[Il punto] Landini rilancia la patrimoniale: “Per un grande piano di investimenti e lavoro, prendiamo i soldi dove ci sono”
Secondo il leader della Cgil “bisogna intervenire sulle ricchezze per una lotta contro le diseguaglianze”. A Zingaretti dice: “Rifletta sul perché si è rotto il rapporto con il mondo del lavoro e di conseguenza la sinistra è diventata minoranza”
Bisogna mettere insieme le risorse per un grande piano di investimenti pubblici e privati per lanciare un nuovo modello di sviluppo sostenibile finalizzato soprattutto alla creazione di lavoro. E’ questo in sintesi il primo punto del programma che Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, il più grande sindacato italiano, ha in mente. Lo mette nero su bianco in una intervista concessa a Repubblica, dove spiega che “serve un piano straordinario di investimenti inserito in una idea di sistema Paese basata su un nuovo modello di sviluppo centrato sulla sostenibilità ambientale, partendo dalla manutenzione del territorio, dalle infrastrutture sociali, materiali e digitali”. Ma tenendo conto anche della “rigenerazione delle aree urbane, delle energie rinnovabili, dell’economia circolare, della ricerca e innovazione della cultura, della formazione e dell’istruzione”.
Dove prendere i soldi
Certo, per intervenire su tutte queste cose servono molti soldi, ma il segretario della Cgil ha le idee chiare sull’argomento: “I soldi li si va a prendere dove ci sono”. In sostanza – a suo avviso – “serve una riforma fiscale degna di questo nome”. In definitiva è necessario “intervenire sulle ricchezze per una lotta contro le diseguaglianze”. Quando il giornalista (Roberto Mania) gli fa notare che quello della “patrimoniale” è un discorso difficile, perché ogni volta che la sinistra ha accennato a quella parola gli elettori sono scappati, il leader sindacale spiega di non volersi soffermare sui nomi, ma che ciò a cui pensa potrebbe essere definito “tributo di equità contro le diseguaglianze”.
Combattere la diseguaglianza
Del resto si tratta di un passo necessario, e per rendersene conto basta guardare a quanto “il livello della diseguaglianza sia cresciuto enormemente nel nostro Paese” negli ultimi decenni. Per questo è indispensabile raccogliere risorse incidendo maggiormente su chi ne ha di più per realizzare investimenti, sviluppo e occupazione. Magari utilizzando in maniera mirata anche i fondi pensionistici integrativi.
Lo "sblocca cantieri"
In questo quadro di riavvio dello sviluppo si inserisce il provvedimento “sblocca cantieri” che il governo sta per varare, ma Landini vi intravede il “rischio di una liberalizzazione selvaggia degli appalti”. Il pericolo di una situazione in cui “i progettisti e gli esecutori sono anche i controllori”. Insomma “un film già visto”. Per evitare questi effetti - ribadisce - “bisogna avere una idea di Paese”.
Una idea di largo respiro che gli pare assente in questo governo ma anche in quelli precedenti. In questo caso, per esempio, Landini trova “strano che si ricerchino accordi con la Cina, gli Usa e l’India e poi si dia via libera all’autonomia differenziata tra Regioni che frantuma l’unità nazionale”. In tal modo, secondo il suo parere, “si prendono in giro le persone, si diffonde sfiducia e gli investitori non vengono in Italia”. Solo una visione complessiva di quello che si vuole per il Paese può consentire di uscire dalle secche in cui ci troviamo. E quella di una patrimoniale è in questo momento “una scelta politica da fare, perché non è certo con la flat tax che si può uscire dalla recessione”.
Zingaretti e la crisi della sinistra
Temi importanti di cui si è parlato anche nell’incontro che Cgil, Cisl e Uil hanno avuto col nuovo segretario del Pd Nicola Zingaretti. Incontro che ha riaperto a tutti gli effetti le porte del Nazareno alle rappresentanze dei lavoratori. In quell’occasione sono state illustrate le proposte del sindacato ed è stato chiarito come “vada riportato al centro delle politiche il lavoro”, che “in questi anni è stato frantumato, precarizzato e impoverito anche nei diritti”. E per questo va “rivisto il modello di sviluppo che ci ha portati nella situazione in cui siamo”. In sostanza è stato precisato a Zingaretti che “se vuole cambiare il Paese deve cambiare le strategie che prima di lui sono state adottate”, incalza il segretario della Cgil.
Con l’invito finale al nuovo leader del Pd a fare una importante riflessione: quella sul “perché si è rotto il rapporto di rappresentanza con il mondo del lavoro e di conseguenza la sinistra è diventata minoranza”. Sul perché “adottando le politiche di austerity e praticando, come la destra, la disintermediazione con i corpi sociali” si sia finiti col diventare “minoranza tra gli italiani”.