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La Russa: io meglio di Cracco a cucinare la Norma. La risposta dello chef

Il presidente del Senato e seconda carica dello Stato, in una versione inedita, quella gourmet, anche se il suo comportamento non sorprende

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
La Russa: io meglio di Cracco a cucinare la Norma. La risposta dello chef
Il presidente del Senato, La Russa (Ansa)

Vedere la seconda carica dello Stato, il supplente del presidente della Repubblica, il presidente del Senato della Repubblica, dedicarsi per un giorno intero a gusti, sapori, produzioni a Indicazione Geografica Protetta o a Denominazione di Origine Protetta, e a parlare di cibo è qualcosa di assolutamente inedito. Ma possibile se la seconda carica dello Stato è Ignazio La Russa che sta interpretando il ruolo in modo assolutamente inedito e informale.

Lo stile di La Russa

A prescindere dalle sue idee e dalla sua storia - su cui ovviamente il giudizio è libero - basta vedere Ignazio presiedere le sedute a Palazzo Madama per capire che ci mette uno stile tutto personale, confidenziale e teso a portare a casa il risultato più che a interpretare un ruolo politico, che lo rende il presidente più “informale” dalla splendida vicepresidenza della Camera di Alfredo Biondi o da quella a Palazzo Madama di Roberto Calderoli. Di cui, sempre fra i vice, gli eredi migliori sono nelle ultime legislature: Roberto Giachetti, Ettore Rosato, Maurizio Gasparri e Giorgio Mulè.
E questa umanità di La Russa la si vede soprattutto nei momenti più intimi, come lo è stata la splendida seduta per commemorare il segretario del Pd del Lazio Bruno Astorre, uomo amatissimo da tutti, morto suicida negli uffici del Senato. Oppure al funerale del suo antico amico Giorgio Bornacin, quando ha fatto – come Gasparri – una dolce orazione funebre, chiedendo a don Massimiliano Moretti, che celebrava ed ha fatto un bellissimo ricordo: “Quando muoio voglio uno come lei a celebrare”.

L'altro La Russa

Ma, per l’appunto, c’è anche un altro La Russa che non ti aspetti ed è quello gourmet. Che sfodera tutto il suo repertorio a Recco, sulla piazza del Comune, dove si svolge Evoè, il primo festival dell’arte gastronomica e dei prodotti di eccellenza.

Arriva e si ferma a ogni banchetto marchiato Dop o Igp, da quelli delle erbette del Tigullio a quelli degli apicoltori a cui chiede informazioni sulla produzione e sulle sfumature dei diversi gusti, senza dimenticare lo zafferano, le tre dop piacentine, unica provincia d’Europa con tre salumi protetti, il salame d’oca e il liquore al peperone rosso Dop di Pontecorvo, un piccolo centro in provincia di Frosinone, in Ciociaria, dove ci sono i migliori peperoni al mondo. E se lo beve tutto d’un sorso.

A suo agio in mezzo alle produzioni tipiche

Insomma, in mezzo alle produzioni tipiche il presidente del Senato si trova benissimo. E, ovviamente, e giustamente, non perde l’occasione che lui si trova a più agio fra questi prodotti che con la farina di grilli. Ed è il punto di partenza di un talk moderato da Tinto, la voce di “Decanter”, uno che ci mette sempre passione, insieme al vicepresidente di Regione Liguria Alessandro Piana, che ha la delega ai prodotti tipici, e al sindaco di Recco Carlo Gandolfo, padrone di casa e uomo ovunque della città della focaccia al formaggio Igp.

I racconti gastronomici 

E proprio il dibattito è l’occasione per La Russa per scatenarsi nei suoi racconti gastronomici e culinari. “Qualche giorno fa ho avuto l’onore di avere ospite da me Carlo Cracco” esordisce soft. Ma è il racconto che segue che è esilarante: “Mi ha chiamato la ministra del Turismo Daniela Santanchè, che l’aveva come ospite e mi ha detto che le avrebbe fatto piacere presentarmelo. Ho accettato con entusiasmo e quindi abbiamo pranzato insieme nella sede della presidenza del Senato. Io mi sono inchinato alla sua sapienza culinaria, ma….”.

Il “ma” larussiano è qualcosa che farebbe la gioia dello ‘Gnazio di Fiorello e dei suoi autori a partire da Ciccio Bozzi: “Lui è più bravo, ma sulla pasta alla Norma non c’è partita, è più buona la mia. Perché Cracco sbaglia proprio la ricetta, ci mette il soffritto, che invece non va bene”.  

La ricetta della pasta alla Norma

E qui il presidente del Senato parte con la ricetta, che propose un giorno in passato e scatenò i social: “Innanzitutto attenzione: a come la  faccio io. Nella Norma non c’è il soffritto” . E il racconto, a più riprese, di La Russa è ricco di sapori e profumi che escono anche dai suoi ricordi personali: “Quando ero piccolo la donna, Angelina, aveva già messo la padella con il pomodoro che cuoceva anche due, tre ore”. E poi gli altri ingredienti: “Picchi d’aglio e basilico finchè volete. Attenzione: le melanzane vanno fritte a parte, avendo attenzione che la sera siano messe a spurgare col sale, poi si leva il sale e si friggono. L’altezza delle fette dev’essere giusta, né troppo alte, né troppo sottili”.

Insomma, La Russa oltre che presidente del Senato è – ad honorem – anche presidente della Norma, da catanese doc.

La focaccia di Recco

Ma ne ha anche per la focaccia al formaggio di Recco: “Anche se ho casa a Zoagli, qui nel Tigullio, in verità non l’ho mai mangiata a Zoagli, ma a Camogli dove avevo avuto una casetta prima. In fondo alla passeggiata a mare c’è un negozietto….”.

Gli organizzatori e i membri del consorzio della focaccia Igp tirano un sospiro di sollievo: il negozio citato è di un loro associato e quindi rispetta in tutto e per tutto il capitolato approvato dall’Europa. E qui il sindaco – che è di Fratelli d’Italia - racconta la storia dell’Igp, all’epoca nata dall’impegno di quattro leghisti: l’attuale capodelegazione all’Europarlamento Marco Campomenosi, che allora era capo dell’ufficio legislativo del Carroccio a Strasburgo e Bruxelles; il presidente del consiglio regionale, oggi deputato, Francesco Bruzzone; l’allora capogruppo leghista in Regione Liguria e recchelino doc Franco Senarega. Più Matteo Salvini, allora eurodeputato che ha casa a Recco e gli amici dei suoi figli, da Sissi Alessia Ratti a Giuseppe Bizioli.

Insomma, ne è uscita l’Igp con il territorio più piccolo o comunque fra i più piccoli d’Europa e La Russa ascolta la storia con interesse: “Recco, Camogli, Sori e Avegno”. “Ma dov’è Avegno?”. “E’ qui alle nostre spalle. Sono quattro dei sette comuni che compongono il Golfo Paradiso”.

E dopo aver lasciato spazio all’aspetto culturale e “colturale”, che è al centro del festival Evoè, La Russa cede anche all’aspetto goloso: “Sono stato felice quando Manuelina ha aperto il suo corner alla Rinascente ed ero cliente fisso. Ma quando vengo a Recco, la mangio volentierissimo e Manuelina mi aspetta”. Cesare Carbone, che del locale è il titolare, sorride felice per l’istituzionalizzazione delle sue prelibatezze, ma sorridono anche gli altri ristoranti, perché qui a Recco la particolarità è che sono tutti amici fra loro, competitor ma senza colpi bassi.

Conclude il presidente del Senato: “Ai ragazzi che chiedono la liberalizzazione delle droghe dico venite qui, assaggiate questa focaccia. Dà dipendenza anche questa, ma non fa male”.

Ed è la chiusura di un cerchio: sulla maglietta di Massimiliano Bernini, che si contende con Federico Bisso il titolo del più bello dei focacciai, sulla schiena c’è scritto: “Attenzione, crea dipendenza”.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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