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Notte dei lunghi coltelli tra senatori per portare voti alla lista Conte. Che non decolla. Nonostante il prestito Pd  

Il gruppo Europeisti nasce solo al Senato e con saldo voti + 1 per Conte con l’arrivo in nottata di Vitali da Fi. La denuncia di Renzi. Il doppio gioco del Nazareno. Il jolly del centrodestra. Il duro lavoro dell’arbitro Mattarella

Claudia Fusanidi Claudia Fusani     
Giuseppe Conte (Foto Ansa)
Giuseppe Conte (Foto Ansa)

 

E’ la notte dei lunghi coltelli. Dove nulla è quello che sembra e tutto va letto in controluce. Una notte in cui i telefoni non tacciono mai e la pressione su deputati e sentori per indurli a cambi di casacca raggiunge livelli inauditi. Giuseppe Conte, chiuso nel bunker di palazzo Chigi, sta giocando tutte le carte per blindare un gruppo parlamentare in suo favore,  neutralizzare una volta per tutte Matteo Renzi e Italia viva e assicurarsi il via libera fino alla fine della legislatura. Gli restano poche ore. Al massimo fino a domani pomeriggio quando il M5Stelle chiuderà le consultazioni al Quirinale. Quello sarà l’orario ultimo entro cui dimostrare al Capo dello Stato che i Costruttori/Volenterosi esistono e credono nel suo progetto di governo a trazione 5 Stelle-Pd-Europeisti. Per il proseguimento del suo mandato fino alla fine della legislatura. Non solo: che sono anche in numero tale e sufficiente da rendere inutile il gruppo di Italia viva che lo ha spinto alle dimissioni. Tutto questo mentre il Pd, complice consapevole o inconsapevole, con una mano presta una senatrice per far nascere il gruppo pro Conte e con l’altra dice: “Avanti con Conte e con Renzi”

Pd a due facce

Rispetto al quale resta però, come ha spiegato il segretario Zingaretti, un sentimento di “inaffidabilità” che “non ha a che fare con rancori legati al passato ma solo rispetto al futuro”. L’apertura dem diventa subito una chiusura. E sommata al niet dei 5 Stelle e agli affondi di Alessandro Di Battista (“sono d’accordo con Conte, Renzi deve restare fuori dalla porta e ai suoi dico che andranno a sbattere”) racconta una dinamica tutta “contro” Italia viva. Per estrometterla dai giochi. Come minimo depotenziarla  per sterilizzarla. Verso sera Matteo Renzi, dopo giorni di silenzio, si fa sentire con un video via Facebook. Parla di temi, delle tre emergenze - sanitaria, educativa ed economica - che hanno portato alla crisi adesso ed è già troppo tardi. Nodi da affrontare e sciogliere con un programma serio di legislatura. E una maggioranza altrettanto compatta. Non compatibile con “la febbrile ricerca di costruttori” in corso da giorni, anche settimane. Un “autentico scandalo” ciò che sta accadendo in Parlamento, attacca a testa bassa Renzi: “Far passare le persone” da un gruppo all’altro “non in base a un'idea ma a una gestione opaca delle relazioni” per la creazione di gruppi improvvisata. Italia viva andrà a colloquio con il Presidente Mattarella oggi pomeriggio “senza pregiudizi”. Chiederà però la reciprocità. Denuncerà quello che sta accadendo. 

Il soccorso rosso-azzurro

Da giorni e soprattutto nelle ultime 48 ore, da quando Conte ha annunciato e poi dato le dimissioni, il pressing è costante soprattutto sui senatori di Forza Italia che un po’ per rancori personali, un po’ per assenza di prospettive, per lo più perché stufi della subalternità a Meloni e Salvini, da mesi coltivano l’idea di una via di fuga. La scorsa settimana hanno lasciato il gruppo al Senato Maria Rosaria Rossi, ex fedelissima del premier, e Andrea Causin, cattolico delle Acli finito a suo tempo tra gli azzurri. Alla Camera ha lasciato Renata Polverini, un nome che pesa nella storia della destra e degli azzurri. Sempre al Senato ieri sera dopo le 21 ha lasciato Luigi Vitali, ex sottosegretario alla Giustizia nell’ultimo governo Berlusconi, vicepresidente del gruppo anche se con un piede mezzo fuori da tempo

“Ho aderito al progetto del professor Conte, credo in lui” ha detto. La Rossi avrebbe già in tasca altri 2/3 colleghi di palazzo Madama intenzionati a dire addio al Cavaliere perchè “Forza Italia non è più la casa dei liberali moderati”. Con Vitali il neonato gruppo Europeisti/Maie/Centro democratico sale a undici senatori. Ma il saldo dei voti a favore per Conte resta fermo a +1. Cioè: la fiducia al premier dimissionario è ferma a 158 tra cui tre senatori a vita (“inutili” per funzionalità delle Commissioni parlamentari che è il vero problema), appena due voti in più dell’ultima fiducia che sono un senatore Pd assente per malattia e appunto il neo arrivato Vitali. Il nuovo gruppo pro Conte infatti è nato tra mille spinte, facilitazioni e promesse ma resta praticamente a saldo zero. Il premier dimissionario continua a non avere la maggioranza. Continua ad aver bisogno di Italia viva. E non si capisce come il presidente Mattarella possa considerare questa una maggioranza larga e coesa tale da guidare l’Italia fuori dalla pandemia e dalla crisi economica.        

Lo strano caso della senatrice Rojc

Si chiama Tatjana Rojc, è una scrittrice e letterata triestina eletta dalla comunità slovena come indipendente nelle liste del Pd. Crede nel Pd, ha molti amici in Italia Viva e la notte scorsa ha ricevuto la telefonata del segretario Zingaretti: “Per favore, ti dobbiamo iscrivere al gruppo Europeisti che è fermo a nove e gli serve il decimo. Altrimenti non può formarsi”. La senatrice è rimasta perplessa. Le è stato spiegato che deve farlo “per la stabilità e il futuro di questo Paese”. Parole a cui è difficile dire no. Quindi ieri mattina alle 10 il gruppo per Conte è stato ufficialmente registrato al Senato. Era, in quel momento, a saldo zero per la fiducia. Ed è nato solo grazie ad un prestito del Pd. “Sia chiaro che io sono e resto orgogliosamente nel Pd” ha chiarito la Rojc ieri al Senato insieme ai colleghi senatori del Pd e presso gli uffici del gruppo Pd. A cui tra l’altro, ha precisato, “importa relativamente poco che Conte sia incaricato per la terza volta. Quello che conta è dare stabilità e prospettiva alla legislatura”. Non è stato facile accettare, “consapevole di essere stata usata per far nascere il gruppo. Però oggi poi è il giorno della Memoria, mio padre è stato deportato, e ho pensato che il momento potesse essere giusto per fare un sacrificio e dare un contributo”. 

Lo scontro tra senatrici

Quello che le fa più fatica sopportare è sapere di essere il rimpiazzo di Sandra Lonardo-Mastella. Era lei la decima senatrice. Solo che martedì nelle riunioni alla Farnesina, presso il sottosegretario Merlo che detiene il simbolo del Maie, è andato in scena un mezzo suicidio politico tra le 17 e le 22 della sera. Protagoniste Lonardo, appunto, e la senatrice  Rossi, ex segretaria particolare di Silvio Berlusconi. Baruffe campane, verrebbe da dire, essendo Lonardo di Benevento e Rossi di Caserta. Ma non solo. La senatrice “Mastella” voleva a tutti i costi inserire nella dicitura del gruppo il simbolo di “Noi per la Campania”, il partito locale con cui Mastella, il marito, è diventato sindaco a Benevento. Non un dettaglio da poco visto che un simbolo presente in Parlamento è esentato dalla raccolta delle firme  per partecipare alle prossime elezioni politiche. Ora però il nuovo gruppo ha già due simboli (Maie e Centro democratico) e il terzo, per lo più così locale, non ci poteva stare. La Rossi, a sua volta, ha chiesto altro. Poi è scattata la corsa alla presidenza e al capogruppo. Insomma, rimaste a mani vuote e dopo due o tre tentativi e successivi ripensamenti, Lonardo ha sbattuto la porta. “Nessuno mi leva dalla testa - racconta un testimone - che il suo obiettivo fosse quello di farci andare fuori tempo massimo per la presentazione del gruppo. Ma il tempo scadeva stamani (ieri mattina, ndr) e non a mezzanotte”. Ecco insomma, tra “l’altruismo” di Rojc e “le borsate” lessicali tra le senatrici, non sono questi i migliori auspici per la tenuta e la solidità di un gruppo a cui Conte affida il suo  terzo incarico. Dopo tre  flop in due settimane: non ha funzionato la sfida sui numeri in aula (appena 321 alla Camera, sei in più della maggioranza; 156 al Senato, cinque sotto la maggioranza assoluta); non ha funzionato, nel senso che non si sono appalesati, l’appello agli “europeisti, volenterosi, liberali, socialisti e popolari”; e non ha funzionato neppure la caccia ai Responsabili iniziata ben prima di Natale. 

 Il salone delle Feste

La partita è ora più che mai nelle mani e nella testa dell’arbitro Mattarella. Solo il Capo dello Stato potrà valutare,  una volta concluse le consultazioni, se Giuseppe Conte può affrontare il terzo incarico della legislatura. Decidere se questa nuova maggioranza allargata ma zoppicante nei numeri e figlia di trattative non proprio eccellenti, ha la forza e la coesione sufficiente per guidare il Paese fuori dalla pandemia e dalla crisi economica.

Ieri pomeriggio sono iniziate le consultazioni. Causa Covid, il cerimoniale del Quirinale ha eccezionalmente ospitato i giornalisti nel grande salone delle Feste per evitare le angustie del Salone della Vetrata. Mattarella ha voluto augurare “buon lavoro” ai giornalisti e fare gli onori di casa nelle meravigliosi arazzi e cristalli e affreschi del salone. La Presidente Casellati, il presidente Fico, il presidente emerito Giorgio Napolitano (sentito per telefono) sono stati ascoltati ieri. Le giornate clou sono oggi e domani. Alle 11 e 50 farà il suo esordio il nuovo gruppo Europeisti/Maie/Italia 2023. Nel pomeriggio Italia viva (17.30) e Pd (18.30). L’onore e l’onere della chiusura ai 5 Stelle (domani ore 17) preceduti dalle opposizioni di centrodestra (ore16). Le carte sono in tavola. Ma sono ancora coperte. 

Carte coperte & senatori sentinelle

Tutti, tranne Italia viva e le opposizioni e almeno in questo primo giro, indicheranno Giuseppe Conte come “unico punto di equilibrio in grado di guidare la nuova coalizione”. Con importanti distinguo e sfumature che senatori-sentinelle, soprattutto 5 Stelle e Pd, sono incaricati in queste ore di monitorare al centimetro.  

Ieri il segretario Zingaretti ha riunito la direzione e il mandato condiviso è “avanti con Conte”. La scena del prestito della senatrice - costato più di un mal di pancia tra gli eletti del Pd e in qualche modo anche preteso dai 5 Stelle come pegno della fedeltà a Conte - potrebbe essere anche l’ultimo contributo della segreteria Zingaretti al caso Conte. Della serie, “se ce la fai adesso bene, più di questo non si poteva fare”. Al secondo giro però “cambia la carta”. Zingaretti sa però che i numeri ancora non ci sono e per avere “un governo con una maggioranza ampia” devono sparire tutti i veti su Matteo Renzi e Italia viva. Veti così pesanti da parte di tutti, Pd, 5 Stelle e Conte (“mai più con Italia viva e Renzi, inaffidabili e irresponsabili”) che non è facile adesso rimuovere tutto con un paio di dichiarazioni. Zingaretti ci prova così: nessuna “questione personale” con Matteo Renzi, “per quanto mi riguarda il tema del rapporto con Italia viva non ha nulla a che vedere con un aspetto di risentimento per il passato, ma di legittimi fondati dubbi sulla affidabilità per il futuro”. Zingaretti chiede quindi “a tutti un atto di generosità nei confronti di tutti”. Avanti anche con Renzi, quindi, che resta però inaffidabile. Quindi se non c’è è meglio. Si capisce perchè il senatore la sera riunisce deputati e senatori, pronuncia il suo “non ci sto” e avverte: “Proveranno ancora, nelle prossime ora a dividerci”. La tenuta di Italia viva è stata, finora, quasi eroica visti gli insulti e le pressioni. E l’operazione sistematica di rimuovere gli argomenti (un governo in crisi da mesi perchè inadatto al momento che invece continua a dire che fa tutto bene) e far vedere la crisi come la causa di uno scontro personale tra Renzi e Conte. 

Il “non ci sto” di Renzi

La delegazione di Italia Viva non indicherà il premier. Parlerà invece di temi e di quei nodi politici che da mesi “tengono immobile il paese”. Maria Elena Boschi la mette così: “Siamo ancora a Conte sì/Conte no, non abbiamo fatto un passo avanti. Quando parleremo finalmente di temi? Vorrei sapere su quale programma, con quale mandato il futuro presidente del Consiglio affronterà gli anni fino a fine legislatura”. Boschi e Bellanova ipotizzano anche altre strade, ad esempio Gentiloni, ad esempio Di Maio visto che tocca ai 5 Stelle esprimere il premier in quanto forza di maggioranza. E subito il Nazareno manda avanti il vicesegretario Orlando e il dem Michele Bordo: “Italia viva continua a destabilizzare”. Non una parola invece sul prestito forzato della senatrice Rojc. Il problema dell’Italia non è Conte. Ma un governo che governi, decida e mandi avanti i dossier in modo condiviso, dai vaccini all’economia passando per il lavoro e la scuola. Lo dice Matteo Renzi in un video su Facebook in cui risponde alla domanda delle cento pistole: “Perché la crisi adesso?” Comunque, l’unico veto di Italia viva riguarda il centrodestra: “Mai un governo con loro”. 

La telefonata del segretario particolare 

Gli Europeisti saliranno oggi al Colle. Nascono per Conte, “ma non deve essere per forza Conte” chiariscono i senatori De Falco e Causin “ed è chiaro che Italia viva deve salire a bordo con noi. Nessuno veto e nessun pregiudizio”. Mentre parla con i giornalisti al Senato, sul cellulare del senatore Causin compare il nome “Benvenuti”, il segretario particolare di Conte. Causin non se ne accorge e continua a parlare. Un dettaglio che spiega come il premier dimissionario stia seguendo da vicino i primi passi del gruppo che dovrebbe essere la sua boa di salvataggio. “Noi siamo nati per far uscire il paese dalla pandemia, per unire gli sforzi e non per dividere” spiega l’ammiraglio entrato al Senato con i 5 Stelle ma uscito poco dopo. 

I 5 Stelle fanno muro

I 5 Stelle si muovono compatti su Conte. Ufficialmente non esistono alternative al professore. Al Senato il capogruppo Licheri sta organizzando le truppe per proteggere e fare da scudo a Conte E questo diranno domani a Mattarella. Se ci dovesse essere un secondo giro di consultazioni, però, le cose cambieranno perché anche per molti grillini, soprattutto deputati, “non esiste solo Conte che ha fatto di tutto per diventare un problema”. Senza contare che la lista Conte, se e quando sarà, porterà via molti voti ai 5 Stelle. “Non siamo disposti a dare il sangue e gli organi” aveva avvisato Di Maio domenica. Era riferito in generale. Ma anche a Conte. “Per noi è un problema” confidava ieri un grillino che siede al governo. “Il problema è farglielo capire”. C’è da capire piuttosto come faranno, anche loro, a fare marcia indietro su Renzi e Italia viva.  In questi giorni i 5 Stelle mandati in tv si sono compiaciuti “per aver eliminato, politicamente parlando. i due Mattei in due anni”. Di Battista, aggiunge il carico da 90. “Mai più con Renzi”. Il quale, mette in fila minacce e trabocchetti varie.    

Il jolly del centrodestra

Il centrodestra invece è meno tassativo. Spiega Salvini: “Diremo a Mattarella 'no' a questo teatrino, al mercato delle vacche e a un reincarico a Conte. Quando questo signore non sarà più a palazzo Chigi, ragioneremo di tutto il resto”. Tutto il resto può anche essere un governo di unità nazionale con un programma sicuro da realizzare nei prossimi due anni. Un governo che lasci da parte destra, sinistra, nazionalismi eccetera e si concentri con le migliori energie del paese nell’unica mission che conta: sconfiggere la pandemia e gestire bene i soldi del Recovery plan. Una proposta simile dovrebbe arrivare già oggi da Guido Crosetto, braccio destro di Giorgia Meloni. Sarebbe una svolta. Quello per il Conte ter con Italia viva ma anche no resta un percorso stretto e impervio. Non le condizioni migliori per una ripartenza.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani     
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