Conte-Grillo: ormai è duello all'ultimo sangue. Nello terrore del MoVimento 5 Stelle
Le frasi chiare, di ribellione, dell'attuale leader dei pentastellati. E i post e video sibillini, sarcastici del cosiddetto "elevato". Senza tregua
Non finisce lo scontro Conte-Grillo. È ormai la soap dell’autunno-inverno di un Movimento in crisi di identità, terrorizzato dall’emergenza di consensi. La casa dei 5Stelle trema ogni qualvolta uno dei due prende la parola e bombarda metaforicamente l’altro. Ed è successo anche ieri con un post dell’ex Garante, del fondatore di un Movimento che presto potrebbe avere un’altra pelle. Il livello di tensione non accenna a scendere.
Grillo e gli attacchi senza sosta
Ed è il comico, questa volta, ad alimentare il duello alla conclusione di un post: «Anche persone che pensiamo siano vere, sono false». L’accusa è dura, segno che la ricucitura desiderata da tanti non sembra affatto possibile. Nel post che si intitola Certe idee sono false ma dovrebbero essere vere, il garante dei 5S parte dalla premessa che spesso crediamo a idee false. Sappiamo un pò che sono false. Ma pensiamo che dovrebbero essere vere. Tutti. Siamo fatti così». Cita quindi esempi di credenze in cui facilmente si cade, pur sapendo che sono false, come la definizione di aloe vera: «Ero in una farmacia - scrive Grillo - Entra una signora. Compra un flaconcino di crema anti-vecchiaia-emolliente-idratante-nutriente-rassodante. 70 euro. 1400 euro al litro. Se si può credere che esista una crema anti-vecchiaia e comprarla a 1400 euro al litro, allora si può credere a tutto. Anche alla Terra Piatta». Infine ribadisce: «Queste credenze in prodotti miracolosi le abbiamo tutti».
Dagli all'avvocato del popolo
L’interpretazione che viene data ai più livelli è che Grillo abbia voluto colpire un’altra volta l’avvocato del popolo. Le parole del comico, va da sé, fanno il giro di tutte le chat del Movimento. È una giornata di festa in Italia e i parlamentari pentastellati non intendono uscire allo scoperto. «Non hanno capito - dice un deputato del M5S - che più fanno così più siamo destinati alla scomparsa». Troppo delicato lo scontro tra l’attuale capo del M5S e l’Elevato. Perché in gioco c’è il destino di un movimento che si è fatto ormai partito e che ha perso nel giro di cinque anni più o meno 25 punti percentuale. Grillo resta il fondatore, l’ideatore di un contenitore che a colpi di Vaffa ha scalato la politica toccando le vette dei palazzi. Sappiamo tutto su cosa è successo dal 2013 a oggi nei palazzi della politica. Il Movimento, secondo gli accusatori interni, sarebbe stato «travolto» dalla «governite» essendo stato parte di un esecutivo con la Lega, uno con il Pd, e infine di un altro a sostegno di Mario Draghi.
Far fuori "l'elevato"
Ora però è tutto finito. Conte, come si è detto su queste colonne venerdì, aspetta il responso delle elezioni americane. Auspica una vittoria di Donald Trump, con cui ha tessuto i rapporti negli anni di Palazzo Chigi. Uno scenario quest’ultimo che rafforza la sua strategia che resta molto semplice: tornare a guidare il governo. Dall’altra Grillo non accetta di essere stato accompagnato all’infuori del Movimento che ha creato. Esiste ancora un’area più grillina all’interno del M5S. Un’ area che si sente rappresentata da figure come Roberto Fico, già presidente della Camera dal 2018 al 2022. Perché la terza carica dello Stato ha gestito fasi delicate della precedente legislatura e si è costruito un profilo super partes. Al punto che c’è chi sostiene che «Fico» continuerà ad essere un punto di riferimento del M5S.
Se Conte resta, per Grillo è finita
Tutto questo si inserisce nel pieno del duello tra Conte e Grillo. Quest’ultimo non intende restare un minuto di più in un Movimento che ormai Conte ha ridisegnato a sua immagine e somiglianza. E che a maggior ragione lo sarà all’indomani della Costituente. L’assise dei 5Stelle ri-incoronerà Conte. A quel punto gli scenari potranno essere due: il primo prevede che Grillo e i suoi escano dal Movimento e creino un nuovo contenitore che incarni il vecchio modello grillismo e che di fatto provi ad intercettare il consenso del partito di Grillo. Su quest’ultimo scenario l’ipotesi più accreditato rimanda a una nuova compagine guidata da Alessandro Di Battista con il comico a fungere da Garante.
Un finale aperto
L’altro scenario prevede che Grillo resti nel Movimento e sia affiancato da una figura più movimentista e più di sinistra come Roberto Fico. E poi quest’ultimo avrebbe un doppio ruolo: garante del M5S e anello di collegamento con la galassia democratica. Non è dato sapere come andrà a finire. Certo è che tutto questo avrà un impatto non indifferente sull’ex campo largo. Non a caso dal Pd arriva la proposta di Andrea Orlando, sconfitto qualche giorno fa alle regionali in Liguria: «Per fare una coalizione non basta che i partiti sostengano la stessa persona, serve anche un progetto strutturato di Paese e dei territori. Qui abbiamo pagato il problema che si ripropone per tutti i candidati di centrosinistra: l'incertezza nello schema di gioco.
Uno scenario che si complica
Tema che se non affrontato per tempo, al di là della vicenda ligure, rischia di diventare decisivo. Senza un processo di costruzione di coalizione, diventa difficile pure capitalizzare le difficoltà e i limiti evidenti di questo Governo. Spero serva da lezione per i prossimi voti regionali, e sia utile per il futuro. Se guardiamo il bicchiere mezzo pieno, in questa Regione si sono recuperati 15 punti percentuali in quattro anni». Ma qui prima di fare una coalizione, occorre salvare il Movimento dal duello Conte-Grillo.