[Il punto] Lavoratori italiani spremuti dal fisco: in busta paga resta la metà. Ecco le famiglie più colpite
Stando ai dati dell’Ocse tra il 2017 e il 2018 il cuneo fiscale è salito ancora. Siamo di 12 punti al di sopra della media. La stangata più dura sulle famiglie monoreddito
"Alla fine si lavora per pagare le tasse". Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase? In realtà in quella osservazione estrema c'è più di un fondo di verità. La tassazione del lavoro in Italia per esempio, lo si sa da tempo immemorabile, è a livelli di guardia. E la situazione non accenna a migliorare. Anzi. Nel nostro Paese infatti, il cuneo fiscale - il totale delle imposte e dei contributi, a carico del datore di lavoro o del dipendente, che grava sulla busta paga – tra il 2000 e il 2018 è salito dello 0,8%, passando dal 47,1% al 47,9% per un lavoratore medio single senza figli, contro un decremento nei Paesi Ocse dell'1,3%, dal 37,4% al 36,1%. Tra il 2017 e il 2018 invece il cuneo è salito dal 47,7% al 47,9%. Lo certifica l' Ocse, l' Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che raggruppa 36 Paesi e ha sede a Parigi, nel suo ultimo rapporto (Taxing Wages).
Di 12 punti sopra
A considerare la media Ocse del 36,1% (in lieve flessione rispetto all' anno scorso), siamo di circa 12 punti al di sopra di questo numero di riferimento. In graduatoria finiamo terzi dietro soltanto a Belgio (52,4%) e Germania (49,5%). Con una curiosità: il Cile risulta il Paese con il cuneo fiscale più basso, al 7%.
In pratica il discorso è questo: un lavoratore tipo, senza carichi familiari (single appunto), se il suo costo del lavoro è pari a 100 viene sottoposto a un cuneo fiscale del 47,9%. Dentro tale percentuale ci sono le imposte personali sul reddito e i contributi previdenziali, in parte sulle sue spalle e in parte su quelle del datore di lavoro. E' dunque facile comprendere come, tolte le tasse e i contributi previdenziali, i lavoratori prendano sul cedolino all'incirca la metà di quello che costano all'azienda. Ma c'è anche un'altra considerazione: per ogni 100 euro di retribuzione il dipendente ne paga circa 45 in tasse e contributi e l'imprenditore circa 46.
Un dato risulta particolarmente incisivo e va considerato: in Italia le imposte sul reddito e gli oneri sociali sommati assieme rappresentano l'85% del cuneo fiscale totale. La media del cuneo fiscale nell’Ocse è invece del 77%. Nei due anni citati inoltre il cuneo fiscale nel nostro Paese sarebbe salito ancora di 0,2 punti percentuali attestandosi appunto al 47,9% in riferimento a un lavoratore medio single senza figli.
Sempre a leggere il rapporto Ocse, con una percentuale del 39,1%, noi occupiamo il secondo posto in classifica alle spalle della sola Francia per le famiglie monoreddito e con due figli. La media Ocse? Al 26,6%.
Quanto resta
Altra considerazione: a calcolare soltanto il volume delle imposte e dei contributi previdenziali che ricadono sulle spalle del lavoratore in Italia il netto che resta si attesta intorno al 68,8% della retribuzione per quanto concerne i single. A questo proposito la media Ocse è del 74,5%. Da considerare ovviamente le detrazioni che intervengono a dare un certo sollievo (in Italia questa riduzione è dell'1,8%, inferiore al 9,5% della media Ocse). Se si considera infatti una famiglia monoreddito del nostro Paese con due figli a carico il netto in busta può salire all’80,15%. In ogni caso una percentuale inferiore alla media generale Ocse che risulta del 85,8%.
Quello sul livello degli stipendi e dei salari è in effetti un discorso meritevole di attenzione. I dati Ocse suggeriscono insomma un intervento per abbassare le imposte pagate dai lavoratori. E magari non solo. Basti a questo proposito un dato: la soglia media delle retribuzioni italiane risulta al 19mo posto in graduatoria. La media generale è calcolata in 40.940 euro, da noi si parla di circa 40.240 euro. Una situazione al di sotto di quella di tutti i Paesi industrializzati ad esclusione del Canada (37.930).
Ma la domanda al proposito diventa la solita: come trovare le risorse per abbattere il cuneo fiscale e aumentare quindi le retribuzioni? Una delle strade proposte dal sindacato, e ribadita ultimamente perfino dal Fmi (Fondo Monetario Internazionale) è quella della patrimoniale. Tassare cioè i patrimoni più alti per alleggerire il cuneo fiscale. Il Fondo parla per altro anche di reintroduzione della tassa sulla prima casa. In sostanza formule altamente esplosive da un punto di vista politico, soprattutto in un momento in cui si discute di Flat tax.