[L’inchiesta] Addio vecchia Lega travolta dai debiti, ecco lo statuto e le regole del nuovo partito di Salvini
Più rosa, totalmente autofinanziata e gemellata con i sovranisti europei: ecco come sarà. Il vicepremier si aspetta che la Procura chiuda la Lega a causa del processo contro Bossi e ha già registrato lo Statuto di un nuovo partito, la “Lega per Salvini Premier”. Prevede moltissime novità: chiunque abbia un incarico politico è tenuto a contribuire economicamente alla vita del partito con due diversi versamenti: uno a livello locale e uno a livello nazionale. Almeno un terzo degli eletti dovranno essere donne e c’è l’impegno a “sostenere le battaglie” dei sovranisti degli altri Paesi europei, vedi Viktor Orban. Forza Italia e Fratelli d’Italia dicono di no all’ipotesi che possa diventare il “partito unico del centrodestra”. Ma il vicepremier e il Cavaliere si vedranno in settimana per un faccia a faccia.

Prima era verde, oggi è blu, in futuro potrebbe essere sarà molto più rosa. Di sicuro sarà mantenuta dagli eletti e non viceversa, come forse è accaduto in passato. Dopo le “rivelazioni” di Giancarlo Giorgetti, tutti ad aspettare il “partito unico del centrodestra” di Matteo Salvini, la Super Lega che dovrebbe nascere dalle ceneri di quella attuale per aggirare i problemi giudiziari del partito e conquistarsi la restante fetta di elettorato forzista. Pochi però si sono accorti che lo strumento esisteva già. Per trovarlo non è stato necessario rovistare in qualche cestino del Viminale, ma bastava andarsi a cercare la Gazzetta Ufficiale dello scorso 14 dicembre, il giorno in cui è stato pubblicato, tra migliaia di altri documenti, lo “Statuto del movimento politico “Lega per Salvini Premier”. Già allora, pochi mesi prima del voto, a Via Bellerio si era capito che il sequestro dei conti correnti era una cosa seria e che bisognava prepararsi ad un piano b, essere pronti a chiudere bottega per riaprirne subito un’altra, con un nuovo nome e con responsabili legali diversi. Ecco perché, oltre alle “vecchia” Lega attiva da più di trent’anni e ancora sulla breccia, l’attuale vicepremier aveva voluto promuovere già allora la nascita di una seconda, che porta tra l’altro il suo nome. Compiendo così una scelta impegnativa: quella di identificare l’orizzonte politico e temporale del nuovo soggetto con il ciclo politico del suo fondatore.
Punto e a capo: come
Per aprile lo “stop and go” non è stato necessario, ma oggi, come ha confermato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio nonché vicesegretario del partito, “se tutti i futuri proventi che arrivano alla Lega vengono sequestrati, è evidente a quel punto che il partito non può più esistere, perché non ha più soldi”. Il giorno della verità sarà il 5 settembre, quando il Tribunale del riesame dovrà decidere se tenere il punto o meno nel processo che ha visto la condanna per truffa ai danni dello Stato a carico di Umberto Bossi e Francesco Belsito. Se la situazione dovesse precipitare, il nuovo strumento per consentire ai dirigenti del Carroccio di continuare l’attività politica è dunque già pronto per entrare in azione. Ma come è fatta e in cosa differisce rispetto alla “vecchia” Lega la nuova “Lega per Salvini Premier”’? In moltissime cose, non solamente nei volti e negli strumenti utilizzati da chi la guida. Per capirlo, è sufficiente leggersi con attenzione lo Statuto della nuova sigla, definita al primo articolo “un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità la pacifica trasformazione dello Stato italiano in un moderno Stato federale attraverso metodi democratici ed elettorali”. Il nuovo partito non si definisce dunque secessionista come quello del passato, ma federalista come quello attuale. In più, però, la Lega per Salvini Premier “promuove e sostiene la libertà e la sovranità dei popoli a livello europeo”. La sigla è sì quella di un partito sovranista, ma con un orizzonte che non si limita alla dimensione ma nazionale: si muove dentro un contesto continentale e, in quanto tale, condivide le battaglie dei partiti gemelli presenti in altri Paesi. Ecco spiegati i rapporti internazionali del segretario, la sua idea di un fronte europeo dei sovranisti contro l’establishment Pse - Ppe in vista delle prossime elezioni Europee e gli incontri, con tanto di attestati di stima reciproca, con Viktor Orban, il presidente dell’Ungheria.
Un partito in cassa integrazione
Visti i problemi economici degli ultimi anni, la crisi che ha costretto il leader a mettere in cassa integrazione molti dipendenti del partito e a chiudere i media, compresa La Padania, dove aveva lavorato a lungo, il nuovo Statuto, sul punto del finanziamento, è chiaro che più chiaro non si può. Tra i “Principi generali per coloro che ricoprono cariche elettive”, c’è l’articolo 33, che indica “i doveri degli eletti”, che poi sono appena due, uno ovvio e l’altro meno. “Coloro che ricoprono incarichi elettivi e di nomina politica retribuita hanno il dovere di dedicare il tempo adeguato all’espletamento dell'incarico assunto e di contribuire al finanziamento della Lega per Salvini Premier e della articolazione territoriale regionale”, vi si può leggere. Lo Statuto impone dunque a chiunque percepisca una qualunque forma di emolumento, dal gettone del consigliere comunale alla diaria del parlamentare, di versarne una quota nelle casse del partito a livello nazionale e a livello locale. Altra novità il fatto che “la selezione delle candidature per le assemblee rappresentative avviene in forma democratica”, dunque - sembrerebbe - con il ricorso a elezioni primarie.
La quota minima alle donne "verdi"
A proposito di candidature, la “Lega per Salvini Premier promuove la parità dei sessi negli organismi collegiali e nelle cariche elettive stabilite dallo Statuto, prevedendo che nelle candidature nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore ai due terzi”. Salvini, dunque, riserva delle quote minime alle dirigenti. Già nell’ultima tornata elettorale, il segretario federale aveva promosso moltissime donne al rango di parlamentari, ma con l’obbligo inserito nello Statuto la scelta politica diventa vincolante e non si può tornare indietro. Tra le peculiarità dello Statuto ci sono le norme che impediscono che la nuova Lega possa essere “scalabile” da qualcuno: “Il Congresso federale elegge il Segretario federale tra coloro che hanno maturato almeno 10 anni consecutivi di militanza come Soci ordinari militanti”. Per prendere il posto di Salvini, dunque, bisogna essere iscritti da almeno dieci anni. Lo Statuto depositato a dicembre individua il simbolo, tutto blu, che potrà comunque essere nuovamente modificato. Viene descritto così: “È’ costituito da un rettangolo di colore blu in cui campeggia la scritta «Lega per Salvini Premier» in bianco, circondata da una sottile cornice sempre di colore bianco”. Il nuovo partito ha una nuova sede legale che risulta essere in via delle Stelline 1 a Milano, non così lontano dalla vecchia sede del PSI milanese e da quel Pio Albergo Trivulzio dal quale, di fatto, partì lo scandalo Tangentopoli.
Il partito unico di centrodestra: quale?
Molti nella Lega e qualcuno pure dentro Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno immaginato che questo nuovo soggetto che nasce dalle ceneri del Carroccio potesse diventare il “partito unico di centrodestra”. Per ventiquattro ore nessuno, tra i berlusconiani e tra i seguaci di Giorgia Meloni, ha commentato ufficialmente l’ipotesi e si sono inseguite voci di un via libera del Cavaliere e di una non ostilità degli ex aennini. Ieri pomeriggio, però, sia Mariastella Gelmini che Fabio Rampelli hanno chiaramente - e quasi contemporaneamente - chiuso a questa ipotesi, lasciando intendere che non c’è nell’aria alcuna “resa” al più forte, cioè alla Lega. “Il partito unico rievoca un nome bulgaro dal sapore antico, e francamente non ci interessa: lo riteniamo inutile”, ha detto la capogruppo azzurra alla Camera. “Noi pensiamo che il centrodestra sia un’esperienza plurale nella quale ci sono più voci: c’è la voce della Lega, di Fratelli d'Italia e di Forza Italia. Il che permette agli italiani, all'interno del centrodestra, di poter scegliere”, ha aggiunto l’ex ministro dell’Istruzione. “La querelle sul partito unico del centrodestra è una boutade di fine estate. Abbiamo già conosciuto l’esperienza del partito unico, l’unione tra Fi e An imposta da Berlusconi e mal sopportata dalla destra: ha avuto un successo istantaneo ma breve, si è estinta nell’arco di tre anni”, le ha fatto eco Fabio Rampelli, dirigente di Fdi e vice presidente della Camera. “Meglio che i partiti del centrodestra rimangano distinti con la loro identità, magari federandosi per coordinare meglio le loro attività e guadagnare più credibilità e consenso”, ha aggiunto. Non è detto, però, che il dossier sia chiuso del tutto. I fedelissimi del vicepremier e quelli del Cavaliere sono al lavoro per organizzare un faccia a faccia tra i due nei primi giorni di questa settimana.