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[Il retroscena] Il momento più difficile del governo: Reddito, Quota 100, la Cina e la decisione sul processo a Salvini

Tutti i principali dossier sono sul tavolo e la tensione cresce fra M5S e Lega. Inizia una settimana di passione, destinata a lasciare segni profondi

Paolo Emilio Russodi Paolo Emilio Russo   
Di Maio, il premier Conte, Salvini
Di Maio, il premier Conte, Salvini

Due ministri importanti a rischio, un decreto che non convince nè Lega nè Cinquestelle e una retromarcia - di fatto - su una importante scelta di politica estera come il Memorandum di intesa con la Cina. Questa settimana politica si annuncia come la più tormentata da inizio legislatura se è vero che, mentre alla Camera dei deputati si definiscono i dettagli di Quota cento e Reddito di cittadinanza, oggi il Senato dovrà esprimersi sull’autorizzazione a procedere chiesta nei confronti del titolare del Viminale, Matteo Salvini, accusato di sequestro aggravato di persone per il caso Diciotti. Il ministro dell’Interno interverrà in Aula domattina e cercherà di smontare la tesi del Tribunale che lo accusa di avere “agito al di fuori delle finalità proprie dell’esercizio del potere conferitogli dalla legge, in quanto le scelte politiche o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati di garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco dei migranti in un luogo sicuro”.

Una lunga serie di duelli

Difficilmente il no all’arresto espresso dalla Giunta per le immunità finirà stravolto: per farlo serve la maggioranza assoluta dei senatori e accanto ai voti contrari di Lega e M5s si schiereranno anche i quelli di Forza Italia e Fratelli d’Italia, che già si sono impegnati a difendere il Capitano. L’unica incognita sono le possibili defezioni tra i banchi dei pentastellati, già “minacciati” dal capogruppo M5s al Senato, Stefano Patuanelli: “In caso di voto contrario segnalerò ai probiviri”. Il salvataggio del vicepremier dovrebbe lasciar presagire uguale esito nella votazione del giorno successivo, quando la Lega, come in una gigantesca battaglia navale, sarà decisiva per salvare il posto del ministro delle Infrastrutture e Trasporti. Per Danilo Toninelli i numeri saranno risicati e il Carroccio chiede che prima di quel voto il consiglio dei ministri licenzi mercoledì sera il decreto Sblocca Cantieri. “Deve sbloccare davvero i cantieri, tutti i cantieri, e far ripartire l'edilizia pubblica e privata in tutta Italia, oppure non servirà. L'Italia non ha bisogno di aspirine ma di una rivoluzione”, ha detto il leader della Lega, al termine del vertice che si è tenuto a Palazzo Chigi.

La Cina è vicinissima

Al suo interno gli uomini di Salvini vorrebbero che fosse prevista la figura del Commissario per le infrastrutture. Nel corso della riunione, però, sono emersi altri punti di tensione tra i due partiti. La Lega ha raccolto in un documento di 24 pagine le sue proposte per il provvedimento, includendo tra queste la possibilità di sanare abusi edilizi compiuti prima del 1977. I Cinquestelle, che pure erano stati promotori del condono edilizio a Ischia, sono contrari. Il premier Giuseppe Conte prova a mediare pure su questo, come già fa da giorni sul dossier più scottante che riguarda la politica estera, il Memorandum tra Italia e Cina. Riferirà alla Camera, come richiesto dalle opposizioni, sul contenuto dell’accordo promosso da un sottosegretario pentastellato che è la ragione della missione che il presidente cinese Xi Jinping farà a partire da venerdì nel nostro Paese. Dopo gli allarmi della Lega, che è disponibile che si cedano alcune infrastrutture fisiche (come i porti di Trieste e Palermo) ma contraria alla vendita di quelle tecnologiche, i capitoli dell’accordo sono diminuiti da 50 a 12. Il premier cercherà di rassicurare il Parlamento, come ha già provato a fare con diverse interviste sui giornali. “L’unico vincolo che mettiamo riguarda la sicurezza nazionale, il controllo dei dati, dei telefoni, dei dati sanitari, dell’energia: non vorrei che domani qualcuno saltasse dall’altra parte del mondo e spegnesse l’interruttore per motivi di concorrenza o convenienza e non voglio che gli italiani dipendano da altri”, ha chiarito il vicepremier leghista.

L'alleato sempre più dispettoso

Di tutta risposta, i Cinquestelle gli hanno bloccato la flat tax, che aveva lanciato in vista della scrittura del prossimo Documento di economia e finanza. Finora la “tassa piatta” che era parte integrante del programma del centrodestra alle ultime Politiche è stata applicata ad alcune tipologie di partita iva, la Lega promette di introdurla per tutti. “E’ una promessa che non si può mantenere, il nostro Paese non può permettersi 60 miliardi per questa spesa”, ha detto la ministra pentastellata per il Sud, Barbara Lezzi. La cifra indicata è una stima circolata - informalmente - al ministero dell’Economia. “La flat tax è nel contratto di governo; lei si occupi delle Regioni del Sud, che hanno bisogno di qualcuno che lavori a tempo pieno”, ha replicato il leader della Lega. Secondo lui le coperture ci sono: per la prima fase basterebbero 12-15 miliardi di euro. Giovanni Tria risponde di non avere mai visto stime ufficiali, ma inconterà il sottosegretario Armando Siri, consigliere economico del vicepremier e “ideologo” della tassa piatta. Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, si mostra rassicurante: “Vogliamo abbassare le tasse, ed è quello che stiamo facendo; come abbiamo fatto con il Reddito di cittadinanza e Quota 100, faremo anche l'abbassamento delle tasse”, ha detto da Matera, dove chiude la campagna elettorale per le Regionali di domenica. Proprio la piccola Regione del Mezzogiorno, governata sinora dal Pd, potrebbe consegnare un nuovo successo al centrodestra dopo quelli in Abruzzo e Sardegna. Questo successo, in un territorio dove la giunta di centrosinistra è caduta per una inchiesta della magistratura, però, sarebbe l’ennesima dimostrazione che i Cinquestelle con quel tipo di legge elettorale non hanno chance e favoriscono - di fatto - il successo degli altri.

Salvini salvato, Toninelli chissà: tra Lega e M5S sono solo veti incrociati

Prima si vota l’autorizzazione a procedere per il leader della Lega che può contare sull’appoggio di Fi e Fdi, poi la sfiducia al ministro delle Infrastrutture, che invece è in bilico. In questa battaglia di posizione i Cinquestelle frenano sullo Sblocca cantieri e bocciano la proposta di sanatoria dei leghisti: “È un condono”. Conte si arrende al Carroccio e dimezza l’accordo coi cinesi, i pentastellati si vendicano fermando la flat tax: “Promessa irrealizzabile”.

Paolo Emilio Russodi Paolo Emilio Russo   
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