Matteo Salvini, il progetto Sud del Carroccio rischia di fallire.

E, a fronte di tutti questi addii, è curioso vedere gli ingressi al Sud. Che sono quelli, storici, di due ex azzurri, Antonino Minardo e Antonino Germanà.

Ma, soprattutto, nelle ultime settimane sono stati quelli di due esponenti siciliani di Italia Viva, che continua a perdere pezzi: la prima a salutare Renzi per l’altro Matteo è stata Valeria Sudano, eletta nel Pd per poi transitare in Italia Viva e quindi alla Lega.

E, dall’altro giorno, alla Camera, anche il segretario d’aula Francesco Scoma, eletto inizialmente in Forza Italia e poi passato con Matteo Renzi, il cui addio è stato annunciato dal vicepresidente di Montecitorio, esponente di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli che – sotto l’ormai consueto titolino “Modifica nella composizione dei gruppi parlamentari” - ha scandito: “Comunico che, con lettera pervenuta in data 23 settembre 2021, il deputato Francesco Scoma, già iscritto al gruppo parlamentare Italia Viva, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta”.

Ecco, se ne vanno eletti con la Lega ed esponenti meridionali storici e arrivano ex azzurri ed ex renziani. Così.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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